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Mi chiamo Marco Zanon, e sono il fondatore di questa associazione..
Sto cercando di aiutare Venezia..
Aiutami anche tu !
Non si può perdere una città come questa, chi la ama si deve sentire suo amico!!
Presentazione:
Siamo un'associazione nata per difendere Venezia dai tanti problemi che la stanno portando a una rapida fine.
Vogliamo denunciare le tante situazioni scabrose che devono sopportare la città e i suoi abitanti tutti i giorni .
Venezia, città d’acqua, dell’ acqua aveva un profondo rispetto.
E dal mare essa trasse la propria vita, il proprio sostentamento, la propria fortuna.
Fino a che … arrivarono …quelli di oggi…
La Laguna di Venezia ha la forma di una falce molto centinata, orientata da NE a SW, con una lunghezza massima di circa 55 Km e una larghezza variante dagli 8 ai 14 Km. La sua superficie è di quasi 550 Kmq, ivi comprese la terre emerse.
Questo lago salato è separato dal mare aperto da un cordone litorale discontinuo (lunghe isole e semiisole allungate e piatte), residuo di alluvioni e di ablazioni glaciali risalenti all’ era quaternaria, quindi relativamente recenti e piuttosto molli.
Un tempo le varie isole di “questo lago salato†erano maggiormente abitate che non ora, dalle genti che arrivarono dalla terraferma: quelli di Aquileia ripararono a Grado, quelle di Concordia a Caorle, quelle di Oderzo a Eraclea e a Jesolo, quelle di Treviso e di Altino a Torcello e Burano, quelle di Padova a Malamocco e Chioggia.
Le quattro porte della città di Aquileia diedero il nome ad alcune isole della Laguna, che ancor oggi rimangono: “Turricellum†a Torcello, “Majurbum†a Mazzorbo, “Boreana†a Burano e “Ammuriana†a Murano.
Di altre isole ora scomparse, ma che un tempo erano dei grandi insediamenti con chiese e palazzi, ora non rimangono che i nomi o solo qualche dosso: Ammiana, Ammianella, Genziaca, Costanziaca, ecc. tutte inghiottite dalla laguna.
Le “SACRE MURA DELLA PATRIAâ€, gli antichi nostri padri consideravano la Laguna. Al punto che il grande umanista Orazio Cimpelli, detto l’â€Egnazioâ€, incise in lettere dorate si marmo nero il seguente editto:
LA CITTA’ DEI VENETI PER VOLERE DELLA DIVINA PROVVIDENZA
FONDATA SULLE ACQUE, E CIRCONDATA DALLE ACQUE
E’ PROTETTA DA ACQUE IN LUOGO DI MURA.
CHIUNQUE PERTANTO OSERA’ ARRECARE
NOCUMENTO IN QUALSIASI MODO ALLE ACQUE
PUBBLICHE SIA CONDANNATO COME NEMICO DELLA
PATRIA E SIA PUNITO
NON MENO GRAVEMENTE DI COLUI CHE ABBIA
VIOLATO LE SANTE MURA DELLA PATRIA.
IL DIRITTO DI QUESTO EDITTO SIA IMMUTABILE E
PERPETUO.
Oggi, a diminuzione di queste aree di espansione naturale spesso è ritenuta come un fattore responsabile dell’ aggravarsi delle inondazioni patite da Venezia. Situazione che rischia di peggiorare se le correnti provenienti da Malamocco, con la velocità accresciuta che il nuovo canale rettilineo e profondo attribuirà loro, al posto della zona distensiva delle barene per smorzavi la loro forza. Si teme che queste acque cerchino allora una compensazione dalla parte di Venezia.
Come in effetti è avvenuto.
Il problema del moto ondoso:
E’ assolutamente innegabile che non si possa fermare il progresso, pertanto è impensabile una Laguna nella quale non possano passare imbarcazioni a motore e di conseguenza apportatrici di moto ondoso.
Sono sempre stati dell’ opinione che chi fa qualche cosa può sempre sbagliare, ma è solo chi non fa nulla che non sbaglia mai: però produce risultati disastrosi.
Così come non hanno mai avuto timore di accettare le modernità o le innovazioni che via via giungevano nel Dominio.
Purtroppo al giorno d’ oggi chi governa è la politica, non il raziocinio o l’ interesse collettivo, e pertanto è solo l’ interesse economico del privato che tramite il politico di professione ci fa credere di governare o amministrare.
Come diceva Ezra Pound: “ I politici non sono altro che i camerieri ed i lacchè dei banchieriâ€!
Oggi vediamo arrivare ed attraversare tutto il bacino di S. Marco delle enormi navi con degli scafi imponenti che si immergono fin oltre dieci metri (!), le quali spostano una enorme massa d’ acqua da rabbrividire al solo pensarci.
