Un po' popolare, un po' mediterranea, un po' rock, un po' antica, un po' marcia che sa di pesce la nostra musica.
Alcune recensioni (ovviamente solo quelle positive): NEWMUSIC.IT
Ed è subito l’atmosfera bizzarra che ci colpisce per la musica e i testi. “E Tutti I Pesci Vennero A Galla†è un Cd completo nel senso che non ha punti deboli, belle idee, tanta tradizione, bravi muscisti, bei suoni (indie comunque) originati da tanti luoghi e radici. E’ definibile un disco cosmopolita…ci sono influenze di tutti i paesi, epoche e generi musicali.
WORLD MUSIC MAGAZINE
Esordio discografico e bella sorpresa per i livornesi Carneigra che azzeccano il debutto e, mescolando vocazione cantautorale e generi musicali diversi, mettono in fila undici canzoni che suonano come se Vinicio Capossela avesse parcheggiato a fianco della macchina dei Quintorigo e gliel’avesse rigata volontariamente. Colpiscono soprattutto personalità e suono di E Tutti I Pesci Vennero A Galla, disco tenuto assieme dalle corde vocali di Emiliano Nigi e assecondato egregiamente dai quattro compari nelle retrovie che gli coprono le spalle. Da citare almeno l’apertura con l’andirivieni perfetto di Mi Hanno Rubato Il Mar, l’incalzante arrangiamento di Djallo Djelo e la chiusura di Maremma. Quando saranno pronti a sporcare e maledire ancor più il proprio suono saranno davvero un gran gruppo. Da segnare sul taccuino.
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Difficile, davvero difficle descrivere con le parole il disco d'esordio dei Carneigra. Cominciamo a fare un po' d'ordine. E' essenzialmente un disco che fa rimento alla tradizione cantautorale italiana, ma è anche pieno di riferimenti folk, affrontati con la stessa libertà d'azione del jazz. ...E tutti i Pesci Vennero a Galla è un disco che osa in lungo e largo, musicalmente e con i testi, tutti impegnatissimi e che costringono a pensare. Per i toscani Carneigra la musica è al completo servizio delle parole: le sottolinea, le culla, le esalta e le sorregge. Sono parole che raccontano di conflitti di classe, di guerre, di religione, di amore, ma anche semplici storie da raccontare e soprattutto cantare con un lessico ricco e ricercato in ogni singola espressione. Con un ensamble che comprende chitarre e fiati, più che De André fanno venire in mente Paolo Conte, ma paragoni di questo genere, seppure illustri, sono riduttivi della richezza di spunti, suoni e soluzioni dei Carneigra, che hanno orizzonti assai ampi e fanno dell'ironia il minimo comune denominatore di un album in grado di catalizzare l'attenzione e di stupire di canzone in canzone.
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