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NAKED MUSICIANS

Naked Musicians

About Me


“I got the idea for this music after having directed several workshops in Italy and abroad with musicians of different levels and background. The excellent results of this ‘method’ made me curious to try to it out with more experienced musicians. It was a challenge to concentrate a workshop, which usually takes one week, in only two days. My approach may be called ‘conduction’, a non conventional way of conducting, in which the written score and the notes are replaced by customized symbols. Nothing new, and new though. So, I called some twenty Sicilian musicians and… one Sardinian for a recording session in Scordia, in the safe hands of Vincenzo Cavalli. Under the participating musicians are many friends and musical colleagues of mine. Some of them join me in ‘Improvvisatore Involontario’. I was moved by all the enthusiastic reactions from Palermo, Ragusa, Siracusa and Catania. To my opinion, it worked out very well, thanks to this heterogeneous ensemble. The group not only consists of jazz musicians, but also of musicians with another background and even talented computer programmers and lawyers that usually reside in offices and courtrooms only because of their dark perversions. It’s obvious that an undertaking like this, unconsciously, has brought to light the remarkable creativity of the Sicilian improvisers. I would like to thank all of them.”

Francesco Cusa


“L’idea nasce in seguito ad alcuni workshop da me tenuti in Italia e all’estero ed aperti a musicisti di vario livello ed estrazione. In seguito agli ottimi risultati ottenuti con questo ‘metodo’ mi sono ripromesso di tentare con un organico di musicisti di livello. Il problema era quello di concentrare in due giorni ciò che normalmente richiederebbe almeno una settimana di lavoro. In realtà si tratta di una sorta di ‘conduction’, o meglio di sistema non convenzionale di direzione, in cui al posto della partitura musicale, delle note, si hanno dei simboli appositamente creati. Niente di nuovo tutto di nuovo. Così ho ‘convocato’ una ventina circa di musicisti siciliani e...un sardo, per una seduta di registrazione a Scordia, dal fidato Vincenzo Cavalli, col proposito di ricavarne un cd. Molti di essi sono miei amici e collaboratori abituali ed alcuni condividono con me l’esperienza di Improvvisatore Involontario. Hanno risposto da Palermo, Ragusa, Siracusa, Catania con un entusiasmo per me commovente. Il risultato è a mio avviso splendido ed il gran merito è sicuramente di questo organico eterogeneo in cui, intendo precisarlo, figurano non soltanto dei jazzisti, ma anche dei musicisti di diversa estrazione, nonché dei talentuosi programmatori di computer e avvocati che stanno in ufficio e nelle aule di tribunale esclusivamente per una loro oscura perversione. E’ inutile dire che un’operazione di questo genere finisce col divenire, inconsciamente, una simbolica finestra sulla notevole forza creativa degli improvvisatori siciliani. Il mio ringraziamento va a tutti loro”.

Francesco Cusa



For the cover design for Naked Musicians I wanted the graphics to be stripped to nudity. This however structured the layout. On all sides of the CD cover I drew that what one would see if the CD would have been placed in a completely transparent jewel box. Scratches and fingerprints, fake scotch tape and the relief of the plastic helped to create perceptive confusion with regards to the material of the CD-support, which in reality is simply cardboard. At the same time, the aesthetic idea of recycling and reuse of materials was accentuated, a concept which is also clearly expressed in the layout of the website and the label of Improvvisatore Involontario with references to the old vinyl record.

Raffaella Piccolo

www.core-design.it

[email protected]


La copertina per Naked Musicians volevo fosse una messa a nudo della grafica, che comunque struttura il disco. Così ho disegnato, anta per anta, quello che si vedrebbe se il cd fosse stato inserito in un jewel box interamente trasparente. Graffi ed impronte digitali, pseudo adesivi e rilievi in plastica hanno meglio confuso percettivamente la consistenza del materiale di supporto, che naturalmente è semplice cartone, e rafforzato l'idea estetica del riciclaggio e riutilizzo dei materiali, già fortemente espressa dal sito dell'associazione e dalla label che ricorda i vecchi dischi.

