CURRICULUM VITAE
D ario F alconi nasce a Roma il 4 maggio del 1981. Intensa attività drammaturgica con messa in scena di opere originali. Messa in scena ovviamente con rito cattolico. Nel luglio del 2004 ha vinto il premio “ C ittà di Santa Marinella†nella categoria “Opera Prima†con “ G ratis et Amore tuiâ€.
“ Q uattromaggiomillenovecentottantuno†e “ A mami Alfredo†sono i nomi delle due ultime opere teatrali rappresentate nel 2006 e nel 2007. Laureato in lettere moderne con una tesi sul teatro di Vitaliano Brancati. Ha vissuto tre anni tra Roma e Pechino, ossia a Mosca! Orgoglioso di portare il nome del mitico nonno calciatore. Insegna italiano e storia. Insegna, tassativamente luminosa. “ U topsia, riesumazione dell’umana azione†è il suo primo testo narrativo.
Spettacoli & Eventi
Il 17 Settembre è stato pubblicato il libro UTOPSIA dalla Di Salvo Editore ed è disponibile l'acquisto on-line sul sito http://disalvo.activart.biz/
Estratto del Reading di "Utopsia" del 29 Giugno 2008 al Circolo Degli Artisti
I Parte
II Parte
SCHEDA DELL'OPERA UTOPSIA :
"Utopsia, riesumazione dell’umana azione"
Autore: Dario Falconi
Editore: Collana Esperimenta Michele Di Salvo Editore
71 pag. 14 capitoli.
Foto di copertina: " E splosioni in bianco e nero" di Ilaria Pergolesi www.ilariapergolesi.com
Poi venne un farabutto giovedì settembrino che senza clamore di pioggia né metastasi di sole se l’è tiepidamente portato via. Non ho mai saputo il suo vero nome, sulla lapide senza fiori aveva ordinato che si scrivesse U topia.
Pre-Messa (Aggira-bile) di Antonio De Simone:
U n uomo osserva criticamente il suo tempo e ciò che vede è un deserto di uomini, bambocci non più capaci di pensare. Si sente vecchio perché inadeguato, vede il mondo viaggiare verso una fine. Attraverso il gioco della parola offre squarci di senso che arrivano taglienti e inaspettati, fino a comporsi come ultimo, coraggioso tentativo di recuperare l’eredità di un’Utopia agonizzante: riesumazione dell’umana azione, fuori dal torpore di una società dormiente. Sondare il cadavere di un corpo che era tensione a un Altrove. Ricerca di una realtà altra da quella che delude. La sorte di queste pagine vaga su quel confine sottile tra rifiuto ed esaltazione. Il rifiuto di capovolgere le parole, invertirle, svuotarle e l’esaltazione di scoprirle nuove, per riempirle di un altro senso. Prendersi gioco della parola potrebbe apparire un prendersi gioco del lettore, perché spesso il linguaggio verbale ci sembra tutto ciò di cui disponiamo per dare forma al reale. Ma se è così, abbiamo il dovere di violentare la parola finché non ci rivela tutte le sue ombre, i suoi angoli nascosti, i suoi infiniti universi di significato. Affacciarsi al mondo da una sola finestra è forse più semplice, comodo, senza dubbio meno spiazzante. Trincerarsi dietro una visione che sia unica, rassicurante e immutabile. Utopsia apre migliaia di finestre, e grida nelle strade, in mezzo a quel deserto di uomini che camminano nell’ombra di “illusioni d’esistereâ€. Anela a uno spazio che è Altrove, un viaggio reso possibile da un “mare immenso anche solo lontanamente intuitoâ€, da una visione che travalica “l’asprezza funesta del quotidiano per riempire occhi di curiosa nostalgia per accadimenti inavverati ma non per questo impossibiliâ€. Qualcun altro rivedrà se stesso in queste pagine. Qualcuno tra tutti quelli, utopsici miscredenti, che soffrono “mediocrità liberalizzateâ€. Tra tutti quelli che si uniscono all’esasperante quesito dell’autore: «Se oggi la nostra beneamata televisione scomparisse e al suo posto s’avverassero palinsesti inverosimili di intellettuali, scrittori, pittori, cantautori, gondolieri e pifferai, mio figlio che nasce domani verrà a reclamarmi buone