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Raffaele Feola

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RAFFAELE FEOLA - (Napoli, 1978)__ Raffigurare il tempo è sempre stato un percorso necessario e indispensabile che quasi tutti gli artisti e non, hanno cercato di intraprendere, dalle arti alla moda, in ogni epoca, in tutti i tempi: c’è sempre stato qualcuno che per primo si è accorto del cambiamento intorno a se, anticipando, rivisitando o promulgando la cosiddetta catena temporale. Un chiaro esempio ci proviene direttamente dalla storia dell’Arte come da sempre maestra ed eccezionale relè dei cambiamenti per eccellenza. In Italia e a Napoli, Raffaele Feola, dal 2001, iniziava a programmare nelle sue architetture lo studio applicato di un Sistema Globale assieme alla pubblicazione del Manifesto, diverse opere e articoli, svariate mostre di progetti digitali, un sito internet e la stesura di un saggio teorico-grafico "Le vie dell'Architettura". Analizzando il XXI secolo, difatti, vediamo che dopo l’apporto informatico-telematico di massa, l’intervento della nuova economia, con la velocità degli spostamenti ed i rapporti socio-culturali intercontinentali, sono cambiati i modi di “pensare e di agire” dell’intero Pianeta con le conseguenze di una nuova generazione fondata sulla digitalizzazione, sulla macchina e le informazioni, che appaiono ormai evidenti, da Oriente a Occidente! Nel 2005 collabora come paroliere con musicisti e cantautori napoletani. Nel 2006 inizia il ciclo pittorico "L’Utopia del Globale" che verrà, appunto, a collocarsi in modo ancora più naturale ed evidente nel mezzo di questo nuovo barlume epocale, cercando di guardare verso l’Arte in tutte le direzioni possibili. "Ogni quadro è un Mondo, ogni Mondo è un quadro" …questa è la pittura di Raffaele Feola… Una nuova strada per l’intelligenza dell’Arte! Raffaele Feola soprattutto grazie ad Internet ha potuto rendere visibile questa ricerca in ogni sua opera! Un luogo dove la realtà è madre e matrice… Un luogo dove la pittura è conseguenza di una esperienza concreta e utopistica, un luogo dalla concettualità fisica e simbolica allo stesso tempo, semplice e invadente, chiara e ricca di fascino! Un luogo multiculturale dove viene sperimentato e rivisitato tutto quanto possa far parte in maniera più o meno generale della nostra coscienza collettiva, del nostro comune fondo poetico nella macroscopica e microscopica possibile ricerca nel Mondo intero ed intorno ad esso! Alfabeti, costumi, geografie, simboli, banconote, targhe, tratti somatici, fotografie, siti web, gallerie, musei, strumenti musicali, animali, paesaggi, ecc., metodi e materiali sempre nuovi come il disegno digitale,la stampa su tela, la plastica adesiva, lo schotch e il magnetismo per le sculture in ferro. Questi gli orizzonti: ristabilire con novità un “altro” canale di contatto con “il mondo sensibile”, attraverso il parametro antico e nobile della pittura ed i caratteri propri di bellezza, poesia, sogno, cultura, spazio, simbolo, concetto e “stile”, per dar vita ad un nuovo e alto ideale, ove tutti si riconoscano da un angolo all’altro del Mondo!__(di Raffaele Feola - 2008)__Peculiarità della collezione-mostra: 1.collezione storicizzata unica al mondo riconosciuta come realismo globale; 2.concepita come unico modello artistico unitario e consequenziale con le altre arti realizzata dallo stesso artista (pittura, architettura, scultura, scrittura, musica, design); 3.costituita dai vari pensieri stilistici-iconografici (dal grado zero alla web-art); 4.concepita come rivisitazione grammaticale dell’intero linguaggio pittorico (dallo spazio al colore,dal linguaggio al tempo, dallo stile alla tecnica)__(Prof. Gerardo Cuomo)

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"L'UTOPIA DEL GLOBALE" (Fogli di studio, Study's page) R. Feola 2008c

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Con esuberante incautela. _Ho sempre avuto il sospetto, progressivamente fattosi convinzione sempre più radicata nella verifica dei testi e dei pronunciamenti teorici, che tutta la straordinaria sperimentazione nata dalla matrice delle protoavanguardie del nostro secolo non abbia in realtà soltanto spezzato una linea secolare di narrazione iconoplastica "chiusa", né soltanto messo in crisi critica - secondo procedimenti ora ambiguamente e ironicamente soft ora brutalmente iconoclastici - la rappresentazione del reale fondata sulla mimesi, ma - ben più radicalmente - ricercato, sulle rovine di un senso che così a lungo aveva costituito una Consuetudine Sacra, le possibilità di un Nuovo Realismo. Non, si badi bene, di un altro realismo tra i tanti, o semplicemente di un realismo altro, un realismo autre, per riprendere una fortunata formula sessantesca; quanto piuttosto, credo, un Realismo Globale, non ristretto al contrasto anche duro nei confronti della cosiddetta "barriera del naturalismo", e invece impegnato nell'ipotesi e nella pratica di una reinvenzione