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Black Eyed Dog

A black eyed dog he called at my door

About Me

Fabio Parrinello was born in 1979. Just like many teenagers he began playing guitar after hearing Nevermind in 1992. He travelled a lot, he lived in Olympia, Wa and Los Angeles (U.S.A.) playing in the college venues. He also lived and studied in London, playing in such bands as Kalima and Blue Room. He studied singing at the London Music School. Now he lives and works in Palermo. Fabio Parrinello chose to hide behind a band's name to play his songs, just like the most introverted and shy American songwriters (Conor Oberst/Bright Eyes, Bill Callahan/Smog, Will Oldham/Bonnie Prince Billy) did. The moniker Fabio chose is Black Eyed Dog, the title of a Nick Drake song. Fabio's songs are delicate, moving and sweet and recall the best British folk ballads of the past. Fabio's debut album "Love Is A Dog From Hell" (Ghost Records/Audioglobe) was recorded at Ghost Record Studio in Varese and La Sauna in Varano Borghi and was mastered at Noise Studio in Miami, Fl (U.S.A.) by Kramer.

RECENSIONI:

Il Mucchio: Il nome lo ha carpito a una canzone di Nick Drake, e non ci si stupisca del "lo" perchè - a dispetto delle apparenze - Black Eyed Dog non è una band ma un solista...e uno di quelli speciali, come provato da un esordio che spazia con un gran bell'equilibrio di levità e spessore nell'ambito di un cantautorato in inglese basato sulla chitarra acustica e sulla forza evocativa, appena ombrosa, di atmosfere e melodie. Molto carezzevole, seppur non privo di qualche spunto abrasivo, Love Is A Dog From Hell non ricorda solo il timido, sfortunato menestrello britannico: tra gli arpeggi, gli innesti di piano, le trame sospese e gli accenni percussivi si avvertono infatti echi di Bonnie "Prince" Billy e Fred Neil, Black Heart Procession e Tim Buckley, Smog e Kurt Cobain, Calexico e Tom Waits, Bright Eyes e Richard Thompson, in un appassionante gioco di rimandi da una sponda all'altra dell'Atlantico - sempre portato avanti sul terreno della ballad - che a dispetto dell'ampio range di richiami stilistici (consapevoli e involontari) non dà mai l'impressione della dispersività. Dieci brani tanto fragili quantop intensi, per ventinove minuti di quelli che scorrono fluidi ma imprimono tracce profonde. Federico Guglielmi

Rumore: Primo: il nome. Che viene da una delle canzoni più misteriose di Nick Drake. Secondo: il fatto che il "cane dall'occhio nero" è il nickname di Fabio Parrinello, giramondo italiano che ora pare abbia preso stabile dimora (dopo anni all'estero) a Palermo e presso la Ghost Records, di Varese come si sa. Terzo: questo è il suo disco e rapisce sin dal principio. L'autore, intanto, a differenza di quasi tutti i nostri connazionali, parla e canta un inglese più che convincente. La lingua risuona, anche perchè la musica è secca, asciutta. Diremmo quasi desertica, già da Masks & Needles, dove si affaccia lo spettro di Mark Lanegan. Più avanti, invece, nell'ottimo duetto maschile/femminile incluso in Lu & Me, pare proprio di sentire quei crescendo tipici di Will Oldham. Ma non di sola disperazione è fatto questo disco: anche se è nero (e bianco) dall'inizio alla fine, anche se ci lascia con un commiato in francese (Enfant De La Nuit) non così luccicante, c'è anche spazio per una parentesi giocosa come quella di Diazepam For Robin Hood. (7) Rossano Lo Mele

