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Fabio

"IM ABENDROT" "Al Tramonto"

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"IM ABENDROT" "Al Tramonto"
Attraverso la gioia e il dolore
siamo andati, mano nella mano
ora riposeremo del cammino
su questa terra silenziosa.
Il pendio della valle si addolcisce
intorno, e l'aria si fa scura
solo due allodole si alzano,
sognando la notte, tra i profumi.
Vieni vicino, e lasciale frullare;
presto sarà tempo di dormire;
altrimenti noi ci perderemmo
in questa distesa solitaria.
O pace vasta e silenziosa,
pace profonda del tramonto.
Siamo così stanchi del cammino -
è così, forse, che si muore?
Ultimo lied di Richard Strauss.
Neve cadeva su ogni punto dell'oscura pianura centrale, sulle colline senz'alberi; cadeva lieve sulle paludi di Allen e piu' a occidente cadeva lieve sulle fosche onde rabbiose dello Shannon.
E anche là, su ogni angolo del cimitero deserto in cima alla collina, s'ammucchiava alta sulle croci contorte, sulle tombe, sulle punte del cancello e sui roveti spogli. E l'anima gli svanì lenta mentre udiva la neve cadere stancamente su tutto l'universo, stancamente cadere come scendesse la loro ultima ora, su tutti i vivi e i morti.
James Joyce "The Dead"
You, wind of March
Sei la vita e la morte.
Sei venuta di marzo
sulla terra nuda ?
il tuo brivido dura.
Sangue di primavera
? anemone o nube ?
il tuo passo leggero
ha violato la terra.
Ricomincia il dolore.
Il tuo passo leggero
ha riaperto il dolore.
Era fredda la terra
sotto povero cielo,
era immobile e chiusa
in un torpido sogno,
come chi piú non soffre.
Anche il gelo era dolce
dentro il cuore profondo.
Tra la vita e la morte
la speranza taceva.
Ora ha una voce e un sangue
ogni cosa che vive.
Ora la terra e il cielo sono
un brivido forte,
la speranza li torce,
li sconvolge il mattino,
li sommerge il tuo passo,
il tuo fiato d'aurora.
Sangue di primavera,
tutta la terra trema
di un antico tremore.
Hai riaperto il dolore.
Sei la vita e la morte.
Sopra la terra nuda
sei passata leggera
come rondine o nube,
il torrente del cuore
si è ridestato e irrompe
e si specchia nel cielo
e rispecchia le cose ?
e le cose, nel cielo e nel cuore
soffrono e si contorcono
nell'attesa di te.
È il mattino, è l'aurora,
sangue di primavera,
tu hai violato la terra.
La speranza si torce,
e ti attende ti chiama.
Sei la vita e la morte.
Il tuo passo è leggero.
Cesare Pavese
25 marzo '50
"(...) Hai gettato uno sguardo verso il mio piede ebbro di danza, uno sguardo dondolante ridente interrogante dissolvente: due volte soltanto hai mosso le tue nacchere con le tue piccole mani; e già il mio piede oscillava d'ebbrezza danzante.
I miei talloni s'impennavano, e le dita dei miei piedi si tendevano per intenderti: perché il danzatore ha il suo orecchio nelle dita dei suoi piedi.
Sono balzato verso di te: allora tu ti sei ritratta davanti al mio salto; e contro di me ha lingueggiato la lingua della tua chioma volante!
Ed io sono balzato lontano da te e dalle tue serpi: e tu ti sei immobilizzata davanti a me, rivolta a mezzo verso di me con l'occhio pieno di desiderio.
Con sguardo ambiguo, tu mi insegni vie ambigue; e per vie ambigue impara il mio piede le astuzie!
Io temo la tua vicinanza, amo la tua lontananza; la tua fuga mi attrae, il tuo cercarmi mi blocca: lo soffro, ma che cosa non soffrirei volentieri per te!
Il cui gelo infiamma, il cui odio avvince, la cui fuga lega, la cui irrisione commuove.
Chi non ti odierebbe, o grande legatrice, allettatrice, tentatrice, cercatrice, ritrovatrice! Chi non ti amerebbe, o peccatrice innocente, impaziente, sfuggente, dagli occhi di fanciullo! (...)"
F. Nietzsche, "La seconda canzone della danza" in Così parlò Zarathustra
Blasted with sighs, and surrounded with tears,
Hither I come to seek the spring,
And at mine eyes, and at mine ears,
Receive such balms, as else cure everything;
But O, self-traitor, I do bring
The spider love, which transubstantiates all,
And can covert Manna to gall,
And that this place may thoroughly be thought
Tre Paradise, I have the serpent brought.
But truly keeps his first, last, everlasting day.
Bruciato dai sospiri, circonfuso di lacrime,
qui vengo in cerca della primavera.
E ai miei occhi e agli orecchi
si versa balsamo da curare ogni cosa
Ma, di me stesso traditore, io porto
il ragno amore che tutto transustanzia
e tramutare può la manna in fiele,
e affinché questo luogo giustamente,
sia detto paradiso, vi ho portato il serpente.
JOHN DONNE

