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La Satira der Babuino

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Er Babuino è un'antica statua raffigurante un Sileno talmente brutto da somigliare ad una scimmia.
Per questa ragione molti secoli fa gli fu dato il soprannome che ancora porta e che dà il nome alla strada che unisce Piazza del Popolo a Piazza di Spagna.
Ironia della sorte, fu scelto dai romani come statua parlante, vale a dire depositaria dei messaggi satirici con cui venivano presi di mira e derisi i potenti.
Ed è proprio per questa curiosa contraddizione, essendo contemporaneamente vittima e carnefice, che ho scelto "Er Babuino" come pseudonimo, nonostante si trattasse di una statua parlante minore rispetto, per esempio, alla molto più famosa Pasquino.
Fu proprio attraverso queste statue che la tradizione tutta latina della satira rivisse ai tempi del Papa Re.
Le anonime denunce politiche e di costume che ad esse venivano affisse dai romani, rivolte contro il Papa, il governo, i personaggi più in vista, generalmente scritte in versi in dialetto romanesco o in latino, presero il nome di pasquinate, dal più illustre di questi personaggi in pietra.
Oltre al Babuino e a Pasquino, le altre statue parlanti sono Marforio, Facchino, Madama Lucrezia e l'Abate Luigi, tutte poste nei pressi del centro storico di Roma.
Questo sito è dedicato a tutti quegli eroi che secoli fa rischiarono la vita e la tortura consegnando messaggi ribelli alle statue parlanti.
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Messaggio per tutti i miei amici non Romani che hanno qualche difficoltà con il dialetto e per quelli che gradiscono avere qualche spiegazione su ciò che scrivo:
visitate il sito http://xoomer.alice.it/erbabuino.
Troverete i miei versi completati da una parafrasi e da una guida alla lettura.

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------------------------------------------------------------ -------------------- INDICE:
1. Sarve a tutti: so' Er Babuino
(Ancora arabbiato pe' vvia der soprannome)
2. A Silvio
(Parte I: Er raggiungimento dell'apice)
3. A Silvio
(Parte II: Er raggiungimento der fonno)
4. A Silvio
(Parte III: Ma quanto je piace giocà a Risiko e a Monopoli)
5. Li nomi dei partiti
(Parte I: 'A dottrina è morta)
6. Li nomi dei partiti
(Parte II: L'inflazzione d'a parola "democrazzia")
7. Roma capitale
(Parte I: Er traffico)
8. Roma capitale
(Parte II: Roma Ladrona)
9. Du' chiacchiere in Parlamento su 'a riforma elettorale
10. 'A congrega degli arguti contro li parlamentari inquisiti e condannati
11. Er debbito pubblico, 'e banche e 'r signoraggio
12. 'A lupa e l'Agnelli
13. 'N'antra Roma
14. Consiji pe'...'a pubblicità
15. Li finti Urtrà
16. Tutte... meno una
17. 'A RAI de ieri (de oggi e de domani)
18. Li tempi der Papa
19. A Corrado Guzzanti
20. A Giulio Andreotti
21. Farneticazioni su 'a mafia cinese
(Parte I: L'insediamento der drago e de la piovra)
22. Farneticazioni su 'a mafia cinese
(Parte II: 'A piovra e 'r drago ringrazziano l'occidente)
23. Farneticazioni su 'a mafia cinese
(Parte III: 'A terza guera mondiale)
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------------------------------------------------------------ -------------------- Metrica: doppio settenario
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- Scrive Er Babuino -
1. Sarve a tutti: so' Er Babuino
(Ancora arabbiato pe' vvia der soprannome)
Sileno e Babuino, pe pprimo ce so io
più dde chiunque artro nell’esse' preso ‘n giro.
Badate a ciò cche fate: mo sete sotto tiro.
E abbiate più rispetto, perché ‘sto nome mio,
che voi m’avete dato pe’ vvia della bruttezza,
puro ai mortacci vostra portava la saggezza.
Er Babuino 0010108
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- Scrive un romano -
2. A Silvio
(Parte I: Er raggiungimento dell'apice)
Sirvio, rimembri ancora quer tempo fortunato
in cui eroe fondasti (perchè eri scojonato)
un giovine partito chiamato in modo strano
pe’ l’orfani de ’o scudo, pe’ chi democristiano
s’era trovato solo, ferito e senza testa,
tra i brindisi felici de la sinistra ‘n festa.
