Member Since: 11/6/2006
Band Website: kzl333.com
Influences: JOY DIVISION / THE CURE / BAUHAUS / NICK CAVE / CHRISTIAN DEATH / SEX PISTOLS / JESUS AND MARY CHAIN / GODFLESH / CURRENT 93 / DEATH IN JUNE / SCORN / BUGO / FAUST'O / CRAMPS / CULT OF THE PSYCHIC FETUS / CCCP / PANSONIC / DOORS / VELVET UNDERGROUND / RAMMSTEIN / COIL / EINSTURZENDE NEUBAUTEN / JULIUS EVOLA / DAVID LYNCH / F.W. NIETZSCHE / LOVECRAFT / CIPRI' E MARESCO
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RUMORE MAGAZINE
N.192 (Gennaio 2008)
KZL 333
"The Naked Void" (Nomadism Records)
"Accolgono i germi più spigolosi ed espressionisti
cullati dall'epopea post punk, disegnando un
grimorio apocalittico ispirato a cantiche cardinali
quali Killing Joke, Red Lorry Yellow Lorry e Sonic Youth.
Una base anzitutto spirituale quella dei siciliani
(concepita nel laccio filosofico e profetico di
Evola, Nietzsche, Artaud), per nulla intimorita nel
denunziare gli orrori e le inquietudini della modernità ,
ergo concepita anzitutto nella dirompente evocazione
di un wall of sound claustrofobico, panico e graffiante.
Armonicamente epico talvolta, stagliato nella sabbiosa
"City Of Refuge" di caveiana memoria o negli echi
western à la Nephilim ("Storm's Song"), specialmente
eclettico nel ricondurre la foga garage dei '70 a ridosso
dei singulti noise epilettici metropolitani di Cop Shoot Cop
e Girls Against Boys (intenzione vincente rispetto al
disimpegno doorsiano di "The Boner").
Momenti come "Lost In Rome", "Yellow Lights",
"No More Firmament" o "Silent Please", sono ottimi
biglietti da visita di fronte alla tigre." (7)
RITUAL MAGAZINE
N.33 (Gennaio 2008)
KZL 333
"The Naked Void" (Nomadism Records)
Una rivelazione oscura, atrocemente insindacabile
apre con "No More Firmament" il primo full lenght
della band siciliana, che convoglia tutta la sua rabbia
e il suo nichilismo in un lavoro ammaliante, decisamente
imperdibile. Contro tutto e tutti, volutamente provocatori
ed estremi (evocando spesso un immaginario talmente
spietato e gretto, da sconfinare nel pulp...). "The Naked
Void" è una danza incandescente sulle crepe dell'etÃ
contemporanea, sulle ferite infette del suo più celebre
interprete: l'uomo. E' con la voce e le cadenze di un
Nick Cave non ancora redento, che brani come "Storm's
Song" e "Frames Of Kaly Yuga" constatano il qui e ora
dell'Apocalisse, la pioggia di bile che affoga il più arrogante
e stupido esemplare di primate, oggi più che mai imbambolato
di fronte al luccichio impersonale delle sue macchinine.
(Paolo Bertazzoni)
www.rock-impressions.com Febbraio '08
KZL333 - The Naked Void -
Già presenti con tre tracce (“No tomorrowâ€, “Silent please†e “Storm’s songâ€,
accluse pure al presente) sulla compilazione “United Forces of Phoenix†ed
autori di tre demo (dei quali ebbi modo d’ascoltare l’ultimo “Nausea†del
2005, il quale conteneva in nuce i germi della loro virulenta arte sonora),
i siculi KZL333 giungono al meritato esordio sulla lunga distanza
con “The naked void†lavoro ascrivibile alla corrente post-punk più
autarchica, come ampiamente illustrato nella essenziale “Beyond the sunsetâ€.