Raffaella Piccolo


I motivi per cui ho prodotto il disco sono moltissimi…affettivi, estetici e autoreferenziali!

Da tempo seguo Francesco in avventure musicali estive in nord Italia, ma soprattutto in Slovenia, dove ogni anno tiene un workshop durante il festival di Tolmin che si svolge sulle rive del fiume Soca. Al termine dei workshop, Fra’ conduce i musicisti in composizioni improvvisate e sperimentali di grande impatto emotivo, che io subisco con veemenza quasi simile a quella del fiume sloveno.

Quando riunì i 24 musicisti (e non) siciliani (e non), conducendoli verso mondi musicali nuovi, usando anche testi cui sono molto affezionata, come l’Amico Fragile di Fabrizio De Andrè, rimasi molto colpita. Il proposito di Francesco di registrare la conduction, come se volesse porre un punto al percorso compositivo cui era approdato fino ad allora, per ricominciare un nuovo percorso, mi fece capire che quel disco doveva essere prodotto.

Provenendo da ambiti artistici non musicali, formata alla Facoltà di Architettura di Palermo, ho sempre sperato che in questi anni di magra, avvenisse qualcosa di simile ai movimenti artistici di vasto respiro dei secoli e dei decenni passati, per i quali i linguaggi artistici si intrecciavano in eventi multidisciplinari. L’ultimo movimento di vasto respiro è stato il Decostruttivismo, fondato dal filosofo Jean Jacques Derrida e gli architetti, per citarne qualcuno, Frank O. Gehry, Daniel Libeskind, Rem Koolhaas, Peter Eisenman, la grande Zaha Hadid, Bernard Tschumi e il gruppo Coop Himmelblau. Punto cardinale del manifesto decostruttivista era la non-definizione di architettura, l’architettura "senza geometria" (la geometria non euclidea). Una non architettura, quindi, che si avvolgeva e svolgeva su sé stessa. L’architettura come spazio nel quale è il caos l'elemento ordinatore. Il risultato formale sono volumi deformati, quasi post-atomici, tagli, asimmetrie assenza di canoni estetici tradizionali.

Improvvisatore Involontario non è, infatti, solo un’etichetta musicale, è un MOVIMENTO CULTURALE, che accoglie in seno artisti provenienti da ambiti differenti. È un SALOTTO simile al salotto di Javlenskij, dove Kandinskij sperimentava insieme al compositore ucraino Thomas von Hartmann e il ballerino Aleksandr Sacharov eventi artistici nei quali pittura, danza e musica erano espressione di un medesimo sentire dell’anima. Hartmann, poi, aveva aderito alla setta Sufi dell’armeno Gurdjev, che il nostro Presidente ama come un maestro ancora presente, vivo. Ma la continuità compositiva che mi lega all’associazione parte più dal decostruttivismo, che da Kandinskij. L’associazione ha come simbolo il NO LOGO, due “i” continue e capovolte, che si negano e attraggono, che si riflettono su sé stesse. L’etichetta ha una grafica che ricorda i vecchi dischi, una negazione, quindi, del cd come supporto musicale. Naked Musicians è la rappresentazione musicale della negazione del musicista canonico, cui corrisponde la negazione della grafica.

Se i musicisti si erano denudati degli strumenti tradizionali, anche io, come grafica, avrei dovuto capire come ricominciare da zero, come denudarmi. Così ho deciso di realizzare un digipack cartonato che fingesse di essere un jewel box.

