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GLI OSPITI Il nuovo disco di Stefano Barotti Maggio 2007 Prodotto da Jono Manson Per la Club De Musique Records In collaborazione con JuxTap entertainment richiedi il disco: [email protected]
Stefano Barotti Classe 1972. Vive a Massa Carrara. Scrive da oltre dieci anni. Le sue canzoni sono legate alla musica d’autore italiana e al folk/rock americano. Canzoni, che sembrano riassumere le contraddizioni della sua terra d'origine - la Riviera Apuana - da sempre luogo di passaggio. Dall'età di sedici anni suona la chitarra, forma la sua prima band nel '91 e già scrive canzoni per il gruppo che si scioglierà da lì a tre anni. E' il 1995, Stefano comincia a scrivere cesellando sempre di più i suoi testi in un progetto acustico che lo vede proporre i suoi brani nei piccoli locali della sua zona. Nel 97' vince una borsa di studio indetta dalla S.I.A.E. per frequentare il corso autori al C.E.T. Centro Europeo di Toscolano (scuola di Mogol), nello stesso anno riceve il premio della critica al concorso di poesia "Enrico Pea". Siamo nel 1998 quando l'incontro con Roberto Alvino lo porta a Roma da Ennio Melis ex direttore artistico della RCA. Nel 99’ i contatti con il Jux Tap di Sarzana e Simone Grassi che accoglierà con piacere la possibilità di produrre Stefano. Nel 2001 comincia la sua collaborazione con Jono Manson (produttore artistico) e l’etichetta discografica Club de Musique Records. Le registrazioni del suo primo disco cominciano a Sarzana (Sp) nel 2002 per essere ultimate qualche mese dopo in New Mexico negli studi Medio Media di Jono Manson. Durante il soggiorno negli Stati Uniti per le fasi finali del missaggio del suo disco collabora con Jaime Michaels, raffinato songwriter di Santa Fe, per lui scrive e canta alcuni versi nella canzone "Somewhere like Italy". Esordisce dall'altra parte dell'oceano con un concerto al Railyard Performance Center dove riscuote notevoli consensi da pubblico e critica. Dopo L’uscita del disco Stefano comincia una lunga serie di concerti, tra teatri, locali e piazze. In solo acustico in duo o con la band portando le sue canzoni in giro per l’Italia. Ma non solo: nel 2005 è protagonista insieme alla sua Band “La macchina speciale†di un tour Europeo. Dieci concerti tra Italia, Svizzera, Danimarca e Germania. In parallelo all’attività live comincia a lavorare ad un nuovo progetto discografico. Nel 2006 infatti torna in Nuovo Messico per cominciare le registrazioni del suo secondo disco. Ultimato circa un anno dopo. Uscirà per la fine di Maggio. Il 30 Marzo 2007 per la Sonyrecords esce il disco di Momo, grande rivelazione della musica d’autore italiana. Tra i brani del disco appare una canzone di Stefano: “compositore di canzoniâ€.Stefano Barotti - Gli Ospiti - 2007. Produzione esecutiva – Stefano Barotti & JuxTap entertainment Produzione artistica – Jono Manson Per la Club De Musique Records
A curare la produzione artistica è di nuovo l’amico Jono Manson. Dopo le prime fasi negli studi Electric company di John Cagan, le registrazioni continuano in Italia al Jux Tap di Sarzana, il Poderino della Giosa di Casale Marittimo per essere ultimate al Doghouse Studio in Nuovo Messico un anno dopo. Ancora una volta molti artisti della Club De Musique prendono parte al progetto: la chitarra di Paolo Bonfanti (Roy Rogers, Fabio Treves, Slowfeet), appare in due brani, mentre Kevin Trainor (Joan Osborne, Spin Doctors), accompagna quasi tutto il disco tra chitarre elettriche, dobro e chitarre slide. A completare gli arrangiamenti con le sei corde sono Jono Manson (Blues Travelers) Gabriele Ulivi, Marco Kaserer e lo stesso Stefano. Mark Clark (Otmar Liebert) e Marco Barotti (Jaime Michaels, Elikan dew) batteria e percussioni. Tom Adler Banjo, Chris Ishee pianoforte e organo Hammond. Alla sezione archi appaiono Deborah Barbe al violoncello, Michele Menconi e Mattiew Vaughn ai violini. Pietro Bertilorenzi (Tullio De Piscopo) e Peter Williams al basso. Marco Bartalini e Vittorio Alinari (Jovanotti) alla sezione fiati. George Breakfast al mandolino. 46’ Minuti di musica, per un totale di 11 canzoni. Alcuni brani come “Tempo di albicoccheâ€, “Vive dentro una canzone†e “il costruttore di ali†sono forti richiami al primo disco. Ma si intravede una svolta del suo concepire la canzone. Stefano esce dal classico schema cantautorale, pur rispettando la sua vena d’autore, in brani come “l’uomo più curioso del mondo†e “gli ospitiâ€. Si possono intuire le sue nuove influenze musicali. Da Nick Drake a Josh Rouse, Iron e Wine, Joe Pisapia e Damien Rice.
