Alessio Arena

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A chi mi chiede dico che canto per non stare fermo. A volte ho il singhiozzo, e invece di dire che ho ventitré anni dico di averne ventidue perché non cambia niente. Soltanto di quell’anno censurato, che ha poco da vedere col mio naso un po’ storto e le guance a corto di barba, dico pure che: ho copiato la versione di greco all’esame di Stato, ho lasciato il borsone coi soldi di tutta una vacanza alla stazione degli autobus di Sagres, nel sud del Portogallo, ho fatto morire il pesce rosso di mia cugina versandogli un intero bicchiere di gin nella vaschetta, ho perso le chiavi di casa su un battello che fa il giro del parco naturale di Repovesi, in Finlandia, ho rubato un disco dei Coldplay in un centro commerciale di Santander, ho rotto gli occhiali del mio professore di filosofia teoretica, ho mangiato la pasta e lenticchie di due giorni fa, ho scritto una poesia sulla porta di un bagno pubblico sulla Salerno-Reggio Calabria, ho fumato prezzemolo, ho seppellito una tartaruga nel vaso di gerani di mia zia Loredana, ho cantato My funny Valentine ad una quarantenne in calore. Canto per non stare fermo e i piedi non mi fanno mai male.