Massimo Troisi
19/02/53 - S Giorgio a Cremano • 04/06/94 Ostia
Una persona "lieve, più forte dell'arroganza". Così Gianni Minà descrisse a caldo Massimo Troisi, un giorno dopo la sua morte prematura per un attacco di cuore il 4 giugno del 1994. L'attore che negli anni '80 ha rilanciato la napoletanità, nasce il 19 febbraio del 1953 a San Giorgio a Cremano. Una grande famiglia allargata, circa una quindicina di elementi, che lui chiama "la compagnia stabile". Ad appena quindici anni comincia a interessarsi al teatro mentre segue gli studi per un diploma da geometra. Con gli amici e compaeasani Lello Arena ed Enzo Decaro inizia a recitare nel Centro Teatro Spazio del suo paese. Nel 1969 fonda il gruppo teatrale "I saraceni", mettendo in scena tra le altre cose un graffiante copione satirico musicale dal titolo: Non si vive di solo pane. La compagnia, che nel frattempo è stata ribattezzata "la smorfia", inizia a girare l'Italia dei piccoli teatri da cabaret. Troisi poi approda alla radio e in televisione dove, insieme ai suoi inseparabili amici, inizia a conquistare spazi e posti fissi in alcune trasmissioni come "Non stop" e "Luna Park".
Dopo il successo di alcuni sketch diventati di culto e ancora oggi riproposti in pillole alla televisione, Troisi inizia a pensare al suo esordio cinematografico. Da regista, autore e attore. Nel 1981 gira Ricomincio da tre, ottenendo un grande successo di pubblico e di critica. E' uno degli esordi più folgoranti nel campo della nuova commedia all'italiana e gli permette di pensare subito a un nuovo film, Scusate il ritardo (1982), basato ancora sulla sua vis comica da napoletano doc. Poi arriva Non ci resta che piangere, il film che unisce la comicità partenopea di Troisi a quella del toscanaccio Roberto Benigni, le due promesse del cinema dei primi anni '80. Risate a crepapelle, grandi incassi e popolarità.
Nel 1987 è ancora una volta impegnato in prima persona, dietro e
davanti alla macchina da presa con il film Le vie del Signore sono finite.
Diventa poi il pupillo di Ettore Scola per il quale interpreta Splendor (1989),
Che ora è (1989) , con cui vince in coppia con Marcello Mastroianni
la coppa Volpi alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, e Il viaggio
di Capitan Fracassa (1990). Con Pensavo fosse Amore... invece era un calesse
(1991) di cui è anche autore e interprete, al fianco di Francesca
Neri, Troisi firma la sua quinta regia cinematografica. Poi compra i diritti
cinematografici del romanzo Il postino di Neruda del cileno Skarmeta. E'
il suo progetto voluto più fortemente e ne affida la regia allo scozzese
Michael Radford, ritagliandosi la parte principale che gli vale una nomination
agli Oscar. Ma per lui non c'è nemmeno il tempo di vedere il film
compiuto perché muore a Ostia, in provincia di Roma, ventiquattro
ore dopo la fine delle riprese, a causa di una malformazione congenita al
cuore.
Roberto Benigni
27/10/52 - Misericordia (AR)
Nato a Misericordia, in provincia di
Arezzo, il 27 ottobre 1952, Roberto Benigni debutta a vent'anni al teatro
dei Satiri di Roma con 'I burosauri', diretto da Donato Sannini, comparendo
in scena travestito da ufficiale dei dragoni. Successivamente scrive insieme
a Giuseppe Bertolucci il monologo 'Cioni Mario di Gaspare fu Giulia', presentato
con successo all'Alberichino di Roma.
Con la sua esuberanza gestuale e verbale, il Cioni Mario-Roberto Benigni
approda presto in televisione, a Onda libera, e nel 1977 debutta sul grande
schermo in Berlinguer ti voglio bene (1977), diretto da Giuseppe Bertolucci.