Fu grossa la fatica, ma fiero combattesti
co’ le tivvù tue fije, cambianno palinsesti
pe’ fatte vedè a ortranza dar popolo italiano
che confuso se chiedeva: "Ma mo che vvò ‘sto nano?"
Pe’ qquesto coll’aiuto de ruffiani compiacenti
usasti li programmi e li teleggiornali
al fin di organizzare co’ tutti e tre i canali
l’informazzione adatta a pilotà le menti.
Così dar nulla nacque in soli pochi giorni
un’orda de seguaci fedeli e ipnotizzati
che se nun te vedevano gridavan disperati
rivorti alla tivvù: "Perchè Sirviù nun torni?"
Co’ questi presupposti fu facile trovatte
un pò de mesi doppo a capo der governo
co’ tutti a fa' l’inchini, che manco ar Padreterno,
leccannote le sole, le scarpe e le ciavatte.
E dato che tra l’artro sei puro cavaliere,
mettenno er Ber Paese ar posto der cavallo
montasti a cavacecio convinto de domallo,
co’ a frusta e li speroni, dall’Arpi ar Tavoliere.
Er Babuino 0120208
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- Scrive un romano -
3. A Silvio
(Parte II: Er raggiungimento der fonno)
M’assale mò er rimpianto de chi era ladro e bbasta,
o de quell’antro ancora che co le mani ‘n pasta
faceva da fornaro e pur da commensale
cantanno a squarciagola l’inno nazionale.
Te sei più raffinato, le mani c'hai pulite,
pur sempre frequentanno le tavole ‘mbandite.
Ma ’r fonno l’hai toccato per arivà ar potere:
hai messo su ar Senato quarche ex senza mestiere,
hai fatto deputato chi mena cor sinistro,
e chi odia Garibbardi hai promosso a fa er ministro.
Er Babuino 0020108
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- Scrive un romano -
4. A Silvio
(Parte III: Ma quanto je piace giocà a Risiko e a Monopoli)
‘Na cosa te mancava pe’ avecce proprio tutto:
annà a magnà co’ Bush giocanno cor destino
de tutti quanti l’antri tra ‘na coca e’n tramezzino,
dall’arto verso ‘r basso, tra ‘na scureggia e ‘n rutto.
“La Perzia m’ha stufato: telefono e l’invado!
C'ha l'armi nucleari nascoste sotto a 'n guado
seconno le ricerche della Cia e l’Effebiai:
attacco prima io, perché nun se sa mai.
...E ppoi... me serve 'n sito, 'a zona è 'n po’ scoperta,
nun la controllo bbene, nun c’ho ‘na porta operta!”
“Io smovo a Biennelle, fornisco quarche mina
e indebbito l'Itaja pe’ mannatte la Marina.
In cambio vojo solo restatte più vicino
scodinzolanno, a cuccia, e quarche bricioletta
si mme la voi concede, comunque senza fretta,
perchè me bbasta poco: magno come 'n ucellino.
Si ppoi comparirò sui libbri della storia
co’ tanto de ‘na foto insieme a te vincente
du' cose solo damme, m'abbasteno uguarmente:
er Viale d'i Giardini e 'r Parco d’a Vittoria!”
Er Babuino 0130208
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- Scrive un romano -
5. Li nomi dei partiti
(Parte I: 'a dottrina è morta)
Quann'ero regazzino li nomi dei partiti,
pe’ falli ricordare ai più rincojoniti,
venivano decisi in base alla dottrina.
Du’ paroline sole co’ grafica carina:
democrazia Cristiana, partito socialista,
partito libberale, partito communista.
Messaggio elementare: se stai da quella parte
nun poi sbaja nell’urna pure si sei de Marte.
Un giorno all’improvviso ‘sti nomi qui sparirono,
in quanto troppo chiari, e li sostituirono.
Sbocciarono li fiori, ‘a rosa e a margherita
(copianno dar garofano che c’era da ‘na vita)
e l’arberi robbusti: chissà chi li concima.
Ner giro de ‘n par d’anni ce fu l’anonimato:
la ggente nun sapeva pe’ cchi aveva votato
co’ tanto sentimento all’elezzione prima.