Il quartetto capitanato dal founding-member Enrico Anicito Guido, personalitÃ
ben delineata che sicuramente non difetta in quanto ad esplicità verbale, si
lancia in assalti sonici all’arma bianca, come nell’irruenta “Storm’s songâ€,
autentica bufera anche dal punto di vista lirico (“…rain falls like bile of
God…â€), mitigando l’aura minacciosa incombente sul disketto facendo
sfoggio di decadente poesia urbana (“No tomorrowâ€) che sovente omaggia
lo stile scarno e crepuscolare dei Joy Division, esaltato da una sezione
ritmica concreta (Raffaele Trimarchi – drums ed Angelo Musumeci – bass)
e da una chitarra affilata (Giancarlo Trimarchi). La costa orientale di
Trinacria con KZL333 abbraccia la tenebra fuggendo la benevola protezione
offerta dai raggi solari, “The boner†è l’ennesimo esempio di lirica stralunata, prove della quale vengono ulteriormente e generosamente
distribuite lungo i solchi di TNV. Rifiutando pervicacemente qualsisia
menomo accento al modernismo (“…always in revolt against the modern world…â€)
e facendo parco uso della melodia, che comunque non manca,
anche se interpretata con piglio assai personale, i quattro baldi musici sono riusciti nell’impresa di coniugare passato (al quale si rifanno ricorrendo
consapevolmente ad un sound dal marcato gusto retrò) e presente,
coerentemente rappresentato da testi di aperta denunzia d’un malessere
strisciante del quale non si può tacere (l’alienante “Esthetical murderâ€),
ricorrendo quando necessario ad architetture appena un po’ più complesse,
come nella tetramente maestosa e poeticamente stralunata
“Baptize me in the fireâ€.
Confezione in digipack, colla solita cura (che mai potrò lodare compiutamente,
in quanto ogni nuova uscita suscita in me ammirata
stupefazione), esibita dall’ottima Nomadism Records.
AM
Rockerilla (Feb '08)
KZL333
"The Naked Void"
(Nomadism Records)
KZL333, giovane quartetto siciliano al debutto,
non è solo una forza della natura quando picchia
sugli strumenti, ma possiede quel valore aggiunto
che si chiama ispirazione. Un album come "The
Naked Void" è pura epica di energie intellettuali
che fanno breccia sia nei suoni che nei concetti,
Nietzsche incontra Bauhaus fra deraglianti blitz
positive-punk, schegge d'empito nichilista che
parlano di età oscura e sogni traditi, di estetica
della fine e morte dell'anima. Il vuoto nudo.
12 titoli che coniugano liriche urgenti e micce
guitar-noise a mò di bollettini d'allarme
riversati in un putiferio di parole taglienti come
lame, di riffs incendiari e sismi percussivi
formidabili. Hanno idee chiare e carattere questi
titani di Trinacria venuti dal mare per scuotere
gli animi e uccidere la noia (8/10).
Flash Magazine (Feb 08)
KZL333
"The Naked Void"
(Nomadism Records)
Nati in Sicilia nel 2003, i KZL333 giungono al loro
debut dimostrando un'indiscutibile sensibilitÃ
artistica. "The Naked Void" si getta, infatti, nel
turbinio caotico della società post-industriale,
unendo le malie filosofiche apocalittiche di
Nietzsche ed Evola con fragori culturali
noise/post-punk danzanti lungo quella sottile
linea sonora che separa, con dovizia di sorta,
la rabbia altolocata dei vari Killing Joke, primi
Ministry, Sonic Youth, ecc., dallo spirito gothic
fascinoso dei (Fields Of The) Nephilim.
L'intero platter interseca fra di loro due tonalitÃ
differenti di nero: il primo prodotto dai gas
inquinanti delle fabbriche che spadroneggiano
nelle nostre periferie cittadine, il secondo
generato dal lato più seducente e ammaliante
della notte. Pertanto, il sound urlato, nevrotico
e straziante di brani come "No More Firmament"
o "The Boner", in cui il predominio di strumentazioni
sintetiche si specchia nel Seattle sound più
magicamente caotico, si alterna al mood lisergico,
esoterico e tenebroso della martellante "Lost In
Rome", rilettura contemporanea dei migliori
Bauhaus, nonchè degli abissi dark/psichedelici di
"Baptize Me In The Fire" e d