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Max Bustreo

art is not where you think you're going to find it

About Me

Nato sotto i Monti del Sole a Belluno, il 13 aprile 1976, la prima volta che tocca una tastiera - la mitica Eko Tiger – ha quattro anni, per suonare assieme al papà Brasil (con due dita, o due mani: all’epoca fa lo stesso). Poi le cose si son fatte serie: pianoforte classico sotto la guida di Roberta Dal Don (1984-1993 Scuola Comunale di Musica «Antonio Miari» di Belluno) e diploma in Teoria e Solfeggio al Conservatorio «Giuseppe Tartini» di Trieste nel 1990. Ma durante gli studi classici, tra scale e studi di Czerny, scopre la musica afroamericana attraverso i vinili - sempre del papà - e si dedica così autodidatta allo studio del jazz.
Nel 1992 la Arrigo Boito Big Band di Ponte nelle Alpi lo invita - ahilei - a suonare con il gruppone, rendendosi conto che può mettere spina e rotelle al pianoforte e suonarci pure musica leggera. Da qui l'avventura nel mondo delle tastiere elettroniche e dei repertori di musical e di colonne sonore internazionali, a suonare per anni in numerose manifestazioni e in diversi teatri e palchi nel Triveneto.
Nel 1995 si trasferisce a Venezia per laurearsi in Lettere e Filosofia nel 2000 e nel 2006 in Scienze Psicologiche Sociali e del Lavoro all’Università di Padova (eh sì, fa lo psicologo e il docente universitario, ma non ditelo a sua mamma: lei lo crede pianista in un bordello). L'amore per il jazz trova finalmente un metodo e a Venezia frequenta la Scuola Il Suono Improvviso per quattro anni, nei corsi di pianoforte jazz, musica d’insieme e armonia con Paolo Birro , Davide Ragazzoni, Paolo Vianello . Qui, nel 1998 collabora come pianista ai laboratori di Musica d’Insieme diretti da Marco Castelli . Nell'estate del 1997 frequenta il Corso Internazionale di Perfezionamento Musicale Siena Jazz sotto la guida di Enrico Pieranunzi , Franco D’Andrea , Stefano Battaglia e Pietro Tonolo . Nel 2005 segue il Masterclass di Danilo Rea presso il Jazz Club «Unisono» (Feltre).
Last but not least, anzi tutt'altro: ha avuto l’occasione di poter suonare - anche "solo" in una jam - accanto ad artisti come Walter Blanding Jr (tenorista di Wynton Marsalis), Paul Randolph , Sandro Gibellini , Marc Abrams , David Boato , Cicci Santucci, Osvaldo Mazzei... i Maestri!
Nel 1996 con il grande amico Michele "Pink" Dal Don (voce, sax tenore, chitarra e tanto altro) crea il MINIMAX JAZZ ENSEMBLE in cui confluiscono da subito la profonda passione per la musica afroamericana, i ritmi latini, il funky e la bossa-nova. Qui suonano veri musicisti, tra cui Marco Campigotto (Zoo Zabumba, Magical Mystery), Luca Bortoluzzi (Pitura Freska), Sandro Caparelli e Tommaso Viola ( Ska-J ), Piero Bittolo Bon , Alberto Vianello, Stefano Doglioni , Marco Quaresimin e molti altri.
La cosa più piacevole che ha creato tra i tasti bianchi e quelli neri e i libri sui quali impiega le sua giornate è stata “Jazz. Una storia in bianco e nero©”, una lezione-concerto multimediale sulla storia della musica afroamericana dalle origini ai giorni nostri, dal 2003 in presentazione in vari centri culturali, teatri e università ed attualmente arricchita con 14 lezioni monografiche.
Si è poi divertito – e si diverte ancora tanto – in progetti innovativi tra cui la realizzazione delle musiche originali per l’opera teatrale “Galileo Galilei” del regista Roberto Innocente (1993) e per un’esposizione dell’illustratrice Tiziana Romanin (2007). Ha suonato in vari gruppi, tra cui MOODSWING JAZZ QUARTET (Massimo Parpagiola sassofoni, Riccardo Vardanega contrabbasso, Pier Paolo Piasenti batteria, 1999); NATINCANTINA ( Ralf Altrieth sax soprano, Pamela Sartena voce, Loris Tagliapietra contrabbasso, Giovanni Natoli batteria, 2004); UPPERGROUND ORCHESTRA ( Rabih El Beaini TT e grooves, Alvise Seggi contrabbasso e basso elettrico, 2004). Attualmente suona con la THE GROOVERS BIG BAND e i SOUL POWER (Franca Pullia vocal, Maurizio Tiozzo guitar, Danilo Scaggiante tenor saxophone & percussions, Gigi Carbon el.bass, Sandro Trentin drums).

