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Humpty Dumpty

Eine traurige Welt für Scheiße Leute

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La politica di Humpty Dumpty
Credo che se siete passati da queste parti e vi siete imbattuti in questa che è la mia pagina su Myspace abbiate già un’idea approssimativa del contesto in cui ci muoviamo. Sapete a che serve Myspace e cosa ci si può fare, così state lentamente affinando la vostra efficacia: confezionare una bella gif con “Grazie per l’add” a caratteri psichedelici, aggiungere apprezzamenti garbati relativi alla foto dell’eventuale ragazza della band e studiare due righe piene di simpatia e wit da piazzare nei commenti per far intendere a chi detiene la pagina che i primi venti secondi del primo pezzo -che parte in automatico- sono di vostro gradimento.
Se non sapessi queste cose non avrei lasciato per sei mesi “Linda Blair” come primo pezzo in esecuzione automatica, e oggi non farei lo stesso con “Colite spastica”. Essi sono i pezzi più easy rispettivamente del mio ep di Febbraio e del mio lp di Dicembre (oggi). I loro primi venti secondi esprimono quanto di meglio v’è nei minuti seguenti.
E’ uno dei tanti codici condivisi della vita: sappiamo già muoverci con agilità fra presenzialisti scorreggioni di scarso valore espressivo e artisti dotati di buon talento. Già solo perché su cinquanta utenti che confezionano -più o meno- canzoni uno non ha in totale spregio la Musa potremmo dire che Myspace svolge una grande funzione.
Probabilmente non è un luogo libero (si è mai visto qualcosa di libero che occorressero comunque dei soldi a metterlo in piedi?) e sempre meno tenderà ad esserlo, ma fintanto che dura così com’è, godiamoci le sue possibilità.
Prendiamoci la prima soddisfazione di non avere gran bisogno di leccare disperatamente il culo a questa o quella piccola label senza grandi capitali da investire: del resto dovreste aver già capito che non è in primo luogo il vostro opinabile talento ciò di cui vanno in cerca, quanto piuttosto di qualche forma di hype che circoli già attorno al vostro alias. A loro spetta raccoglierne quanto più velocemente i frutti. Per far ciò occorre che siate più o meno potenzialmente vendibili o che abbiate già venduto sufficientemente per conto vostro. Come dar loro tutto il torto, schiacciate da un mercato totalmente in mano alla volgarità massimalista del capitale musicale proprio adesso che l’indie è dappertutto? Non ci resta che scegliere fra la roba di consumo “alternativa” (indipendente è un termine che in questo contesto ha poco significato) e la roba di consumo delle multinazionali. Le prime sono prodotte con cubase e (se di livello superiore) pro-tools, le seconde in degli studi professionali.
La seconda soddisfazione è non dover, ancora più umiliantemente, leccare il culo a questo o quel giornalista musicale, cartaceo o virtuale. E’ inutile che lo pressiate: se non v’è una qualche forma di hype già formata attorno al vostro moniker è difficile che possa cedere alle vostre insistenze. Se vi ha ascoltato lo ha fatto perché fa il suo lavoro, se non lo ha fatto ha già deciso che voi non fate parte del suo lavoro, e le vostre stronzate non lo convinceranno del contrario.
Ecco, Myspace offre questa possibilità, di bypassare qualcuna delle gerarchie che sino ad oggi hanno monopolizzato la nostra voglia di creare e diffondere la nostra musica.
Qui possiamo scatenare tutta la nostra assenza di talento senza dover per forza oscurare la nostra dignità (e arrivare eventualmente al disco sotto forma di straccio vecchio) e senza dover per forza rompere i coglioni a qualcuno. Certo, niente ci impedirà di soffrire perché, anche se in possesso di talento, nessuno o pochi se ne accorgeranno, ma almeno siamo qui, appena un po’ meno del numero complessivo degli italiani, a sceglierci e ad ascoltarci da soli.
Per render questo luogo non solo un neutro servizio, ma soprattutto affinché in esso si realizzi qualcosa non di semplicemente Utile, ma anche di Bello e Giusto, provate ad ascoltare bene e per intero meno musica e scambiare non soltanto pompini generici per ottenere visibilità sulla pagina altrui (e spesso di gente morta o sciolta) ma motivati e onesti giudizi.
Interferite, opinate, vivete. Giudicare non è reato.
Io, da parte mia, vi offro in olocausto il mio disco nuovo per intero.
Piazzo il link al suo download qui sotto e non a caratteri cubitali fra il jpg delle cosce di Paris Hilton perché ho piacere che lo scarichi chi ha avuto la pazienza di leggere fino a qui. Se vi piacerà o meno e avrete voglia di farmi sapere che ne pensate, sarò lieto di ricevere vostre nuove.
Per raggiungermi basterà mandami un messaggio (non è necessario che sia pubblico) qui su Myspace.
Ecco il link
Buon ascolto.
Humpty Dumpty

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