domeniche in fucine di cucine cerebro-lesse di patate gnocche in ragù triti e ritriti? Cari Catoni del catino avete preso una cantonata, ma sono abbastanza melanconicamente giovane da supporre che lo sapevate». Saranno loro a condividere il grido rabbioso, ironico, nostalgico, tragicomico e incontenibile di Utopsia. Ma dovranno essere soprattutto altri a lasciarsi colpire in pieno volto da questo libro. Tutti gli altri. Tutti quelli che mai avvertono l’inadeguatezza e la sconfitta. Inutile nasconderlo, in queste pagine esplode un disagio, oltre che un talento. Ma come ci viene ricordato, un talento forse lo possediamo tutti, ma il disagio è esclusiva di pochi eletti. Ecco dove nasce l’artista: non chi possiede un talento ma chi, attraverso il talento, esprime il proprio disagio. Ma questa inadeguatezza sarà sempre minaccia di una perdita incombente. La perdita di chi, sebbene ci ami, vorrà vincere, e per farlo stringerà le mani alle orecchie per non sentire il grido, serrando gli occhi per non essere risvegliato. E allora tutto diventerà “vana attesa e preghieraâ€, implorazione struggente. Un appello obbligato, perché occorre che ad accompagnarci sia l’amato, chi ha riconosciuto e, in qualche modo, riflesso la nostra tensione e inadeguatezza. Qualcuno con cui condividere il tentativo di riesumare il corpo agonizzante dell’Utopia, dell’azione umana. L’azione di chi vuole amare, istruirsi, parlare d’altro e ignorare “quei flaccidi monsignori e la loro bugiardosa messinscenaâ€. Qualcuno con cui scoprire che esiste Altro, “più desiderabile, più gratificanteâ€. Sembra quasi una sfida, questa, e io la voglio lasciare a voi insieme al mio stupore, alla mia passione verso la sconcertante poesia imbrigliata in questo nodo di parole.
“Utopsiaâ€, exhumation of the human action. A Di-Visible and Multiplica-B(i)le novel.
A man looks through his time. Presumably, a young man. Unquestionably, an old one. He hasn’t will of palingenesis but thinks that, unlikely, there is an end to the worse. There must be. It’s necessary to subvert the obviousness. That is talking about something else. Writing about Elsewhere. To contaminate the visible to the visionary. An attempt at search. A search at Attempt. To unhinge the daily nature by the Word, trying to be free. Being us not without prejudices but conscious of having them.
Commento dell'autore:
S i tratta di un testo creativo e di ricerca intorno alla suggestione delle parole e al suono che esse evocano. Tuttavia, l’ambizione dell’autore non è il mero compiacimento estetico ma altresì approdare al significato dei contenuti proprio attraverso un’indagine scrupolosa intorno alla magnetica alchimia delle assonanze e dei rimandi linguistici. Profondamente convinto che il testo scritto debba necessariamente differenziarsi dalla comunicazione verbale, l’autore ha setacciato frontiere semantiche cadute pericolosamente in disgrazia e, ossessionato dalla bellezza conturbante della lingua italiana, s’è impegnato per riconsegnare dignità alla meraviglia multicolore del nostro vocabolario. La parola è contenitore di contenuto a prescindere dal periodo in cui essa viene inserita. “Paracqua †e “ombrello†si traducono superficialmente nella medesima accezione ma, in realtà , “rimandano†ed “evocano†percezioni emotive diverse e distanti. Partendo da questo presupposto strutturale il testo è una lunga dissertazione intorno al nostro tempo e alla obbligatorietà di riappropriarsi dell’ottusa, ingenua, inconcepibile ma assolutamente vitale, necessità d’essere utopistici. In fondo, meno prosaicamente, potremmo parlare di “necessità d’essere uominiâ€.
SPETTACOLI TEATRALI
www.blueintheface.net"Quattrocinquemillenovecentottantuno"
Finale"Amami Alfredo"
PreliminactionImmagini varie