STEFANO BAROTTI Gli ospiti Club de musique / IRD +++1/2
Sono passati quasi quattro lunghi anni da quando il cantautore toscano ci aveva stupiti con la sua matura opera prima Uomini in costruzione nella quale erano contenute almeno tre canzoni (Lo spaventapasseri, Uomini in costruzione e Il legno e le corde) che hanno dignità di entrare nella compilation ideale della musica d’autore italiana dell’ultimo decennio. Ora, dopo lunga gestazione, Stefano si presenta con un lavoro che riparte dove finiva il precedente e cioè nel territorio minato di quel cantautorato che sta tra Fossati e De Gregori, riferendosi al quale si rischia di apparire presuntuosi o addirittura irriverenti e comunque spesso chi ci prova rimane invischiato nelle sabbie mobili del “derivatoâ€. Diciamo subito che come per l’album precedente, non è il caso di Barotti al quale personalità non manca per essere comunque originale sia nella voce che nei testi, questo suo recitar cantando, caratteristica anche dei maestri ispiratori, piace ed è funzionale alla trama musicale che oggi, come allora, si avvale della sapiente produzione artistica di quel folletto che risponde al nome di Jono Manson (ormai il più italiano degli artisti americani) il quale sa aggiungere suoni molto roots guidando la ciurma di strumentisti di primordine tra i quali brillano Kevin Trainor (chitarra elettrica, slide e dobro) Chris Ishee (Piano, Hammond), Pietro Bertilorenzi (Basso, Tony Esposito), Vittorio Alinari (Sax, Jovanotti) e l’amico Paolo Bonfanti (elettrica in due brani). Le canzoni sono tutte gioiellini ora supportate da testi poetici ed evocativi come nella splendida Il profumo dei sogni, “non ho mai avuto un figlio/ e nemmeno una stella per me/ ma ricordo l’odore del ventre di mia madre… è il profumo dei sogni che cade negli occhi†oppure dotate di melodie malinconiche ed irresistibili come in L’uomo più curioso del mondo e Gli ospiti, ma anche delicati bozzetti d’amore come Chicco di sale o la dolcissima e conclusiva Piccola canzone. Una segnalazione a parte meritano le fiabesche L’angelo e il diavolo e Vive dentro una canzone nelle quali la felice penna di Barotti riesce quasi a coniugare Lauzi e De Gregori, mentre La neve sugli alberi, sarebbe bello se Jono ne facesse una cover nel suo prossimo album, ci consegna un autore che pare aver assorbito la lezione del New Mexico, bravo Stefano la risposta alla prima strofa iniziale del brano di apertura Tempo di albicocche “speriamo che la musica non si offenda troppo/ se da tempo non mi faccio sentire†l’ha già consegnata la qualità delle tue canzoni, che crescono ascolto dopo ascolto e per le quali è sicuramente valsa la pena di aspettare pazientemente.Gianni Zuretti (Buscadero)
Stefano Barotti - Gli ospiti Club De Musique +++ 1/2 Secondo disco del cantautore toscano che registra in America