My Interests



Orfeo son io che d' Euridice
i passi segue per queste
tenebrose arene,
ove già mai
per uom mortal non vassi.
O de le luci mie luci serene
s'un vostro sguardo
può tornarmi in vita,
Ahi, chi nega il conforto
à le mie pene ?
Sol tu, nobile Dio
puoi darmi aita,
nè temer dei,
ché sopra un' aurea Cetra
Sol di corde
soavi armo le dita
contra cui rigida alma
invan s' impetra.

Orfeo (Monteverdi)

La musica che ascolto e’ stata composta da:
(in ordine alfabetico)

Adam De La Halle
Alban Berg
Alessandro Scarlatti
Alexandre Guilmant
Andrea e Giovanni Gabrieli
Anton Bruckner
Anton Webern
Antonio De Cabezòn
Arnold Schoemberg
Baldassarre Galuppi
Bartolomeo Tromboncino
Béla Bartòk
Camille Saint-Saens
Carl Philipp Emanuel Bach
Carlo Gesualdo
César Franck
Charles-Marie Widor
Claude Debussy
Claudio Monteverdi
Clément Janequin
Dario Castello
Dietrich Buxtehude
Dimitri Shostakovich
Domenico Cimarosa
Domenico Scarlatti
Domenico Zipoli
Erik Satie
Felix Mendelsshon
Fracis Poulenc
Francesco Cavalli
Francesco Landini
Franchinus Gaffurius
François Couperin
Franz Schubert
Frauenlob
G.B.Pergolesi
G.F.Haendel
G.P.Telemann
Gabriel Fauré
Gerolamo Frescobaldi
Ghirardellus De Florentia
Giacomo Carissimi
Gioacchino Rossini
Giorgio Mainerio
Giovanni Girolamo Kapsberger
Guillaume De Machaut
Guillaume Dufay
Guiraut De Borneil
Gustav Mahler
Henry Purcell
Hildegard Von Bingen
Hugo Wolf
Igor Stravinsky
J.B. Lully
J.F. Rameau
Jacob Obrecht
Jacopo Da Bologna
Jan Pieterszoon Sweelinck
Jhon Dowland
Johann Pachelbel
Johann Sebastian Bach
Johannes Brahms
Johannes Ciconia
Johannes Ockeghem
Johannes Tinctoris
John Stanley
Josquin Desprez
Krzysztof Penderecki
Luca Marenzio
Ludwig Senfl
Ludwig Van Beethoven
M.A. Charpentier
Magister Leoninus
Marcabru
Marchetto Cara
Marin Marais
Maurice Ravel
Max Reger
Michael Praetorius
Muzio Clementi
Neidhart Von Reuental
Nikolaus Bruhns
Orlando Di Lasso
Paul Hindemith
Peire Vidal
Perotino
Philippe De Vitry
Pierluigi Da Palestrina
Raimon De Miraval
Richard Strauss
Richard Wagner
Robert De Visée
Robert Schumann
Sainte Colombe
Sergei Prokofiev
Sigismondo D’India
Sr. De Machy
Theodor Adorno
Thomas Morley
Thomas Tallis
Tielman Susato
Walther Von Der Vogelweide
Wilhelm Friedmann Bach
William Byrd
Wizlaw
Wolfgang Amadeus Mozart
e altri.

