ITALIAN PRESS CLIPS ABOUT US
BLOW UP MAGAZINE
Lentamente, una uscita dopo l'altra, al di là della bella affermazione di Giardini di Mirò, ragazzi nati in penisola sono ormai probabilmente riusciti a scalzare i cugini francesi dal gradino più alto di un ideale podio post-rock europeo. "A Secret North" dei novaresi The Fog In The Shell supporta la tesi con grande potere persuasivo, lasciando altresì cadere su pezzi che tradiscono una ispirazione che non vuole perdersi nel discriminare tra Windsor For The Derby e Mogwai, ombrosità pronunciate, desolate nel caso di Livings' Dreams Are Dead Lives e Toward The Crimson Eye, dolorosamente gravi in I Can Be The Caos, They Can Be The Structure, che montano, increspandosi d'incanto, o con più lineari progressioni, di tellurici moti, come avviene rispettivamente in The River e Rain.
ZERO MAGAZINE
Dopo band dall'indiscutibile validità come Gatto Ciliegia contro Il Grande Freddo e Giardini di Mirò, tra i più conosciuti, la scena nel nostro paese può vantare un'altra buona realtà ad opera dei novaresi The Fog in the Shell, al loro primo full-lenght ufficiale per la piccola etichetta toscana Dufresne. I richiami più evidenti della band sono senza dubbio gli appena citati Giardini di Mirò (e a loro volta i Mogwai), soprattutto per i lunghi brani strumentali arpeggiati dalle atmosfere malinconiche e desolate (come "Rain"), a cui i nostri novaresi aggiungono anche parti di voce e accenni acustici che ricordano alcuni lavori Post-Hc degli ultimi anni come i Cult of Luna, Isis e i Neurosis di A Sun that Never sets. Le atmosfere si fanno perciò ancor più apocalittiche ed inquiete, sconfortanti, come la marcia iniziale "The River", su cui aleggia però nell'arpeggio il fantasma di Trompso is Ok, uno dei brani cult dei GdM per chi li conosce bene. La seconda e lenta traccia acustica invece rappresenta meglio di ogni altra la lezione del Post-HC di Neurosis e Isis trapiantata in un disco Post-Rock, mentre "A Man escaped" è l'episodio più ritmato del disco, dove tra un crescendo di piatti e solenni linee di basso si preannuncia un'esplosione della tristezza raccontata in questi brani, che però non esplode mai veramente nonostante i muri noise finali...
LOSING TODAY MAGAZINE
Nati a Milano nel 1997 Fog In The Shell hanno vissuto varie formazioni fino a giungere a questo esordio, targato Dufresne (etichetta di Montemurlo, nei pressi di Prato).La bio cita un'evoluzione passata tra Pavement, Sebadoh, Codeine, nel segno di un progressivo rallentamento di un incombente rarefazione. Questi sei pezzi (per una quarantina di minuti di durata) ne sono la riprova, seppure in parte: chitarre minime, suoni soffusi, pallidi tappeti, una vocalità fatta per lo più sussurrata. Non solo questo: non momnti di maggior dinamismo, qundo le chitarre si fanno più spesse, e dove la sezione ritimica lascia le derive ipnotiche per prendere il timone ora con prepotenza ('A Man Escaped'), ora in un nevrotico sfarfallio (la conclusiva 'I Can Be The Chaos, I Can Be The Structure'). Il resto è lasciato alla volontà di chi ascolta di farsi assorbire dallo scenario per coglierne le sfumature, che siano dialoghi cinematografici, strumenti tradizionali, o campionamenti del lontano oriente. Un disco da sorseggiare piano, dal quale farsi lentamente suggestionare.