Subito dopo Benigni s'improvvisa bizzarro critico cinematografico nel salotto
televisivo di 'L'altra domenica' e poi interpreta uno dietro l'altro, La
luna, I giorni cantati, Chiaro di donna, Chiedo asilo e Letti selvaggi,
tutti usciti nel 1979. Dopo essere apparso ne Il pap'occhio (1980) di Renzo
Arbore e ne Il minestrone (1981) di Sergio Citti, Roberto Benigni passa
finalmente dietro la macchina da presa nel 1983, dirigendo la sua compagna
Nicoletta Braschi in Tu mi turbi, seguito l'anno successivo dall'irresistibile
Non ci resta che piangere, interpretato e diretto a quattro mani con l'indimenticabile
Massimo Troisi. Nel 1988 il clown toscano sbanca i botteghini italiani
con Il piccolo diavolo, mentre nel 1990 affianca Paolo Villaggio sul set
de La voce della luna, ultimo e sconsolato lavoro del maestro Fellini.
Dopo il successo di Johnny Stecchino (1991), Benigni è il protagonista
de Il figlio della Pantera Rosa (1993) di Blake Edwards, poi dirige e interpreta
Il mostro (1994) e infine commuove il mondo intero con il fortunatissimo
La vita è bella (1997), cinque Nastri d'Argento e tre premi Oscar,
tra cui quello per il miglior attore protagonista, annunciato sul palco
dell'Academy Awars da una commossa quanto incredula Sophia Loren.
Dopo aver accompagnato le gesta di Asterix e Obelix contro Cesare (1999),
Roberto Benigni si è buttato a capofitto nell'impresa di raccontare
la storia del più famoso burattino del mondo, dirigendo e interpretando
il suo Pinocchio (2001), uscito nelle sale nell'ottobre del 2002 e accolto
con il solito calore dal pubblico italiano ma con alcune critiche da parte
della stampa.
Tornato sul grande schermo con La tigre e la neve, film ambientato in Iraq durante la guerra, Benigni ha realizzato un'opera di invito alla pace e di omaggio alla poesia, incarnato dal suo protagonista, un poeta moderno sempre interpretato da Benigni. Nella prima scena onirica del film immagini di poeti del passato partecipano al matrimonio di Benigni con la Braschi accompagnati da Tom Waits al pianoforte.
Carlo Monni
23/10/43 - Campi Bisenzio (FI)
Carlo Monni ha esordito con spettacoli nei locali e nelle feste paesane della zona. In tali occasioni ha avuto la possibilità di incontrare Roberto Benigni, col quale ha stretto un lungo sodalizio artistico ed umano..
Nel 1977 Monni e Benigni fanno "il grande salto" di notorietà approdando su Rai2 nel programma di Renzo Arbore "L'altra domenica": i due comici interpretano uno sketch in cui fingono di disturbare le frequenze della Rai con una fantasiosa "Tv Onda Libera" che trasmette da "una stalla di Capalle" (e la scenografia vede pure le mucche). Ha recitato in innumerevoli film, piéces teatrali, e suoi spettacoli (oltre cento). Nonostante il successo ottenuto, Carlo Monni ama ancora dedicarsi al verseggiare libero, nella tradizione della sua terra natia.
Noi siamo quella razza che non sta troppo bene, che 'l giorno salta ' fossi e la sera le cene.
Lo posso gridar forte, fino a diventar fioco: noi siamo quella razza che tromba tanto poco.
Noi siamo quella razza che al cinema s'intasa per veder donne ignude e farsi seghe a casa.
Eppure la natura ci insegna, sia sui monti sia a valle,
che si può nascer bruchi per diventar farfalle.
Ecco noi siamo quella razza che l'è tra le più strane,che bruchi siamo nati e bruchi si rimane.
Quella razza siamo noi, è inutile far finta,ci ha trombato la miseria e siamo rimasti incinta.
La scena Tagliata