Buona Notte
(Gute Nacht)
Come un estraneo sono comparso,
come un estraneo me ne vado.
Maggio mi è stato benevolo,
con qualche mazzo fiorito.
La fanciulla parlava d’amore,
la madre addirittura di matrimonio;
ed ora il mondo è tanto triste,
La strada è sepolta nella neve.

Per questo viaggio non m’è dato
Di scegliere il tempo,
da me devo trovare la via
in quest’oscurità.
Mi accompagna l’ombra della luna,
e sulla bianca terra
cerco la traccia di bestie selvagge.

Che cosa mi trattiene,
da quando mi hanno cacciato?
Guaite, cani randagi,
davanti alla casa del padrone!
L’amore ama girovagare-
Così l’ha fatto Dio-
Dall’uno all’altro.
Amore mio, buona notte!

Non ti turberò nel sonno,
voglio la tua pace;
camminerò in punta di piedi,
pian piano chiuderò la porta!
Passando ti scriverò
sull’uscio: buona notte.
Cosi’avrai la prova che io t’ho pensato.

F.Schubert - W.Muller ( da Winterreise)

COMMIATO: A VIETARLE IL PIANTO

Come quietamente i saggi spirano
e sussurrano all'anima di esalare,
mentre qualche amico mesto dice:
si spegne ora il respiro, e altri: non ancora,

così sciogliamoci, senza rumore.
Non flutti di lacrime. Non tempeste di sospiri.
Sarebbe profanare le nostre gioie
svelare ai secolari il nostro amore.

Il moto della terra porta mali, paure,
l'uomo pondera l'evento e il suo significare;
ma il trepidare delle sfere è innocente,
anche se tanto più vasto.

L'amore degli ottusi amanti sublunari
(la cui anima è il senso)
non intende l'assenza che rimuove
le cose che gli furono elemento,

ma noi, per un amore così raffinato,
da non saper noi stessi cosa sia,
nella mutua certezza della mente
meno temiamo perdere pupille, labbra , mani.

Le nostre due anime dunque che sono una,
sebbene io debba andare, non patiscono
frattura, ma espansione, come oro
battuto fino alla più eterea lama

Se anche sono due esse lo sono
come i rigidi gemelli del compasso sono due;
la tua anima, il piede fisso, non dà segno
di moto, ma si muove al moto altrui.

Sebbene fisso al proprio centro stia
quando l'altro se ne va lontano
a seguirlo si inclina e l'asseconda
e torna dritto al suo tornare al centro.

Così tu sei per me che devo
come l’altro piede obliquamente correre.
La tua fermezza rende perfetto il cerchio
e dove incominciai, là mi fa finire.

JOHN DONNE

Or che ’l ciel e la terra e ’l vento tace
e le fere e gli augelli il sonno affrena,
Notte il carro stellato in giro mena,
e nel suo letto il mar senz’onda giace,
vegghio, penso, ardo, piango; e chi mi sface
sempre m’è inanzi per mia dolce pena:
guerra è ’l mio stato, d’ira e di duol piena;
e sol di lei pensando ho qualche pace,
Cosí sol d’una chiara fonte viva
move ’l dolce e l’amaro, ond’io mi pasco;
una man sola mi risana e punge.
E perchè ’l mio martìr non giunga a riva
mille volte il dí moro e mille nasco;
tanto da la salute mia son lunge.
Francesco Petrarca

