giacomo leopardi&silvia profile picture

giacomo leopardi&silvia

I am here for Friends

About Me

******************************************************* ..********************************************************** * "...Che pensieri soavi,/ che speranze, che cori, o Silvia mia!/ Quale allor ci apparia/ la vita umana e il Fato!/ ... O natura, o natura,/ perchè non rendi poi,/ quel che prometti allor? Perchè di tanto inganni i figli tuoi?/ ...Questa è la sorte dell'umane genti?/ All'apparir del vero/ tu misera cadesti: e con la mano/ la fredda morte ed una tomba ignuda/ mostravi di lontano."Amici di Myspace, sono tornato qui per stare vicino a tutti voi, fiducioso di conquistare la vostra amicizia ed il vostro amore. Mi aiuta in questo la mia eterna Amica, Alleta e mia studiosa, Margherita Gauthièr, ovvero la professoressa e scrittrice Antonia Livia Gotèri. Mi sento anch'io come lei uno Z.I.M. perchè durante i miei soli 39 anni di vita, con la mia FANTASIA, ho gioiosamente superato il piccolo "Colle dell'Infinito", a Recanati. **********************************************************Ca valcando una luminosa cometa, ho girovagato libero fra i Pianeti ed i satelliti, fra le stelle e le Galassie... ovunque. Stringevo fra le mani e sul mio cuore uno straordinario senso di LIBERTA' e di Felicità. In questa passeggiata dell'anno 2000, inoltre, ho una creatura divina come II alleata: la poetessa greca Saffo, che ho stimato, amato così tanto e sofferto per lei e con lei, quando un tempo RIFUGGIVAMO la vita, da dedicarle una lunga poesia dove imperversavano un'esasperante solitudine e la disperazione di un amore perduto: "L'Ultimo Canto di Saffo". Ma oggi nel 2000 si volta pagina! QUINDI BASTA CON QUALSIASI TIPO DI MALINCONIA, BASTA! ********************************************************* Sui libri di Letteratura Italiana troverete migliaia di pagine riguardanti la mia biografia e le mie opere. Sentirete parlare anche del mio PESSIMISMO cosmico e della mia vita dolorosa. Non dovete assolutamente crederci! Io ho avuto sempre una straordinaria GIOIA DI ESISTERE, di stare a contatto con la natura, la felicità di ascoltare il canto di un uccello, di veder muovere le foglie col vento, di ammirare un'alba o un tramonto, le nuvole il mare. Di assaporare anche certe squisite granite al limone napoletane. HO DIVORATO LA VITA TERRESTRE, anche se soltanto per 39 anni. Ora che sono libero, posso concedermi di attraversare tutto l'Universo infinito insieme alle mie due amiche Saffo e Livia. ***********************************************************


