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Filippo V il Macedone (238 ca. - 179 a.C.), re di Macedonia (221-179 a.C.), figlio di re Demetrio II, salì al trono alla morte del suo tutore, Antigono Dosone. Si guadagnò dapprima la fama in una guerra (220-217 a.C.) nella quale, assieme alla Lega achea, sconfisse un'alleanza formata dalla Lega etolica, da Sparta e dall'Elide. Si alleò poi con Demetrio di Faro, principe illirico nemico di Roma. I successi del generale cartaginese Annibale in Italia convinsero Filippo a concludere un'alleanza con Cartagine (215 a.C.) nella speranza di assicurarsi i possedimenti romani in Illiria: ciò però accese un lungo conflitto con Roma, conosciuto come guerra macedone, che alla fine impose la dominazione romana in Grecia.
La prima guerra macedone (215-205 a.C.) si concluse senza alcun vantaggio sostanziale per i due contendenti. La seconda terminò con la battaglia di Cinoscefale (197 a.C.), nella quale Filippo fu sconfitto dal generale romano Tito Quinzio Flaminino e fu obbligato a rinunciare alle sue conquiste, cedere la flotta, pagare un'indennità e consegnare un certo numero di ostaggi; la Macedonia divenne alleata di Roma e soggetta al controllo di quest'ultima.
Filippo allora si dedicò alla ricostruzione del suo regno. Riorganizzò le finanze, aprì alcune miniere e migliorò le difese delle frontiere settentrionali. Il continuo intervento di Roma contro la Macedonia, a seguito dei reclami degli stati vicini, persuase Filippo che i romani volessero annettersi il suo regno. Così nel 184-183 a.C., e nuovamente nel 181, egli cercò, con scarso successo, di estendere il suo dominio nei Balcani.
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LA LEGIONE nasce secondo la leggenda come unità tattica ideata dallo stesso Romolo. Il termine deriva dal latino legere cioè scegliere. Inizialmente la legione era composta solo da coloro che si potevano permettere un'armatura (patrizi, commercianti ricchi), mentre gli altri erano esclusi, oppure vi partecipavano come "ausiliari tecnici" (fabbri, muratori, falegnami....). Il modo di combattere della legione arcaica, è molto simile a quello della falange greca: ossia i legionari rimanevano vicini e uniti spalla a spalla con le lance inclinate ed avanzavano compatti verso il nemico. Questo permetteva di sferrare un solo attacco, e di essere molto vulnerabili ai lati dato che la cavalleria era ridottissima poiché l'armatura per combattere a cavallo era molto costosa e richiedeva l'ausilio di uno scudiero. Questa legione oplitica, fu sufficiente, a proteggere Roma in tutta l'età arcaica, fino agli inizi della Repubblica dove avvennero importanti mutamenti che avrebbero visto prevalere l'esercito romano su tutti gli altri.Nella Repubblica. Ordinamento manipolare Con la nascita della Repubblica (509 a.C.), la legione si rinnova profondamente. Le legioni passano a quattro, due per console. Innanzitutto si abbandona la formazione oplitica, per prendere quella manipolistica. La legione era composta regolarmente da 3000 uomini divisi in centurie, ossia gruppi di 80 uomini comandati da un centurione, solitamente la centuria comprendeva 80 legionari, cui un cornicifer ossia un uomo designato per portare la tuba per dare i segnali, un otpio che era l'aiutante del centurione, e il signifer che era il porta insegna della centuria. Le centurie erano unite due a due per formare i manipoli, dove solo uno dei due centurioni era detto prior ossia aveva il comando supremo dell'unità. In questa epoca inoltre con le guerre contro Cartagine, le legioni imparano ad utilizzare la cavalleria per proteggere i lati della formazione; quindi per questo la cavalleria passa ad effettivo di 300 cavalieri. Nella Repubblica la leva era effettuata tramite il censo. La legione era comandata da un Console, o da un generale suo legato. Nasce inoltre la carica del tribuno militare, solitamente erano sei uomini (di cui uno di rango senatorio) che avevano il comando di alcune coorti, o della cavalleria.
Eta' tardo Imperiale: lo sdoppiamento delle legioni. La struttura dell'Esercito rimane invariata pressoché per secoli, fino a quando l'Imperatore Diocleziano (285-301 d.C.) attua una nuova riforma secondo la quale il numero delle legioni sarebbe aumentato, e che le legioni fossero divise in due parti. La prima parte detta limitanea, aveva il compito di sorvegliare i confini ed era composta principalmente da legionari leggeri (detti lanciarii) e quindi stava sul confine. mentre la seconda detta comitatus stava nelle retrovie, pronta a fermare eventuali orde riuscite ad oltrepassare il limes (confine dell'Impero); il comitatus formava il nerbo dell'esercito ed era posto più internamente per poter facilmente spostarsi ove fosse necessario. L'esercito dell'epoca contava su oltre mezzo milione di uomini.
-:-:-:-:-:-:-LE GLORIOSE VITTORIE DI ROMA-:-:-:-:-:-:-
Le celeberrime vittorie di Roma sui suoi nemici, venivano commemorate con fastosi trionfi che si concretizzavano con il gesto da parte delle legioni vittoriose nel varco dell'arco di trionfo edificato appositamente per loro. Durante il tragitto i soldati acclamavano il proprio generale, anche prendendolo in giro con canti scherzosi: lo stesso Caesar veniva chiamato "l'adultero calvo". Il corteo era preceduto dal generale seguito dai tribuni militari, e dai Senatori, poi dal resto delle truppe che trasportavano anche il bottino di guerra e gli schiavi. Al momento culminante del trionfo per tradizione, lo schiavo che teneva l'alloro della vittoria sulla testa del generale gli sussurrava nell' orecchio "Ricordati, sei sempre un uomo". Il tragitto del trionfo solitamente partiva dal Campo Marzio, passando per le vie fino dentro al Circo Massimo, poi per la via Trionfale, e quella Sacra passando per il Foro, e aveva come meta il tempio di Giove Capitolino, in cima al Campidoglio ove venivano versati gli onori al generale vittorioso.
