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Un quartetto bene assortito ed in possesso di un interplay invidiabile, questo formato dai sax di Fabrizio Mandolini, dalle chitarre di Mauro De Federicis, dal contrabbasso di Gabriele Pesaresi e dalla batteria di Roberto Desiderio.
Speakin'4 è l'incontro di quattro personalità ben distinte, ognuna in possesso di sue peculiarità e capace di momenti solistici come di un' integrazione inappuntabile nelle sonorità del quartetto.
Suonato su ritmi pacati alternati a momenti più sostenuti, guidato da una ritmica davvero solida, Speakin'4, per quanto non alla ricerca dell'originalità forzata, vive di diversità continue nei sapori dei suoi nove brani e ribalta costantemente la chiave di lettura musicale senza perdere lucidità e qualità interpretativa.
é quanto si può ad esempio notare all'ascolto consequenziale della delicata Vedendoti crescere e della spumeggiante Chi è il killer che portano alla ribalta quattro musicisti poliedrici e curiosi di esplorare generi qui abbondantemente rappresentati, con il Jazz a governare la barca, ma con tanti riferimenti ai diversi affascinanti volti della musica italiana.
Fabrizio Mandolini si destreggia con sapienza fra sax tenore e soprano brillando notevolmente in Nessun colpevole, Mauro De Federicis alterna le sue chitarre (anche sovraincise) negli intrecci con il sax ed in altri momenti molto personali (La stanza di Desiderio), Pesaresi e Desiderio sembrano ben più che due accompagnatori e prendono spazio con notevole carattere.
Ne viene fuori un disco godibile ed essenziale, dal suono pulito e quasi sempre in invidiabile equilibrio fra melodie e ritmo.
Sergio Spada
SuonoSi sta sempre più affermando negli ultimi tempi una generazione di musicisti che tenta di uscire da schemi preordinati, se non addirittura condizionati dalle leggi di mercato. Musicisti, cioè, che tralasciano gli aspetti dimostrativi della propria musica per recuperare un ventaglio più ampio di espressività , per dedicare maggiore attenzione alla componente compositiva, per esaltare sfumature e tonalità della propria tavolozza timbrica.
Non più quindi strutture rigide con assoli supersonici, tempi impossibili e la solita manciata di standard per dimostrare che la tradizione non si dimentica, ci mancherebbe. Piuttosto il tentativo di assorbire le sollecitazioni provenienti dai mondi circostanti per tradurle in materiale sonoro fresco e originale.
E’ il caso di Speakin’4, album d’esordio dell’omonimo quartetto, formazione senza leader, dove ciascun componente aggiunge il proprio personalissimo tassello alla costruzione di una casa musicale comune. Perché se è inconfutabile che nel corso dei nove brani del disco si attraversano ambienti sonori assai diversi tra di loro - dalla dolce melodia di “Vedendoti crescere“, al ritmo urbano e nevrotico di “Chi è il killer?“, passando per un Nino Rota che guarda a Oriente in “L’antifaz“ - è altrettanto vero che esiste un comune denominatore che funge da collante e rende stilisticamente omogeneo il prodotto finale.
Si tratta di un approccio in stile understatement, che privilegia le tinte pastello ma sa utilizzare pennellate decise quando necessario. La chitarra di De Federicis, per esempio, è raffinata e armonicamente elegante ma con decise e sapienti graffiate è in grado di cambiare il corso e gli umori di un brano, come nell’iniziale “Speakin’ Suite“.
Non tutto gira alla perfezione, l’omaggio a Jobim di “Gira la minestra“ sembra soffermarsi un po’ troppo in superficie, ma Speakin’4 è debutto convincente, piacevole e sincero.
Vincenzo Roggero
All About JazzSegue davvero i modi e i tempi di una conversazione "Speakin'4", prima uscita dell' omonimo quartetto per la Wide Sound.
L'ottimo Mandolini, dal suono morbido ma non esile, De Federicis dallo stile personalissimo fatto di frammenti melodici, linee post bop e fugace suggestioni rock (ma anche lirico e mediterraneo alla chitarra acustica) e la ritmica Pesaresi- Desiderio discreta e misurata ma efficacissima, si scambiano costantemente stimoli e indicazioni e attraversano gli ambienti con coerenza espressiva, rispetto e integrazione dei ruoli.
Jazz aperto, multiforme, interlocutorio, dalla vena talvolta romantica ma non sdolcinata, o ironica senza essere ruffiana espresso nella dolcezza quasi sussurrata di Vedendoti crescere, introspettiva e lunare, o nella lunga e composita Speakin' suite, il cui percorso segue un filo costante e definito anche quando l'esecuzione sembra fermarsi e attendere.
Un disco rarefatto eppure intenso, in cui il flusso narrativo ed emozionale è sottile ma sempre vivo, una voce nuova e originale.
Val. C
JazzitEccellente esordio discografico per un quartetto jazz che fa del dialogo la componente principale del suo fare musica; ma non per questo privo di vigore.
Fabrizio Mandolini (sax tenore e soprano), Mauro De Federicis (chitarra elettrica ed acustica), Gabriele Pesaresi (contrabbasso) e Roberto Desiderio (batteria) propongono una seria di (belle) composizioni originali in cui le differenti esperienze di ciascuno di loro, le influenze e gli amori, musicalmente parlando, hanno modo di emergere senza che una voce prevarichi l’altra, come appunto in una conversazione tra persone mature, Che usi le spazzole o le bacchette, che imposti i suoi groove sui cerchi o sulle pelli. Desiderio è sempre misurato ma presente, stimolante e di supporto per i suoi compagni di viaggio. E ha anche modo di occupare il proscenio in un paio di azzeccate sortite solistiche. Bene, bravi, bis (speriamo a breve).
