Massimo Bonanno nasce a Palermo da madre casalinga e padre parrucchiere nel finire del giorno 3 febbraio 1981. Terzo e ultimo figlio viene cresciuto da una forte e travolgente donna d’altri tempi che lui chiamerà “mamma†fino alla sua morte, la signora Rosa, mamma di sua madre. Esile e timido cresce nella casetta della nonna nel pieno centro del paese dove ha vissuto fin’ora, Misilmeri. Sin da piccolo viene segnato da episodi tragicomici: il taglio delle vene a soli 10 anni,del quale ancora porta il segno ai polsi, l’episodio fu causato da un raptus nei confronti della sorella che lo porta a dare un pugno nel vetro della porta della sua cameretta; il lungo sonno di 24 ore, dopo aver invogliato le pillole della nonna scambiate per caramelle; le unghia della mano sinistra fracassate prima da un amico d’infanzia cadutogli sopra, poi dalla sorella che, sbattendogli la porta contro riaprì la ferita non ancora del tutto sanata… In ognuna di queste disavventure l’intervento della nonna Rosa, unica donna sempre presente in casa, diventa la grande salvezza del piccolo grande genio Massimo Bonanno. La sua inconsapevole genialità viene fuori sin dall’infanzia, durante la quale Massimo trascorre il suo tempo libero aggiustando gli asciugacapelli del papà , costruendo giocattoli che non poteva avere e viaggiando in labirinti mentali fantastici che lo portano a disegnare precocemente scene piuttosto dettagliate e ricercate. Svogliato a scuola diventa un vero e proprio leader alle medie grazie alla sua grande capacità di organizzare feste e festini per ogni occasione reale o inventata. La grande rivincita nei confronti del sistema scolastico avviene con l’inizio dell’avventura all’istituto d’arte di Bagheria. Lì Massimo, grazie alle lotte del padre per poter essere ammesso dopo che si erano chiuse le iscrizioni, dà il meglio di sé, sfoggiando notevoli voti in tutte le materie e durante tutti e cinque gli anni. Massimo pittore però nasce nel 2001. Ormai prossimo alla maturità Massimo incontra Salvo Benanti mentre da Bagheria s’incammina per tornare a Misilmeri con il mezzo più antico, le suole della scarpe. Incontra Salvo per caso entrando nel suo studio d’arte di Bagheria, gli mostra i suoi disegni e comincia ad attingere da lui tecniche, consigli, suggerimenti. La tecnica dell’autoapprendimento è quella che segue tutte le sue esperienze, artistiche e lavorative. Spinto da un’incontenibile curiosità dettata da una grande vena artistica, per troppo tempo riposta in qualche angolo del suo spirito, comincia a rubare tecniche, fare tentativi, divorare libri. Il suo primo e, oserei dire unico, grande amore che poi lo mette in sintonia con Benanti, è Caravaggio. Massimo è affascinato dalla luce, dal suo modo di creare le forme attraverso la sua complice più misteriosa, l’ombra. Dopo la lunga e divertente estate che segue la maturità Massimo comincia a fare le sue prime esperienze da scenografo, dimostrando una grandissima manualità e un enorme ingegno che, nell’estate del 2002 lo portano in un importante villaggio turistico d’Ibiza. Unico scenografo del villaggio, lavora all’insegna del grande spirito libero che lo contraddistingue. Non accetta di conformarsi ai ritmi del villaggio e lavora per lo più la notte, dormendo fino a tarda mattinata. Ibiza e l’esperienza militare fanno di Massimo il ragazzo un uomo. Impara a vincere la timidezza e a prendere di petto la vita. Dopo un anno a servire caffè al circolo degli ufficiali in una caserma di Civitavecchia Massimo sperimenta il restauro. A dire il vero la prima esperienza di restauro fu nel 2001, dopo la maturità , in un cantiere a Licata. Nel 2002 invece s’iscrive ad un corso regionale di restauro pittorico. Il fascino per l’antico e la magia del medico delle cose vecchie lo porta a formarsi come restauratore anche di mobili. La sua principale passione però rimane la pittura. A chi gli chiede che lavoro fai lui risponde: â€faccio il pittore e nel tempo libero mi occupo di restauroâ€. Ci sarebbe però da aggiungere che nel tempo libero Massimo fa anche murales, aerografie e costruisce oggetti d’arredo. Massimo rimane comunque un pittore tormentato da continue crisi d’identità e dal rifiuto per la claustrofobica terra in cui vive, tanto bella quanto artisticamente morta. Innumerevoli sono i suoi viaggi a Milano alla ricerca di un “segno personaleâ€. Ed è proprio lì che nel 2006 il nostro pittore sente che qualcosa è cambiato. Sente che è ora di deporre definitivamente il vecchio gesto per approdare ad un nuovo linguaggio del tutto personale. La svolta avviene grazie alla mostra di Keith Haring alla biennale di Milano. Uscendo da lì nulla è più lo stesso e persino la bianca neve di quel gelido inverno milanese si fa argentea. Comincia un nuovo percorso segnato anche dall’incontro con un grande artista misilmerese, Giusto Sucato, col quale stringe una fantastica e stimolante amicizia nonostante l’enorme differenza d’età . Abbandona allora i vecchi con le loro splendide, loquaci e misteriose rughe, abbandona i volti per approdare al corpo, alla fisicità , al primitivismo, all’erotismo, alla vita.
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