Credo in un Dio crudel che m'ha creato
simile a sè e che nell'ira io nomo.
Dalla viltà d'un germe o d'un atòmo
vile son nato.
Son scellerato
perchè son uomo;
e sento il fango originario in me.
Si! questa è la mia fè!
Credo con fermo cuor, siccome crede
la vedovella al tempio,
che il mal ch'io penso e che da me procede,
per il mio destino adempio.
Credo che il giusto è un istrion beffardo,
e nel viso e nel cuor,
che tutto è in lui bugiardo:
lagrima, bacio, sguardo,
sacrificio ed onor.
E credo l'uom gioco d'iniqua sorte
dal germe della culla
al verme dell'avel.
Vien dopo tanta irrision la Morte.
E poi? E poi? La Morte è' il Nulla.
È vecchia fola il Ciel.

Aria di Jago dall'Otello di Verdi

Se oggi non tocchero' il tuo corpo si spezzera' il filo della mia anima come una corda d'arco troppo tesa. Siano cari segni i colori del lutto a me che soffro da quando ti appartengo. Decidi tu se merito questo tormento da' refrigerio a me che arso di febbre barcollando mi appoggio sulla tua porta.Quando nel sacro riposo su tappeti profondi ci stringiamo fra le nostre mani le tempie e riverenza mitiga le nostre membra in fiamme: tu non pensare alle ombre deformi che alla parete su e giu' si cullano non alle sentinelle che ci possono a un tratto separare ne che fuor di citta' la sabbia bianca e' pronta a sorbire il nostro caldo sangue.
Arnold Schomberg (quattro lied)

“Ogni istante dei nostri incontri lo festeggiavamo come un’epifania, soli a questo mondo. Tu eri piu' ardita e lieve di un’ala di uccello, scendevi come una vertigine saltando gli scalini, e mi conducevi oltre l’umido lilla' nei tuoi possedimenti al di la'dello specchio. Quando giunse la notte mi fu fatta la grazia, le porte dell’iconostasi furono aperte, e nell’oscurita' in cui luceva e lenta si chinava la nudita' nel destarmi: “Tu sia benedetta”, dissi, conscio di quanto irriverente fosse la mia benedizione: tu dormivi, e il lilla' si tendeva dal tavolo a sfiorarti con l’azzurro della galassia le palpebre, e sfiorate dall’azzurro le palpebre stavano quiete, e la mano era calda. Nel cristallo pulsavano i fiumi, fumigavano i monti, rilucevano i mari, mentre assopita sul trono tenevi in mano la sfera di cristallo, e – Dio mio! – tu eri mia. Ti destasti e cangiasti il vocabolario quotidiano degli umani, e i discorsi s’empirono veramente di senso, e la parola tu sveló il proprio nuovo significato: zar. Alla luce tutto si trasfiguro'perfino gli oggetti piu' semplici – il catino, la brocca – quando, come a guardia, stava tra noi l’acqua ghiacciata, a strati. Fummo condotti chissa' dove. Si aprivano al nostro sguardo, come miraggi, citta' sorte per incantesimo, la menta si stendeva da sotto i piedi, e gli uccelli c’erano compagni di strada, e i pesci risalivano il fiume, e il cielo si schiudeva al nostro sguardo… Quando il destino ci seguiva passo a passo, come un pazzo con il rasoio in mano.”
Tarkovskij