Raffaella Piccolo

My Interests

Music:

Member Since: 5/9/2007
Band Website: improvvisatoreinvolontario.com
Band Members:

Francesco Cusa: Magister Pierrottinus, conductor

Biagio Guerrera – voice, Stefano Cardiel – reporter, Riccardo Pittau - trumpet, Ivan Cammarata - trumpet, Salvo Barbagallo – s.sax, Gaspare Palazzolo - t.sax, Gaetano Santoro – t.sax, Carlo Cattano – b.sax, Tony Cattano – trombone, Mauro Schiavone – piano, Fabio Dibenedetto - ud, Paolo Sorge – guitar, Lino Costa –guitar, Carlo Natoli – baritone guitar, Paolo Battaglia - guitar, Maurizio Morello - guitar, Luca Lo Bianco – double bass, Marko Bonarius - double bass, Giuseppe Guarrella – cello, Dario De Filippo – percussions, Emiliano Cinquerrui - samplers, Andrea Pennisi - live sounds


Influences:

AA.VV "Naked Musicians" - Improvvisatore Involontario (05/2007)

di Matteo Trifirò

L'impegnatissimo jazzista siciliano Francesco Cusa, dopo aver dato vita al progetto Skrunch ed aver tenuto una serie di workshop in Italia ed all'estero, decide di dar vita a questo progetto, rivolto a musicisti siciliani, presi "rinchiusi" per due giorni in uno studio di registrazione di Scordia, con lo scopo di dar vita a questo cd. "Il problema era quello di concentrare in due giorni ciò che normalmente richiederebbe almeno una settimana di lavoro. In realtà si tratta di una sorta di 'conduction', o meglio di sistema non convenzionale di direzione, in cui al posto della partitura musicale, delle note, si hanno dei simboli appositamente creati. Niente di nuovo tutto di nuovo."Il progetto di fatto non è nulla di nuovo o originale, visti i precedenti storici come i Faust o la serie "In The Fishtank" presentata dalla Konkurrent, però è molto interessante principalmente per la scelta dei musicisti, provenienti da ogni angolo della Sicilia, amici o semplici conoscenti, jazzisti ed improvvisatori di professione, ma musicisti di diversa estrazione, programmatori di macchine e pc, accumunati dal desiderio di trasmormarsi per due giorni in "Improvvisatori Involontari".L'album si muove lungo i sentieri più avanguardistici e sperimentali del jazz, ma non abbandona mai le origini dei musicisti che lo hanno suonato, richiamando testi e spunti della miglior tradizione italiana ("Cuore Matto", "Canzone dell'amore Perduto" ..), ai quali vengono abilmente accostati strutture ed idee che possiamo ricondurre a classici come Frank Zappa, Fred Buscaglione o Sun Ra, alle sperimentazioni come il Pranzo Oltranzista di Mike Patton e John Zorn (dal quale sembra esser ispirata, oltre che al titolo, la filosofia stessa dell'album), con una forte carica teatrale-visuale-performativa come contorno.Un ottimo progetto, con ottimi musicisti ed un ottimo risultato !!

NAKED MUSICIANS, A sicilian way of cooking mind (Improvvisatore Involontario/Wide).

di Mario Gamba

I titoli degli otto brani del cd, che ha anche un pre-titolo complessivo, Music for 24 Musicians, sono stimolanti e spassosi, come sempre nei lavori di Francesco Cusa, batterista, compositore e in questa occasione direttore (o conductor, nel senso della butchmorrisiana "conduction"). Eccone alcuni: L'avvitamento del capitalismo, In morte al sistema mal temperato, Del perché é impossibile che l'uomo sia atterrato sulla Luna. Ma questa volta il Cusa innamorato pazzo della musica "a programma", dei brani con forte connotazione narrativa compresi alcuni sfrontati aspetti didascalici, non si ferma ai titoli, non sacrifica alle brillanti idee letterarie le proprie capacità di elaborare idee musicali altrettanto, se non più brillanti. Questa volta Cusa ci regala musica ricca, dissoluta, pura e impura, di grande originalità e spessore. Prodotta da una band di 24 musicisti, jazzmen e non, che ci arriva con un impatto forte, caldo, e con una vertiginosa diffusione di invenzioni. Il clou è senza dubbio il lungo iniziale Avvitamento del capitalismo, dove cìè una voce recitante (pressoché una costante nel cd, e i testi sono pieni di umori sovversivi legati alla cronaca politica) che apre continui nuovi episodi di stupefacente bellezza: free-jazz freschissimo, inaudita "contemporanea" traboccante di rumori, effetti, raffinatezze di scrittura istantanea, passaggi tipo poema sinfonico. Ma irresistibile anche A night in a caravan, opera di montaggio, di destrutturazione, di sintesi compositiva sulla base di A night in Tunisia e di Caravan. E poi tutti gli altri brani: tutti meriterebbero di essere "raccontati" in dettaglio, il radicalissimo, furioso In morte al sistema mal temperato merita un'altra menzione speciale.

