AL JACK DI CUORI Volevo i vetri piantati nel petto. Volevo i chiodi gli sputi i tuoi calci per rintoccare come campana che suona a morte a mezzogiorno in punto.Volevo i vetri piantati nel petto. Volevo un bimbo rosa rosolio di maschio e puttana di uova a due rossi. ----------------------------------------------------------- LA MORTE DEL MIO IMENE Maestri, madri, preti tutti schierati sul confine del mio cervello.Saudade. Esplosione di uccelli.Oh, non ho concluso niente col tempo. Quando là fuori il mondo attende resto alla finestra come a dire:“Mi ami?†-Sono forte- “Solo stanotteâ€.(Provare ad entrare nei miei pantaloncini graziosamente scivolarci dentro)“Il paradiso cattolico… è durato un attimo†-Poi?- “Non si può direâ€.“Devo andarmene dal tuo letto triste come una scuola a notteâ€. -Per quel che mi riguarda il capitolo è chiuso- “M tu avevi promesso…â€â€œMio padre è morto in mare. Mia madre tesse in manicomio.â€Tempo, scuoti quelle gambe grasse E fammi vedere:“Fu la più gran notte della mia vita. (perché continua a spingermi?) C’avrei lasciato le penne nella burrasca. Il rapido galoppo dei miei polmoni. Sangue in ritmici flussi di stelle. Unghie di calce.Ventre lavagna. Carne all’idrogeno. La notte che mi feceâ€. (perché continua a spingermi?)Pausa.Ora, amici, cantate tutti in coro per la morte del mio IMENE. Piegato. Contratto e fresco, tuttavia. Splendidamente steso ai vostri piedi.Festeggiate tutti per la morte del mio IMENE.Esso santifica. Premia. Beve la risciacquatura di follia.Ballate tutti nella nerezza del mio IMENE.Morto. Teso. Vivo in croce.Benedetti sette volte a profondità di candele dal mio IMENE fluente.La caduta. Fine di un sogno. Inchino. Amen.