Ciprì e Maresco

QUESTA PAGINA RAPPRESENTA UN TRIBUTO ALLE OPERE, AI PERSONAGGI, AL PENSIERO, DEI DUE GENIALI CINEASTI SICILIANI DANIELE CIPRI' E FRANCO MARESCO, IN ATTESA CHE RITORNINO A STUPIRCI! QUESTA NON E' UNA PAGINA UFFICIALE (TANTO NON CE NE SARANNO DI UFFICIALI!!); E' GESTITA DA UN APPASSIONATO DEL LORO RIGOROSO MONDO APOCALITTICO POST-PASOLINIANO IN BIANCO E NERO; VUOLE ESSERE SOLO UN MODO PER FAR INCONTRARE GENTE ACCOMUNATA DALLA STESSA PASSIONE PER QUESTA FORMA D'ARTE SUBLIME, POTENTE E VISCERALE.
Daniele Ciprì (Palermo, 1962) e Franco Maresco (Palermo, 1958) si conoscono nel 1986 presso la Cooperativa Rosebud fondata da Maresco, che organizzava eventi culturali e che gestiva un noleggio di film in videocassetta. Hanno cominciato a lavorare insieme da quell'anno, realizzando cortometraggi in video e programmi sperimentali per la televisione. Nel 1990 realizzano un programma per Italia 1 intitolato "Isole comprese". Successivamente iniziano a collaborare con RaiTre nei programmi "Blob", "Fuori Orario" e "Avanzi". Sempre per RaiTre realizzano nel 1992 i quarantanove episodi della serie "Cinico TV" e nel 1993 la trasmissione "Cielito Lindo".
Nel 1995 presentano al Festival di Berlino il film "Lo zio di Brooklyn" e, nel 1998, "Totò che visse due volte", lungometraggio controverso che ha portato all’abolizione della censura cinematografica in Italia.
Ferventi appassionati di jazz, nel 1996 coronano un progetto a lungo coltivato: affidare le loro immagini a un musicista che potesse farle sue. "A Memoria" è un film "non di scrittura", di cui le improvvisazioni di Steve Lacy al sax soprano sono parte integrante del processo creativo "quasi un lavoro jazzistico, ossia a braccio, senza sceneggiatura". Ambientato in una Sicilia grottesca e surreale, "A Memoria", ricerca con forza lo stupore e la meraviglia dell'immagine essenziale, primitiva. Pessimista e inesorabilmente cinico, documenta un mondo parallelo al reale dove non c'è spazio per l'illusione.
In "Noi e il Duca - Quando Ellington suonò a Palermo" del 1999, ricostruiscono la vicenda del concerto siciliano del Duca al Festival Pop del 1970 lanciando l'inquietante interrogativo: "Duke Ellington era un arruso"?
Nel 1999 realizzano "Enzo domani a Palermo!", un film che narra l’incredibile storia di Enzo Castagna, “il piccolo grande uomo” del cinema siciliano, e degli insospettabili intrecci tra mondo dello spettacolo e mafia. Questo tema ritorna poi nel 2003, quando Ciprì e Maresco presentano alla Mostra del Cinema di Venezia, il loro nuovo lungometraggio "Il ritorno di Cagliostro". Il film, strutturato a mo’ di finto documentario, con spezzoni d’epoca mischiati a interventi di critici e storici del cinema, racconta le vicende dei fratelli La Marca, fabbricanti di statue sacre, che con il beneplacito della chiesa e i soldi di mafia e politica riuscirono, nel 1947, a mettere in piedi la Trinacria Cinematografica, una sgangherata casa di produzione indipendente che nelle intenzioni dei fondatori avrebbe dovuto mettere in ginocchio nientemeno che Cinecittà.
Nel 2004, tornano alla Mostra del Cinema di Venezia per presentare "Come inguaiammo il cinema italiano", un film documentario, con immagini d'epoca e testimonianze, sulla carriera di Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, il celebre duo comico nato per le strade di Palermo all'inizio del dopoguerra e cresciuto tra gag, spettacoli musicali e macchiette indimenticabili del cinema e della TV degli anni '70 e '80.
Nel 2006, dopo un'assenza "televisiva" durata circa undici anni, ritornano i TV su La7, con "I migliori nani della nostra vita", venti puntate di mezz’ora, in prima serata. Il programma, ancora una volta in bianco e nero e ambientato in Sicilia, torna a presentare figure grottesche e personaggi onirici, con domande e commenti con la loro voce fuori campo. «Il titolo fa un po' riferimento alla statura di questo paese che nel corso di questi anni si è abbassata notevolmente» racconta Maresco. «E' un programma un po' anacronistico, una comicità vecchio stile come quella della tv americana anni 50, di Jerry Lewis e Bob Hope. Quando in Italia c'erano "Uno, due, tre", Ugo Tognazzi e Raimondo Vianello».
Il 7 giugno 2007 parte su La7 il nuovo programma di Ciprì e Maresco il cui titolo è "Ai confini della pietà". In sette episodi settimanali di trenta minuti ciascuno i due cineasti si sono cimentati in un tragicomico affresco della Sicilia, un inquietante racconto dell’isola, un’antologia di pensieri insieme a un atto d’accusa contro la retorica della mafia e dell’antimafia. Nel corso della miniserie Ciprì e Maresco incontreranno diversi personaggi del mondo del cinema, della cultura, dell’arte e della musica. Protagonista delle prime due puntate è una figura poco nota al cinema italiano: Giorgio Castellani, il cui vero nome è Giuseppe Greco, figlio di Michele Greco detto “il papa”, uno dei più potenti mafiosi degli ultimi decenni. Amante del cinema, regista di tre film, la sua carriera viene stroncata da alcune controversie giudiziarie. «Un lucido esempio – dichiarano i due autori – di come le colpe dei padri a volte ricadono ingiustamente sui figli». In una delle puntate della miniserie si svilupperà la teoria rivoluzionaria secondo la quale tutta la banda di Salvatore Giuliano sarebbe stata composta da omosessuali. Saranno dedicati alcuni episodi a una moderna visione dei “Comizi d’amore” pasoliniani e una pagina sarà un tributo al jazzista John Coltrane, di cui quest’anno ricorre il quarantesimo anniversario della morte.
Carmelo Bene, in un’intervista all’Espresso, alla domanda «Che cosa salverebbe dell'Italia?» rispose «Ciprì e Maresco!».