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"A questo mondo, i grandi pensieri ed i sentimenti magnanimi non sono forse il debito degli esseri che sono in grado di saldarlo?"Madame de Sta�l - al secolo Anne Louise Germaine Necker, baronessa de Sta�l - nacque a Parigi il 22 aprile 1766 e l� si spense il 14 luglio 1817Dovendo usare soltanto due parole per definirla, non esiterei a dire che era "simpaticamente eccessiva". Tranne che nel fisico, tutto in lei era eccessivo in senso positivo: dall'intelligenza alla bont� d'animo, dalla mania di apprendere al bisogno di rendersi utile, dalla ricerca dell'amore all'odio verso l'ipocrisia. Fu una donna eccezionale vissuta in anni eccezionali, quelli che vanno dall'agonia della monarchia assoluta fino alla monarchia costituzionale in Francia. Svizzera d'origine, francese di nascita e cultura, � passata alla storia politica e a quella culturale col nome di Madame de Stael (1766-1817), dal cognome del primo marito, un barone e diplomatico svedese d'origine tedesca. D'antica origine tedesca era anche il padre, il banchiere ginevrino Necker, rimasto famoso nella Storia per la parte che ebbe durante il regno di Luigi XVI, mentre la madre era del cantone di Vaud. Insomma era una vera europea, considerando anche le sue avanzatissime idee e che pass� buona parte della sua breve ma intensissima vita in esilio o che visit� vari paesi europei. Alla donna straordinaria che fu Madame de Stael � dedicata l'omonima biografia scritta dallo storico francese Ghislain de Diesbach, ora pubblicata anche in italiano. Una biografia bellissima, in cui, anche cercandoli col lanternino, come si dice, non saprei trovare difetti.
Impossibile riassumere, nelle poche righe a disposizione, la vita di Germaine de Stael senza arrecarle qualche ingiustizia o banalizzarla. Lo stesso autore della suddetta biografia, pur abbastanza monumentale, fa presente che per scandagliarla veramente a fondo, ogni anno della sua vita necessiterebbe di un libro a se stante! Le attivit� principali per cui la de Stael � ricordata dai posteri sono quelle di scrittrice e "operatrice culturale e politica". Dei suoi libri il pi� importante (e forse anche il pi� accessibile ai moderni lettori non specialisti) rimane il saggio "De l'Allemagne" che, tra l'altro, contribu� molto alla diffusione della cultura tedesca e del romanticismo oltre i confini tedeschi. Ma limitare la conoscenza di Madame de Stael all'opera tangibile sarebbe ingiusto, perch� la cosa che la rende tanto straordinaria � la globalit� della sua personalit� (opera e vita). Ed � appunto questa globalit� che riesce a trasmettere una biografia a tutto tondo come quella presente.
Non mancano i suoi tanti amori, che visse sempre intensamente e che talvolta scandalizzarono i suoi contemporanei, seppure la sua epoca fosse abbastanza liberale in materia. La sua relazione pi� lunga e tormentata fu quella con lo scrittore e uomo politico francese, anch'egli d'origine svizzera, Benjamin Constant. Malgrado il lato fisico della loro relazione sia stato di durata relativamente breve, la loro amicizia, con alti e bassi, dur� praticamente fino alla morte della de Stael. Napoleone, a cui lei non perdon� mai d'aver instaurato in Francia, e poi in buona parte dell'Europa, un regime dittatoriale, fu il suo pi� acerrimo nemico. Da questa inimicizia deriv� il suo esilio dalla Francia, in gran parte volontario, perch� in effetti per la maggior parte del governo napoleonico le fu proibito soltanto di soggiornare a Parigi e nelle sue immediate vicinanze. Al di l� delle differenti concezioni politiche dei due, erano entrambi esseri troppo intelligenti e superiori per poter transigere e arrivare a un accomodamento. Ci� non imped� che il grande corso, ormai gi� un po' segnato dall'avversa sorte, gliene proponesse uno durante i Cento Giorni, quando l'avrebbe voluta a Parigi per assistere nella preparazione di una nuova costituzione. Ma lei si rifut�, facendo notare che lui aveva fatto a meno di lei e di costituzioni per tanti anni e che probabilmente non era sincero nemmeno allora.L'IMPORTANZA DI "CORINNA, OSSIA L'ITALIA"