*********************************************************** Così i i testi letterari parlano di me. "Giacomo Leopardi nacque a Recanati nel 1798, dal conte Monaldo e da Adelaide Antici Mattei, genitori rigidi nell'educarlo che lo privarono di ogni affetto.Il padre era uomo debole, retrogrado, legato ad idee antiquate ed ai pregiudizi, la madre era dispotica, bigotta, fredda, preoccupata di ricostituire il patrimonio familiare, minato dalle sfortunate speculazioni del conte. Nella casa era inculcata la rigorosa disciplina della religione e del risparmio. L'infanzia, trascorsa coi fratelli Carlo e Paolina, lasciò nel poeta un ricordo di poesia infantile (Ricordanze).-GLI STUDI-Nei primi anni della sua vita studiò in compagnia di due preti; poi il padre decise di educarlo da autodidatta nell'enorme biblioteca di casa. Giacomo si impegnò in questi studi acquisendo una straordinaria cultura classica e filologica, ma soffrendo nel contempo per la mancanza di un'istruzione aperta e stimolante.L'innata sete di conoscenza del giovane Giacomo trovò facile esca nella ricca biblioteca paterna. Inizialmente guidato dal sacerdote Sebastiano Sanchini, ben presto, Leopardi s’emancipò e s’immerse in letture vaste e profonde.-LA MALATTIA-Tra i dodici ed i diciassette anni lo studio indefesso al quale lo spingevano sia l'ansia di sapere, sia il bisogno di evadere, almeno spiritualmente, dall'ambiente angusto del palazzo paterno, minò il suo fisico già indebolito dal rachitismo.ui stesso li definì: "Sette anni di studio matto e disperatissimo." La malattia gli negò anche i più semplici piaceri della giovinezza, ed il giovane si chiuse nell'angoscia che avvolgeva la sua anima meditando sulla triste condizione dei viventi. ********************************************************-L'A MICIZIA CON PIETRO GIORDANI-Nel 1818 il Giordani giunse a casa Leopardi. Giacomo ne divenne amico e vide in tale conoscenza una speranza per l'avvenire, mentre sempre più gli pesava la permanenza a Recanati, tanto che nel 1819 tentò inutilmente la fuga. Tale tentativo ebbe come conseguenza, da parte dei famigliari, una stretta sorveglianza.-IL SOGGIORNO A ROMA-Quando, due anni più tardi (1822) riuscì a soggiornare brevemente nella capitale, presso lo zio, rimase deluso dall'atmosfera e dalla corruzione della chiesa. Rimase invece entusiasmato dalla visita della tomba di Torquato Tasso, al quale si paragonava per l'innata infelicità.Mentre Foscolo viveva tumultuosamente tra avventure, amori, libri, Leopardi riusciva a stento a sfuggire all'oppressione domestica. A Leopardi Roma apparve squallida e modesta al confronto con l'immagine idealizzata che egli si era figurata fantasticando sulle "sudate carte" dei classici. Già prima di lasciare la dimora avita egli aveva provato una cocente delusione amorosa a causa dell'innamoramento per la cugina Geltrude Cassi, alla quale dedicò la poesia "Primo amore". Il male fisico, acuitosi, contribuì alla caduta delle residue illusioni, Virtù, Amore, Giustizia, Eroismo parvero al poeta vane parole.-Altri soggiorni e conoscenze-Nel 1824 il libraio Stella lo chiamò a Milano, affidandogli alcuni lavori, tra i quali una Crestomazia della prosa e della poesia italiane. Durante tale periodo il poeta visse tra Milano, Bologna, Firenze e Pisa.Nel 1828, a Milano, Leopardi conobbe il Manzoni, senza che nascesse una reciproca simpatia, a Firenze strinse salde amicizie, ritrovò il Giordani e conobbe il Colletta.-IL RITORNO A RECANATI-Il poeta, di salute malferma e affaticato dal lavoro, dovette rifiutare una cattedra a Bonn o a Berlino, offertagli dal ministro di Prussia a Roma e nel 1828, dovette lasciare anche il lavoro presso lo Stella e tornare a Recanati.-A Firenze dal 1830 al 1832-Il Colletta, nel 1830 gli offrì, grazie ad una sottoscrizione degli "amici di Toscana", l'opportunità di tornare a Firenze. La successiva stampa dei Canti permise al poeta di vivere lontano da Recanati fino al 1832.-A NAPOLI LA MORTE-In seguito un vitalizio della famiglia gli permise di stabilirsi presso l'amico Antonio Ranieri, a Napoli, dove sperava di trarre giovamento dal clima, ma morì durante l'epidemia di colera del 1837 e fu sepolto nella Chiesa di San Vitale a Fuorigrotta." ***********************************************************U n'intera esistenza, quella di GIACOMO, dedicata "Ai fogli scritti"........Le prime OPERE (erudite/ compilative) (1813 - 1817) Sono anni duri per Giacomo, che sviluppa in sé la concezione di un meccanicismo distruttivo della natura (sentimento consegnato alla storia col nome di pessimismo, in senso "storico" e in senso "cosmico" , che caratterizzerà l'intera sua opera).1812 - Pompeo in Egitto (scritto a soli 14 anni) d’ispirazione anticesariana. Pompeo è difensore della libertà repubblicana.1813 - STORIA DELL'ASTRONOMIA (compilativa)1813 - SAGGI SOPRA GLI ERRORI POPOLARI DEGLI ANTICHI, nelle cui pagine rivivono gli antichi miti: gli errori sono le fantasticherie (vago immaginar) degli antichi. L’antichità è l’infanzia del genere umano che vede negli astri personificati i protagonisti dei suoi sogni - miti.1815 - Orazione agli italiani in occasione della liberazione del Piceno [NB. Per liberazione si intende l’intervento austriaco contro Murat]1815 – traduzione della BATRACOMIOMACHIA (lotta tra rane e topi: Zeus manda i granchi a sterminarli. È opera di un rapsodo che ironizza sull’Iliade di Omero e, un tempo, era attribuita ad Omero stesso)Fino al 1815 Leopardi è erudito e filologo, in seguito si dedica alla letteratura ed alla ricerca del bello. (lo afferma nella lettera a Giordani del 1817).1816 – discorso sopra la vita e le opere di FrontoneNel 1816 Leopardi cadde in un periodo di crisi, durante il quale mise in discussione tutta la sua formazione. Del 1816 è L'appressamento della morte, una cantica in terzine in cui il poeta sente la morte, che crede imminente, come un conforto. In questi anni cominciarono sofferenze fisiche e una grave malattia agli occhi. Nel suo carattere, intanto, si andava sviluppando la presa di coscienza del lacerante contrasto tra l'intensità della vita interiore e la sua incapacità di manifestarla nei rapporti con gli altri.Leopardi abbandonò gli studi filologici e si accostò alla poesia, attraverso la lettura degli autori italiani del Trecento, del Cinquecento e del Seicento, e dei suoi contemporanei italiani e francesi. Anche la sua visione del mondo subì una svolta radicale, il poeta smise di cercare conforto nella religione, di cui era stata permeata tutta la sua fanciullezza, e si avvicinò a un'interpretazione della vita sensista e meccanicista. Grazie all'amicizia con Giordani, con il quale nel 1817 iniziò una feconda corrispondenza, il distacco dal conservatorismo paterno si fece più netto: all'anno seguente risalgono All'Italia e Sopra il monumento di Dante, canzoni patriottiche molto retoriche e classicheggianti nelle quali Leopardi espresse la sua adesione alle idee liberali di stampo laico. Nello stesso periodo, partecipò al dibattito, di respiro europeo, che