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Una Carogna

Ricorda, anima mia, ciò che vedemmo
Quel bel mattino estivo così dolce:
Alla svolta d'un sentiero un'infame
Carogna stesa su un letto cosparso
Di ciottoli, le gambe all'aria, come
Una lubrica femmina in ardore
Trasudante veleni, spalancava
In posa cinica e indolente il ventre
Saturo di miasmi. Risplendeva
Su quel marciume il sole, come a cuocerlo
Di tutto punto e per restituire
Centuplicato alla grande Natura
Quando ella aveva congiunto. Ed il cielo
Guardava sbocciare come un fiore
La superba carcassa. Tale il puzzo,
Che crederesti di svenire sull'erba.
Ronzavano le mosche su quel ventre
Putrido, a cui uscivano dei neri
Battaglioni di larve che colavano
Già per vivi brandelli come un denso
Liquido: tutto scendeva, saliva
Come onda, o si slanciava sfrigolando;
il corpo, gonfio d'un vago respiro,
Sembrava vivere moltiplicandosi.
Quel mondo dava una musica strana,
Come l'acqua corrente e il vento, o il grano
Che un vagliatore con ritmico moto
Agita e fa turbinare nel vaglio.
Si cancellavano le forme ed erano
Ormai soltanto un sogno, un abbozzo
Che tarda a definirsi sulla tela
Dimenticata, e che l'artista compie
Solo a memoria. Da dietro le rocce
Una cagna irrequieta ci guardava
Con occhio ostile, spiando il momento
In cui poter riprendere allo scheletro
Il boccone che aveva abbandonato.

E tuttavia proprio a questa sozzura
Tu sarai simile, a quest'infezione
Orribile, tu stella dei miei occhi,
Tu che sei il sole della mia natura,
Passione e angelo della mia vita!
Tale sarai, o regina delle grazie,
Dopo gli ultimi sacramenti, quando
Sotto l'erba e le grasse fioriture
Andrai ad ammuffire tra gli ossami.
Allora, ai vermi che ti mangeranno
Di baci, tu racconta, mia bellezza,
Che ho conservato la forma e l'essenza
Divina dei miei amori decomposti!

Da " I FIORI DEL MALE "

I.
cascando
I.
perché no semplicemente la deprecata
occasione della
effusione verbale?

non è meglio abortire che essere sterili?
le ore dopo la tua partenza sono così plumbee
cominciano sempre troppo presto a trascinare
i rampini a artigliare ciecamente il letto della mancanza
svellendo le ossa i vecchi amori
orbite già riempite di occhi come i tuoi
tutto sempre è meglio troppo presto che mai
il nero bisogno spruzzato sulle loro facce
di nuovo dicendo nove giorni mai fecero galleggiare
l'amato
né nove mesi
né nove vite

2.

di nuovo dicendo
se non mi insegni non imparerò
di nuovo dicendo anche per le ultime
volte c'è un'ultima volta
ultime volte di mendicare
ultime volte di amare
di sapere di non sapere di fingere
un'ultima anche per le ultime volte di dire
se non mi ami non sarò amato
se non ti amo non amerò
il battiburro di parole stantie di nuovo nel cuore
amore amore amore tonfo del vecchio pistone
che pesta l'inalterabile
siero di parole

di nuovo atterrito
di non amare
di amare e non te
di essere amato e non da te
di sapere di non sapere di fingere
fingere

io e tutti gli altri che ti ameranno
se ti amano

3.

a meno che ti amino

Bramo una tua lettera.Sono solo come nella tomba; quando mi risvegliera’ la tua mano? I miei amici mi abbandonano, ci gridiamo l’un l’altro nelle orecchie, come sordi; vorrei che fossimo muti, cosi’ potremmo soltanto guardarci; negli ultimi tempi non riesco quasi a guardare fisso qualcuno senza che mi vengano le lacrime. Dicono che sono pazzo, perche’ ho detto che fra sei settimane risorgero’ ma prima ascendero’ al cielo: in diligenza. Addio anima mia e non mi abbandonare. Il cruccio mi contende a te, io gli riposo in grembo tutto il giorno; povero cuore, credo che tu mi renda la pariglia
Georg Buchner
febbraio 1834 lettera alla fidanzata.