� la storia di una poetessa italo-inglese, laureata in Campidoglio e acclamata dalle folle per le non comuni doti di improvvisatrice, ma condannata dalla sua stessa superiorit� all'emarginazione e alla rinuncia all'amore. In armonia con la vastit� del suo genio, questa parabola non sarebbe pensabile nel chiuso di uno spazio borghese: difatti � l'antica Roma a fare da sfondo all'incontro di Corinne con il lord scozzese Oswald Nelvil, in viaggio nel nostro paese – come gi� la Sta�l stessa – per addolcire il trauma del lutto paterno. La passione casta che presto li unisce immette in questo roman-voyage (ove il paesaggio spesso funge da personaggio) una corrente dialogica suscitata dalla "scena" italiana – dalla maestosit� dell'antico alla meschinit� del presente – che vivifica entrambi, legandoli nei sentimenti, separandoli nelle opinioni. Schiavo dei pregiudizi aristocratici d'oltremanica, Oswald fugge l'immediato godimento del bello cui invece Corinne si abbandona con slancio ispirato e limpido giudizio (rileggere la Roma antica guidati dalla voce dell'eroina costituisce ancor oggi un'esperienza di piacere assoluto). Ma � soprattutto sulla decadenza sociopolitica dell'Italia di fine Settecento che i loro punti di vista divergono, in un confronto cui spesso partecipano uno smaliziato conte francese e un misurato principe italiano: ci� conferisce al dibattito una dimensione prismatica, aperta sull'Europa e che fa di Corinne – come notava Simone Balay� – il primo grande romanzo comparatista. "Qualsiasi nazionalit� � un limite; ce ne vogliono molte per fare un uomo completo", si legge negli appunti romani; anticipando il contemporaneo, Corinne � il racconto di quell'impresa ideale, affidata da Sta�l all'eroina e contrastata da luoghi e tempi immaturi.
Il pi� severo giudice del nostro paese � Oswald, stretto nel "mantello di piombo" delle convenzioni e che cos� si esprime: "Mi permetto di dire, a voi che nei miei sogni volevo considerare come un'Inglese, che non troverete n� felicit� n� dignit� se sceglierete il vostro sposo nell'ambiente che vi circonda. Tra gli italiani non conosco un solo uomo che possa meritarvi". Lei difende con ardore la sua "nazione sfortunata", vittima di una tragedia politica da cui, ne � certa, sapr� risollevarsi. Donna-artista, con tutto il danno che ne deriva, Corinne incarna al tempo stesso, come scrive Signorini nell'introduzione, "l'immagine idealizzata del carattere nazionale, che a inizio secolo gli Italiani non hanno ancora riconosciuto e fatto proprio"; di qui la duplicit� del titolo, Corinne ou l'Italie, e il forte portato anticipatorio dell'intervento staeliano. La scrittrice si far� decisamente pi� critica dieci anni dopo: denunciando la stasi culturale dell'Italia postanapoleonica, con il saggio Sulla maniera e l'utilit� delle traduzioni dar� l'avvio alla polemica classico-romantica, che vede impegnati, tra gli altri, Monti e Leopardi.
Non pu� mancare, nel romanzo, una vocazione autobiografica intensa quanto idealizzata: poetessa, danzatrice, musicista, interprete shakespeariana, Corinne ha tutta la debordante vitalit� del temperamento staeliano, mentre la sua ricorrente malinconia � qualcosa di pi� di un romanzesco presagio di morte: parla anche di una malattia dell'anima dalle fonde radici, in cui "il dovere della genialit�", nella figlia di Necker, si scontra con un "bisogno imperioso di reciprocit�" rimasto inesaudito, malgrado la lunga stagione degli amori. "Ma insomma, cosa c'� in me che ispira orrore?", scriveva al bel conte Ribbing, che la stava abbandonando: una lettura in chiave femminista di Corinne potrebbe anche cominciare da qui.
Franca Zanelli QuarantiniOPERE:Sophie ou les sentiments secrets (1786),Lettres sur le caract�re et les �crits de Jean-Jacques Rousseau (1788),Jeanne Grey (1790),R�flexions sur le proc�s de la reine (1793),De l’influence des passions sur le bonheur des individus et des nations (1796),De la litt�rature consid�r�e dans ses rapports avec les institutions sociales (1800),Delphine (1802),Du caract�re de M. Necker et de sa vie priv�e (1804),Corinne ou l'Italie (1807),De la litt�rature (1800),De l'Allemagne (1810),R�flexions sur le suicide (1812),Consid�rations sur les principaux �v�nements de la
R�volution fran�aise (1817),Dix ann�es d'exile (1821, postumo).
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