I forti militariI forti erano organizzati come una città romana, erano di forma rettangolare, e all'esterno erano cinti da un bastione con torri ad intervalli regolari di queste le principali erano le torri ai vertici e quelle ai lati delle porte di ingresso; queste erano quattro ed erano attraversate ciascuna da una via che in modo rettilineo si congiungeva al centro con le altre (vedi immagine) in realtà le direttrici erano solo due chiamate cardo maximus e decumano maximus e si incrociavano al centro del forte formando una piccola piazza chiamata forum, solitamente in un edificio adiacente chiamato praetorium risiedeva il comando della legione. Nei pressi del comando c'era anche la dimora del comandante e degli ufficiali superiori (tribuni, prefetti). Sempre vicino al foro c'era il tribunal dove sembra venissero conservate le insegne della legione durante la notte, e il suggestus ossia un palco rialzato da dove il comandante parlava ai soldati. Il resto del forte era suddiviso da strade parallele che lo dividevano in tanti rettangoli ove c'erano le camerate dei soldati, le scuderie. All'interno dei forti erano inoltre presenti un ospedale, un granaio, dei fabbri (per la riparazione delle armi), e l'armamentarium ossia il deposito delle armi. Spesso i forti erano costruiti a ridosso o nei pressi dei valli che proteggevano il confine settentrionale dell'Impero come nel caso del Vallo di Adriano che era dotato di due forti maggiori e di tanti piccoli castella (ossia forti di dimensioni minori in grado di ospitare dei distaccamenti delle due legioni di stanza) posti ad intervalli regolari l'uno dall'altro. Tutto intorno al bastione del forte c'era un fossato profondo circa 3 metri e largo dai 6 ai 10 metri. Una delle quattro porte del forte era chiamata Ianua Praetoria ossia la Porta Pretoria da dove solitamente entrava il comandate quando doveva assumere il comando della legione; era la porta principale del forte.
LA FLOTTA MILITARE
nizialmente le navi romane non furono altro che l'evoluzione di quelle greche, quindi di galee, o biremi. La necessità che i romani sentivano era quella di usare i legionari ovunque, e non si scomodarono molto a trovare la soluzione più adatta. Oltre che ad introdurre l'utilizzo delle trireme (cioè navi con 3 file di rematori) fecero alcune importanti innovazioni per permettere l'utilizzo della fanteria pesante anche sulle navi. La prima fu l'invenzione del "corvo" una specie di enorme gancio attaccato ad un palo che veniva gettato sulla nave nemica per immobilizzarla ed abbordarla per mezzo di alcuni ponti mobili. In tal modo i legionari combattevano più o meno con le stese tecniche usate su terra. Un'altra innovazione fu l'introduzione del "rostro in bronzo" ossia una specie di sperone inserito nella parte anteriore della nave che permetteva di speronare le imbarcazioni nemiche. Altro cambiamento non meno importante fu l'inserimento sulle navi di onagri (specie di catapulta) che lanciavano palle di fuoco. Esistendo anche delle flotte fluviali ed avendo esse navi più piccole venivano montate al posto degli onagri dei ballisti che sparavano frecce di 1 m di lunghezza a oltre 200 m di distanza. I romani non apportarono solo modifiche sugli "accessori" delle navi ma ne modificarono anche la struttura per renderla più resistente e allo stesso tempo flessibile.Le navi da querra erano suddivise in base al numero di file di rematori (bireme, trireme, quadrireme, quinquireme). Ogni nave aveva una certa quantità di soldati, circa 200 comandate da un centurione.
-:-:-:-:-:-:-:-:-:-:-L'EQUIPAGGIAMENTO-:-:-:-:-:-:-:-:-:-:-
Indossare l' equipaggiamento del legionario non era una cosa semplicissima e richiedeva un po' di tempo, appena alzato il legionare indossava la tunica rossa che era di base uguale per tutti anche per i cavalieri e per gli ausiliari, e le caligae, una sorta di sandali con la suola borchiata per evitarne il rapido consumo; questi calzari erano molto comodi e davano anche una certa stabilità al soldato durante il combattimento appiedato o la marcia proprio grazie alle borchie che evitavano di scivolare.
Sopra la tunica si indossava quindi l'armatura la lorica che era la parte più pesante, questa si indossa come una sorta di busto, e si chiudeva poi con dei lacci.
A questo punto si stringeva la cintura o cingulum appesa alla quale veniva posto il pugium. Quindi si prendeva il fodero del gladio che era posto sulla destra, e veniva appeso ad una cinghietta di cuoio che si appoggiava sulla spalla sinistra.
Ora si indossava l'elmo chiamato cassis, si prendeva il pilum lo scudo detto scutum, e il legionario era pronto!
-:-:-:-:-:-:-:-:-:-:-I NOMI DELLE LEGIONI E I SIMBOLI-:-:-:-:-:-:-:-:-:-:-
Ogni legione era contraddistinta da un numero un nome e un simbolo zoomorfo. Solitamente la legione prendeva il nome o dall'Imperatore che l'aveva istituita, oppure dal luogo nel quale prestava servizio. Il numero, serviva a distinguerla da altre legioni con lo stesso nome. Mentre il simbolo zoomorfo, era quello riportato sul vessillo della legione, esso era solitamente un'animale dello zodiaco.Tra i simboli della legione i due più importanti sono l'Aquila, e il vexillum, entrambi venerati dai soldati: L'Aquila veniva donata o dal Senato o dall'Imperatore nel momento in cui la legione veniva costituita: essa è formata da un'asta di legno, con in cima l'Aquila Imperiale dorata, su questa asta venivano poi affisse le phalere, ossia i riconoscimenti al valore militare della Legione. Il vexillum era invece il simbolo della legione stessa, era composto da un drappo fissato ad una traversa ad una picca. Sul drappo di colore rosso e di forma quadrata era ricamato con il colore oro il nome il numero dell'unità e il simbolo zoomorfo. L'Aquila e il vexillum erano portate rispettivamente dall' aquilifer e il vexillifer. Anche coorti, manipoli e centurie avevano un numero e un nome. Ogni coorte era numerata da uno a dieci e talvolta aveva anche un nome; i manipoli erano numerati da uno a tre per ogni coorte, mentre le centurie erano distinte dal numero uno o due a seconda se fosse la prima o la seconda centuria del manipolo e dal nome del suo centurione. Un soldato che combatteva nella legione doveva quindi ricordarsi queste informazione per cercare il suo posto, per esempio: Legio IV Italica, III cohort Mediolana, I Manipolus, Caenturia secunda. Inoltre le coorti avevano un vessillo detto signum, i manipoli invece avevano.