Movies:


Song To The Siren

Long afloat on shipless oceans
I did all my best to smile
'Til your singing eyes and fingers
Drew me loving to your isle
And you sang
Sail to me
Sail to me
Let me enfold you
Here I am
Here I am
Waiting to hold you

Did I dream you dreamed about me?
Were you hare when I was fox?
Now my foolish boat is leaning
Broken lovelorn on your rocks,
For you sing, 'Touch me not, touch me not, come back
tomorrow:
O my heart, O my heart shies from the sorrow'

I am puzzled as the newborn child
I am troubled at the tide:
Should I stand amid the breakers?
Should I lie with Death my bride?
Hear me sing, 'Swim to me, Swim to me, Let me enfold you:
Here I am, Here I am, Waiting to hold you'

Tim Buckley

Television:


NUOVI FREMORI
Tra le risacche composte e libere
dei cespugli assopiti e i tagli comodi
delle canne turgide, vedo le stelle di vita
che vagano a stento tra la vegetazione
cupa e dialogante.
Le carni rosee che coronano il silenzio
rotto da sincopati movimenti, sento l’aria
che bagna la mia arida nuca.
E tra le brezze tiepide che portano echi lontani
di situazioni altrui, ricordo le arcigne arpie
dei miei incubi vischiosi e reali.
Chi ha camminato troppo per sentieri tortuosi?
Chi ha placato timido le fitte mortali di bellicose voglie La mia mente egemone di dualismi meticolosi
e preda di volubilita’ sempre nuove a fiorire.
Non si sapra’, non si riapriranno le ferite dei pensieri.
E con la tua epidermide umida
che fa da specchio al mio viso disteso,
perdo le forze noncurante della vita che poi rinneghero’
con tutta l’anima, come sempre.
MAGGIO 1979

Books:

“Dover trascorrere l’esistenza, o addirittura meditare in un ambiente odioso significa inquietudine, significa un continuo scontro con ciò che è ripugnante, scontro con la natura,con l’ingiustizia, con il caos, per quanto riguarda la natura : con la sua patologia di morte, per quanto riguarda gli uomini: con il loro dilettantismo esistenziale. Ci si sveglia e ci si ritrova in mezzo alla volgarità e alla perfidia e all’ottusità e alla debolezza di carattere e si comincia a pensare e non si pensa se non in termini di patologia di morte e di dilettantismo esistenziale. Si ascolta e si vede e si pensa e si dimentica quello che si ascolta , si vede e si pensa, e si invecchia, ognuno nella propria connaturata maniera,in mezzo alla solitudine, l’inettitudine, la sfrontatezza. Dire che la vita è un dialogo è una menzogna come dire che la vita è realtà. Anche se non è un prodotto della fantasia , in fondo non è altro che una calamità in quanto è un’ infamia, un periodo di orrore il quale, lungo o breve che sia, produce solo fastidi e malinconia…solo cause ed effetti di morte … Abbiamo a che fare in questo caso con un’enorme intolleranza della creazione che ci deprime e amareggia sempre più e alla fine ci uccide . Crediamo di aver vissuto e in realtà siamo morti a poco a poco . Crediamo che tutto sia stato un insegnamento e invece non è stata che una baggianata. Noi osserviamo e riflettiamo e non possiamo non vedere come tutto quello che osserviamo e su cui riflettiamo, sfugge, come il mondo che ci siamo proposti di dominare o per lo meno di trasformare, ci sfugge, come ci sfuggono il passato e il futuro, come noi sfuggiamo a noi stessi e come con l’andar del tempo tutto ci diventa impossibile. Noi tutti passiamo l’esistenza in un’ atmosfera di catastrofe. La nostra indole tende all’anarchia . Tutto dentro di noi desta continuamente sospetto. Dove c’è la stupidità, dove essa non c’è , dappertutto la vita è intollerabile. Il mondo da qualsiasi punto lo consideriamo, è fatto in fin dei conti di cose intollerabili. Sempre più intollerabile ci diventa il mondo. Se sopportiamo l’intollerabile è per l’attitudine di ciascuno di noi a tormentarsi e a soffrire per tutta la vita , sono un paio di elementi ironici dentro di noi, un idiotismo irrazionale , tutto il resto è calunnia “
T. Bernhard da “Ungenach”