del mondo finalmente senza confini e senza remore, secondo una strategia di libertà formale e tecnica che non poteva non interrogarsi sulla funzione del fare estetico come produzione (ancora) mercificata di pulsioni e sogni e bisogni e utopie non esauribili, tenacemente gravide di futuro eppure segnate da una volontà di presenza attivamente problematica nel geroglifico oscuro del presente. All'interno delle avanguardie visuali, in effetti, la costante della figuratività come convenzione del verosimile (ovviamente negata, quando non violentemente irrisa dai contesto) non è stata mai completamente cancellata. Esautorata sì, liquidata di tutto no. E questo fa semplicemente parte della drammatica e gloriosa storia dell'arte del Novecento. Ma quell'esigenza del Realismo Globale che nelle avanguardie è - secondo me - correttamente centrale, non si esaurisce nell'accettazione di un residuo mai fino in fondo bruciato di vita riconoscibile nella stragrande maggioranza dei loro prodotti. È nella tensione ad un mondo e a un'esistenza davvero alternativa a quella vigente e cogente: è, insomma, in ciò che il tardo Aragon si provava a definire con la formula di realismo congetturale. "L'aspirazione ad una società libera, in cui politica e cultura, ideologia ed estetica, agiscono insieme, ha subìto ancora una volta uno scacco”, scriveva nel 1970 Filiberto Menna (La regola e il caso, Ennesse Ed.). "Eppure, questi sono, continuano ad essere momenti decisivi per l'architetto, per l'artista, per l'intellettuale in genere: nonostante tutto, i fatti rimettono in gioco tutte le carte con spregiudicatezza estrema, con esuberante incautela". Com'è noto, il vecchio Hume, da onesto empirista, pone alla base della comprensione e dell'apprezzamento dell'opera d'arte le due costanti della novelty (novità) e della facility (agevolezza). Oggi, sottoposto ad un grado di conformizzazione enorme e di impigrimento progressivo (superficialità dell’informazione, centrali mass-mediatiche impegnate nella fabbrica del consenso diffuso, etc.), il pubblico aspira a prodotti estetici la cui facility sia plateale e la novelty possieda soprattutto caratteri di estrema decifrabilità. Di qui, la lucida considerazione di Dorfles (Le oscillazioni del gusto, Einaudi 1970), oggi più che mai valida e quanto mai pertinentemente applicabile alla congerie entropica del consumo artistico: "Dobbiamo (...) prender atto che la mente umana si pasce d'un immenso universo di segnalazioni e di stimolazioni - vuoi sonore che visuali e formali in genere - e che tali stimolazioni, tanto quelle "disinteressate" attribuite all'arte che quelle utilitarie dovute ad agenti non considerati di solito come artistici, hanno un'efficacia sulla germinazione di quelle costanti formative che dominarono sempre l'attività umana, e da cui poi traggono lo spunto le diverse manifestazioni estetiche". -Si tratta di elementi di riflessione che un artista come Raffaele Feola, impegnato a coniugare audacemente la regola e il caso non più secondo gli automatismi surrealisti ma all'interno di una griglia in cui certi stilemi surrealisti vengono stretti a un'esigenza pressante di realismo globale, riesce a incarnare nella sua quotidiana pratica di artista plastico e figurativo. La dimensione è quella della totale ispirazione artistica, qualcosa che nell'opera di Feola trova una risposta di grande libertà e di grande forza contemporanea proprio nel rilancio che l'artista effettua di un'utopia non contemplativa ma attiva e protagonistica, tanto più necessaria quanto più le sue immagini emettono gioia e passione. Accademia Platonica, 1994-2008 estratto di Mario Lunetta ___________________________“ L’universo contemporaneo, sia quello del dibattito artistico che dell’immaginario visivo comune, è influenzato da una tecnologia e una comunicazione accelerata che inevitabilmente lo rende sempre più aperto, globalizzato e condiviso. Il “realismo globale” è, in questo senso, una condizione che sta alla base della produzione artistica del presente ma che non esprime uniformità di visione; non è un movimento ma è un territorio allargato all’interno del quale l’opera acquisisce il suo significato individuale e “locale”. Il rapporto con l’immagine fotografica è sicuramente un elemento importante nell’epoca della realtà globale… Il confronto con il passato sembra essere una necessità condivisa dagli artisti di oggi, non tanto in quanto citazione di un modo di fare arte, ma come strumento per comprendere il presente. Non è possibile sfuggire alla pittura. Per questo la pittura diventa un infinito processo dove si accavallano immagini e astrazioni, spazi e superfici. La pittura veramente non esiste, è un’idea usata per rappresentare il mondo, alla quale le immagini fanno riferimento attraverso la forma dei quadri ma anche quella delle fotografie, delle sculture, del cinema e del video. La pittura è il diaframma immaginario che divide il mondo in due: da una parte noi, dall’altra la nostra