Alfredo Romeo
Percussioni 2008 Apparente minimalismo a quattro voci. E già , perché la suite d'apertura di questa opera prima del quartetto Speakin'4, indurrebbe a pensare ad un album intriso di delicatezza narrativa. Riscontro che si ha anche nella seconda traccia Vedendoti Crescere, mood ben sorretto dalle trame intessute dalla chitarra di De Federicis e dai consistenti interventi di Mandolini al soprano. Ma tale sensazione, di per sé già gradevole, risulta non del tutto vera già nelle coloriture funk di Chi è il killer? Il groove di Pesaresi ed il drumming ben sostenuto di Desiderio sferzano le ance e la chitarra spingendoli verso graffianti pronunce strumentali.
L'Antifaz, brano composto da De Federicis, è tanto vario da risultare un ottimo descrittore per i fotogrammi di un film. Un coacervo di suoni e di tradizioni trattati con discreta ironia, che mettono in luce l'indubbia confidenza di Pesaresi con lo strumento.
Le atmosfere da ballad di Nessun Colpevole sono il giusto preludio a Gira la Minestra, song dedicata a Jobim ma che mutua dalla tradizione della canzone italiana. La sua originale cantabilità è esaltata dalla voce del soprano di Mandolini che palesa una navigata competenza sia la tenore che al soprano.
L'alchimia globalizzata di Etno Pop è un po' troppo popular e piuttosto scevra da influenze etniche che appaiono velate, forse volutamente. Il brano acquista robustezza grazie al solo di De Federicis che riesce a far suonare sapientemente anche i silenzi e le pause.
L'alternarsi di flussi armonici e di differenti concezioni melodiche approda anche nella sussultante orchestralità di Sui Cerchi ed Oltre, per chiudersi con La Stanza di Desiderio, misurato cool decorato con inaspettato mestiere.
Un lavoro che non ti aspetti. Non ti aspetti una così consistente maturità sia in fase compositiva – tutti i brani sono originali – che esecutiva. Quattro giovani "voci" decisamente attente ad un giusto equilibrio sonoro.
Decisamente incuriosito dalla natura di questo particolare progetto, ho voluto fare quattro chiacchiere con Fabrizio Mandolini, sassofonista degli Speakin'4.
Quando e come nasce SPEAKIN'4?
Ho vissuto per 7 anni in Danimarca dove per i primi 5 anni ho studiato e mi sono diplomato al Rytmisk Musikkonservatotium di Copenhagen, poi nei due anni successivi ho iniziato a fare su e giù perché ho messo su famiglia in Italia (ad oggi, una ragazza ed un bimbo di due anni) e mi sono stabilito a Roma.
In questi 2 anni di "pendolarismo" ci siamo spesso incontrati io e Mauro, il chitarrista. Già in Danimarca suonavo con una formazione mia con la chitarra ed ho trovato in Mauro (che conoscevo sin dall'infanzia perché andavamo in piscina da bambini insieme), un collaboratore ideale e prezioso, suonava la mia musica senza che io dovessi spiegargli nulla.
Successivamente lui mi ha chiesto di suonare la sua di musica, Roberto (il batterista) e Gabriele (il bassista) si sono uniti a noi in questo fase, dopo un po' ci siamo resi conto di essere un ottimo team, sia umanamente che musicalmente ed abbiamo trasformato questo quartetto in una specie di laboratorio di ricerca in cui possiamo sentirci liberi di esporre idee, linee melodiche, brani, direzioni e dove poter far convivere il senso estetico-musicale di ognuno di noi in maniera armonica e "democratica"
Vista la variegata struttura dei brani, sembrerebbe che le vostre influenze musicali siano differenti...?
Sì, dal mio punto di vista la sfida è quella di entrare ognuno nelle idee dell'altro e di sostenerle il più possibile, è un processo intenso che richiede continui sforzi nel far "tacere" quella vocina interna che mi dice: "questo mi piace, questo non mi piace". Fatto questo mi accorgo che: a) mi piace tutto, b) ho conosciuto meglio cosa frulla nella testa di Mauro, Gabriele e Roberto di conseguenza li conosco meglio, c) ci siamo divertiti, d) ci hanno guadagnato tutti...è bello avere una situazione che ti permette tutto questo.
Se vi fosse stata la possibilità (o la necessità ) di aggiungere una quinta voce, quale strumento sarebbe stato? E quale musicista avreste voluto al vostro fianco??
Probabilmente un sound engineer/sound designer che avvolga ed ottimizzi il nostro suono acustico in una dimensione "onirica".
Quali progetti per il futuro?
Sicuramente il desiderio di rientrare in studio per l'organizzazione del materiale per un nuovo CD...in una scala di valori più ampia, suonare il più possibile sul palco per acquisire sempre maggiore fluidità e suono di insieme per far si che nel mezzo delle strutture accadano delle cose..."impreviste", insomma provare con umiltà a seguire un po' la lezione di Miles ma trovando un nostro suono.
Alceste Ayroldi
Jazzitalia