Blow Up: Curiosa l’antinomia tra il moniker e il titolo da una parte, e l’artwork felino, omaggio all’amato Casper deceduto durante la realizzazione del disco: il palermitano BED si fa forte di alti livelli compositivi -peccato per la non inclusione nel booklet dei testi, invero personali- dimostrando di andare oltre il semplice quanto impegnativo cliché del folksinger all’americana: se la bellissima Careless, Lu & Me e Selma before me (“I’m drunk and lonely, I’m high and hopeless, I’m the dust that’s been covering your past”) guardano con efficacia a Will Oldham e Devendra Banhart, al cinofilo scrivente piacciono assai anche le diversioni contenute nel valzer Diazepam for Robin Hood, nello scherzo-Waits Ballad of destruction e nella francofona finale Enfant de la nuit. Un autore a tutto tondo, sapido ed emozionale, che conferma appieno Ghost tra le poche punte del panorama italiano a proiettarsi all’estero con più di qualche credibilità. (7) Enrico Veronese

Buscadero:Fabio Parrinello, classe 1979, originario di Varese, ma ormai residente a Palermo, dopo aver passato qualche anno tra Stati Uniti e Inghilterra, per il suo esordio discografico ha deciso di seguire l'esempio di alcuni dei migliori songwriters delle ultime generazioni (Bright Eyes, Smog, Bonnie Prince Bily, Songs:Ohia, etc., etc.) e di nascondersi dietro ad un moniker, in questo caso quello di Black Eyed Dog, nome preso di peso dall'omonimo brano di Nick Drake, uno degli eroi musicali di Fabio. Love Is A Dog From Hell è un disco quieto, intimo, riflessivo, molto classico nella sua impostazione cantautoriale, intesa comunque nell'accezione anglosassone del termine, visto che non solo i testi sono tutti in inglese (con la sola eccezione di Enfant De La Nuit che è in francese) ma anche perchè è proprio a quel tipo di sonorità ed ispirazione che ci siriferisce. Ed è così che le undici canzoni del disco si muovono tutte nel solco della ballata ma linconica, del mood autunnale, dei colori caldi e rossastri, aiutate da una voce profonda e partecipe. Ottima la scrittura e adeguatamente personale il risultato, tolto qualche brano dove fin troppo evidenti sono i modelli di riferimento (le comunque belle Masks & Needles, troppo Devendra Banhart e Ballad Of Destruction, evidente appoggiarsi al bastone Tom Waits). Nessun dubbio, invece, che sia stupenda la sofferta Careless o che l'andamente parigino-circense di Diazepam For Robin Hood non sia evocativo. Ma un po' tutte le canzoni si fanno ascoltare con piacere, dalla pianistica Blue Eyed Girl, a Lu & Me esposta a due voci, dal folk triste e notturno di Cruising, alle atmosfere serene di Broken Wings, fino ad una ballata molto Bright Eyes come Selma Before Me. Lino Brunetti

Jam: Anche noi abbiamo i nostri songwriter un po' isolazionisti, che si distinguono dal caciaroso panorama nostrano cercando uno spazio più affine sugli scaffali planetari dove riposano i dischi si Smog o Bright Eyes. Il varesino Fabio Parrinello, nemmeno trentenne, sceglie l'idioma anglofono per cantare la lingua universale dei poeti tormentati che non trovano pace da una pena d'amore o da un'ansia inafferrabile. L'album deve solo approdare nelle migliaia di stanze dove si vivono le medesime ansie. Pier Angelo Cantù

Rocksound: Fabio Parrinello - unico responsabile del marchio Black Eyed Dog - ha molto viaggiato e militato in diverse band, prima di pubblicare con l'etichetta di Varese "Love Is a Dog From Hell", titolo che rievoca una raccolta di poesie di Charles Bukowski. Il segno lasciato nella scrittura di Fabio da suggestioni che più contraddistinguono il folk di matrice anglosassone è ben visibile: così, capita di imbattersi in una chitarra acustica che tesse la trama principale del pezzo, ampie concessioni melodiche, una voce che passa dal sussurro rauco alle aperture pop del ritornello in "Masks and Needles"; i battiti scendono con "Careless", meditabonda e lenta. Scarna ed essenziale appare "Lu &Me", che vede l'unione di due voci, quella di Fabio e Lulu, accostate al suono della chitarra. Altrettanto priva di fronzoli è "Cruising", capace di esercitare un'attrazione ipnotica sull'ascoltatore, in virtù dell'emozione che sa suscitare. Da segnalare "Blue Eyed Girl", elegante e malinconica. Ilaria Ferri