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-:-:-:-:-:-:-:-:-:-:-LEGIONE A FALANGE SERVIANA-:-:-:-:-:-:-:-:-:-:-

La prima vera riforma dell'ordinamento dell'esercito si ebbe con Servio Tullio (578-534 a.C.) contemporanea a quella sociale, la popolazione venne divisa in cinque classi a seconda del reddito (censo) ogni classe in centurie (maggiore il reddito maggiore il numero di centurie). Nella prima classe erano inclusi i cittadini con maggior censo, aveva quindi un numero maggiore di centurie e forniva anche i contingenti di cavalleria. Il resto della milizia era fornito dalle restanti classi.L'ordinamento della legione aveva per base la decuria e la centuria, mentre la cavalleria era divisa in turme (tre decurie). La formazione era analoga alla precedente, 3000 uomini su sei righe di profondita' e 500 file di fronte, che si muoveva all'unisono contro il nemico, con davanti sempre i velites, un corpo di giovani armati alla leggera con un fascio di giavellotti. Le sei righe componevano le tre linee in cui si divideva lo schieramento ogni linea aveva un ruolo diverso in battaglia: nella prima vi erano gli astati (hastati), armati di una lunga lancia (hasta); nella seconda i principi (principes) (che in origine formavano la prima linea: principes = i primi); nella terza i triarii (triarii), veterani destinati a sostenere l'urto finale. Tutti erano armati di una corta spada (gladius) e di un grande scudo rettangolare (scutum). Il combattimento era aperto dai veliti. Con la legione combattevano i fanti e i cavalieri degli alleati italici (socii). La cavalleria occupava le ali dello schieramento (per cui era chiamata alae).