rappresentazione. Prendiamo la frase “facciamo il quadro della situazione”, non è altro che untentativo di sistemare, dentro un perimetro convenzionale e stabilito, i fatti per comprenderli meglio. La pittura è questo, un perimetro dentro al quale si prova a comprendere meglio la realtà che ci circonda. Questo perimetro non ha limiti. Come nel film The Truman Show può essere un’intera città, una società, un mondo, dove tutto è artificiale ma al tempo stesso reale. Ogni quadro è un mondo. Ogni mondo è un quadro… La pittura è un linguaggio convenzionale, universale quindi globale… Essa è la forza che manda in frantumi il mondo documentato proiettandolo in un universo rappresentato. Le immagini fanno paura, ma anche il buio. Il realismo globale in cui viviamo è come una lampada stroboscopica dove immagini appaiono e scompaiono interrotte da continui momenti di buio. Alla Pittura fanno riferimento tutti: terroristi, uomini politici, fanatici religiosi, artisti, economisti. Ognuno a modo suo costruisce un quadro attraverso il quale far vedere le proprie idee,sconfiggere i propri incubi, realizzare le proprie fantasie. Eppure, detto tutto questo, rimane impossibile dire, effettivamente, cos’è la pittura. La vera natura e il significato della pittura la conoscono solo le immagini o il vuoto che lasciano quando vengono strappate vie. Ogni opera è un universo concluso, un’esplosione avvenuta. Infinite Painting, quindi, nell’era del Realismo Globale, termine inventato per riflettere la visione odierna della realtà, é come il reale influenzato da un mondo universalmente condiviso. Pittura ‘infinita’, intesa come specchio di un'unica realtà e visione di una condizione contemporanea che, nel bene e nel male, è globalizzata e massificata ma tuttavia completamente aperta e, da sempre, fondamentalmente libera. E, caso mai non fosse chiaro: la mostra vuole rappresentare la pittura nelle sue diverse forme per sottolineare come la pittura riflette un'idea e non più una tecnica, facendo conoscere al pubblico gli approcci e le visioni degli artisti di oggi rispetto ad un mondo che è sempre più aperto, globalizzato e condiviso. Viviamo infatti in un mondo bombardato di immagini che, dalla pubblicità alla televisione, invadono in modo aggressivo il nostro spazio visivo. L'artista sceglie quindi di partire dall'esperienza quotidiana dell'immagine, interpretandola, commentandola, alterandola per farci riflettere su diversi aspetti che caratterizzano la nostra realtà. Per “realismo” s'intende proprio questo confronto diretto con la realtà: non significa più semplicemente riprodurla o rispecchiarla ma riprodurre l'esperienza di essa…e quindi, in un certo senso, superarla. Il “realismo globale” utilizza la realtà quale strumento per realizzare l'opera e non come suo fine. In questo modo la realtà diviene, come il colore, il mezzo attraverso il quale comporre la visione finale.” (tratto dall'articolo INFINITE PAINTING mostra villa MANIN 2007 a cura di S.S.C. e F. Bonami dir. Biennale di Venezia)______________________ Invasato dalla mirabile scienza, rapito dal fascino dell’impenetrabile dottrina, Raffaele Feola, come un impavido scalatore, ha dedicato la sua, se pur giovane vita, a risalire le impervie vie di una spigolosa, ma fascinosa arte: L’Architettura. Caratterizzato dall’entusiasmo dei suoi giovani anni, si è approciato, con fiducia, ad una disciplina enigmatica, vasta, cercando di penetrare in schemi già prestabiliti, per romperli con irruenza e coscienza affermando le proprie rivoluzionarie idee. La sua architettura è innovativa, nei suoi disegni risalta la mescolanza degli stili che egli gestisce magistralmente, proponendo al pubblico, un nuovo ideale di casa, architettonicamente piacevole ma soprattutto abitabile e funzionale. Lavoro, studio e disegno sono il suo canone di vita: negli ultimi dieci anni (1993-2003) le sue fatiche hanno avuto un unico scopo, quello di portare sulla carta le sue idee, le emozioni, gli ideali dai quali è nata più di una raccolta di progetti. (tratto da Il Meridiano anno X 4/2003 di J. Fucci)_____________________________ Pittura del proprio tempo?Sicuramente la pittura è la lettura del proprio tempo, un linguaggio universale, studio e ricerca, spirito e mistero!Non tutte le forme però sono legge estetica, non tutte le immagini hanno valenza artistica, quindi il lavoro dell’artista sta appunto nel completare quella cosiddetta catena invisibile della storia tramite quelle forme lasciate inesplorate! Per questo, per quanto semplice possa apparire, l’opera d’arte resta una cosa estremamente complicata, ricca di intenzioni ed effetti e vincolata allo stesso tempo da tutta una serie di eventi che ci hanno preceduto e che limitano quella chiara ragione d’essere e divenire “memoria”, quindi Utopia, quindi “L’Utopia del Globale”. Raffaele Feola 2007

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Cosa ne pensi della Globalizzazione dell'Arte?
Posted by Raffaele Feola on Tue, 26 Feb 2008 02:06:00 PST