contrapponeva classicisti e romantici, affermando la sua posizione a favore dei primi nel “Discorso di un italiano attorno alla poesia romantica” (1818)1816 – idillio le rimembranze – inno a Nettuno (finge di averlo tradotto dal greco) – traduzione del II libro dell’Eneide e del I dell’Odissea1816 – lettera ai compilatori della “Biblioteca Italiana” (Monti, Acerbi, Giordani), Leopardi polemizza contro l’articolo della Staël che invitava gli italiani a studiare le opere degli stranieri per apportare nuovo vigore alla propria letteratura. Leopardi sostiene che conoscere non significa imitare e che la letteratura italiana non deve lasciarsi contaminare dalle letterature moderne, bensì riferirsi a quella latina e greca. Il poeta deve essere originale, non soffocato da studio ed imitazione.1817 – innamoramento per Gertrude Cassi Lazzari. Leopardi scrive memorie del primo amore1818 - “il primo amore” ed inizia a scrivere le pagine di un diario che continua per quindici anni (1817 - 1832), lo Zibaldone*************************************************** ******* .. ********************************************************** -IL PENSIERO-Il pessimismo di Leopardi ha radici, oltre che nella sua difficile vicenda esistenziale, in quel razionalismo illuministico che volle porre nella ragione ogni verità della vita. L'ipersensibilità del poeta unita all'idealismo è causa d’amarissime disillusioni, convincendolo troppo presto che la realtà è la morte di tutto ciò che l'intelletto sogna ed il sentimento idealizza.Inizialmente il pessimismo di Leopardi è personale, in seguito, agli esordi della sua attività, il poeta crede che gli ideali ormai perduti abbiano illuminato la vita degli antichi e che soltanto la corruzione del tempo abbia svuotato gli uomini d’ogni ideale. Da tale concezione viene il rimpianto per le età antiche. Ben presto però il contrasto tra ideali e realtà, tra aspirazioni e limiti imposti dalla vita, porta il poeta a concludere che l'infelicità non è conseguenza del progresso, bensì stato naturale di ogni essere vivente e che la natura è nemica dell'uomo. Leopardi afferma che si insegna all’uomo che la morte prematura è un bene, ma egli la teme, la vita è fragile cosa e più che dono è disgrazia, ma l'uomo teme la morte. La virtù morale è più preziosa della bellezza, ma un'anima sublime in un corpo sgraziato è derisa e misconosciuta (Ultimo canto di Saffo). L’uomo aspira a cose infinite ed eterna, ma vivere è un continuo morire (Infinito).L'uomo è destinato a non godere d’alcun bene, si dispera, è afflitto da un tedio mortale che lo spinge al suicidio, dal quale lo trattengono la paura della morte e la superstizione religiosa. l'aspirazione all'irraggiungibile verità è il massimo tormento della vita ed è senza speranza, infatti, l'uomo è destinato a non sapere perché sia nato, viva, soffra, dove vada (Canto notturno di un pastore errante nell'Asia) e tale forzata cecità uccide l'anima umana (L'infinito: "...e il naufragar m’è dolce in questo mare"), poiché questa è la legge inesorabile dell’universo.La posizione filosofica del Leopardi consiste nel drammatico sviluppo della constatazione dell'infelicità umana che non trova sbocco nella Fede. La poesia di Leopardi è mirabilmente intessuta di sogni ed illusioni, nonostante la disperazione totale che avrebbe potuto soffocarne il lirismo o renderla mortalmente gelida.Il pensiero di Leopardi sul pessimismo si basa su due presupposti:L’uomo non può conoscere la verità (scetticismo).La realtà coincide con la Natura (senza idealità o provvidenzialità), ed è moto eterno e meccanico (materialismo, illuminismo)Fasi del pessimismo leopardiano:Dolore personale - La vita è stata spietata con Leopardi (esperienza personale/dolore personale), ma altri possono essere felici.Dolore storico - Questi due punti generano l’ironia ed il sarcasmo di Leopardi contro i filosofi idealisti e neocattolici, che esaltano "le magnifiche sorti e progressive dell’umanità" (Ginestra) e contro l’ottimismo illuministico (Ginestra).La vita è dolore, il male è nella razionalità. La Natura benigna ha creato l’uomo come creatura semplice che, nella sua ignoranza, trova piacere nelle illusioni. Gli uomini, con la ragione, fugarono le illusioni e scoprirono la verità, quindi il male ed il dolore, uscendo così dalla loro infanzia felice. La storia della civiltà è la scoperta dell’infelice condizione umana (gli uomini primitivi furono felici: il tragico destino umano nasce dal contrasto tra la provvida Natura, che vuol celare la dolorosa verità agli uomini, e la ragione, che tale verità scopre nel momento dell’esperienza personale del dolore).L’origine dell’infelicità umana è nella contraddizione tra il desiderio di felicità e l’impossibilità di conseguirla (Leopardi: teoria del piacere). Dolore storico: non la natura, bensì la società è nemica dell’uomo. L’uomo comune si consola del male quando lo riconosce necessario, l’uomo superiore non si rassegna, piuttosto si uccide, non maledicendo la vita, bensì lasciandola con rimpianto (Saffo).Dolore cosmico - Pessimismo universale. Se l’uomo è creatura della Natura, è evidente la contraddizione fra tale affermazione e la reale condizione umana. Tale contraddizione è spiegata da Leopardi affermando che in ciò sta la perfidia della natura (Natura matrigna). Non è infelice la società “adulta”, ma ogni società, in ogni tempo. L’infelicità non è retaggio solo dell’uomo, bensì di tutte le creature (esiste solo la legge della continuità della specie). Il dolore è fatale all’uomo che è dotato di intelligenza e quindi avverte il tedio ed il “senso della morte”. Tutto quello che è, è male (Zibaldone). Pur su tali posizioni, Leopardi vagheggia l’azione e le illusioni eroiche, creando il “mito della giovinezza” e quasi confutando le accuse di fatalismo e di misantropia, sogna un’azione concorde di tutti gli uomini, uniti dalla solidarietà, per tentare di vincere la Natura ostile (Ginestra). Leopardi rifiuta il suicidio (che in precedenza aveva considerato lecito), poiché lo considera una diserzione da tale disperata battaglia (dialogo di Plotino e Porfirio).La condizione fondamentale dello spirito di Leopardi è la totale incapacità di aderire alla vita, che gli appare come uno spettacolo remoto ed alieno. Tale atteggiamento porta il poeta al “taedium vitae (la noia lo fa sentire estraneo al mondo). L’intima dialettica di Leopardi oscilla tra la necessità di appartarsi orgogliosamente da un mondo che sente estraneo, per immergersi nel proprio universo interiore, ed il bisogno di consolare ed essere consolato. ************************************************************ ********************************************************** -LEOPARDI ED IL SUICIDIO-Leopardi pur giudicando irrazionale il rassegnarsi alla vita e ragionevole il suicidio, inteso come liberazione dalla sofferenza, tuttavia ritiene che l'uccidersi sia atto inumano, poiché non tiene conto del dolore altrui e sebbene sia proprio del sapiente non piegarsi al sentimento e non lasciarsi vincere dalla