Al suo secondo appuntamento discografico (dopo il buon Uomini in costruzione) Stefano Barotti fa ancora coppia con il produttore americano - ma da qualche tempo residente in Italia - Jono Manson, una valida carriera di solista e collaborazioni con nomi come i Blues Traveler. Decisamente maturato come autore, Barotti conferma quelle atmosfere musicali che pagano pegno alla miglior canzone d'autore italiana degli anni 70 (l'iniziale Tempo di albicocche), ma a queste ci aggiunge quel tocco di "americanità " che dà al tutto un passo decisamente ambizioso e raffinato. Attenzione: gli italiani che si sono affidati a mani straniere non sono una novità : peccato che il risultato sia stato quasi sempre un pasticciaccio di brutta musica pop da grandi magazzini. Barotti, grazie all'ottimo Manson, si tuffa invece in atmosfere ora roots (splendido il mandolino in Vive dentro una canzone ad esempio), ora piacevolmente Jazzy, altre volte volte folk, addirittura con risvolti black. La riuscita di un siffatto progetto è probabilmente dovuta anche alla partecipazione di musicisti americani, come il batterista Mark Clark (già con Ottmar Liebert) e l'ottimo chitarrista Kevin Trainor, ma le doti d'autore e di esecutore di Stefano non sono certo da sottovalutare. Su tutte l'intensa title-track, un brano che fa onore alla canzone d'autore italiana. Paolo Vites (jam)Stefano Barotti Uomini in costruzione 2003 Produzione esecutiva – Simone Grassi JuxTap entertainment Produzione artistica – Jono Manson Per la Club De Musique Records In collaborazione con Lifegate “Uomini in costruzione†è il primo disco ad Impatto Zero sull’ambiente. Una parte del ricavato del disco protegge 750 Mq. Di foresta in Costa Rica. richiedi il disco: [email protected]
Le canzoni sono 12, i musicisti anche, il titolo é "Uomini in costruzione" leit-motiv ricorrente in tutto il disco. Partecipano Pietro Bertilorenzi (Tony Esposito, Tullio De Piscopo), Marco Barotti (Ferruccio Spinetti, "Avion Travel") Marco Kaserer, Mark Clark (Otmar Liebert), ed i compagni di etichetta Paolo Bonfanti, Kevin Trainor e lo stesso Manson (Blues Traveler, Joan Osborne). Quello che ne viene fuori è una miscellanea di suoni che ricordano il mediterraneo, la Toscana, un'italianità musicale legata ai testi dove affiorano maestri come Fossati, De Andrè e De Gregori, mentre nelle strutture armoniche dei brani si intuisce che Stefano in casa ha molti dischi di Bob Dylan, Neil Young e John Lennon. Gli arrangiamenti sono curati da Manson che grazie al supporto di John Egenes (Bill and Bonnie Hearne, Eliza Gilkyson), Chris Ishee (Maynard Ferguson, Jono Manson, Blues Traveler), Steve Lindsay (Bill and Bonnie Hearne, Jono Manson) e i gia citati Clark e Trainor toglie ogni possibile leziosità al progetto, impastando i suoni crudi dell'America al romantico dolce amaro dei testi di Stefano. Il disco riceve ottime recensioni nelle più importanti riviste musicali specializzate, tra queste Jam e Buscadero. Nella rivista del Massimo Bubola fan club "Uomini in costruzione" è terzo tra i migliori dischi italiani insieme a "Laiv" di Davide Van DesFroos e "l'uomo a metà " di Enzo Jannacci. Anche il mondo di internet accoglie con entusiasmo il disco, molte infatti sono le recensioni sui portali di musica: Mescalina, Alternatizine, Rootshighway e tanti altri siti specializzati.