IL GIUSTO SUONO
Una candela accesa è cera che si consuma o una luce nel buio?
Così una persona che ho avuto il piacere di avere alle mie lezioni esordì una sera.
Ci sono sempre almeno due modi diversi di vedere le cose.
L’essere umano è straordinario per la sua complessità e per la sua semplicità al tempo stesso..
“Ogni parte aspira sempre a congiungersi con l’intero per sfuggire all’imperfezione; l’anima sempre aspira ad abitare un corpo, perché senza gli organi corporei non può agire ne’ sentire. Essa funziona dentro il corpo come fa il vento dentro le canne di un organo, se una delle canne si guasta, il vento non produce più il giusto suono”.
Così il genio di Leonardo da Vinci è riuscito a sintetizzare un concetto così difficile da circoscrivere.
Il nostro corpo è uno strumento che noi quotidianamente utilizziamo.
E’ uno strumento.
E’ uno strumento, così come lo è un pianoforte.
Sono stato di recente al concerto di Keith Jarrett all’Auditorium di Roma.
Un magnifico pianoforte a coda era “pronto” per essere magicamente suonato da questo grande artista.
Centinaia di persone in religioso silenzio per percepire anche le più piccole sfumature della sua musica straordinaria e complessa.
Keith si è fatto attendere.. come tutti gli artisti che si vogliano far desiderare un po’, è entrato e scherzando ha detto: “ok.. ho finito!”.
Prima che entrasse Keith il “protagonista era quello scintillante pianoforte a coda reso ancora più prezioso dalla luce dei riflettori.
Quello è un pianoforte fortunato! E’ utilizzato per i grandi concerti, sarà accordato almeno una volta al giorno.
Avete mai provato ad aprire un pianoforte?
Corde.. tante corde.
Chiavi.. tante chiavi.
l’accordatore deve centrare perfettamente la nota. I più bravi non usano strumentazione elettronica: “vanno ad orecchio”.
Keith si accorgerebbe di una corda troppo o troppo poco “tirata”.
Sapevate che un pianoforte non si può più spostare una volta accordato? Perderebbe la sua “giusta”accordatura.
Perché? Sollecitazioni.. stimoli.. che cambierebbero i giusti “equilibri”.
Esattamente come avviene per il nostro corpo.
Sollecitazioni stimoli esterni e interni modificano il nostro equilibrio, il nostro assetto, la nostra verticalità, il nostro appoggio, il nostro respiro, l’elasticità muscolare, la scioltezza articolare, i nostri schemi di movimento.
Tutti hanno la sensibilità per percepire le "modifiche" più macroscopiche, anche perché molto spesso queste sono accompagnate dal dolore, un “campanello d’allarme” che il nostro corpo ci “suona” quando vuole attirare la nostra attenzione su ciò che va "riequilibrato".
Noi spesso rispondiamo a questo campanello con una dose massiccia di antinfiammatori e decontratturanti che ci rendono “sordi” alla modifica e ci distraggono, facendo venire meno quell’attenzione che il nostro corpo aveva richiesto con quel “provvidenziale” campanello d’allarme.
Più difficile è percepire le modifiche più lievi, occorre avere una grande “sensibilità”.
Ma la sensibilità è un “dono” o si sviluppa con l’attenzione?
Mi piace pensare che sia la seconda.
Le persone che “lavorano con il corpo” hanno una maggiore attenzione e quindi una maggiore sensibilità.
Se hanno lavorato nel rispetto del corpo comprendono l’importanza di una giusta “accordatura”, di un giusto “equilibrio”.
Ma il giusto equilibrio è poca cosa se non è messo in relazione a quel “vento” di cui parlava Leonardo: il nostro respiro.
Anche il respiro deve essere “equilibrato”, libero da blocchi, capace di dare al nostro corpo un movimento fluido, leggero, armonioso.
Solo così potremmo arrivare al “giusto suono”.
Noi utilizziamo il nostro corpo ogni giorno per danzare, per recitare, per cantare, o “semplicemente” per muoverci nello spazio, nel quotidiano.
Sta solo a noi decidere quanto è prezioso il nostro strumento.
A proposito..
Una candela accesa è cera che si consuma o una luce nel buio?
Giuseppe Ravì
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