-:-:-:-:-:-:-:-:-:-:-LEGIONE A MANIPOLO-:-:-:-:-:-:-:-:-:-:-
Verso la seconda meta' del IV sec. a.C., l’esercito abbandono' il modello falangitico per assumere il piu' agile ordinamento manipolare: i manipoli, pur non essendo dotati di grande autonomia tattica, potevano essere schierati diversamente a seconda del terreno o dello schieramento avversario e, disposti a scacchiera, permettevano il passaggio delle altre unita'; i manipoli della prima linea potevano retrocedere sulla seconda linea senza comprometterne la formazione o la seconda rinforzare la prima serrando sotto in caso di bisogno. La terza linea della Legione (quella dei TRIARI) costituiva invece la riserva dell'unita'; la linea che interveniva solo in caso di necessita' e su cui era destinato ad infrangersi l’eventuale successo nemico. L’alternativa era di solito o la difesa ad oltranza od il ripiegamento ordinato.Si ritiene che i Romani abbiano tratto tale originale ordinamento dai Sanniti e da altre popolazioni dell’Italia centro-meridionale che, battendosi su terreni impervi, non potevano schierarsi a falange e avevano adottato schieramenti piu' flessibili. Questa importante innovazione, secondo la leggenda ascrivibile a Furio Camillo, fu probabilmente una conseguenza delle evoluzioni rese necessarie dalle difficili guerre con Celti e Sanniti, contro i quali la falange non dette buona prova.Secondo tale nuovo ordinamento la Legione si componeva di quattro specialita' e di tre linee (ordines):

-:-:-:-:-:-:-LEGATVS LEGIONIS-:-:-:-:-:-:-
E' colui che comanda e dirige la legione e ne è il diretto responsabile sia nella Vittoria che nella disfatta. Nella Repubblica erano i Consoli stessi a dirigere le legioni, ma talvolta le affidavano ad altri legati. Dal primo Impero in poi le legioni sono condotte da generali scelti direttamente dall'Imperatore.

-:-:-:-:-:-:-TRIBVNI MILITIVM-:-:-:-:-:-:-
I Tribuni comandavano la legione assieme al generale ed erano in sette: - Cinque erano solitamente eletti dal popolo ed erano chiamati angusticlaves (facevano parte dell'ordine equestre) ed avevano il comando di due coorti di legionari.
- Uno invece era invece di rango senatorio ed era chiamato laticlavius
- L' ultimo era il Tribunus Sexmextris chiamato così perché rimaneva in carica per seri mesi circa: egli aveva il comando della cavalleria.

-:-:-:-:-:-:-PRAEFECTI-:-:-:-:-:-:-
Ogni legione aveva dei prefetti i quali avevano dei compiti amministrativi e logistici di vario genere quali il controllo delle scorte (Praefectus Anonnae), la gestione dell'accampamento (Praefectus Castrorum), la gestione delle comunicazioni, oltre che il comando di reparti alleati (Praefectus Cohortis), o di ali di cavalleria ausialiaria(Praefectus Alae). Ne esistono anche altri come il Praefectus Dilectator con il compito di controllare e dirigere l'addestramento dei soldati.

-:-:-:-:-:-:-CENTVRIONES-:-:-:-:-:-:-
I centurioni erano i comandanti delle centurie. Essendo queste a loro volta unite a due a due per formare i manipoli avevano due centurioni, di cui uno superior (ossia aveva il comando supremo dell'unità) e uno inferior cioè suo subordinato. Inoltre i centuriones erano distinti priores se erano nella prima linea di coorti o posteriores se stavano nella seconda. Nella legione il centurione più importante era il centurio primipilus, che era il comandate del primo manipolo, della prima coorte; costui era l'unico centurione che partecipava al consiglio di guerra della legione. Nella legione c'erano anche manipoli di ausiliari, anch'essi comandati da centurioni che erano un po diversi dai centurioni legionari. L'armatura era composta da una lorica hamata attaccata a questa c'erano le phalere cioè dei dischi di metallo che ne indicavano le imprese, e i riconoscimenti, paragonabili alle medaglie odierne. Completavano l'armatura dei gambali e un elmo con le "crine a spazzola". Possedeva inoltre un bastone detto baculus che era simbolo di comando e strumento di esercizio e d'autorità

-:-:-:-:-:-:-OPTIONES-:-:-:-:-:-:-
Ai centuriones si affiancavano gli optiones ossia dei legionari con il compito di aiutare il centurione ed eventualmente sostituirlo se necessario. Erano contraddistinti dal fatto che portavano un bastone con in cima un pomolo di legno.

-:-:-:-:-:-:-CORNICIFER-:-:-:-:-:-:-
Era un legionare con il compito di trasmettere i comandi impartiti dal centurione alle truppe attraverso una strumento musicale detto tuba.