Nun c’hanno dato ‘r tempo d’abbituasse a questo
che adesso c’arisemo: contemporaneamente,
(da bravi pecoroni) pe’ n’ facce capì gnente
ricambiano li nomi, ‘a lista e ‘r manifesto.
Peccato che le facce da ‘n pò so’ sempre ‘e stesse.
Nun cambia la sostanza: riggirano 'a minestra
co’ finte novità, co’ gente che da destra
scavarca e va a sinistra, co’ chi la tela tesse
de ggiorno pe’ la lista e de’ notte pe’ chi paga.
Nun cambiano l’accuse: che l’istruzzione è vaga,
che manca competenza in tutti i ministeri,
che so’ maleducati, rissosi, puttanieri,
e pure equilibbristi, cascanno sempre in piedi.
Ma ciò che più je manca è na cosa che nun vedi,
e a vorte so’ tentato de daje ‘n po’ d’a mia:
je servirebbe tanto usa’ la fantasia!
Er Babuino 0190208
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- Scrive un romano -
6. Li nomi dei partiti
(Parte II: L'inflazzione d'a parola "democrazzia")
Democratici noi semo, crociati o socialisti,
de destra o de sinistra, novelli o conformisti.
Qualunque sia 'r colore, er nome è solo uno,
che come er pane è bbono pe’ tutte le staggioni:
democrazzia, pe' fforza. Ma penzo che quarcuno
storpianno 'sta parola c'ha preso pe’ cojoni.
Er Babuino 0030208
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- Scrive un romano -
7. Roma Capitale
(Parte I: Er traffico)
Romani mii, tranquilli! Nun c’è raggione arcuna
de stacce a preoccupà de quanto ce se mette
pe’ giungere al lavoro partenno verso ‘e sette
si puro quarche vorta arivamo dopo l’una.
E’ tutta 'na scenata! Er traffico n’è er nostro!
A Roma se va lisci, e mo ve lo dimostro.
So’ l’itajani neri co chi sta qui ar potere,
tassisti, pacifisti, mignotte, forastieri,
che se danno appuntamento qui dietro dar droghiere
pe’ organizza’ i cortei fin sotto ai ministeri.
So’ loro che so’ in fila! Noi famo da contorno
si ppe’ caso ce trovamo in machina ar ritorno
a disturbà i diritti de chi se sente male.
Noi semo solo ospiti, pazienti e residenti,
de 'na città addoprata da chi c'ha fora i denti.
Nun è più Roma nostra: è Roma Capitale!
Er Babuino 0050208
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- Scrive un romano -
8. Roma Capitale
(Parte II: Roma Ladrona)
So’ nato a Roma centro, dietro piazza Navona,
è un grosso privileggio de cui ne vado fiero,
e spesso me aritrovo a esse’ battajero
co' quelli che la infangano chiamannola ladrona.
Perché ve permettete de solo nominalla
si pprima ‘n ve pulite 'a bocca cor sapone?
Ve state a riferì ar Santo Cuppolone,
ar Foro Traianeo oppure a Caracalla?
'A pace, li parcheggi, 'e gite fori porta:
me stanno a toje tutto a me che so’ romano,
er traffico me schiaccia, 'o smog regna sovrano,
e me devo sta' a cibà chi Roma nun sopporta.
L’offesa è grave, ingiusta e puro rigalata:
nun è Roma ladrona, è Roma derubbata!
Er Babuino 0090208
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- Scrive un parlamentare rivolgendosi ad un collega-
9. DU' CHIACCHIERE IN PARLAMENTO SU 'A RIFORMA ELETTORALE
‘Na vorta giri te, quann’è che sarto io,
poi dopo tocca a te, e allora er giro è mio.
‘A corda e l’artalena: so’ questi i mejo giochi
pe' quelli come noi che vonno restà pochi,
si pure quarcheduno ha fatto le scintille
perché eravamo troppi: ma semo solo mille!
Cercamo d'evità 'na legge elettorale
che spezza quella corda, sennò se famo male.
Sarvamose ‘a portrona, tenemose la toga,
scambiamose li posti e restamo sempre 'n voga.
Er Babuino 0040208
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- Scrive Er Babuino -
10. 'a congrega degli arguti ('e 6 statue parlanti de Roma) contro li parlamentari inquisiti e condannati
So’ anni oramai che ‘nvano me ce arabbio:
Nun ponno governà! Er posto loro è ‘r gabbio!