(m.ga.) IMMENSO

A sicilian way of cooking mind
di Enrico Bettinello

Che da parte di molti musicisti e improvvisatori di casa nostra ci sia un'urgenza a trovare nuove formule di condivisione dell'esperienza creativa è un fattore che già da qualche tempo ha portato al coagularsi - spesso su base regionale, a testimonianza che la cosiddetta “provincia” è ricca di idee e fermenti - di realtà associative [sotto forma di etichetta, collettivo, officina, laboratorio permanente, banda “musicalmente” armata...] in grado di mettere in circolo idee, musicisti, follie varie al di fuori dell'ormai consolidato - e forse logorato - meccanismo un po' individualista che gode di una vasta diffusione nel jazz italiano.

È il caso, ne abbiamo parlato spesso, di “entità” come El Gallo Rojo, BasseSfere, Axè, C-Jam, così come degli artisti che sotto la sigla Improvvisatore Involontario, di cui il batterista siciliano Francesco Cusa è l'agitatore predestinato [clicca qui per leggere una 'intervista senza rete con Cusa].

Proprio Cusa ha riunito per questo progetto ventiquattro musicisti, tutti siciliani tranne l'indomabile - e bravissimo - trombettista sardo Riccardo Pittau, e ha utilizzato le modalità della conduction [direzione dei flussi improvvisativi dell'organico attraverso una serie di segnali convenzionali] per convogliare alcune delle più impudenti necessità espressive che serpeggiano nelle viscere di questi artisti.

Non tutti jazzisti e non tutti professionisti - ma compaiono alcuni dei più fedeli collaboratori di Cusa, dallo stesso Pittau al trombonista Tony Cattano, passando per chitarristi come Paolo Sorge e Carlo Natoli o per il contrabbassista Marko Bonarius - questi gloriosi “ribaldi” del gesto sonoro vengono condotti dal direttore “lucignolo” su terreni in cui le varie energie possano conflagrare, in cui l'inopportunità sia un valore da tenere a portata di mano, dato che lo scenario timbrico cambia con la velocità dello zapping annoiato del sabato sera e dietro ogni brandello di quotidianità si può aprire un giardino incantato.

C'è anche una voce narrante, che interviene come un televisore tenuto troppo alto dalla vicina di casa sorda, a cucire frammenti di istruzioni, di telegiornali sui margini delle note. C'è un gioco destrutturante che ha [ig]nobili ascendenze e c'è il consueto, insopprimibile, ghigno ironico [la risata che tutti seppellirà non prima di averci imbottiti di suoni, tanto per ricordare che volendo c'è dell'intelligenza anche nelle più basse forme di vita!] che a partire dai titoli sgangherati dei brani si propaga in rivoletti gelidi in ogni angolo del disco.

È irriverenza programmatica? O forse in quel sovrapporre “A Night In Tunisia” e “Caravan”, nelle scorribande sugli ottantotto tasti di “In morte al sistema mal temperato”, nello [s]comparire di “Cuore Matto” o “Arrivederci”, nella balbuzie funk di “Stasi creativa in James Brown”, nelle urla apotropaiche e nel farsi oggetto tra gli oggetti che risuonano senza coscienza c'è qualcosa di molto più rispettoso di quello che si sospetta?

