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Paola

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About Me

MI TROVATE PIU' FACILMENTE SU FACEBOOK E’ più facile spiegare agli altri che capire in prima persona.Comunista, pugliese di adozione romana, lavora in Rai e si divide tra televisione (ideazioni di programmi), radio e poesia (versi osceni per case editrici dabbene). Ha una laurea con lode in semiotica e ha inventato una disciplina "La Cinemologia" che fa del cinema la forma primordiale di comprensione della realtà. Emotivamente instabile è affetta da DCC: disturbi del comportamento culturale. In altri termini da più di venti anni fagocita senza freni chili di letteratura e litri di cinema al giorno, innaffiati sempre da buona musica docg. (Manco fosse un pac-man dell’audiovisione) Ha cominciato a scrivere in ospedale per un’appendicite perforante, ma l’unica cosa che le hanno perforato è il cuore. La falla è grossa, così è spesso vittima di fughe improvvise di felicità e non c’è toppa che tenga. Da piccina ha commesso tutti gli errori che si possono fare e diabolicamente persevera nel ripeterli. Che certi errori sono troppi mostruosi per averne rimorso. Non sopporta i paurosi, non ha il comodino, ma in compenso Bukowski sotto il cuscino e Nietzsche e Pavese in frigo. Attualmente sta preparando un romanzo breve (?), ma sogna di partire per la Palestina sulle orme di Arafat. Dice di sé che sottovaluta sempre le conseguenze dell’amore.Ps. Ha provato ad autointervistarsi, ma c’erano troppe domande cui rifiutava di rispondere.

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AL JACK DI CUORI Volevo i vetri piantati nel petto. Volevo i chiodi gli sputi i tuoi calci per rintoccare come campana che suona a morte a mezzogiorno in punto.Volevo i vetri piantati nel petto. Volevo un bimbo rosa rosolio di maschio e puttana di uova a due rossi. ----------------------------------------------------------- LA MORTE DEL MIO IMENE Maestri, madri, preti tutti schierati sul confine del mio cervello.Saudade. Esplosione di uccelli.Oh, non ho concluso niente col tempo. Quando là fuori il mondo attende resto alla finestra come a dire:“Mi ami?” -Sono forte- “Solo stanotte”.(Provare ad entrare nei miei pantaloncini graziosamente scivolarci dentro)“Il paradiso cattolico… è durato un attimo” -Poi?- “Non si può dire”.“Devo andarmene dal tuo letto triste come una scuola a notte”. -Per quel che mi riguarda il capitolo è chiuso- “M tu avevi promesso…”“Mio padre è morto in mare. Mia madre tesse in manicomio.”Tempo, scuoti quelle gambe grasse E fammi vedere:“Fu la più gran notte della mia vita. (perché continua a spingermi?) C’avrei lasciato le penne nella burrasca. Il rapido galoppo dei miei polmoni. Sangue in ritmici flussi di stelle. Unghie di calce.Ventre lavagna. Carne all’idrogeno. La notte che mi fece”. (perché continua a spingermi?)Pausa.Ora, amici, cantate tutti in coro per la morte del mio IMENE. Piegato. Contratto e fresco, tuttavia. Splendidamente steso ai vostri piedi.Festeggiate tutti per la morte del mio IMENE.Esso santifica. Premia. Beve la risciacquatura di follia.Ballate tutti nella nerezza del mio IMENE.Morto. Teso. Vivo in croce.Benedetti sette volte a profondità di candele dal mio IMENE fluente.La caduta. Fine di un sogno. Inchino. Amen.

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