So’ ricchi, so’ potenti e sso’ bene ammanicati,
ma ‘r modo ce dev’esse' pe’ vedelli carcerati.
Pasquino che dde Roma sei la voce più famosa
Aiutame a caccià ‘sta ggente vergognosa.
Marforio s’è ‘mpaurito, assieme cor Facchino,
e ha detto che s’arenne, che qui ce vo’ ‘r Divino.
Lucrezia la Madama, dall’arto der suo rango,
me dice che nun vole sporcasse con il fango.
E puro fra Luiggi co’ tutto er suo convento
rinuncia alla proposta: lui teme ‘r fallimento.
Nun famme fa' da solo, co’ te saremo coppia,
dicemojelo in coro: "Mo basta, er troppo stroppia!"
Si puro noi, l’arguti, ce la facemo sotto
che insegnamento damo ar popolo romano?
Lo so l’impresa è dura, lo sforzo sovrumano,
‘a lingua è troppo poco pe’ faje fa ‘r fagotto.
Ma si mmai nun cominciamo a mordeje i carcagni
saranno sempre pronti a scrivese le leggi,
che certo approveranno in cambio de du’ seggi,
pe’ rimanere a spasso co’ più onori e più guadagni!
Er Babuino 0100208
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- Scrive un romano -
11. Er debbito pubblico, ‘e banche e 'r signoraggio
‘Na cosa più dell’artre nun m’arisurta affatto:
si tutti li Paesi li buffi hanno contratto
(che più passano l’anni e più sono giganti)
de chi so’ tutti i sordi con cui noi annamo avanti?
Si puro solo uno c’avesse ‘n ber bilancio
li presterebbe all’artri, sia pur coll’interessi,
ma tutti proprio tutti nun stanno bene messi,
e allora chi li passa li sordi per il rancio?
Er fatto me ‘nsospetta, quarcosa qui nun quadra.
Capisco l’africani che sono er terzo monno,
ma l’indebbitamento nun ce l’ha solo ‘r fonno:
ce l’ha puro l’Itaja co’ tutta l’eurosquadra.
Si allora è proprio vero che semo poveracci
perché vestimo a moda invece che co’ stracci?
Perché c’avemo casa co’ tre televisori
e nun portamo ai piedi le scarpe co li fori?
Me sa che quarcheduno, od un'associazzione
de ggente benestante, trovò la soluzzione:
stampare sordi a iosa, senz’essere ‘n farsaro,
pe’ poi prestalli a strozzo facenno er cravattaro.
Così de punto ‘n bianco, nemmeno preavvisati,
le banche ‘ncominciarono a finanzia’ li Stati,
e sulle banconote cambiò l’intestazzione:
er nome della banca ar posto d’a nazzione.
E guai a nun sta’ ar gioco: l’America ‘n passato
provò a ribellasse, ma gnente fu cambiato
da quei du’ presidenti che furono ammazzati
a causa de li sordi che s’ereno stampati.
Nisuno ha più potere der Gran Burattinaio
gestore de li sordi der mio sarvadanaio,
e a spifferavve 'r nome ce vole ‘n gran coraggio,
ma vojo che sappiate: se chiama Signor Aggio.
Er Babuino 0210308
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- Scrive un romano -
12. 'A LUPA E L'AGNELLI
C’era ‘na vorta un regno, l’Itaja infine ‘ntera:
una nazzione verde coi monti e le pianure,
‘n insieme de bellezze de tutte le nature,
e ggente abbituata a lavorà la tera.
Un giorno un certo Agnelli, che n’era contadino,
incominciò a parlare ai poveri braccianti,
facennoje proposte de vite più allettanti
dicenno che ‘a fortuna passava pe’ Torino.
“Buttate via la vanga, l’industria è ner futuro,
lassate li caretti trainati dalli bovi,
la fabbrica v’aspetta con orizzonti novi.
L’agricortura è morta: de questo so’ sicuro!”
Così co’ la speranza de mijorà la vita
mijaia de persone salirono ‘n Piemonte
partenno chi da Bari e chi dall’Aspromonte:
‘na vera migrazione (che ancora n’è finita).