-:-:-:-:-:-:-SIGNIFERI-:-:-:-:-:-:-
I signiferi erano coloro che tenevano e avevano cura delle insegne: avevano un'armatura leggera (cotta di maglia o una lorica squamata), e possedevano inoltre uno scudo tondo, e una pelle di animale sopra l'elmo; questa poteva essere di lupo, orso, leone, volpe... oltre che all'Insegna. Tra i signiferi si distinguono l'aquilifer, il portatore dell'Aquila, il vexillifer portatore del vessillo della legione, il signifer portatore dell'insegna della coorte o del manipolo, anche la centuria poteva avere un signifer. La legione solitamente aveva anche un imago che portava un insegna con il volto dell'Imperatore. I signiferi erano scelti fra soldati particolarmente dotati e meritevoli, poiché era un grande prestigio portare l'insegna della propria unità; a seconda del proprio grado anche l'armatura variava e così passiamo dalla semplice cotta di maglia del signifer cohortis alla lorica squamata color oro dell'aquilifer.

-:-:-:-:-:-:-PRETORIANII-:-:-:-:-:-:-
La guardia Pretoriana viene istituita per la prima volta da Ottaviano nel 27 d.C. su imitazione delle guardie personali dei generali della tarda Repubblica. Sebbene il nome di questa unità era Cohortes Praetoriae cioè Coorti Pretoriane di fatto si trattava di una legione che all'Epoca di Tiberio aveva non soltanto dieci coorti ma anche un castrum. I Pretoriani erano comandati dal Prefectus Praetorio, di rango equestre. Solitamente entravano a fare parte di questo corpo solo soldati scelti e valorosi oppure ufficiali ma sempre provenienti dalla Provincia Italia. Da semplice guardia all'Imperatore la Legione Pretoriana diventò anche la guardia di Roma insieme alle Cohortes Urbanae, e negli ultimi anni dell'Impero "strumento politico assai persuasivo". La legione era forte di 5000 uomini divisi in 10 coorti da 500 uomini ciascuna. Ogni coorte era comandata da un tribuno militare. Inoltre uno o due manipoli comandati da un centurione detto Trecenarius formavano la guardia d'onore dell'Imperatore ed erano quelli che montavano la guardia a Palazzo. Facevano sempre parte dei Pretoriani gli Equites Singulares, ossia la cavalleria personale dell'Imperatore creata da Traiano: forti inizialmente di 500 e poi di 1000 uomini erano comandati da un tribuno, ed erano suddivisi in turmae come gli altri cavalieri. Le Coorti Pretoriane furono sciolte da Costantino il Grande poiché gli si opposero nella battaglia di Ponte Milvio a Roma durante lo scontro con Massenzio per il controllo dell'Impero. La paga annua dei Pretoriani ammontava a 750 denari al tempo di Augusto ma fu portata a 1.000 denari nel I secolo, a 1.500 nel II secolo, a 2.250 nel III secolo d.C.

-:-:-:-:-:-:-EQVITES-:-:-:-:-:-:-
La cavalleria aveva svariati compiti ma i principali erano operazioni di fiancheggiamento, azioni di supporto e di esplorazione. Ogni cavaliere era dotato di due spade di una lancia lunga e flessibile di legno, di uno scudo ovale e un' elmo ed un' armatura leggera di solito di cuoio o una cotta di maglia, mentre la cavalleria pesante era dotata inoltre una spada lunga per poter meglio colpire i nemici appiedati. La cavalleria prenderà maggiore importanza sopratutto verso la seconda metà del IV secolo d.C. In questo periodo inoltre si trasformerà, passando da una cavalleria leggera a una cavalleria catafratta armata pesantemente e utilizzata per irrompere sulle masse barbare.

-:-:-:-:-:-:-AVXILIA-:-:-:-:-:-:-
Gli auxilia erano fanti appiedati armati molto leggermente e utilizzati per azioni di sostegno ed aiuto alla fanteria pesante. Gli ausiliari erano molto rapidi negli spostamenti e nelle operazioni: armati di spade, pilum o fionde, compivano azioni di disturbo e di "distrazione", ossia tenevano impegnati i nemici su una parte debole della formazione, oppure semplicemente attaccavano una parte dello schieramento nemico. Esistevano inoltre una serie di truppe ausiliarie che provenivano da svariati punti dell'Impero e che possedevano delle specialità particolari, come i cavalieri della Numidia, i cavalieri germani, i frombolieri delle Baleari ed altri. Erano comunque truppe extra, che non rientrano nella composizione regolare della legione, eccetto la fanteria leggera, e gli arcieri appiedati. Gli ausiliari non erano cittadini, ma acquistavano l'ambita cittadinanza romana al termine del servizio militare. Erano raggruppati in diversi modi in base alle loro caratteristiche e comandate sempre da un ufficiale romano: la cavalleria era inquadrata nelle ale equitum comandate da un Praefetus equitum; la fanteria alleata era inquadrata in coorti da cinquecento (cohors quigenaria) o seicento (cohors sexgenaria) uomini, queste coorti erano comandate da un Praefectus cohortis; gli altri ausiliari in genere erano invece inquadrati in numeri ossia unità che conservavano i loro caratteri etnici (costume, armamento, lingua). Nella legione erano sempre presenti degli ausiliari regolari particolari come i ballistarii, ossia gli addetti alle macchine d'assedio (onagri, balliste, scorpioni, arieti)