L’ effetto di questo spostamento d’ acqua, e conseguente risucchio sotto le fondazioni dei palazzi e delle case, è facilmente visibile e riscontrabile, seppure in modo molto più ridotto, in un qualsiasi canale del centro di Venezia ed in qualsiasi momento: basta vedere un barca da trasporto carica che navighi contro corrente, con marea media, e vedere dietro di lei il risucchio che produce!
Scava da sotto le fondazioni delle case come una idrovora!
Quando passa una barca di medio-grosse dimensioni si può notare che agisce come uno stantuffo: dapprima, al momento del passaggio, toglie tutta l’ acqua dai cunicoli, fessure, scarichi, ecc; quindi l’ onda d’ urto agisce come un possente maglio che immette l’ acqua con forza enorme; ed infine il treno d’ onda della barca la risucchia fuori con la
stessa violenza di prima asportando tutto quello che nei cunicoli vi era: terra, sabbia, sassi, ecc. Sotto i pavimenti e le strade si creano degli enormi vuoti, e quindi i crolli.
Però taluni problemi si potrebbero se non risolvere, almeno ridurli.
Tutti insistono nel porre la zona di interscambio nell’ isola del Tronchetto che, come è ben noto, e servita solo da mezzi di trasporto con “gomma†ed è collegata alla terraferma da un ponte. Inoltre questo ponte è attraversato anche dagli automezzi turistici, per cui l’ intasamento non solo è prevedibile ma anche più che logico. Aggiungiamo anche l’ attracco del traghetto mezzi per il Lido, e il quadro è completo.
Inoltre da quel punto per raggiungere il centro di Venezia con le barche bisogna transitare per il Canal Grande: ancora moto ondoso. Sono poche, infatti, la barche che passano per il Canale della Giudecca.
Ma se l’ interscambio merci venisse posto nella zona portuale dei moli della Marittima si otterrebbero diversi vantaggi. Primo di tutti quello di poter trasportare le merci anche su rotaia, oltre che su gomma, in quanto la ferrovia giunge fino in qual posto. Secondo, si disintaserebbe l’ isola del Tronchetto, lasciandola esclusivamente al parcheggio degli automezzi e lo scalo fluviale solo per le strutture per l’ edilizia e per arredamento e simili. Terzo, la maggior parte delle merci passerebbe per il canale della Giudecca e non per il Canal Grande.
Si obietterà che in tal modo le rive della Giudecca e della Zattere fino alla Salute sprofonderanno a causa il moto ondoso eccessivo.
Ma anche qui c’è una proposta di soluzione.
Il Canale della Giudecca è largo mediamente 250-260 metri (365m tra i magazzini del sale e s. Eufemia – 226m tra le zattere ai Gesuati e il pontile della Palanca – 276m tra s. Basilio e il molino Stucky), se ai due lati vengono costruiti dei moli ad una distanza di circa 12-15 metri dalle rive, ma con dei varchi protetti per l’ entrata e l’ uscita, si otterrebbero due vantaggi: primo le onde non si abbatterebbero sulle rive, e, secondo, all’ interno dei detti moli potrebbero trovare posto moltissime imbarcazioni sia dei turisti, che le grosse barche da trasporto che dei residenti, i quali lascerebbero liberi i canali interni della città (anche stringendo il detto canale di cinquanta metri, ne rimarrebbero circa duecento per il passaggio delle navi minori e per il traffico merci).
A condizione, però che il bacino di S. Marco sia sorvegliato giorno e notte dalle Forze dell’ Ordine a salvaguardia del moto ondoso….
Infine eliminare del tutto l’ ingresso e l’ attraversamento delle grandi navi per S. Marco, dirottandole per il canale dei petroli e per il canale Vittorio Emanuele per giungere alla Marittima.
Vale a dire: il sacrificio di pochi, per il bene di tutti.
Altrimenti non vorremmo, per il futuro, dar ragione a
CRISTOFORO SABBADINO:
DESERTA E SENZA MURA RIMARRAI
Quanto fur grandi le tue mura il sai,
Venethia, hor come s’ attrovan vedi;
E s’ al periglio lor tu non provvedi,
Deserta e senza mura rimarrai.
Li FIUMI, e ‘MAR e gli HUOMENI tu hai
Per inimici, e ‘lprovi, e non lo credi:
Non tardar, apri gli occhi e muovi i piedi
Che, volendolo poi far, tu non potrai.
Scaccia i fiumi da te, le voglie ingorde
De gli huomeni raffrena e poscia il Mare
Restato sol, sempre t’harà obedita.
Deh non aver l’orecchie al tuo ben sorde,
Perché con gran ragion ti vo’ affermare,
Ch’el Ciel ti die’ ne l’acque eterna vita.