Catene de montaggio, contratti coi tranelli:
la Fiat era fiorita pei finti fortunati,
e come ‘n quadrifojo da solo tra li prati
spiccanno primeggiava er fortunato Agnelli.
Nisuno ormai poteva fermare quell’ascesa
che a ‘na nazzione buia sembrava daje luce.
Divenne er più 'mportante. Addirittura er duce,
co’ a coda tra le gambe, nun vendicò ‘n offesa.
Poi co’ l’anni cinquanta ce fu ‘a ricostruzzione,
e subbito alla Fiat s’accese la scintilla
co’ la sostituzione de ‘a mitica Balilla,
e ancor più numerosa ce fu l’emigrazzione.
L’Itaja era cambiata: più machine pe’ ‘a massa,
co’ l’autostrade nove tra campi rinsecchiti
lassati dai fattori. E pronti li partiti
che staveno ar governo apriveno la cassa
se Agnelli se sbajava de brutto a fa’ de conto,
pagandoje li buffi coi sordi dello stato
co’ la benedizzione der vile sindacato:
ma mai che se vennesse ‘na machina co’ ‘o sconto.
E adesso che ce resta de ‘sta rivoluzzione?
Mijoni de automezzi che girano ‘mpazziti,
creanno ingorghi immani, e noi più impoveriti.
Chi è che ha guadambiato co’ ‘sta trasformazzione?
L’Agnelli, solo quelli. Li campi e la curtura
‘so i beni dell’Itaja. ‘So solo due le cose
da coccolasse ar petto, rarissime e prezziose,
che ce faranno cresce: turismo e agricortura.
Si è vero che qui a Roma ce sta metà dell’arte
de tutto quanto ‘r monno, dovrei sta’ a panza all’aria
io che ‘so discendente d’a Lupa millenaria,
passando tutto er tempo a fa’ partite a carte.
Dovrei campa’ de rendita coi sordi dei turisti
(e poi de conseguenza nun solo noi romani:
‘sto beneficio andrebbe a tutti l’itajani!),
vivenno in allegria ner nome degli artisti.
E ‘nvece m’aritrovo a strignere la cinta
sommerso dalle moto (‘na vorta tutte Piaggio)
e da auto ‘ncolonnate ner traffico servaggio
pe’ corpa de chi ha scerto de rinnova’ pe’ finta.
'A Fiat c’ha rovinato! Pe’ esse mijonari
bastava usa’ li treni pe’ l’omini e ‘r mercato.
E ciò sarebbe stato, se Agnelli illuminato
invece delle auto faceva li binari!
Er Babuino 0200308
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- Scrive un romano -
13. ‘N’antra Roma
Continueno a stampare sortanto cartoline
co’ tutti i monumenti, 'e chiese e le rovine.
C’è puro ‘n’antra Roma. E pe’ questa raggione,
da bravo paparazzo, co’ massima passione
ho fatto ‘n po’ de foto ai viali cittadini:
asfarto griggio scuro, ‘e buche, i sampietrini,
un marciapiede zozzo de mmerde de li cani,
discariche abbusive coi cessi e li divani,
li gatti co’ ‘a gattara, barboni alla stazzione,
un regazzino beve all’acqua de ‘n nasone.
Graffiti sulla metro, li platani de ‘n viale,
‘na rota ‘ncatenata a ‘r palo de ‘n segnale
a sentenzia’ che prima ce stava n’ motorino,
'na mamma inorgoglita co’ ‘r pupo e ‘r passeggino.
Turisti affascinati, furgoni ‘n doppia fila,
er tranve sui binari, ‘na zinghera che sfila
er portafojo a ‘n pollo, ‘na scritta sopra ‘n muro
che dice “Nina t’amo”, er traffico ar cianuro.
Du’ sposi freschi freschi se baceno abbracciati,
li sorci tiberini, cerchioni accatastati
vicino a ‘n officina, ‘na casa mezza rotta,
‘n prete cor breviario, ‘n foco co’ ‘a mignotta.
Contrasti che rimbarzeno dar centro a li dintorni:
ma Roma è puro questa, quella de tutti i giorni.
Er Babuino 0220408
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- Scrive un romano -
14. Consiji pe’ ’a pubblicità
Bisogna sta’ ‘n campana guardanno Carosello.
‘Na musichetta allegra, cantante oppure coro,
er nome ripetuto che resta ner cervello:
così ve fanno beve quello che vonno loro.