My Interests

Music:

Member Since: 9/13/2007
Band Members: Solaris Eremit is Ready... Are You? Listen to a sample of this Limited Vinyl Edition at www.myspace.com/uppergroundorchestra

Hacía mucho tiempo que no escuchaba un maxi single con tantísima calidad. Presentación: En el bajo, Alvise Seggi, a la batería Tommaso Capellato, en los teclados Max Bustreo, programando y produciendo el señor Rabih Beaini, y por último, tocando el saxo, sí, sí, el saxo, has oído bien, hasta saxofonista y todo… el maestro Ralf Altrieth. Todos juntos forman Upperground Orchestra, una formación nacida en la ciudad italiana de los bellos canales, la romántica Venecia, que provoca que la música que desprenden estos cinco personajes de la capiltal del Véneto sea un auténtico”bocatto di cardinale” auditivo. La verdad es que uno se queda bastante sorprendido al escuchar los tres cortes que contiene este “Solaris eremit” y al acabar la audición pensarás…..no puede ser!!!… y si que es posible. Lo es gracias a la conjunción de todos estos instrumentos que aportan una exquisitez a los temas difícil de superar con la utilización de un solitario labtop. Y es que si me lo dicen, me lo tendré que creer, pero señores, esto suena digital al cien por cien, pero no… son tan sólo ellos y sus instrumentos, que se inician en el mundo de la producción en el label italiano Morphine Records, creado por el propio Rabih Beaini en el año 2005, con un estreno de lujo con el que se han ganado que por lo menos servidor no los pierda de vista en futuras producciones. Bueno pues vamos al grano. La esencia de Upperground Orchestra queda muy bien reflejada en “Solaris eremit”, el corte que abre el maxi. La fusión de puro deep house con toques jazzísticos, dota al tema con una calidez ensombrecedora. La aportación del saxo junto a las melodías sintetizadas le proporcionan de un caché digno del mismísimo Moodymann. Con unos buenos cascos de música, un sillón bien blandito y una cerveza helada, te evades fijo. En “Orion 419?, los arreglos del Keyboard y otra vez la aparición del saxo ensalzan el alma de este corte. El Jazz de los años 50 se pasea con el deep house propio de los clubs americanos más “cool”, ofreciéndonos unos minutos de relajación absoluta, que quedará troncada al escuchar “Eremit version”, donde las atmósferas más dub y el tech-soul de alta gama provocarán inminentes movimientos en tus pies. Si te gusta Carl Craig, te emociona Theo Parrish, sí disfrutas con el tech-soul de detroit y con house añejo de Chicago y estás siempre al tanto de lo que saca Moodymann…. entonces este es tu maxi del mes, y a lo mejor del año. (from www.djsanroman.com)

Last year Ra.H’s ‘Fall Of Justice’ on Morphine was a stand out record with its sinister jazzy edge. Now his label comes with just their second release since then, the Upperground Orchestra’s ‘Solaris Eremit’. If ‘Fall Of Justice’ was jazzy, then this is just jazz. First up is the title track, a melancholy piece of downtempo dub with liberal amounts of sax. It’s difficult to imagine dancing to this, but of course that’s not everything. Sadly though it strays a bit too close to easy listening at times, with the impeccable production and real instruments washing away any sense of groove or rhythm. You want to praise the process, but the end result seems non-committal. The next track, ‘Orion’, is a little better. It’s a tense and groovy piece of music that’s quite cinematic. It begins with jazzy chords and serious strings, and like ‘Solaris Eremit’ it’s dynamic as your average symphony. It’s very far from the functionalism that usually characterises dance music, but some may find it all a little directionless. Last up is Ra.H’s remix of the title track. He grabs things by the scruff of the neck and makes it a much more urgent piece of dub house, bringing the tempo up and squashing the jazz-fest down to around six minutes. However it still sounds a little unwieldy, with so many sounds fighting for attention. It’s blatantly clear that all the artists involved with this EP can make immaculate deep jazzy soundscapes. The problem is they don’t necessarily move the listener, except perhaps on ‘Orion’. And beautiful as they are, you feel a remix could bin half of the sounds on offer here and make a leaner, meaner record. (from www.residentadvisor.net)

Influences: Bill Evans Trio "Beautiful Love" Ahmad Jamal Trio "Ahmad's Blues" Art Tatum
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Posted by Max Bustreo on Tue, 18 Sep 2007 10:12:00 PST