pietà, tale forza d'animo deve essere usata per sopportare la triste condizione umana, usarla per rinunciare alla vita ed alla compagnia delle persone care è un abuso, non soffrire al pensiero di lasciare nel dolore le persone care è indegno del saggio. Il suicidio è un atto d’egoismo, poiché il suicida cerca solo la propria utilità, disprezzando l'intero genere umano (dialogo di Plotino e Porfirio) ed agisce come un disertore, che abbandona i compagni impegnati in una lotta impari contro la natura nemica (La ginestra). **********************************************************Il problema della legittimità del suicidio, tormenta Leopardi fin dalla crisi esistenziale del 1819, ed ancora nel 1824 (Ultimo canto di Saffo), egli sostiene la tesi della legittimità del suicidio, ma già in quello stesso anno si notano nel poeta le prime affermazioni sul dovere di subire il destino con animo forte, trovando conforto nella bellezza delle creazioni dello spirito umano. Infine nel 1827, Leopardi scrive il dialogo di Plotino e Porfirio. Nel dialogo, Leopardi ripercorre il cammino spirituale lungo il quale la propria concezione pessimistica della vita è giunta all’affermazione delle ragioni più alte dell’esistenza Porfirio è il Leopardi del 1821 – 1824, mentre Plotino è il poeta più maturo. Porfirio difende il suicidio sostenendo che, se la Natura destina gli uomini al dolore, se tutto ciò che esiste è male, l’uomo ha diritto di sottrarvisi, scegliendo la morte volontaria (1822), anche se la vita, in quel momento, non è particolarmente sventurata, poiché la vita è tedio, i mali sono vani, il dolore stesso è vano, quindi l’uomo ha il diritto di sottrarsi al male dell’esistenza. Solo la noia, poiché nasce dalla coscienza della realtà, non è vana né ingannevole. L’evoluzione spirituale di Leopardi lo conduce a posizioni più equilibrate (Plotino) e svincolate dalle situazioni contingenti, infatti, l’uomo è condannato alla sofferenza, ma una legge di natura vuole che egli viva nonostante tutto. Solamente pochi si rendono conto della realtà, tutti gli altri combattono vanamente contro la natura. Tale lotta deve affratellare gli uomini, quindi il suicidio è una diserzione inammissibile. Inoltre la vita è degna di essere vissuta non perché sia felice, ma perché sia spiritualmente elevata. L’uomo deve prendere coscienza della propria vita interiore. Nel dialogo Leopardi ripercorre il proprio cammino spirituale. ********************************************************..** ******************************************************Questo dicono le Letterature... Ma non è tutto vero: è un loro punto di vista. Invece ,amici cari, io vi chiarirò i miei punti di vista e come ho intimamente vissuto il viver quotidiano, i sentimenti d'amore, i legami d'amicizia, il mio affetto infinito per la natura e tutte le sue bellezze.E' inutile ripetervi che il mio primo interesse è lo scrivere: poesie, diari, racconti, pensieri, operette morali, lettere,trattati, traduzioni dal Greco e dal latino e via discorrendo. Una novità che però pochi sanno è il mio interesse per le Scienze Astronomiche. Ho scritto un libro intitolato "STORIA DELL'ASTRONOMIA dalla sua origine fino al MDCCCXI", nel quale affermo che a mio parere è la più nobile fra le Scienze Fisiche.**************************************************** ******"L'uomo s'innalza per mezzo di essa, come al di sopra di se medesimo e giunge a conoscere la causa dei fenomeni più straordinari. Oggi l'uomo può vantarsi di aver superato i maggiori ostacoli che la natura potesse opporre al prepotente suo ingegno ed essere quasi giunto all'apice della sapienza.Gli uomini hanno avuto sempre grande stima della Scienza degli Astri. Lucrezio, Orazio, Virgilio, Ovidio, Manilio, Lucano, Claudiano ne han parlato come una scienza poco meno che divina. OVIDIO CI ANNUNCIA CHE VUOL PRENDERE IL VOLO VERSO LE STELLE: "...Juvat ire per alta Astra, juvat Terris, et inani sede relicta Nube vehi,validique humeris insidere Atlantis." La mia conclusione è che lo stato dell'Astronomia fu in passato soggetto di accese dispute e l'esistenza degli Astronomi un problema... oggi nel 2000 può aiutare l'umanità terrestre a salvarsi e a salvaguardare il loro unico straordinario pianeta." *********************************************************** Premetto per molti miei lettori che mi hanno sempre giudicato "Un poeta", quasi come una statua inanimata, che io sono stato prima di tutto UOMO terrestre. SOLTANTO LIVIA, ha letto quasi tutti i miei numerosi scritti non per giudicarmi o criticarmi, ma, innamoratasi di me a 16 anni, solo per cercar di capire la vera intima personalità del suo Innamorato Uomo, non poeta. E più discorreva con me, più mi amava, fino addirittura a piangerne quando scorgeva certe mie sofferenze. Dicevo, molti non sanno che io sono stato sempre un buongustaio e a volte anche goloso. Da piccolo odiavo talmente tanto le minestra, che ad 11 anni le dedicai dei versi martelliani: "CONTRO LA MINESTRA"/ Apri, o canora Musa, i boschi di Elicona,/ e la tua cetra cinga d'alloro una corona./Non or d'eroi tu devi, o degli dei cantare,/ ma solo la minestra d'ingiurie caricare./ Ora tu sei, Minestra, de' versi miei l'oggetto/ e dir di abbominarti mi apporta un gran diletto./ Ah se potessi escluderti da tutti i regni interi;/si certo lo farei contento e volentieri./ O cibo invan gradito dal gener nostro umano!/ Cibo negletto e vile, degno d'umil villano..../". Ma nonostante le mie moine e poesiole, mamma Adelaide imperterrita mi rifilava (specialmente quand'ero malato) la minestrina, con la scusa che "Faceva risuscitare i morti"...diceva. Invece io ribatto "Che ammazza i vivi. Ora passo la parola alla cara Livia-chef per rivelarvi qual'erano le mie preferenze alimentari. *********************************************************** Con l'aiuto delle mie due amate alleate poetesse Saffo e Livia e con Silvia che dirige le preparazioni culinarie, organizziamo per tutti gli amici di MYSPACE, un sontuoso ricevimento proprio qui a Recanati, a Palazzo Leopardi. Tutti voi siete da questo momento sempre graditi ed amati OSPITI. Le mie fedeli 3 "Ancelle Bellissime" seguiranno un menù secondo i miei gusti alimentari. La sontuosa cena inizierà con tante prelibatezze marchigiane e bolognesi. ********************************************************** -MENU'-Zucchette e lattughe ripieni di carne con profumi di spezie; budini di zucca e di spinaci; cappelletti di magro con burro e pecorino; timballo di maccheroni; fritto misto dolce e salato (con cervella,creme, cavolfiori, borragine, carciofi, mele, pere ed altre bontà); erbe di campo strascicate in padella, panna cotta con miele di castagno marchigiano; sorbetto di limone; gelato al cioccolatte e gelato alla cannella. In vassoi d'argento gusterete i cannellini di Sulmona. Il tutto sarà innaffiato dal nostro speciale vino che i Conti di casa Leopardi producono si dal 1400. *********************************************************** SIATE TUTTI I BENVENUTI NELLE MARCHE ED IN CASA LEOPARDI.