‘Na formula studiata da li pubblicitari
pe’ favve crede d’esse’ ner monno più fiabbesco,
co’ femmine strafiche e maschi statuari
che spacciano conserva pe’ pommodoro fresco.
Ve stanno 'nfinocchianno, e spesso c’abboccate
perché so’ così bbravi che tutto pare vero.
Ma 'a verità vie’ a galla coi panni che lavate,
prestatece attenzione: l’”Omino Bianco” è nero!
Er Babuino 0230408
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- Scrive un romano -
15. LI FINTI URTRA’
A te che te nasconni vijacco tra la ggente
e insudici ‘a bandiera portata indegnamente:
‘A curva cambia maja, ma er gusto è sempre quello
de ritrovasse ar buio, armato de cortello
a riparà lo sgaro... in trenta contro uno.
Si poi ce vo’ ‘n contesto pe’ esse criminale
er branco è ‘r posto giusto pe’ chi fa l’animale,
ma resti ciò che eri: ‘no squallido nisuno.
Er Babuino 0060208
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- Scrive un romano -
16. Tutte… meno una
Risponnete a ‘sta domanna: tutte ‘e città itajane
che cosa hanno ‘n comune?. “Pe' mme so' le puttane!”
“'O so: i carabbigneri!” “'A stele a li caduti!”
“De certo er magna’ bbono!”. “Saranno li cornuti?”
“La cchiesa co li preti!” Ma nno, state lontano!
È 'na Via chiamata Roma che trovate dappertutto.
Purtroppo su 'o stradario, e è ‘n fatto proprio bbrutto,
"Via Roma" ce sta ovunque, ma no drentro a Milano!
Er Babuino 0140208
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- Scrive una casalinga romana negli anni '60 -
17. 'A Rai de ieri (de oggi e de domani)
Ce stava solo er Primo, ma, doppo 'n pò de anni,
miracolo! Er Seconno: mo c'ho l’arternativa!
Er quiz o la commedia, Modugno o Giggi Riva,
adesso posso sceje mentre che stiro i panni,
che sporvero er salone o che cocio lo stufato
aspettanno mi’ marito che stacca dar lavoro.
Tornanno un giorno disse: “Qui nun c’è più decoro!
La voi sapè ‘na storia che m’hanno riccontato?
Er Primo è stato fatto pe' li democristiani,
Pe’ facce vede’ cose volute da Fanfani.
E siccome i socialisti ‘sta cosa nun la vonno
cresciuti de potere pretesero ‘r Seconno!
Ma quale tivvù libera! 'A Rai c'ha cojonato!
T'anticipo 'na cosa, e guarda che nun scherzo:
pe' mme li communisti, co’ ‘r vento ch’è cambiato,
co’ ‘sto raggionamento c'avranno presto er Terzo!"
Er Babuino 0150208
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- Scrive un romano -
18. Li tempi der Papa
Li tempi so’ finiti da quanno li romani
lasciannome in deposito fojetti contro i preti
(che in pochi allor leggevano, essendo anarfabeti)
ce l'avevano cor Papa e coi messi vaticani.
Li tempi so’ cambiati adesso che ‘a tortura
dar clero è abbandonata, che rotta Porta Pia
li svizzeri e i francesi se ne so' annati via,
che un bene ormai comune pe’ tutti è la lettura.
Li tempi so’ li stessi si pproprio "La Sapienza"
dall’arto de ‘a curtura de’ dotti e professori
pe’ fajela pagà pei suoi predecessori
in questi giorni ha detto che ‘r Papa è pestilenza.
Er Babuino 0070208
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- Scrive Er Babuino -
19. A Corrado Guzzanti
Tu spirito de Roma, de quella vecchia e nova,
seguace de me stesso e de ciò che rappresento,
satirico giullare maestro der dissento,
‘na domandina sola, pe’ mettete alla prova:
si lo scenziato dice, e de certo nun se sbaja,
che ‘r dienneà se passa dar genitore ar fijo,
com’è che sei sinistro, arguto e cor cipijo,
se ‘r padre tuo è sicuro che regna Forza Itaja?
Er Babuino 0080208
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- Scrive un romano -
20. A Giulio Andreotti
L’esatto opposto al dare è prendere o ricevere?