Non rispondetevi! Rimarreste sempre fregati, perché dietro le domande - ci insegnano questi ventiquattro musicisti “nudi” - si nascondono sempre le mascelle appuntite di una risposta sbagliata, vogliose di ridurvi i pantaloni [specie la zona dei glutei] in colorati brandelli di stoffa!

Piuttosto ascoltare, reagire, urlare, ridere, indignarsi, ammirare il flusso dentro cui Cusa ha immesso le risorse di cui disponeva, diffondere, fare ascoltare agli amici e alle amiche, fare fremere di sdegno la vecchia zia o il rigido insegnante di conservatorio, fare sorridere un bambino, riavvicinarsi al fare musica perché lo chiede la pancia prima che la testa.

Beh, questo sì che lo si può fare e forse questa esperienza collettiva incomincerà a brillare come un pietrone radiattivo tra le mani degli incauti. Ne vale la pena! Bravissimi tutti!

P.S. Cercate nei migliori jukebox della Riviera “Italian Graffitti Collapse Vol. I”, non ne potrete più fare a meno!

A sicilian way of cooking mind
di Vittore Baroni - Rumore Giugno 2007

L’idea è di Francesco Cusa, eminenza grigia della Improvvisatore Involontario: chiamare a raccolta una ventina di musicisti siciliani di alto profilo tecnico, attivi in ambito non solo (avant)jazz, e chiuderli in sala di registrazione per un workshop intensivo di due giorni, con l’obiettivo di ricavarne un cd. Una prova che avrebbe potuto rivelarsi rischiosa, ma che grazie alla direzione illuminata dello stesso Cusa, oltre che all’impegno e affiatamento del temporaneo ensemble, ha prodotto un risultato a dir poco sorprendente. Già basterebbero difatti a dare peso specifico i venti minuti di L’avvitamento del capitalismo, ardita suite che spazia da giochi fiatistico-percussivi in stile Arkestra a memorie etno-popolari e umori mingusiani. Siamo però solo all’inizio e - col ballardiano leit motif di stranianti annunci fanta-radiofonici - sfilano altri sette brani ora ironici (A Night in a Caravan, frullato di standard da big band declinati in chiave semi-improvvisativa), ora rissosi (In morte al sistema mal temperato, con echi del free “politico” dei Settanta) e ora lirici (il finale mash up di vecchie canzoni italiche, più struggente che irrispettoso). Non solo un bel spaccato di “gastronomia sonora” sicula, dunque, ma anche un concept che straripa di arguzia e inventiva.

NAKED MUSICIANS, A sicilian way of cooking mind (Improvvisatore Involontario/Wide).