My Interests

Vi presento il primo romanzo della mia amica Livia, pubblicato nel 1976 a sue spese, in una tipografia, al costo di un milione di lire. Cara,amata amica mia! Ha ragione di affermare di essere incompresa ed ignorata dai "crudeli Editori"solo perchè sconosciuta e senza raccomandazioni. Questo è un libro straordinario. Ecco una breve critica di "MIA CUGINA".NELLA FORNACE DEGLI UOMINI (trama)di Margherita GauthièrIl romanzo inizia con un dialogo che si svolge in un manicomio criminale fra Anna Linda, schizofrenica omicida e l’equipe degli psichiatri. Prosegue con le confessioni che la donna fa, raccontando il suo passato scabroso “ai fogli bianchi”. Nonostante le sconvolgenti esperienze vissute dalla protagonista, queste pagine risultano poeticamente liriche e riescono ad assorbire ogni scabrosità. Il linguaggio di questo libro è spesso simbolico e complesso, sì che oserei consigliarne la lettura a persone preparate letterariamente e psicologicamente. Comunque l’umanità che emana dalla tragica storia di questa donna è così intensa da poter offrire il libro alla portata di un più vasto pubblico. ********************** Margherita Gauthièr è alla sua prima pubblicazione, ma ha al suo attivo vari lavori. Ricordiamo gli altri romanzi: “La casa delle candele”, “Tìaso”,“A zonzo per l’Australia sulla coda della cometa”, “Scorribande americane ovvero A.A.A. marito americano cercasi ”. Ha inoltre scritto un romanzo in versi liberi (esattamente 6.000) “Come le lucciole”, una raccolta di poesie intitolata “Nostalgie” ed una raccolta di novelle “Racconti brevi e racconti delle chat-line” . Inoltre il suo cassetto è colmo di diari, racconti, novelle, sogni, lettere e riflessioni. Sono tutti lavori che io ritengo valide per un più vasto pubblico perché s’inquadrano ottimamente nella problematica della narrativa realistica moderna. Francesca Bressi Leopardi******************** “A che vale raccogliere i gelsomini della vita se aprendo le mani scoprirai cardi bruciati?… Così non c’è posto per l’artemisia sui dirupi, per le lucciole nelle valli, per le formiche che corrono in fila indiana, per Graziella che canta “bandiera rossa”. Così non c’è più posto per nessuno nel mondo. Tutto è fucina, fornace e armeria e nessuno ricorda più il suo incarico … riapro gli occhi sulle regole dei miei istigatori: un pascolo maledetto di polipi sui bracieri, stalle di millenni colme di speculazioni, equipaggiamenti logori di demoni arenati … “ Anna Linda

I'd like to meet:

Come le mie fedeli amiche Livia e Saffo, anch'io vorrei conoscere tutti i cittadini della Terra.TUTTI TUTT! Ringrazio Tom con questa sua geniale idea di network mondiale di MYSPACE. Però quanti mali oggi aleggiano sulle esistenze dei contemporanei! Come riuscire a sanarli ritrovando una reale pace fra tante guerre e risanando l'ecologia del Pianeta così tanto sfruttato e scarsamente rispettato? Nello Zibaldone dico: "I mali di cui soffre l'Umanità non devono essere giustificati, ma ogni volta che è possibile, SOPPRESSI e, quando non è possibile, DENUNCIATI COME TALI, senza alcun "conforto stolto"... senza alcuna giustificazione!" Negli uomini io noto ancora oggi, nonostante le straordinarie scoperte ed innumerevoli NUOVE CONOSCENZE, delle eccessive tendenze antropomorfiche e, la cosa più grave sono le sue PRETESE ANTROPOCENTRICHE. Ormai lo sappiamo bene che il Sistema Tolemaico delle stelle fisse e della terra al centro dell'Universo e stato superato! La Terra ha 5 miliardi di anni, ma l'Universo ne ha addirittura 15 di miliardi. Quindi si sa per certo che nelle galassie ci sono milioni e milioni di Pianeti simili alla nostra Terra e quindi, dove c'è acqua, ci saranno esseri umani più o meno formati chimicamente come noi. Quindi queste PRETESE ANTROPOCENTRICHE di certi uomini, soprattutto di certi governanti, devono cessare di esistere. So bene che per molto ancora non sarà possibile scoprire o incontrare UMANOIDI DI ALTRI PIANETI, ma il fatto di sapere con certezza che essi ci sono, dovrebbe farci scendere dai nostri statuari ma stupidi piedistalli e "AFFRATELLARCI" con tutti, dico tutti i popoli dei 5 continenti. E così, ricordando il famoso film di Robert Wise del 1965, dovremmo andare verso il futuro prossimo o più lontano TUTTI INSIEME APPASIONATAMENTE! QUINDI BASTA CON TUTTE LE DIVISIONI RAZZIALI, RELIGIOSE E POLITICHE! Se diciamo un "BASTA" O "STOP" tutti insieme appassionatamente, il futuro sarà diverso e certamente MIGLIORE. Ascoltate il vostro amico poeta Giacomo Leopardi. ***********************************************************