TAXIDRIVER WEBZINE
Il disco inizia come un brano qualsiasi dei Low. Ovvero come dei Velvet Underground narcolettici. Verso il terzo minuto c'è la prima esplosione chitarristica. La durata è di circa 40 secondi che andrà pian pianino spegnendosi fino alla fine della canzone (circa 6 minuti e 30 secondi). Chitarre fischianti ed effetti impazziti. La band conosce bene la materia noise e la padroneggia benissimo. Questo disco si rivela quindi una bella sorpresa di slowcore-post-rock in grado di accontentare tutti i fanatici del genere. Non inventano niente ma quello che fanno lo fanno proprio bene. Se i primi due brani si rifanno alla tradizione "codeinica" da "A Man Escaped" in poi sarà tutto un crescendo ritmico/chitarristico a cui sarà difficile resistere. Il vero apice è però "Rain": 8 minuti e mezzo che danno lezione su come si costruisce una canzone noise. "A Secret North" è uno disco che non può deludere i fan di Low, Mogwai, Slint e del genere post-rock. Speriamo di vederli dal vivo al più presto!!
KATHODIK
Questo quartetto dell'italica penisola (ma dall'ignota provincia/città ) ci propone un album bello concreto di studiato math rock e lo-fi. 'A Secret North' è il loro debutto per la Dufresne, dopo un sample tape per la Under My Bed. Nonostante la scarsa esperienza in studio (almeno per quanto ci dice l'info) i Fog in the Shell riescono molto bene nei pezzi qui contenuti, annoiando molto raramente, grazie anche ad una produzione ovviamente centrata sulla batteria ma permissiva anche per le chitarre. A me hanno ricordato degli Ativin leggermente meno sonnacchiosi, mentre la regia mi suggerisce che somigliano agli Steve Von Till o ai Neurosis
PUNKSTER MAGAZINE
The Fog In The Shell si distinguono, invece, per un approccio maggiormente cupo, ostico e variegato alla materia, iniettandovi elementi post-metal, ghotic, math e noise; i riferimenti immediati sono Isis, ultimi Neurosis, Clann Zu attuali e - per le atmosfere darkeggianti - My Dying Bride, ma in più parti si sente anche l'influsso (malinconico) di Nick Cave e della Processione del Cuore Nero. Insomma, chi l'ha detto che bisogna sempre e comunque guardare fuori dai confini nazionali per scovare musica di ottimo livello?"
WORLDWIDE PRESS CLIPS
"Curioso grupo el que forman estos estos italianos que han creado un disco muy ambiental y original, mezclando diversas influencias en su música, una musica muy tranquila y melancólica. Lo que estos chavales hacen es aunar los momentos más oscuros y ambientales de Neurosis y los otros proyectos de sus miembros, con las partes más tranquilas y melancólicas de grupos como My dying bride o Mindrot, todo ello envuelto en un halo post-grunge y mucha guitarra acústica, curioso, verdad? Pues la verdad es que el grupo suena muy bien y crean una música muy interesante, que seguro que es del agrado de los seguidores de los grupos que crean ambientes melancólicos, en este caso muy especiales. Muy buen disco!
MONDONGO CANIBALE MAGAZINE
"40 min oto--ne, pustobne in temacne godbe mlade italijanske zasedbe The Fog in the Shall, ki svoj prvenec poimenuje ''A secret north''. Dol--ino plo--ce dose--ejo s --estimi komadi, kar pove, da imamo opravka z dolgotrajnimi skladbami, ki so istocasno --alostne in lepe in skorajda v celoti brez kaker--nekoli kitarske distorzije. Vse skupaj je zelo umirjeno in pocasno, kjer z akusticno kitaro po osem minut nespremenjeno breka in se sli--ijo v ozadju elektronski sempli, sint ali celo orglice, ter se ogla--a zadr--ano, srame--ljivo petje. To se morda sli--i precej dolgocasno, ampak meni vseeno zvenijo super. Kot kak--ni Neurosis ali --e prej, Steve Von Till, le da je tu lep--i vokal. --e najbolj --ivahen komad je in--trumentalni ''A man escaped'' s poudarkom na bobenskih ritmih, za razliko od ''Livings' dreams are deads' lives'' in ''Toward the crimson eye'', kjer bobnov sploh ni in ustvarijo pravo uspavalno vzdu--je. Kljub primerjavi z bendoma zgoraj, --e veno precej originalen izdelek z lepo samosvojo glasbo, ki se bo oprijela predvsem onih bolj umirjenih du--.
" ....(8/10)
KIBLA MAGAZINE