Rockerilla: "Music is the expression of my emotions. I play all the instruments, I sing all the songs and I open up my heart". Queste le poche note che il giovane musicista di Varese trapiantato a Palermo (non prima di aver fatto due volte il giro del mondo...) scrive per presentarsi sulla propria pagina MySpace. Al resto ci pensa la musica contenuta nel suo esordio da poco pubblicato dalla sempre più importante Ghost, "Love Is A Dog From Hell". Una raccolta di undici ballate acustiche arrangiate con gusto e sensibilità anglosassone, che svelano sin dal primo ascolto gli amori del giovane Fabio P.: Nick Drake innanzi tutto - omaggiato anche nel nome scelto per questo progetto - e poi Devendra Banhart ("Blue Eyed Girl"), Mark Lanegan ("Lu & Me") e Tom Waits ("Ballad Of Destruction"). (7/10)

Rockit: Un cane dagli occhi neri che ci dice che l'amore è un cane (un altro?) che arriva dall'inferno; e in copertina e in giro per il disco c'è un bel gatto bianco. Questo il lavoro di Fabio Parrinello, Black Eyed Dog appunto, nuova proposta targata Ghost Records. Sempre insistendo sul nome: non vi dice niente? Sì, è una canzone di Nick Drake, e non è l'unico tributo che il songwriter di Varese (trapiantato a Palermo dopo numerose escursioni all'estero) fa al malinconico cantore che ben conosciamo: compare addirittura un esplicito ed accorato appello ("Careless") ad una "luna rosa" ancora una volta di drakiana memoria, insieme alle corde acustiche leggere, ma anche graffianti, quando vogliono. E nonostante la luna rosa sia portatrice di sventura (saggezza cinese docet), Black Eyed Dog le chiede di prendersi cura di lui. Questa notte e nelle notti successive, che fanno da sfondo a ballate di distruzione, ali spezzate qua e là e ragazze dagli occhi blu, sempre con un vibrato delicatissimo che più espressivo non si può, che da Devendra Banhart passa da Seattle e attraversa quello strano impasto che sa di tabacco, di Eddie Vedder e Kurt Cobain. Senza lasciare tappe obbligate come Elliot Smith, o Bright Eyes. Si sente che ha viaggiato, Fabio, tra U.S. e U.K. Si sente, perché sceglie un pezzo bellissimo come "Masks and Needles" per aprire ed aprirsi, prendere per mano folk, country, chitarre del sud che, come capita in certi pezzi di Sufjan Stevens, sembra di sentire i campanelli delle vacche, e portarli, tutti, in giro per il mondo. In giro a raccontare storie. Mettendoci in mezzo anche il piano, limando sempre di più i suoni, rendendoli raffinati e a tratti estremamente sensuali, per poi farli più aggressivi, come un ubriacone temerario che non ha paura di nulla, almeno di notte. Non poteva mancare la ballata in tre quarti, con i piatti che scandiscono tempo e respiri. Non mancano nemmeno le armoniche e le classiche atmosfere da cantautore maledetto e malinconico, le stesse che abbiamo scomodato anche per Will Oldham, Calexico, o Tom Waits. Ma sotto questa sfilza di eredità, certune anche difficili od ingombranti, si nasconde un talento che colpisce alla prima prova e che, in futuro, saprà costruirsi i suoi simboli ed i suoi

