Quella parte della fascia appenninica che si incunea tra le provincie di Napoli, Caserta, Benevento, Foggia, Potenza, e Salerno, ricca di colline, pianori, vallate, che si eleva con i monti Picentini e che degrada verso il Tavoliere, costituisce la provincia di Avellino.Corrisponde grosso modo al territorio del Sannio-Irpino, si estende per tremila chilometri quadrati, accoglie una popolazione di 450.000 abitanti.
In pittoresco disordine, le cime boscose e arrotondate si alternano a pareti scoscese e profondi valloni; è un pezzo d'Italia fuori dai traffici intensi e dal turismo chiassoso. Le cime del Polveracchio, del Cervialto, della Raiamagra, del Felascosa, del S. Michele, il Pizzo Alvano, tutti al di sopra dei 1000 metri erano barriera, una volta, fra i territori dei Due Principati, il Principato Ulteriore, comprendente le attuali province di Avellino e Benevento, e il Principato Citeriore, corrispondente all'attuale provincia di Salerno; barriera talvolta alpestre e dolomitica, talaltra arrotondata e ricoperta di faggi e castagni.Coltri di terreni ricchi di sorgive e pascoli erbosi saldano fra loro le montagne e i picchi, sotto cui viti, ulivi, macchie sempreverdi rendono lieta e suggestiva la campagna. Tra il gruppo del Terminio e la catena del Cervialto si erge, isolata e solenne, la piramide dell'Accellica, come un perno, un obelisco con cima biforcuta.A occidente il Partenio e il Pizzo d'Alvano sono a guardia del territorio; ad oriente, alture e colline del santangiolese e del Formicoso si distendono fin sotto il Vulture, che fa da argine agli scoscendimenti verso il Tavoliere, in una varietà di boschi e di campi seminati che si fondono in uno stupendo spettacolo. A nord il Taburno segna il confine con il beneventano.Da questi monti hanno origine i fiumi dell'Irpinia Dai contrafforti del Cervialto, e dalle Croci di Acerno nasce il Calore, si arricchisce delle acque di Montella e Cassano e poi di quelle del Fredane e dell'Ufita che scendono dal Formicoso, attraversa la provincia da sud a nord, a Benevento si ingrossa con l'apporto del Sabato, e sbocca nel Volturno.Dall'Accellica, e precisamente dal Colle Finestra, nasce il Sabato, bagna la rigogliosa conca di Serino, prende le acque di molte sorgenti, Urciuoli, Acquaro, Pelosi, si allarga tra i vigneti e i nocelleti di Atripalda e prosegue verso nord fino ad incontrare il Calore. Scende il Sele dai fianchi poderosi del monte Paflagone, si ingrossa via via per l'apporto di vari affluenti, raggiunge la piana di Contursi, alimenta acquedotti, e sfocia a sud di Paestum.L'Ofanto nasce come incerto rigagnolo nei campi tra Nusco e Torella, diventa esile fiumicello tra sassi e coltivi, si allarga in un ampio letto ghiaioso, segna la strada alla ferrovia fino al ponte di Santa Venera, penetra in terra pugliese dove riceve le acque del Cervaro e del Calaggio che pure scendono dai monti dell'Irpinia, talvolta s'imbizzarrisce e fa ricordare che i Romani lo chiamarono "tauriformis". E' una gran valle quella dell'Ofanto, impervia, impraticabile nell'antichità a causa delle rive argillose.La ferrovia Avellino - Rocchetta Sant'Antonio segue per buon tratto il suo corso, sotto i paesi arroccati sulle colline, al margine di masserie e case rurali: valloni e aspre fiancate, cime arrotondate, pareti scoscese, piccole stazioni. Ha cento anni questa ferrovia, è del 1885, ed oggi si pensa di eliminarla perché "ramo secco" e perché soppiantata dalla circolazione automobilistica. Era come il simbolo dell'Irpinia montuosa e contadina. La linea Caserta-Foggia attraversa l'Irpinia settentrionale, e le linee Mercato San Severino - Avellino e Benevento - Avellino completano la rete ferroviaria della provincia.La via Ofantina congiungeva Avellino con Chiusano ed altri paesi fino a Calitri e, più recentemente, l'Ofantina bis ha collegato il capoluogo con Montella, Lioni, Nusco, S. Angelo: l'autostrada A/16 attraversa oggi la provincia da Baiano a Lacedonia con un percorso ovest-est; e il tronco Avellino-Salerno risolve il problema del traffico nella zona meridionale. Molte delle strade secondarie ricalcano il tracciato delle strade romane che, a loro volta, ripercorrevano antichi sentieri irpini, quello che passava per le gole di Caudio detto via Caudina, la via Antiqua Maior lungo il corso del Sabato, la via Campanina che collegava Abellinum con Montisfortis e Mercurianum.Gli altipiani, solcati da frane e calanchi, sono coltivati, e i campi son punteggiati da case coloniche, molte delle quali hanno torri colombarie e scala esterna. Il verde primaverile del grano cede in estate al giallo oro delle spighe mature; in autunno le macchie di stoppie bruciate si alternano al bruno delle arature. Sui filari delle siepi fiorisce il biancospino; lo sguardo abbraccia boschi e praterie ingiallite come quelle che dipingeva Van Gogh: le piantagioni di tabacco che si sono moltiplicate nelle parti pianeggianti stendono le larghe foglie sui terreni brulli. L'Irpinia non ha l'opulenza industriale delle campagne del Nord, non ha la bellezza delle montagne valdostane o dolomitìche, è vero, ma ha una sua bellezza più intima e casalinga in cui predomina un senso bucolico e silvestre che incanta. Il suo fascino non è aggressivo, prorompente, ma è dimesso, discreto. Non ha avuto le provvidenze e le cure che hanno avuto altre province, è perciò rimasta in malinconico abbandono.C'è voluto un disastro, il terremoto del 1980, per far erogare in suo favore cospicui stanziamenti per strade, infrastrutture, impianti, case; ma affaristi piombati in Irpinia da ogni parte, amministratori disonesti e politici miranti a vantaggi clientelari e patrimoniali hanno distratto gli stanziamenti verso speculazioni e sciacallaggi. La sua estensione ha subito successive variazioni. L'organizzazione amministrativa del decennio francese abolì il dipartimento del Principato Ultra e creò. al suo posto, la Provincia, che comprendeva anche molti paesi e territori in seguito assegnati alla provincia di Benevento. A sud i confini sono stati più stabili, per lo sbarramento naturale dei monti Picentini. Anche il capoluogo politico-amministrativo ha subito, nel 1806, uno spostamento, da Montefusco ad Avellino.Tratto da: Viaggio in Irpinia (percorsi e memoria) Vol1
di Giovanni De Matteo