-:-:-:-:-:-:-SAGITTARII-:-:-:-:-:-:-
Rientrano tra i corpi di ausiliari più adoperati. Erano utilizzati per colpire a distanza i fanti nemici, ma anche la cavalleria, e talvolta utilizzavano delle frecce incendiarie, che mettevano in fuga eventuali animali (come elefanti, cavalli...) usati nella battaglia. Gli arcieri oltre all'arco ed alla faretra erano armati con un pugium, una lorica leggera come una cotta di maglia, ed un elmo. Solitamente erano raggruppati in coorti da cinquecento uomini ed erano disposti dietro alla seconda fila di coorti legionarie. Esistevano principalmente tre tipi di arcieri: - Gli arcieri semplici armati con un arco convenzionale. - Gli arcieri siriani che provenivano dalle Province orientali ed utilizzavano un arco "composito", cioè composto da più materiali sovrapposti (come legno, corno, metallo ed altri), che permetteva quindi una gittata molto più ampia (oltre 300 m). - Gli arcieri a cavallo della Mesopotamia avevano la peculiarità di combattere a cavallo, e di utilizzare archi piccoli facilmente maneggevoli. Principalmente venivano impiegati per contrastare gli attacchi della cavalleria partica. Questi cavalieri erano detti equites sagittarii e al contrario degli altri arcieri erano organizzati in numeri.

-:-:-:-:-:-:-VELITI-:-:-:-:-:-:-
(velites) (circa 1000 - 1200 per legione) erano posti davanti allo schieramento vero e proprio; erano i piu' giovani ed i meno abbienti; erano armati di una DAGA, una lancia (giavellotto con punta fine che si deformava all’impatto in modo da non essere riutilizzabile dal nemico) ed un piccolo scudo rotondo del diametro di circa 1 metro (PARMA); svolgevano compiti di fanteria leggera, colpendo da lontano il fronte nemico per diminuirne la coesione e poi ritirandosi;

-:-:-:-:-:-:-ASTATI-:-:-:-:-:-:-
(hastati) (circa 1200 per legione) erano il primo ordine della fanteria pesante legionaria; erano i primi a venire a contatto con le linee avversarie. Era composta dai legionari piu' giovani, e quindi i piu' esuberanti ed impetuosi; piu' adatti quindi al primo urto anche se meno esperti nell’uso delle armi, nella manovra e meno resistenti e tenaci. Erano armati con la spada GLADIO (arma corta a doppio taglio) e con due pila (PILUM) (giavellotti pesanti) che lanciavano da 20 - 30 metri sul nemico prima dell’urto e protetti dal grande scutum repubblicano di forma semi-cilindrica, alto circa 1,30 m. e largo 0,80 m, coperto di cuoio e bordi rinforzati in ferro, dall’elmo di metallo, schinieri e pettorale (se potevano permetterselo anche una corazza) e da una o due gambiere;

-:-:-:-:-:-:-I PRINCIPI-:-:-:-:-:-:-
(principes) (circa 1200 per legione) erano il secondo ordine della fanteria pesante e costituivano la seconda .. d’attacco; piu' maturi (sia per eta' che per esperienza bellica) e piu' abbienti degli astati, completavano in esperienza e costanza quanto mancava alla prima linea. Essi rappresentavano il fior fiore dell’Esercito romano; erano armati in modo simile agli astati, ma si proteggevano, probabilmente, con armature piu' elaborate, come, dal III sec. a.C. in poi, le cotte in ferro, ed invece dei giavellotti (PILUM) portavano lunghe aste (HASTA);

-:-:-:-:-:-:-I TRIARII-:-:-:-:-:-:-
(circa 600 per legione) erano il terzo ordine della fanteria pesante; erano costituiti dai veterani, sceltissimi di tante battaglie che attendevano, con un ginocchio a terra, l’esito della battaglia; a loro si ricorreva solo in casi di estremo bisogno; essi costituivano l’ultimo ricordo della falange perche', invece dei pila (PILUM), portavano ancora una picca da urto. Erano armati e corrazzati in modo simile agli astati, ma invece dei giavellotti (PILUM) portavano lunghe aste (HASTA).