Dualismo filosofico gravoso da risorvere!
Io me rivorgo a lei in quanto senatore,
esperto de politica ed abile scrittore,
più vorte tristemente finito ner mirino
de quelli più 'nvidiosi che armano 'n casino
sparlanno de ‘na visita 'n sicilia o de ‘n bacetto
co' la speranza vana de faje lo sgambetto.
Lei solo me po’ scioje ‘sto dubbio che m’assale
a cui nun so’ risponne manco fossi ‘n ginnasiale.
Per essere capito senz’ essere spiegato,
'sto postulato breve, seppure compricato,
è fatto de parole de facile grammatica,
esposto pe’ chiarire er dovere d’a politica:
siccome che è ar servizio der popolo sovrano,
ce deve viaggià ‘nsieme, la mano nella mano.
Er fine de ‘n politico in un sol verbo è “dare”,
ma spesso m’arisurta, c'è poco da obbiettare,
che chi sta lì ar potere s’ingrassa senza affanno
prennenno e ricevenno (rubanno e ricattanno).
E dopo st'ammissioni la prego di rispondere:
l’esatto opposto al dare è prendere o ricevere?
Er Babuino 0110208
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- Scrive un romano -
21. Farneticazioni su 'a mafia cinese
(Parte I: L’insediamento der drago e de la piovra)
Nun so quann’è iniziato, si ccentra Marco Polo,
ma ciò che me fa strigne è quello che sarà.
Se insediano ‘n silenzio: er primo viè dda solo,
però nun è ‘mpaurito: sa ggià nd’ annà a parà.
Infatti fu chiamato da ‘n tipo che ‘n te dico,
un pò prima de partì da la Cina Popolare,
che ‘o prese sotto braccio trattandolo da amico
e co’ ‘r sorriso ‘n bocca incominciò a parlare:
“Abbiamo scerto a te perché ce pari svejo.
Mo cerca de capì, sarà pe’ tutti mejo:
devi trovà ‘na casa, possibbirmente ar centro,
e puro dei locali pe’ oprì n’attività.
In tutto ciò che fai mostrerai cordialità:
nisuno mai sospetti quello che covi drentro.
Poi te raggiungeranno li parenti ar gran completo
pe’ datte ‘n po’ d’aiuto e pe’ fatte sta’ più lieto.
Ma attento a nun scopritte perché nun sanno gnente:
se credeno emigranti, è tutta pora ggente,
ma rientrano ner piano studiato nei dettaji.
E’ tutto carcolato, e è mejo che ‘n te sbaji…
‘A carma de ‘n cinese se sa cche è proverbiale:
riesce a copià ‘n libbro addrentro ‘n francobollo.
Però quanno se ‘ncazza sa esse’ micidiale:
chiunque je va contro s’arischia testa e collo.
Lavorerai pe nnoi e si sarai valente
noi te faremo capo e pe’ tte sarà ‘na manna,
ma si ppe’ caso sgara un solo tuo parente
'a corpa sarà ttua… e chi è morto nun comanna.
Avrai sordi ‘nfiniti, so’ della mafia gialla,
difficile vedella, impossibile fermalla.
Te comprerai ‘n palazzo e poi tutto ‘n quartiere,
e per entracce drentro ce saranno le frontiere.
E proprio pe’ evitare de essere fraintesi
ricorda bbene questo: ‘a piovra coi tentacoli
c’ha ‘n obbiettivo solo: ner giro de du’ secoli
c’avranno Chinatown tutti quanti li paesi.”
E mentre qui ‘n città quarcuno se presenta
comprannose ‘n contanti metà Piazza Vittorio,
pe’ nun destà sospetti er drago s’alimenta
usanno i ristoranti e 'a vendita d’avorio,
de scarpe e de majette, più farze dei miraggi,
de giochi e de orologgi che durano ‘n seconno,
senza scordasse quello che li zozzoni vonno:
‘e regazzine squillo che fanno li massaggi.
Er Babuino 0160208
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22. Farneticazioni su 'a mafia cinese
(Parte II: ‘A piovra e ‘r drago ringrazziano l’occidente)
Me sa che è 'n grave erore quello che sta a succede’!