di JD TIKI

La quarta uscita di Improvvisatore involontario mette in campo una all-star band assemblata dal “commissario tecnico” Francesco Cusa: partendo dalla sua esperienza di workshops in giro per l’Italia l’istrionico batterista/compositore siciliano ha radunato presso il Sonoria studio di Scordia (CT) ventiquattro musicisti siciliani (e un sardo, il nostro Riccardo Pittau) per un esperimento di “conduction”; l’eclettico ensemble comprende fiati, chitarre elettriche, contrabbassi, percussioni, live electronics e campionatori, voci cantanti e recitanti, e schiera al gran completo i membri di altri progetti guidati dal nostro, come Skrunch e Nursery Four. L’idea è stata, sin dall’inizio, quella di non coinvolgere esclusivamente musicisti di area jazz, ma di estrazione e formazione diverse. Le sessioni di registrazioni si sono tenute nel maggio del 2005. Sulla scia di grandi musicisti e compositori moderni (da Butch Morris a Frank Lowe al mitico John Zorn) Cusa ricorre ad un sistema non convenzionale di conduzione, utilizzando simboli appositamente creati in vece delle normali note sulla partitura musicale. “Niente di nuovo, tutto di nuovo” come giustamente e ironicamente scrive lui stesso nelle liner notes del disco. Ciò non toglie che il risultato sia complessivamente lodevole e stupefacente. Si va così dalla lunga suite posta in apertura (20 minuti su complessivi 71!) a nome “L’avvitamento del capitalismo” (discorso a parte meriterebbero i titoli ai limiti del genio assegnati alle composizioni!), imperniata sull’ossessivo, misterioso e mantrico violoncello di Giuseppe Guarrella. La successiva “A night in caravan” – come il titolo fa presagire – riesce a far suonare simultaneamente a diverse sezioni di musicisti due dei più grandi standards del jazz come “A night in Tunisia” di Gillespie e “Caravan” di Ellington, cucendo il tutto con intermezzi di drum machine dal sapore anni ottanta e sfociando (come più volte nel corso del disco) nel più anarchico e dissociato free jazz. “In morte al sistema mal temperato” si regge su un ostinato dei fiati ed include ogni sorta di sketch, dal cartoon alla musica da film al rumore puro, mentre “Gurdjieff, Jodorowsky, Lugo” possiede qualità cinematografiche da film horror tra percussioni, cigolii e rumori sinistri, chitarre liquide e voce narrante ed inquietante. “Globalizzazione” parte come un outtake di Buena vista social club, ma l’andatura latin cubana viene presto disturbata dall’elettronica e da ogni sorta di intermezzo be-bop e free, mentre “Stasi creativa in James Brown” tritura funky groove à la “Sex machine” deturpandolo con voci, campionamenti e dissonanze. In chiusura due gemme: “Del perché è impossibile che l’uomo sia atterrato sulla luna” (!) è elettronica cyber con unisoni di fiati e voci e pianoforte futurista, mentre la conclusiva “Italian graffiti collapse vol.I” è un Frankenstein musicale italiano nel quale, sulla splendida voce di Biagio Guerrera che canta “Arrivederci” di Umberto Bindi, si innestano le chitarre elettriche (ben cinque nell’ensemble!) che intonano “Cuore matto” di Little Tony; mentre Guerrera “canticchia” “Parole parole parole” di Mina le veloci dita di Schiavone eseguono “Margherita” di Cocciante, per poi terminare con la citazione di “Canzone dell’amore perduto” di De Andrè, collassando definitivamente. Non difetta sicuramente la fantasia, l’esecuzione è encomiabile e la verve tutta sicula. Un unico appunto: sarebbe stato utile ai fini di un ascolto più partecipe avere un’indicazione (magari pubblicata sull’interno copertina) delle regole di interpretazione dei simboli utilizzati per l’improvvisazione (un po’ come fece Zorn nella sua fondamentale game-piece “Cobra”). Ma anche cosi la godibilità del progetto è totale.

JD TIKI - 2/6/07

NAKED MUSICIANS, A sicilian way of cooking mind (Improvvisatore Involontario/Wide).

di Guido Siliotto

NAKED MUSICIANS - A sicilian way of cooking mind / avanguardia ***

di Roberto Mandolini

Francesco Cusa è la mente dietro il progetto Improvvisatore involontario. Nato a Catania nel 1966, Cusa ha un curriculum da capogiro. Ha suonato con la crema dei jazzisti italiani (Paolo Fresu, Bruno Tommaso, etc.), con alcuni dei colossi del jazz sperimentale internazionale (Butch Morris, Kenny Wheeler, etc.), con i più rumorosi gruppi di avant-rock oggi in circolazione (Flying Luttembachers, Zu, etc.), e con mille altri musicisti. La sua attività di musicista si divide tra una decina di progetti diversi, tra i quali questi Naked Musicians. Un gruppo di una ventina di improvvisatori condotti dallo stesso Cusa. La scelta dei musicisti coinvolti nell'improvvisazione è disomogenea: jazzisti, rockettari, programmatori di softawre e 'avvocati che stanno in ufficio e nelle aule di tribunale esclusivamente per una loro perversione'. Il risultato è tutt'altro che commestibile. Un blob sonoro ostico e senza vie d'uscita. Una matassa intricata di suono che colpisce l'ascoltatore come una valanga. Le otto tracce del disco hanno titoli programmatici ("A night in A Caravan" unisce i temi di "Caravan" e "A Night in Tunisia") che lasciano presagire solo apparentemente la direzione della musica.