Vitaminic: Con un nome d'arte che rende omaggio a Nick Drake, esordisce questo giovane cantautore di Varese trapiantato a Palermo. E la scelta del nome non è casuale: le undici canzoni di questo Love Is A Dog From Hell (pubblicato da Ghost Records), infatti, si muovono con passo sicuro nella migliore tradizione cantautorale americana, tenendo come numi tutelari Will Oldham e Bill Callahan, ma dichiarando anche una passione per leve più giovani, come Bright Eyes e Devendra Banhart, e mostrando interessanti affinità con certi Calexico, sicuramente tutte da approfondire. La forma prevalente è quella della ballata, dall'umore oscuro e dal tono più accorato e fragile. In un paio di occasioni è un pianoforte che affianca e rinforza il classico binomio chitarra e voce, dando ulteriore profondità e calore alle canzoni, e in un episodio (Ballad Of Destruction) si arriva anche a toccare atmosfere da Tom Waits. Un esordio promettente. Enzo Baruffaldi

Kronic: Recensione Love Is A Dog From Hell - Kronic Per chi non lo sapesse Black Eyed Dog è un brano fra i più intensi ed angoscianti di Nick Drake. Inutile, allora, negare la passione di Fabio Parrinello verso l’artista inglese, palese non solo nelle presentazioni, ma anche nell’essenza di un progetto (presumiamo) necessario per espressività e passione. Fabio è un viaggiatore, nato a Varese ed oggi residente a Palermo, dopo aver vissuto fra Olympia, Los Angeles e Londra. Fabio è un songwriter, con animo indolente e talento tanto timido quanto intransigente nell’uscire attraverso canzoni trattenute nella forma eppure impetuose nella sostanza. Fabio ammira Devendra Banhart, eppure, lo si scrive senza alcuno snobbismo, sembra avere una maggiore ispirazione (“Blue Eyed Girls”). Fabio ama l’incertezza serale, muovendosi come un Tom Waits meno fumoso (“Ballad Of Destruction”). Fabio ha ascoltato ed appreso la tradizione cantautorale americana (“Lu & Me”), senza dimenticare alcune peculiarità albioniche abili a regalare immediatezza. Fabio racconta storie semplici, quindi personali e sincere, talvolta sfumate da quei colori surreali indispensabili per disegnare storie dell’anima. Fabio, infine, sembra avere quel potere raro di farti sentire vicino a lui in ogni momento, parola dopo parola, arpeggio dopo arpeggio. Quel potere ricco di dolce violenza introspettiva. Marco Delsoldato

Onda Rock: Ci vuole sempre un pizzico di coraggio a misurarsi con un’espressione musicale come il folk più intimo, un po’ perché la scarna strumentazione ti costringe a mettere ancor più a nudo le emozioni per ottenere canzoni convincenti, un po’ per il confronto con artisti del passato (ma anche del presente) che hanno già creato capolavori con cui è dura compararsi. Figurarsi se a farlo poi è un italiano che non ha nel retaggio storico-musicale del suo paese i grandi riferimenti della tradizione folk britannica o americana. Fabio Parrinello, però, non ha avuto remore di nessun tipo; nato a Varese nel ’79, dopo aver viaggiato, studiato e suonato in America e a Londra e aver adottato il nome d’arte di Black Eyed Dog (pezzo di Nick Drake, capirete…) esce ora con il suo album d’esordio dal titolo “Love Is A Dog From Hell”. Nel disco si riconoscono quelli che sono i numi tutelari di Fabio, nonché la convivenza/mescolanza di stili sia americano che d’albione, c’è una murder ballad che frulla Waits e Cave (“Ballad Of Destruction”), ci sono dolorosi canti nel silenzio in stile Songs:Ohia o Will Oldham, country-folk spogli e sofferti alla Richard Buckner e invocazioni omaggio alla "Pink Moon" (“Careless”). Non sminuiamo però con i soliti richiami il fantastico lavoro creato da Fabio, che con la sua voce, veramente notevole, riesce a regalare intense emozioni. Basti ascoltare il lavoro con solo piano in “Blue Eyed Girl”, i delicati duetti con voce femminile e acustica in “Lu & Me”, e arrivare a quella perla che è “Selma Before Me”, in cui i tre elementi (piano, acustica e voci) si fondono creando una ballata che un Damien Rice si giocherebbe come singolo vincente. E avrebbe ragione. Tralasciate magari la giostra di “Diazepam For Robin Hood”, ma tornate a soffermarvi sugli arpeggi e i sussurri di “Cruising”, sulla fanciullesca dolcezza di “Broken Wing” o sull’armonica di “No Name #7”, con la pioggia che scroscia in sottofondo, fino alla conclusione in francese di “Enfant de la nuit”. Se avrete saputo ascoltarlo col cuore e scevri da ogni pregiudizio, non rimarrete delusi. Alla fine sono pochi minuti quelli di “Love Is a Dog From Hell”, ma sembrano molti di più, non certo per la noia, ma per l’intensità che Parrinello riesce a infondere alle sue canzoni grazie alla voce espressiva e alla capacità di creare una musicalità essenziale ma anche multiforme. Un eccellente esordio cui chi ama questo genere dovrebbe dare ascolto almeno per premiare questo italiano ventottenne e il suo lavoro semplice, ma pieno di passione. (7/10) Gianni Candelari

