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!ULTIME RECENSIONICrystal castles
CRYSTAL CASTLESSono in due. Alice, diciannovenne cantante così bella e scatenata da far impazzire chiunque si trovi a meno di dieci metri da lei; e Ethan ,calabrese (non svelo il suo vero nome) trapiantato a Toronto che maneggia tutte le apparecchiature elettroniche.
Bastano solo due persone a fare scoppiare il caso Crystal Castles in tutto il mondo, meno e tardi qui in Italia che per quanto riguarda l’elettronica è sempre qualche anno indietro rispetto a Londra e compagnia bella. Scoperti dalla Kitsune e inseriti nella “kitsune maison compilationâ€, perfetto trampolino di lancio per i giovani rampolli della scena elettronica [per le compilation sono usciti anche Digitalism, Autokratz, Fox’n’Wolf, Late of the Pier, Teenagers, Does it offend you, yeah?].
I due giovani si fanno conoscere al mondo soprattutto per il remix di “Atlantis to interzone†dei Klaxons, che li porta immediatamente nel filone nurave, nonostante Ethan affermi fortemente di non appartenervi perché non sono “modaioli tutto colore e poca sostanzaâ€, meglio nascondersi dentro cappucci scuri, il fluo,ormai, è per chi è diventato un fenomeno commerciale e sta passando di moda.
Cosa li differenzia dagli altri oltre lo stile? Una buona dose di esperimenti che possono risultare difficili ad un orecchio fino, ma è arduo staccarsi da un pezzo trascinante come “Untrust us†o “Air Waveâ€.
Poche altre cose sono da dire, se sull’album possono non essere affrontabili andate a un loro live. Ho avuto modo di assistere al loro primo tour invernale organizzato dalla Mac Mac Agency; peccato per la mancanza di pubblico milanese che avrebbe dovuto essere il più attento alla novità , ma sia a Modena che a Venezia la “frontgirl†Alice si è lasciata andare a stage diving, rotolamenti sopra e sotto il palco in un delirio di suoni davvero travolgente (per chi se lo sta domandando: si, lei in realtà non canta nel senso lato del termine). Nessuno dei presenti si è sottratto al ballo convulso e dai commenti sulla bellezza della ragazza. Ve lo dice una presente che non apprezzava molto il disco; ( personalmente mi associo agli orecchi fini che colgono male gli stridori di alcune canzoni , un esempio nella traccia “alice practiceâ€) ma che non perderà più un loro live.
Niente da dire, spesso non conta solo la buona musica ma anche una personalità esuberante che la interpreti.Clode____________________________________________
_________________________________________________Meg
PsycodeliceIn Meg e nel suo nuovissimo e fluorescente album Psychodelice, si potrebbe ufficialmente dichiarare che abbiamo trovato il nostro folletto, un folletto campano che segue le orme di quello islandese,ma sia ben chiaro, trovando soluzioni fresche e originali come la sua voce. Una voce emblematica che ha attraversato gli anni novanta coi 99 posse e ha continuato da sola tracciandosi una propria strada, ed è giunta a questo ultimo progetto elettronico, sintetico ed elegante. La cosa migliore, per questa estate del 2008, sarà farsi di nuovo travolgere dal ricordo del calore, anzi del vero e proprio caldo che regala una canzone come “Napoli città apertaâ€, quella che di più ricorda la vecchia Meg e compagni e la voglia di ballare turbolenta con cui li abbiamo sempre ascoltati.
La vera sorpresa si scopre all’inizio con “Distanteâ€, di molto superiore a tutte le altre canzoni del cd, insieme a “E’ troppo facileâ€. La prima è una vera e propria psicodelizia modellata in featuring con il re del beatbox Stefano Fontana meglio conosciuto come Stylophonic; la seconda è un gioiellino di arpe armoniose e giochi elettronici. Nell’ordine, troviamo momenti più riflessivi e di nuovo “follettosi†come Pandora, seguiti poi da un trio di canzoni cantate in un perfetto inglese scugnizzo. Tra queste spicca graffiante “Promisesâ€, la più “cattiva†dell’album.
Meg chiude gentilissima le danze e fa di nuovo ricomparire i folletti in “Permessoâ€. Un saluto lungo oltre sette minuti, un po’ come quando la festa finisce alcuni se ne vanno altri indugiano ancora e il dj nell’angolo gioca ancora sui synths. In tutta calma.
Psychodelice nebulizza in questo modo la sua energica eleganza, dandole una trama e un percorso preciso, nel distribuirla a perfette dosi lungo tutte le dieci tracce.MIA__________________________________________________
___________________________________________DEPORTIVO LA BONISSIMA - GIGANTE (2008) - BAD CHILI RECORDSNel giudicare una band, un cd o un libro, ho sempre cercato di portare avanti delle
riflessioni che avessero come unico punto di riferimento l'obiettività . Questa volta,
scusatemi tutti, è stato veramente difficile. Difficile perchè mi sono trovato
davanti a dei ragazzi che hanno saputo reinventarsi senza perdere di vista il loro
scopo e le loro influenze più personali, sfornando un lavoro completo e devastante
nei suoni, nelle liriche e nell'urgenza che traspare da ogni pezzo.
Musicalmente parlando, l'evoluzione a cui accennavo prima riguarda l'allontanamento
dai classici canoni del crossover d'importazione che aveva caratterizzato 'Illusioni
Imposte', portando i Deportivo a creare un impasto sonoro molto più personale e
sfaccettato, un punto di partenza in cui riaffiorano i Glassjaw di 'Mu Empire', i
Deftones di 'White Pony' e i Tool di '10.000 days'.
'Una crisi qualunque' (con Claudia Nicastro alla voce), riassume quanto detto fino ad
ora: potenza, ricerca sonora e novità . Tutto di alto livello.
Le parole fanno sempre male e si prestano ad un'esecuzione al tempo stesso intensa e
ricercata,che sottolinea lo stretto rapporto tra la musica e i testi, da sempre un
punto di forza. Non si affrontano problemi da talk show della domenica sera, ma
drammi quotidiani a cui non sembra esserci soluzione, come nel caso de 'Il macaco
julian'. Siamo davanti a un esperimento maturo, coerente e di sicuro impatto. Non
resta che cogliere la provocazione.Elia___________________________________________
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