*********************************************************** QUESTA E' LA POESIA CHE HO DEDICATO ALLA MIA ETERNA AMICA ED ALLEATA. ***** -L'ULTIMO CANTO DI SAFFO- Placida notte, e verecondo raggio/ Della cadente luna; e tu che spunti/ Fra la tacita selva in su la rupe, Nunzio del giorno; oh dilettose e care Mentre ignote mi fur l'erinni e il fato, Sembianze agli occhi miei; già non arride Spettacol molle ai disperati affetti. Noi l'insueto allor gaudio ravviva Quando per l'etra liquido si volve E per li campi trepidanti il flutto Polveroso de' Noti, e quando il carro, Grave carro di Giove a noi sul capo, Tonando, il tenebroso aere divide. Noi per le balze e le profonde valli Natar giova tra' nembi, e noi la vasta Fuga de' greggi sbigottiti, o d'alto Fiume alla dubbia sponda Il suono e la vittrice ira dell'onda. Bello il tuo manto, o divo cielo, e bella Sei tu, rorida terra. Ahi di cotesta Infinita beltà parte nessuna Alla misera Saffo i numi e l'empia Sorte non fenno. A' tuoi superbi regni Vile, o natura, e grave ospite addetta, E dispregiata amante, alle vezzose Tue forme il core e le pupille invano Supplichevole intendo. A me non ride L'aprico margo, e dall'eterea porta Il mattutino albor; me non il canto De' colorati augelli, e non de' faggi Il murmure saluta: e dove all'ombra Degl'inchinati salici dispiega Candido rivo il puro seno, al mio Lubrico piè le flessuose linfe Disdegnando sottragge, E preme in fuga l'odorate spiagge. Qual fallo mai, qual sì nefando eccesso Macchiommi anzi il natale, onde sì torvo Il ciel mi fosse e di fortuna il volto? In che peccai bambina, allor che ignara Di misfatto è la vita, onde poi scemo Di giovanezza, e disfiorato, al fuso Dell'indomita Parca si volvesse Il ferrigno mio stame? Incaute voci Spande il tuo labbro: i destinati eventi Move arcano consiglio. Arcano è tutto, Fuor che il nostro dolor. Negletta prole Nascemmo al pianto, e la ragione in grembo De' celesti si posa. Oh cure, oh speme De' più verd'anni! Alle sembianze il Padre, Alle amene sembianze eterno regno Diè nelle genti; e per virili imprese, Per dotta lira o canto, Virtù non luce in disadorno ammanto. Morremo. Il velo indegno a terra sparto Rifuggirà l'ignudo animo a Dite, E il crudo fallo emenderà del cieco Dispensator de' casi. E tu cui lungo Amore indarno, e lunga fede, e vano D'implacato desio furor mi strinse, Vivi felice, se felice in terra Visse nato mortal. Me non asperse Del soave licor del doglio avaro Giove, poi che perir gl'inganni e il sogno Della mia fanciullezza. Ogni più lieto Giorno di nostra età primo s'invola. Sottentra il morbo, e la vecchiezza, e l'ombra Della gelida morte. Ecco di tante Sperate palme e dilettosi errori, Il Tartaro m'avanza; e il prode ingegno Han la tenaria Diva, E l'atra notte, e la silente riva. ***********************************************************


*********************************************************** Di fronte alla finestra del mio studio c'è la chiesa duecentesca di Santa Maria di monte Morello, molto frequentata dai fedeli, in special modo la domenica. Mi piace guardare tutta la gente che entra, esce, poi sosta nella piazzetta per salutare parenti, amici e conoscenti. E' un vero luogo d'incontro e la loro presenza rende frizzante l'atmosfera. Quanti giovani ragazze e ragazzi tentano approcci fra loro per una prima conoscenza che può nel tempo trasformarsi anche in AMORE. Questa allegra e complce Piazzetta è chiamata oggi "Sabato del villaggio" per onorare una poesia che scrissi molti anni addietro. Oggi la vorrei dedicare a TUTTI GLI AMICI DI MYSPACE.**************************************************** *******IL SABATO DEL VILLAGGIO *********************************************************** La donzelletta vien dalla campagna/ in sul calar del sole,/ col suo fascio dell'erba; e reca in mano/ un mazzolin di rose e viole,/ onde, siccome suole, ornare ella si appresta/ dimani, al dí di festa, il petto e il crine./ Siede con le vicine/ su la scala a filar la vecchierella,/ incontro là dove si perde il giorno;/ e novellando vien del suo buon tempo,/ quando ai dí della festa ella si ornava,/ ed ancor sana e snella/ solea danzar la sera intra di quei/ ch'ebbe compagni nell'età piú bella./ Già tutta l'aria imbruna,/ torna azzurro il sereno, e tornan l'ombre/ giú da' colli e da' tetti,/ al biancheggiar della recente luna./ Or la squilla dà segno/ della festa che viene;/ ed a quel suon diresti/ che il cor si riconforta./ I fanciulli gridando/ su la piazzuola in frotta,/ e qua e là saltando,/ fanno un lieto romore;/ e intanto riede alla sua parca mensa,/ fischiando, il zappatore,/ e seco pensa al dí del suo riposo./Poi quando intorno è spenta ogni altra face,/ e tutto l'altro tace,/ odi il martel picchiare, odi la sega/ del legnaiuol, che veglia/ nella chiusa bottega alla lucerna,/ e s'affretta, e s'adopra/ di fornir l'opra anzi al chiarir dell'alba./Questo di sette è il più gradito giorno,/ pien di speme e di gioia:/ diman tristezza e noia/ recheran l'ore, ed al travaglio usato/ ciascuno in suo pensier farà ritorno./Garzoncello scherzoso,/ cotesta età fiorita/ è come un giorno d'allegrezza pieno,/ giorno chiaro, sereno,/ che precorre alla festa di tua vita./ Godi, fanciullo mio; stato soave,/ stagion lieta è cotesta./ Altro dirti non vo'; ma la tua festa/ ch'anco tardi a venir non ti sia grave./

Music:

Amo principalmente la musica classica dei Grandi Musicisti come Mozart, Wagner, Beethoven, Bach, List, Grieg, Offenbach ecc. ecc. Ma quelli che mi mettono particolarmente di buon umore sono i valzer di Strauss. Insieme a Livia poi condivido la passione per le Opere immortali di Giuseppe Verdi ed ascolto "La Traviata" sempre con lo stesso interesse della prima volta. E' una musica immortale e la Triste storia della SIGNORA DELLE CAMELIE, Margherita Gauthier, mi emoziona fino alle lacrime.