Sentire Ascoltare: Il suo pseudonimo è uguale al titolo di un brano di Nick Drake. E già questo gli fa guadagnare un punto nella graduatoria delle nostre preferenze. La sua voce ricorda quella di Devendra Banhart. E anche questo è un buon lubrificante per il giusto fluire delle nostre emozioni. E poi le sue sono belle canzoni. Che non è certo un aspetto da sottovalutare. Lui si chiama Fabio Parrinello. Il suo soprannome è Black Eyed Dog. Il suo disco s’intitola Love Is A Dog From Hell. Biografia curiosa, quella di Parrinello. Nato nel ’79 a Varese, passata l’adolescenza si trasferisce prima ad Olympia, nello stato di Washington, dove vivrà per tre mesi, e poi a Los Angeles per altri quattro mesi. Poi il passaggio a Londra (quattro anni, durante i quali sarà attivo in diverse band alternative) ed infine lo sbarco a Palermo. E tutti questi spostamenti sembrano rispecchiarsi nelle tracce dell’album. Che, sia detto per inciso, suona maledettamente bene. Nel senso di armonico, maturo, adulto. Un prodotto che, per come è confezionato e per cosa ha confezionato, è solido e competitivo nei confronti dei suoi diretti concorrenti a stelle e strisce. La voce straordinaria di Parrinello s’inerpica in soluzioni ora calde e raspose, ora tenui e sussurrate. Come un Tom Waits apparentemente pacificato con i propri demoni o un Bonnie “Prince” Billy dalle corde vocali ancora più commosse e commoventi. Un neo folk dalla struttura variabile - chitarra, pianoforte e sintetizzatore a contendersi l’onore di duettare con le strofe dei brani - e dalla forte intensità. Black Eyed Dog scava nei sentimenti e colpisce al cuore. E mentre evoca la sua personale luna rosa - Careless - noi ci struggiamo di emozioni e malinconie. (7.2/10) Manfredi Lamartina