NAKED MUSICIANS - A sicilian way of cooking mind / avanguardia .r{}**

di Gennaro Azzollini

Non sono mai stato un grande amante dell’improvvisazione, né del jazz in generale, pertanto non sarei proprio il tipo adatto per recensire questo disco, ma il progetto in sé è interessante, e il prodotto finale neanche tanto malvagio, tanto più se si pensa che si tratta di soli musicisti siciliani più un sardo (ma questo è un pregiudizio, la Sicilia ha da sempre sfornato musicisti buono-ottimi, e inoltre, se gli italiani con il rock stanno proprio frecati, in ambito jazz e avant hanno più di una carta da giocarsi). Insomma c’è questo Francesco Cusa che, come ci spiega nelle note introduttive del disco, ha raccattato tutta una serie di compagni e colleghi sparsi nell’isolotto e li ha convinti a eseguire in due giorni questa cosa che lui definisce ‘conduction’, cioè un sistema non convenzionale di direzione: in pratica, non pura improvvisazione, ma una esecuzione libera fondata non su una successione di note bensì di simboli inventati ex-novo. Il risultato è simpatico e per fortuna manca di quella spocchia che di solito caratterizza i musicisti intellettualoidi. C’è poi questa citazione di Reich (quella di Zorn è abbastanza evidente) in In morte al sistema mal temperato (ma anche nel sottotitolo: music for 24 musicians), che me lo ha reso simpatico subito.

NAKED MUSICIANS - A sicilian way of cooking mind

di Guido Festinese - 28/5/2007

“Il problema era quello di concentrare in due giorni ciò che normalmente richiederebbe almeno una settimana di lavoro. In realtà di tratta di una sorta di conduction, o meglio di sistema non convenzionale di direzione”. Traduciamo per i meno addetti ai lavori dalle belle note di copertina stilate da Francesco Cusa, direttore ed ideatore dei “musicisti nudi” - con evidente riferimento zorniano – per questo nuovo lavoro. I due giorni sono le sedute riservate a una ventina di musicisti siciliani di diversi abiti stilistici (non solo jazz, quindi) convocati assieme al funambolico Paolo Sorge alla chitarra per una “conduction”. “Conduction” è il metodo ideato dal grande Butch Morris per eludere la gabbia stretta che circoscrive partitura e/o improvvisazione: in una “conduction” i musicisti improvvisano, ma rendono anche conto, in tempo reale, di una serie di segnali di dinamica convenuti tra i partecipanti, e strutturati da chi guida la “conduction” medesima.

Gli esiti, qui, oscillano tra il sublime e il plebeo, esattamente come quando il Principe De Curtis sosteneva che “la nobiltà obbliga” nel suo etereo volteggiare tra bassezze ed altitudini. Cosa attendersi da titoli che recitano, testuali, “Stasi creativa in James Brown” o “Del perché è impossibile che l’uomo sia atterrato sulla luna”: risposta facile, ma non ovvia. Ci attendiamo una musica che giochi ad essere musica pura, con tutti gli scarti, le capriole, le ripicche ed i torbidi rimestamenti che i titoli suggeriscono. Alla fine, un grande atto d’amore per Mingus, per Ellington, per lo svaporato turgore delle “arkestre” di Sun Ra. Ed il senso che, anche in Italia, si può mettere in pratica una assoluta eccellenza senza pagar dazio alla grigia legione dei fondamentalisti neobop, new mainstream, e quant’altre regressioni spacciate per novità vogliano imbonirvi i signori di un jazz addomesticato come una foca nel circo.


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Record Label: improvvisatore involontario
Type of Label: Indie