Movies:

Cari amici, vi presento un altro romanzo scritto dalla mia amica livia "LA CASA DELLE CANDELE". Lei simpaticamente lo definisce il "romanzo-incompreso" perchè e da anni che tenta di farlo pubblicare gratuitamente da un buon Editore,ma purtroppo senza successo. Comunque, noi tutti amici lo apprezziamo e lo teniamo nelle nostre librerie nel formato economico della copisteria. ****************************** LA CASA DELLE CANDELE (breve critica)La vacanza in un’isola. La protagonista bizzarra e affascinante, eroina divorziata dei nostri tempi, con tanta voglia di viaggiarsi dentro per carpire le più intime motivazioni delle proprie azioni quotidiane e dei propri errori; con la paura di far emergere desideri latenti e antichi fantasmi… Insieme a lei ci si può inoltrare fra spiaggette naturiste, faraglioni, pleniluni, incontri, ricordi descritti con accorta abilità. Gli altri personaggi di questo romanzo sono filtrati attraverso un’inquieta e appassionata sensibilità femminile. Erotismo e notazioni poetiche si intrecciano con nostalgia, rabbia e amore. La poesia delle terre italiane, il naufragio sull’Isola del Giglio e poi il Capitano Miràge, un uomo bello, austero, speciale ed inoltre, piccolo complice: un canotto giallo che, con gli occhi innamorati, lei vede un veliero. Questo racconto è uno specchio di vita e ci inoltra piacevolmente nella grande “grande avventura esistenziale”, con i suoi inevitabili dolori, con le gioie, le passioni, le malinconie, i ricordi, tutto il bene ed il male del vivere terrestre.

Television:

-TRAMA- "LA CASA DELLE CANDELE" Anni ’70. Estate. La storia è ambientata in un campeggio dell’Isola del Giglio. I personaggi principali sono: Giulia Della Torre (narratrice), una trentenne insegnante di Lettere in una borgata di Roma, con l’hobby della scrittura, dei viaggi specialmente nelle isole, del giardinaggio…; separata da poco, convive con due figlie piccole, Cleide e Larissa, bimbe allegre ed entusiaste della loro mamma dinamica e polimorfa. Protagonista maschile è Valerio Tebaldi, trentacinquenne, capitano di Lungo Corso; incaricato come accompagnatore di sostegno di alcuni ragazzi caratteriali di una scuola privata di Livorno; suo grande hobby è veleggiare in mare, con qualsiasi mezzo galleggiante. Francesca, amica di “palazzo” di Giulia, con un figlioletto agitato e rumoroso di nome Valentino. Altri personaggi particolari sono Titti, antica compagna di Giulia ed Ottavio, collega di Valerio… e gli ospiti di un intero campeggio. Ultimi due personaggi cardinali sono un canotto blù e giallo di marca “Miràge” ed una tenda canadese biposto, ben piantata nel secondo pianoro del Camping “Baia del sole”. Tornando a Giulia è necessario premettere che il suo matrimonio era fallito perché non basato su solide fondamenta. Giulia e suo marito erano stati compagni di città, di Università, di goliardia e contestatori sessantottini. Lei, dopo le due bimbe, era divenuta responsabile e lavoratrice, lui invece era rimasto eterno studente, goliarda, donnaiolo e perdigiorno, e dilapidava a più non posso il patrimonio paterno. Un amore extraconiugale lo aveva coinvolto al punto tale da farlo uscire dalla loro vita. Erano addivenuti ad una separazione consensuale ma ognuno provvedeva a se stesso e naturalmente Giulia provvedeva per tre. Sua grande consolazione erano le bambine e le svariate amiche, quasi tutte single o divorziate. L’inverno della separazione per Giulia è triste, ma insieme al freddo e alla tristezza, l’imminente estate le mette una frenesia di viaggiare e conoscere posti e gente nuova. Con Francesca, una sua amica di borgata, organizza una vacanza all’Isola del Giglio ed una mattina di luglio ha l’ardire di caricare sulla sua Fiat 127 amica, tre bimbi, due tende canadesi, sacchi a pelo, tavolini, canottini, pentolame… ecc. tutto l’occorrente per una discreta vacanza di un mese. Nel tardo pomeriggio si parcheggiano nell’unico superaffollato camping dell’isola. Con mani esperte Giulia tira prima sù la sua tenda a quattro posti e poi aiuta Francesca a tirar su la sua un po’ vecchiotta e sbilenca, regalo di suo marito-tirchio. Sul pianoro sopra di loro, un bell’uomo in shorts e camicia a quadri, seduto su uno gabellino con le gambe accavallate, osserva divertito il loro rumoroso “attendaggio”. A sera si presentano e lui le spiega che da psicologo segue un gruppo di ragazzi particolari di Livorno, in vacanza nell’isola. Presenta loro anche un bell’uomo bruno, suo collega di Scuola, Ottavio. La prima sera si ritrovano tutti insieme a far baldoria sugli scogli ed a cantare al suono della chitarra strimpellata da Giulia. Il capitano racconta anche di alcuni suoi viaggi extraeuropei; ritiene che il più bel posto sia il mar dei Caraibi, con le favolose isole delle Antille. Anche Giulia parla dei suoi viaggi, pochi rispetto a quelli di Valerio, ma molto più avventurosi, specialmente il viaggio Roma-Vienna-Parigi, fatto in autostop con la sua carissima amica Titti. Parla anche di speciali camping nei campi nudisti di isole francesi e jugoslave: a 30 anni è una patita dell’abbronzatura integrale. A quel punto il capitano le fa un invito ad accettare un passaggio sul suo canotto (un biposto giallo marca Miràge). E’ da lì che prende l’avvio una serie di passeggiate pomeridiane alla ricerca di insenature, spiaggette e piccole scogliere dell’Isola del Giglio. Il capitano invece non ama il “naturismo”ma si compiace sia a guardare il corpo disinibito di Giulia che a fumare esageratamente le sue “Stop senza filtro”. Gli piace inoltre sentir raccontare dalla ragazza episodi del passato. Somma il tutto e conclude che la considera troppo avventurosa, fantasiosa, stravagante, col particolare gusto di amicizie femminili. Si sente anche in dovere di darle continui consigli di prendere la vita con più serietà e dar più peso agli “antichi valori sani e reali” come un compagno pulito, armonia dei figli ed un nucleo familiare tradizionale. Dato che Giulia gli aveva confidato di voler un giorno magari coabitare con amiche o di prendere in considerazione la proposta di matrimonio di un pilota omosessuale ecc. ecc. La loro frequentazione spesso continua anche di notte nella canadese di Valerio, a lume di candela e subito battezzata da Giulia “LA CASA DELLE CANDELE”. Lei si scopre innamorata del capitano e anche lui, anche se in modo restio, è attratto da questa strana ragazza, contorta, fantasiosa, disinibita, ma in fondo la sola responsabile della sua famiglia. Fra i numerosi racconti, Giulia gli aveva annunciato di essere in procinto di pubblicare un suo romanzo antimaschilista “Nella fornace degli uomini”, una edizione solo tipografica che le avrebbe stampato millecento copie al costo di un milione di lire. E chissà se magari un regista un giorno l’avrebbe scelto come soggetto di un film! Un’altra delle prerogative della ragazza era di sognare, inoltre inventare, progettare, programmare, sperare di tutto e di più. Il capitano pian piano si affeziona a questa strana donna e con vari consigli le suggerisce di regolamentare e ordinare la sua caotica visione dell’esistenza umana: meno fervore, meno agitazione, meno deliri letterari, meno turbolenze, specialmente per rispetto delle sue due figlie. E’ infatti la moderazione, la vera straordinaria dote di Valerio Tebaldi. Per circa un mese la loro storia si nutre di mare, di sole e d’amore, nella piccola casa delle candele. E’ negli ultimi giorni che finalmente il capitano, che s’era sempre mostrato reticente a dar notizie sulla sua vita, PARLA, racconta la sua verità. E proprio quelle parole che Giulia aveva sempre intuito e mai voluto sentir pronunciare da lui. Ha una bella moglie e due figli sani e desiderati, una bella casa e lavori soddisfacenti. PUNTO! Il crollo del muro di Berlino avrebbe fatto meno boato nel cuore di Giulia. Col cuore massacrato ed in tumulto, aveva comunicato a Francesca la sua decisione di abbandonare subito l’isola del Giglio. Le due ragazze così in poche ore avevano smantellato le due tende e caricato tutto in macchina. Il commiato da Miràge era stato tristissimo. Imbarcata sul traghetto, Giulia se ne stava con la testa poggiata sul braccio, su un tavolino del ponte: sonnecchiava, rifletteva e cercava di pensare alla sua reale vita romana insieme alle bimbe, che frattanto gustavano al bar un gelato con Francesca. Improvvisamente a Giulia era comparso uno strano sogno: il capitano accanto, a lei, le accarezzava i capelli e sussurrava un paio di volte il suo nome. Allibita dalla veridicità del sogno, la ragazza aveva spalancato gli occhi e sollevato il capo. Valerio Tebaldi realmente era accanto a lei. Le aveva comunicato in breve che erano sorti dei problemi di lavoro e così andava al camping di un’altra città per controllare un altro gruppo di ragazzi. Giulia era triste ed aveva fatto qualche breve commento, poi (anche se avrebbe voluto mordersi la lingua piuttosto che dirlo!) aveva chiesto se il capitano dopo avrebbe raggiunto sua moglie… Con una faccia di bronzo, ma sempre bellissima come quella di Helmut Bergher, aveva risposto “Quale moglie? Non esiste una moglie…” “Interessante! Aveva commentato Giulia. Ma questa è un’altra storia, non quella dell’Isola del Giglio!” E così solo sul traghetto che portava ad Orbetello, la ragazza aveva potuto ascoltare una ormai insperata storia: Miràge era single e s’era in fondo innamorato di lei, della sua originalità, della sua stravaganza e della sua intelligenza, oltre al feeling nato sull’isola… Fra una diecina di giorni sarebbe venuto a Roma per farle una visita e per continuare i loro lunghi discorsi ed il loro amichevole sodalizio. Questa volta si erano salutati con un forte abbraccio ed una “terra promessa”… Giulia, ancora frastornata dal finale della sua stessa storia, al volante della sua utilitaria, sull’autostrada per Roma, ancora stordita da quella straordinaria vacanza, rivolgendosi alla cara Francesca aveva chiesto perplessa: “ Ma quella storia d'amore all'Isola del Giglio,era verità o era tutta fantasia?” Chissà.....

