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Gabi Minedi - Verdementa - Josep Manuel Espluga
Un proverbio assai saggio afferma che 'fa più chi vuole che chi può'. È certamente questo il caso del caro Ignasi Puente, che con più voglia che mezzi e senza fare troppo fracasso, nella vicina cittadina di Alpicat sta svolgendo un compito lodevole alla guida del proprio spazio artistico, sede del MAAP (Movimento Artistico d'Avanguardia a Ponente). Nella sorprendente (per non dire trasgressiva) linea del buon Ignasi, ora ci colpisce (in senso positivo) l'anima un'artista italiana proveniente da Roma, di nome Gabi Minedi, dall'aspetto singolare: a qualcuno (in particolare a Josep Luque) ricorda Yoko Ono, a me personalmente fa venire in mente Patti Smith; pur se le apparenze ingannano e il rigore ci spinge a fuggire dal frivolo, stabilire vincoli e presunte affinità personali a volte è inevitabile e tra l'altro può in qualche modo contribuire a contestualizzare. Chi ha assistito lo scorso sabato 12 luglio all'inaugurazione della mostra o la seguente domenica 13 alla tavola rotonda ospitata nella stessa sala, ha avuto il privilegio di incontrare e conversare con questa creatrice, nata a Sant'Omero (in provincia di Teramo, in Abruzzo, non lontano dalla costa adriatica) all'interno di una famiglia di artisti, architetto di formazione, che alterna l'attività prettamente pittorica (con la prima mostra individuale allestita all'età di 15 anni) con la decorazione di interni, il disegno grafico, la scenografia e l'attività di insegnamento nel campo delle arti plastiche, per di più collaborando con un centro di salute mentale in cui si assistono i pazienti con psicodidattica applicata alle forme e ai colori. Oltre ottanta mostre personali costituiscono l'esteso curriculum di Gabriela, che ha esposto la propria opera in luoghi sparsi per i cinque continenti.Quanto a ciò che si può ammirare ad Alpicat, lo Spazio Ignasi Puente accoglie una serie di opere intitolata Verdementa, di recente creazione, nella quale a prima vista prevalgono formati piuttosto ridotti: pure se sono presenti alcune opere più consistenti, la maggior parte presenta dimensioni più contenute.  Il comune denominatore di tutti i dipinti è la gamma cromatica, non eccessivamente ampia, colori primari e ben vivaci; luminosi senza risultare stridenti, essi risaltano decisamente anche in virtù di opportune combinazioni, giocando con il contrasto dei toni, rafforzando il peso delle forme rappresentate nello spazio compositivo, configurate non solo per l'applicazione della tinta ma anche per l'aggiunta di cartoni, tappi a corona, ritagli metallici, stoffe, sacchi, sabbia e un'infinità di indicazioni che completano il trattamento con acrilici pigmentati. Alla luce di una simile manipolazione del colore, attraente e spettacolare, il risultato provoca un' impressione di immediata associazione con ciò che si rappresenta, in cui si plasmano ricorrentemente, sia pure in maniera assai diretta e schematica, luoghi della reminiscenza introspettiva dei sogni dell'infanzia (come ci ha commentato l'autrice).A questo punto non sarà eccessivamente ardito l'accostamento dell'opera di Minedi con l'arte povera (denominazione dovuta al critico d'arte italiano Germano Celant), sempre e comunque con le dovute considerazioni; pur se quella povera è un'arte oggettuale, che si manifesta con una certa relazione con il minimale, per contrapposizione essa rifugge dalla 'povertà' della rigida geometria rifiutando la freddezza dovuta a tanto rigore e attingendo dall'energia liberata dai materiali riutilizzati. Fin qui tutti d'accordo, ma è altrettanto vero che quella povera è un'arte intimista e personale, molto legata al movimento underground degli anni '60 in Italia, fatto che implica una certa avversione per le nuove tecnologie e l'eccessiva modernità, mentre nelle rappresentazioni di Gabi, viceversa, le implicazioni non sono del tutto restrittive; nella mia personale opinione, la visione di Gabi è più eclettica e in essa le immagini non compaiono nel senso di una possibile critica; per mezzo dell'arte povera ci si addentra negli aspetti introspettivi provenienti dai ricordi d'infanzia: intensi desideri, illusioni, curiosità, e tutto ciò che appartiene a una mente che nei primi anni di esistenza si apre alla grande finestra che si trasforma nel mondo, configurando un panorama onirico. Un modo originale di strizzare l'occhio a un surrealismo particolare e singolare con tratti caratteristici del mondo infantile, con icone immaginarie ma allo stesso tempo dall' associazione immediata e inequivocabile.  Combinazioni di forme disegnate e materiali riutilizzati (che di per sé non avevano apparentemente più valore né importanza), accompagnate da iscrizioni manoscritte di frasi allegoriche rappresentate, alle quali (in virtù di un processo di ordine intellettuale che rende possibile la materializzazione di un sentimento) si è conferita la categoria di oggetto d'arte.D'altra parte, Verdementa, il nome con il quale Minedi ha denominato questa esposizione (che lasciata Alpicat approderà a Barcellona) apporta anche una certa dose di innovazione; sappiamo bene che a causa della pigrizia umana, con il proposito di evitare ambiguità o soggettività, nel fare determinate valutazioni ci vediamo costretti a ricorrere a schemi comparativi; tanto per chiarire, il verde di per sé è un colore con connotazioni a livello psicologico ben note ai più: rilassa, risulta fresco, non stanca...e tuttavia dobbiamo tenere conto della molteplicità dei toni di verde, dato che si parla comunemente di verde mela, verde smeraldo, verde bottiglia, verde oliva, fino a costituire un amplissimo repertorio dei più svariati 'verdi', eppure finora non si era ancora sentita questa denominazione (o almeno non l'avevo sentita io), che fa inequivocabilmente riferimento a una freschezza totale, a una gamma intensa ma non invadente e positivamente energetica, perfettamente in linea con ciò che si rappresenta, trattandosi di uno dei colori che Minedi utilizza sovente nel repertorio in questione. E quanto all'amabile e arguto Ignasi, fa piacere che in questa linea non smetta di sorprenderci con altri colpi ad effetto, come questo di Minedi.   
Traduzione di Arrigo Frisano-Paulon
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Hanno scritto per Gabi Minedi critici di fama internazionale. Le sue opere figurano in collezioni pubbliche e private italiane ed estere.

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'Io che non avevo mai pronunciato la parola re, ricordavo di essere stato un tempo figlio di re. Non solo questo: ricordavo pure che una volta ero stato schiavo e figlio di schiavi e che avevo portato un collare di ferro attorno al collo'. Jack London - Il vagabondo delle stelle

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Posted by Minedi Official Space on Thu, 23 Oct 2008 04:43:00 PST

Ma questo è un teatro!

     Gabi Minedi                                               &ma questo è un teatro!    Dino Del Vecchio La mostra personale di Gabi Minedi a Montecatini conserva in sè i tanti perché della esistenz...
Posted by Minedi Official Space on Tue, 20 May 2008 12:14:00 PST