-:-:-:-:-:-:-:-:-:-:-SUDDIVISIONE DELLA LEGIONE-:-:-:-:-:-:-:-:-:-:-
Per ogni linea successiva a quella dei veliti vi erano 10 MANIPOLI (in totale quindi vi erano 30 Manipoli).I Manipoli della prima (astati) e seconda (principi) linea erano composti da 120 uomini l'uno, mentre quelli della terza linea (triarii) erano composti da 60 uomini. Ogni Manipolo venne successivamente suddiviso in 2 CENTURIE (per un totale quindi di 60 Centurie). Ad ogni Centuria erano aggregati 20 VELITI, cioe' soldati con armamento leggero. Per un totale di 1200 VELITI (20 veliti per 60 Centurie).Quanto abbiamo descritto si riferisce alla Fanteria presente nella Legione. La Cavalleria completava l’unita' nella misura di un decimo della Fanteria pesante ; quindi in una Legione erano inseriti 300 Cavalieri divisi in 10 TORME (turmae) di 30 uomini ciascuna, a loro volta suddivise in 3 unita' (decuriae) da dieci cavalieri. Di norma l’aliquota di Cavalleria era suddivisa in due parti (150 + 150 uomini) e dislocata sulle ali della Legione. I CAVALIERI non avevano un armamento particolarmente curato. Di norma preferivano combattere a piedi.
L’articolazione assunta dalla Legione e' dovuta in particolare a Furio Camillo che volle perfezionare la formazione della compatta FALANGE macedone per delineare un’unita' maggiormente flessibile pur mantenendo la compattezza della Falange. Con il dispositivo a scacchiera, infatti, i manipoli della prima linea potevano retrocedere sulla seconda linea senza comprometterne la formazione o la seconda rinforzare la prima serrando sotto in caso di bisogno. La terza linea della Legione (quella dei TRIARI) costituiva invece la riserva dell’unita'; la linea che interveniva solo in caso di necessita' e su cui era destinato ad infrangersi l’eventuale successo nemico. L’alternativa era di solito o la difesa ad oltranza od il ripiegamento ordinato.
Gli ordini si disponevano in linea, uno dietro l’altro, con i veliti sulla fronte; i manipoli erano disposti a scacchiera, con le due centurie una dietro l’altra; ciascun manipolo non agiva autonomamente ma nell’ambito del suo ordine; a differenza della falange, tuttavia, esisteva una certa flessibilita' dello schieramento in quanto i vuoti che in tal modo si creavano servivano a permettere il passaggio, in avanzata o in ritirata, di altre truppe; prima dell’urto contro il nemico, ciascuna centuria posteriore di ogni manipolo avanzava e si accostava all’altra, in modo da opporre all’avversario un fronte compatto (come avveniva con la legione a falange).

-:-:-:-:-:-:-:-:-:-:-:-LEGIONE COORTALE-:-:-:-:-:-:-:-:-:-:-:-

L’ordinamento introdotto da Furio Camillo rimase sostanzialmente immutato per molti anni. Agli inizi del I sec. a.C. Caio Mario (e poi Cesare) riformo' profondamente l’esercito che si oriento' verso un modello professionale, abbandonando la base censuaria e, quindi, le distinzioni all’interno della legione tra le diverse specialita'; sparirono quindi le differenze nell’armamento e la distinzione in ordini tra astati, principi e triarii rimase solo a fini amministrativi; vennero anche aboliti i veliti, pertanto i legionari assunsero tutti l’aspetto di fanti pesanti, armati di gladius e pilum e protetti da scutum, elmo e corazza. Essendo diventato l’armamento dei legionari tutto uguale, divenne necessario il doversi servire di truppe ausiliarie per compiti diversi da quelli propri della fanteria pesante legionaria. Le legioni di Mario, assunsero, nella normalita', un organico di circa 5000 fanti. L’esercito assunse un ordinamento coortale, nel quale la legione, come le unita' ausiliarie, era divisa in coorti (cohors); ciascuna legione, in particolare, venne divisa in 10 corti, 30 manipoli e 60 centurie di 80 uomini ciascuna; ogni coorte comprendeva quindi 3 manipoli e 6 centurie per un totale di circa 500 fanti; le unita' ausiliarie potevano essere divise in coorti di circa 500 uomini (cohors quingenaria) o di circa 1000 uomini (cohors milliaria); a differenza dei manipoli, la cohors non solo rendeva possibile la flessibilita' dello schieramento, ma era anche abbastanza forte da agire autonomamente e da poter essere spostata sul campo di battaglia con effetti decisivi. In questo periodo, probabilmente, alle legioni non era aggregato alcun contingente di cavalleria; la cavalleria, pertanto, era quasi esclusivamente ausiliaria (fornita, cioe', dalle Province) ed era suddivisa in unita' chiamate ali, che potevano anch’esse essere ala quingenaria o ala milliaria. La disposizione in battaglia della “Legione coortale” era: di tre Manipoli, uno di ASTATI, uno di PRINCIPES ed uno di TRAIRI che operavano affiancati. In sostanza la Legione si schierava ancora su tre linee, ma in modo diverso. Nella prima linea operavano 4 COORTI mentre nella seconda e nella terza ne venivano schierate 3. Le Coorti erano disposte a scacchiera ed in ogni Coorte i manipoli, erano affiancati.Nel primo periodo imperiale venne forse reintrodotto un piccolo contingente di 150 cavalieri e la prima coorte venne suddivisa in 5 centurie, al posto delle consuete 6, ma di consistenza doppia, agli ordini diretti del legatus, il comandante della legione. L’abolizione delle diverse specialita' consenti' di schierare piu' agevolmente la legione anche su due ordini di fila, per allungare il fronte, invece dei soliti tre; non cambiarono, invece, i movimenti delle centurie volti a permettere l’interpenetrazione di altre unita' in avanzata o in ritirata.