Books:

Queste poesie appartengono a varie raccolte intitolate "Poesie antiche" , "Poesie d'oggi", "La luna sulla collina" , "Gli squarci", "Nostalgie"; alcune sono soltanto frammenti del romanzo in versi "Come le lucciole". Ricopio in questo volumetto tutti quei versi che ancora suscitano tanta nostalgia al mio cuore stanco, tutte le altre poesie le affido al crudele vento dell'oblio... quel vento insensibile e rapace... che non ha mai saputo leggere la melodia dei cuori troppo sensibili e romantici… gli ultimi romantici terrestri.Antica riflessione notturna: "Affinchè l'avvenimento più comune divenga un'avventura, è necessario e sufficiente che ci si metta a "raccontarlo graficamente". E' questo che trae in inganno la gente... Un uomo è sempre un narratore di storie, vive circondato dalle sue storie e dalle storie altrui, tutto quello che gli capita lo vede attraverso queste e cerca di vivere la sua vita come se la raccontasse. Ma bisogna scegliere: o vivere o raccontare." Però solo oggi che è troppo tardi io so che ho sbagliato molte cose: ho scritto troppo e vissuto poco... come i miei adorati amici ed eterni alleati Saffo e Giacomo Leopardi...

My Blog

ESISTE LA FELICITA’?

Sulla Terra c'è una persona veramente felice? No, c'è soltanto chi sta meglio e chi sta peggio....
Posted by giacomo leopardi&silvia on Sun, 23 Dec 2007 09:15:00 PST

Il mondo è pieno di errori e prima cura delluomo deve essere.......

Il mondo è pieno di errori e prima cura dell'uomo deve essere quella di conoscere "Il Vero" ...nelle mie "Operette Morali" lotto per giungere  ad una VERITA', per evitare che l'errore si trasform...
Posted by giacomo leopardi&silvia on Wed, 31 Oct 2007 09:27:00 PST