Accidenti
ai quattrini. Accidenti alla cartaccia moneta. Questa orrenda matrigna
dell’arte. Di tutte le arti. Mestiere infame questo dell’artista, da sempre
nell’eterno quotidiano della vita invivibile, indissolubilmente coniugato alla piccolo
borghese fatalità del “miserabileâ€. Ad un
individuo abbiente e rispettabile non verrebbe mai in testa di vivacchiare con
ciò che è detto "arte". Non
venitemi per carità a dire che si frequenti un’arte proprio perché stregati
dalla implicita stupidità ; no, non è così, chiunque è in grado di essere un’idiota,
restandosene quieto e scioperato. Che mai patologia perversa costringe il
miserabile a consegnarsi ai voti claustrali delle muse, a chiodarsi all’infamia
della crocetta estetica? Son tante, troppe le motivazioni, e tutte mica tanto
decorose. Uno degli impulsi alla minacciosa
professione estetica è senza dubbio costituito dall’ansia individuale
d’esprimersi, cioè manifestarsi attraverso la produzione di materiali
eterogenei, infiocchettati quanto si crede basti a suscitare l’emozione
spettatoriale simultanea al configurarsi dell’oggetto bello e all’attenzione
della stima critica. Ma se codesto, chiamiamolo "risultato artistico", è così
vilmente subordinato al successo decretato dalla visione altrui e
all’apprezzamento critico, la fantomatica aristocrazia del simbolico lavoro è
degradata a vilissimo posto di lavoro, se non addirittura svergognata a
dopolavoristico galeotto sollazzo. Senza per giunta trascurare il fatto che,
sulla scorta insana di eccezionali precedenti illustri, la massa degli addetti
all’artificio è spesso incauta vittima di alterazione siccica, stordimento
alcolico, narcotico, fino alla più gratuita autodistruzione.
(Carmelo Bene)