I legionari indossavano una tunica di lana con maniche corte e lunga fino al ginocchio, sopra cui mettevano una corazza a strisce e scaglie metalliche (lorica segmentata) che proteggeva la parte superiore del corpo. In testa avevano l’elmo (galea) e ai piedi pesanti sandali di cuoio fatti di parecchi strati di suola e guarniti di borchie (caligae). La principale arma offensiva era il pilum o giavellotto. Ogni soldato ne aveva due. Era composto da una punta temperata in ferro e da un gambo in ferro non temperato inserito in un pesante manico di legno. Al contatto col bersaglio il gambo si piegava e l’arma non poteva essere riutilizzata dai nemici. Per il combattimento ravvicinato c’era il gladius, spada corta usata di punta e portata sul fianco destro. Il fianco sinistro era coperto dallo scutum rettangolare e convesso (semi-cilindrico) che offriva al corpo la massima protezione; era alto circa 1,30 m. e largo circa 0,80 m, era coperto di cuoio e aveva i bordi rinforzati in ferro. Alla vita indossava il cingulum che era una cintura di cuoio con borchie di bronzo, o, in alcuni casi argentate o stagnate; una grossa fibbia formava la chiusura. A questa cinta venivano applicate verticalmente delle cinte di cuoio, con borchiette metalliche rifinite alla punta con le piu' svariate forme di puntali. Questa sorta di gonnellino a protezione dell’inguine era chiamato PTERUGES. Ogni soldato portava tutto con se, persino il materiale per accamparsi: il suo fardello pesava dai 30 ai 40 chili.

Ogni legione aveva per insegna un'aquila d'oro ad ali spiegate, portata sulla cima di una grande asta dall'aquilifer (alfiere); vi erano anche insegne particolari per ogni corpo della legione (coorte, manipolo o turma); percio' ogni legione ebbe:

* l'aquila che simboleggiava l'intera legione;
* 10 bandiere (vexilla) per 10 coorti;
* 60 bandiere minori (signa) per le 60 centurie,
* 10 simili a bandiere minori per le turmae.

Inoltre queste bandiere servivano a trasmettere degli ordini visivi sul campo di battaglia: i soldati dovevano seguire con lo sguardo i loro stendardi. Ogni manipolo possedeva un signum affidato a un signifer che indicava il cammino da seguire nella marcia e in battaglia. La cavalleria, invece, seguiva un portatore di vexillum chiamato vexillarius. In secondo luogo, i soldati dovevano obbedire ai segnali sonori, alla voce dei loro superiori, ma anche agli squilli di tromba e di corno. Questa segnava la sveglia e il cambio della guardia; ma serviva soprattutto per la tattica. In battaglia venivano utilizzati tre strumenti: la tuba (tromba dritta) era destinata a tutti gli uomini, ai quali dava il segnale dell'assalto o quello della ritirata, come pure della partenza dal campo. Il cornu (corno), che e' una tuba ricurva e rinforzata da una barra metallica; in battaglia, esso suonava per i portatori di signa. La bucina, una tuba piu' corta e con un disegno leggermente arcuato. Normalmente, trombe e corni suonavano insieme per avvertire che si doveva avanzare verso il nemico, ma non solo, ogni istante della battaglia era segnalato e cadenzato da particolari squilli, che organizzavano cosi' gli spostamenti e i movimenti sul campo delle truppe e l'avvicendarsi dei manipoli, lo spostamento della cavalleria, l'attacco dei veliti o dell'artiglieria etc.

-:-:-:-:-:-:-:-:-:-LE MACCHINE DA GUERRA DEI ROMANI-:-:-:-:-:-:-:-:-:-

Romani utilizzarono anche varie macchine da guerra.
LA BALISTA: era simile a una balestra che scagliava a distanza pietre, grossi dardi e materiale incendiario;
L'ARIETE: era una robusta trave con la testa di bronzo o di ferro che era fatta battere contro porte e muraglie di opere fortificate per aprire brecce, demolire e sfondare; LA TORRE, un’armatura in legno che agevolava la scalata delle mura;
LA TESTUGINE: era una tettoia mobile a protezione degli assalitori nell’accostamento alle mura;
LA CATAPULTA era costituita da un meccanismo di carica elastico (cordami ritorti e balestre) e da un braccio munito di cucchiaio atto a contenere il proiettile, costituito da grosse pietre, dardi, frecce, bombe incendiarie ed era usata come arma da assedio, campale o montata su navi.

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