Me riferisco ar fatto che tutto l’occidente
mo costruisce ‘n Cina, e che poco previdente
se mette a fa’ l’affari (armeno così crede)
co’ chi je costa meno, perché ‘r lavoratore
pe ‘n giorno de fatica che dura quindici ore
in fabbriche inquinanti che bucano l’ozono
s’abbusca solo ‘n euro …e deve stasse bbono.
“E’ mejo ‘n buco ‘n cielo che ‘r buco nella panza:
prima facevo ‘a fame, invece adesso magno.
La paga nun è arta, ma certo nun me lagno.
perché ciò ‘na famija e er cibbo nun avanza.
Un povero cinese fa ‘sto raggionamento,
er suo probblema è ‘r pasto, nun è l’inquinamento!”
‘Na riflessione simile nun desta meravija.
Ma allora i sordi veri chi è che se li pija?
Mijaia de’ mijardi e non un bruscolino,
e parte della torta sicuro andrà a Pechino.
Ma tutto quanto er resto, e certo nun è poco,
ingrasserà la piovra e ‘r drago sputafoco.
Così la mafia gialla, ancor più dominante,
ridenno potrà ddire: “A furbi, grazzie tante!”
Er Babuino 0170208
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23. Farneticazioni su 'a mafia cinese
(Parte III: ‘A terza guera mondiale)
Li corsi e li ricorsi de Giambattista Vico
so’ storici e attuali se adesso io ve dico
che presto l’Olimpiadi faranno de Pechino
‘n esempio d’efficenza. Lo stesso fu a Berlino:
‘na prova de potenza pe’ intimidire ‘r monno,
mostranno che ‘r nazzismo a nisuno era seconno.
’Sti giochi so’ ‘n pretesto, so’ avvisi alle nazzioni
pe’ faje capì bene de nun rompe li cojoni
e de nun impicciasse se sporchi so’ li panni:
ognuno lavi i propri, se vvò campà cent’anni.
E intanto che la Cina fa la rota der pavone
diventano giganti ‘a piovra cor dragone.
‘A mafia è ancor più forte: mijoni de mijoni
rubbati o arimediati co’ le contraffazzioni,
co’ l’ommini sfruttati e ‘r traffico illegale
senza che mai nisuno ‘a portasse ‘n tribbunale.
Corompe er presidente, er ministro dell’interno
e co’ “libbere” elezzioni va dritta su ar governo.
E quanno Chinatown starà in tutti i Paesi
saranno i tempi ggiusti pe’ armare li cinesi:
‘n esercito infinito, mijardi de sordati
(che come spesso accade so’ pori disgrazziati.
Er popolo, se sa, ‘a guera nun la vole:
da sempre preferisce sta’ a casa co’ la prole).
Così mo se completa er piano, quello vero,
de dichiarare guera a tutto er monno intero,
proggetto ‘ncominciato movennose in sordina
pe’ fare Chinatown in ogni cittadina:
n'aiuto gnente male, colpendo dall’interno
con attentati e bombe pe’ fa scoppià l’inferno.
Siccome nella scarpa c’è quarche sassolino
pe’ certe vecchie storie coi Paesi li vvicino,
er primo della lista che becca l’invasione,
come successe 'n Tibet, sarà proprio ‘r Giappone.
Seconna è la Mongolia: nisuno s’è scordato
de come Gengis Kahn ‘a Cina ha devastato.
Sarà poi la vorta de tutta l’Asia intera,
poi tutti i continenti subbiranno questa guera,
finquanno inginocchiati pregheranno de piantalla:
e ‘a tera sarà solo ’na grossa palla gialla.
Finisce qui la storia d'a piovra e der drago,
ma nun ve preoccupate: nun so’ mai stato mago.
E ciò che avete letto nun è ‘na previsione:
pe’ ‘r bene de noi tutti è farneticazione!
Er Babuino 0180208
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My Interests

La satira non ha bandiere o colori.
E' pro tutti ed è contro tutti,
ma non è in tutti e non è per tutti.
La satira non inventa. Prende spunto da un fatto già avventuto e lo commenta. Anzi lo giudica.
E quando la incontri non va soltanto al cuore,
va soprattutto alla mente.
Non ti dà soltanto un'informazione:
ti costringe a pensare con la tua testa.
E' il mezzo più potente ed efficace per farti ragionare,
perchè lo fai mentre sorridi.
Cogito ergo sum.

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Giuseppe Gioacchino Belli e Trilussa