Rockshock: Si nasconde un cuore (ed un corpo) italiano dietro questo esordio maturo e dispessore. Fabio Parrinello, originario di Varese ma residente a Palermo, firma un disco di bellezza lieve e sospesa, iscritto nel solco intimista di un cantautorato folk di chiara matrice anglosassone e nord americana. Al di là dell'esplicito riferimento a Nick Drake, omaggiato con la scelta di utilizzare il titolo di una sua canzone come proprio nome d'arte, batte un cuore italiano in questo dolcissimo e malinconico cane dall'occhio nero. Un cuore, purtroppo (o per fortuna?), infranto, come nella più classica delle tradizioni; un cuore, però, ricco di dolore fecondo, capace di generare un album d'esordio di bellezza lieve e sospesa. Neanche mezz'ora di durata complessiva, undici brani, di cui solo un paio poco sopra i tre minuti, tutti iscritti nel solco intimista di un cantautorato folk di chiara matrice anglosassone, arricchito e contaminato da sfumature ed influenze più moderne provenienti invece da lidi (nord) americani. Chitarra, pianoforte, e poco altro, accompagnati da una voce profonda e graffiante, flebile e complice, pacificante, che di volta in volta rimanda a Tom Waits, Devendra Banhart, Mark Lanegan, e che invece è tutta opera di Fabio Parrinello, varesino di stanza a Palermo, animo cosmopolita e precedenti esperienze musicali a cavallo tra l'Europa e l'America. Love Is A Dog From Hell è un disco intriso di malinconica gioia di vivere, anche quando un amore finisce e tutto sembra congiurare contro di noi. Un disco che disegna scenari forse poco adatti alla bella stagione verso la quale stiamo andando, pervaso com'è d'autunno e da fragili ed intime ballads, cantate, sussurrate o appena accennate, che hanno comunque il dono grande di sapersi arrestare alla soglia della sofferenza, senza ostentarla, senza brandirla, senza sguazzarci masochisticamente dentro. Grazie, dunque, a questo ragazzo non ancora trentenne ma già coraggiosamente in direzione ostinata e contraria, per questo inaspettato regalo fuori stagione, e complimenti per questo esordio decisamente maturo e di spessore, cantato in un inglese più che convincente e suonato con sensibilità ed un pizzico di romantica poesia. Ivan Masciovecchio

Rocklab: Ultimamente in Italia sono usciti lavori molto interessanti, lavori che musicalmente sono assimilabili ad un certo filone indie folk rock. Penso a dischi come ‘The restless fall’ di Paolo Saporiti e a ‘God is a major’ di Herself. E poi penso a questo ‘Love is a dog from hell’. Se Saporiti mi aveva affascinato con la fragilità delle sue composizioni e Valenti con la sua voglia di psichedelia indie rock acustica da cameretta, ora è Fabio Parrinello in arte Black Eyed Dog a incuriosirmi parecchio: il suo approccio è più legato alla tradizione “classica” americana. In questo lavoro dal titolo (non a caso) bukowskiano si possono trovare echi di Tom Waits, Captain Beefheart, ma anche il primo Mark Lanegan e Bonnie Prince Billy. Ma non solo: l’omaggio di Careless a ‘Pink Moon’ di Nick Drake è evidente e dovuto (come lo è anche il nome d’arte usato dal songwriter per questo progetto, quella Black eyed dog del cantautore inglese). Ma non fraintendetemi, tutti questi riferimenti non creano banalità, semplicemente queste undici tracce confluiscono in un panorama sonoro già esistente e in esso trovano il loro posto senza alcun problema. Un disco già maturo nonostante si tratti di un esordio. Masks and needles, Blu eyed girl e Ballad of destruction, per citarne alcune che mi hanno colpito in modo particolare, sono canzoni che è un piacere ascoltare. Forse non per tutti, ma gli amanti del genere non potranno che apprezzare questo lavoro che soddisfa le piccole aspettative, creandone altre più grandi per il futuro. Un futuro che sembrerebbe annunciarsi roseo. Ma procediamo per piccoli passi: ora godiamoci queste ballate, dolci, passionali, poetiche, e basta. Paolo Viscardi

My Interests

Music:

Member Since: 1/12/2006
Band Members: Fabio, voice, guitar and piano
Influences: Nick Drake, Elliott Smith, Smog, Bright Eyes, Devendra Banhart.
Sounds Like: Your heart is going to break into pieces
Record Label: Ghost Records
Type of Label: Indie