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I Borchios

I "NON METALLI" sono contronatura

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Vaghe tracce della presenza dei Borchios, si possono trovare a partire già dalle pitture rupestri preistoriche. Ritratti come piccoli omini neri e nelle pose più strane, erano venerati come le Divinità del Metallo, che, ricordiamo, stava diventando importante per le popolazioni di allora. In epoca romana e greca, erano associati al dio del Fuoco, rispettivamente Vulcano ed Efesto. Perché?, chiederete intelligentemente voi. Poiché a stretto contatto con le fucine, il dio in questione veniva rappresentato come un fabbro. E con cosa si trastulla un fabbro, se non con..il METALLO? Pare quindi immediato e più che logico un’associazione del genere. In poche parole, quindi, i Borchios [che allora si chiamavano Borchios in greco e Borchies in latino] erano dei semi-dei, al soldo appunto delle divinità che abbiamo ricordato prima. Metà uomo e metà borchia, seminavano il panico tra le fanciulle [riconducibile a loro è, per esempio, il Ratto delle Sabine], creando disordini ormonali e di linguaggio. Con la caduta dell’Impero Romano, le due culture, quella greca e quella romana, si separano. L’una cita in giudizio l’altra con il capo d’accusa di “abbandono del tetto coniugale”, l’altra presenta, di contro, un’improbabile vizio del consenso al momento della celebrazione dell’unione. La cultura romana puramente detta, si trasforma gradatamente in quella medievale, altrettanto propriamente detta. Mantenendo sempre il loro atteggiamento dissacrante e canzonatorio, i Borchios vengono presi di mira nientepopodimenochè dal Tribunale dell’Inquisizione. Già di per sé fortemente corrotto, difficilmente si sarebbero garantiti una qualche salvezza a suon di mazzette. E anche l’immunità parlamentare, che tanti aiutò in seguito, non li trasse in salvo: anche perché, diciamocelo, loro non erano parlamentari. Neanche esistevano i parlamenti. Venivano bruciati, torturati, perseguitati a causa del poco rispetto che nutrivano nei confronti della Chiesa e per una dedizione, mai palesemente smentita, per la sodomia. La cultura greca, sotto influssi turchi e arabeggianti, li elevò al rango di “Cavalieri di Allah”. Ritroviamo poi questa caratterizzazione, nella tendenza, tutta moderna, a vaghi atti di terrorismo e alla smodata passione per il kebab.

Si mantennero ben lontani dalle scene durante il Rinascimento: questi vaghi sentimenti di fiducia e di speranza, male si addicevano al carattere cupo e pessimista tipico loro. Riguadagnarono terreno con l’Illuminismo, grazie alla tendenza anti-clericale, precedentemente espressa. Pare che fosse di uno di loro la famosa frase : “Il cielo stellato sopra di me e il Verbo del Metallo in me”. Molto vicini all’ideologia Romantica, espressero il loro apprezzamento mediante i tatuaggi di cui si coprirono il corpo: solinghi individui di fronte a mari di nebbia comparvero sempre più spesso sulle schiene di Borchios e affiliati. Queste bene o male le tappe fondamentali che i Borchios hanno attraversato. Dalla fine del Romanticismo, si sono concentrati per sgrezzare il loro repertorio e il loro look, fino a giungere a noi, completi e molto vicini all’idea di perfezione. Come abbiamo potuto capire, i Borchios abitano questo triste mondo da sempre, e poco accettano chi, dopo solo 30 anni, si arroga diritti di cui, a detta loro, non è degno.
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Member Since: 4/16/2007
Band Website: borchios.it
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NOME:EMANUELE MEROLA

RUOLO: CANTANTE

NOME: CARLO BASILI

RUOLO: CANTANTE

NOME: LUCA PASQUINELLI

RUOLO: CHITARRA E CORI

NOME: DANIEL ‘DANILO’ MARTINI

RUOLO: BATTERIA, RUTTI E PETI

NOME: LUCA “DEAH” DE ANGELIS

RUOLO: BASSISTA E PAROLIERE

NOME: SIMONE “MISTER” FERRONI

RUOLO: ASSOLI


Sounds Like: Gli Atroci
Record Label: unsigned
Type of Label: None