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Lesciò è morto...credevo esistesse davvero la resurrezione ...mi sono ucciso da solo, che Coglione

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Lesciò è morto...credevo esistesse davvero la resurrezione ...mi sono ucciso da solo, che Coglione! ... E' per oggi! Il direttore della prigione in persona è venuto a farmi visita. Mi ha chiesto in che modo avrebbe potuto essermi gradito e utile, ha espresso il desiderio che non avessi a lagnarmi di lui o dei suoi subordinati, si è informato con interesse della mia salute e del modo in cui avevo passato la notte; congedandosi, mi ha chiamato signore! E' per oggi! (L' ultimo giorno di un condannato a morte - Victor Hugo) Nell'uomo e nella donna il gioco, pur essendo come negli animali caratteristico soprattutto di individui giovani, e pur seguendo schemi di sviluppo che presentano affinità con il gioco animale, tende a strutturarsi in modalità assai più complesse, che dipendono in prevalenza dalla trasmissione di comportamenti culturalizzati: come tale, esso è caratteristico anche di una parte significativa dell'attività quotidiana dell'individuo adulto. Il gioco umano (sia infantile sia adulto) raggruppa schemi comportamentali assai diversi fra loro. Esso può essere puro diverti­mento (paidia secondo R. Caillois) in quanto gioiosa improvvisazione motoria scarsamente strutturata; può assumere invece caratteristica di trastullo (in inglese play) quando si articola in regole informali e improvvisate per cui (come negli animali) finge, imita e partecipa di una continua invenzione; infine, può diventare gioco strutturato secondo regole formali (in inglese game; ludus secondo Caillois), per cui l'emozione gradevole nasce dal darsi un compito finalizzato (ancorché gratuito) o dal competere con altri secondo gli schemi codificati di una sia pur fittizia battaglia. Nel gioco umano si coglie, in particolare quando l'attività sia formalmente strutturata, una dialettica che mette fra loro in rapporto da un lato l'inventività, ovvero l'assenza di obbligo (tipici del fatto stesso di giocare), e dall'altro la presenza accettata di rischi, costrizioni, regole e punizioni. In quanto al tempo stesso libero e vincolato, creativo e ripetitivo, il gioco si lega strettamente nelle società umane (e più chiaramente in quelle agricole e primitive) alla nascita del rito. Cosi nel carnevale, nell'albero della cuccagna, ma anche nell'altalena e nella mosca-cieca, il gioco si associa talora a significati simbolici di natura magico-religiosa, e può assumere, soprattutto nell'adolescenza, caratteri di vera e propria iniziazione a comportamenti culturali propri dell'adulto. Il gioco acquista nelle società industriali le caratteristiche dello sport quando si esplica prevalentemente attraverso lo sforzo o la destrezza fisica e quando al tempo stesso sia dominante l'aspetto della competizione, o della dimostrazione dì capacità personali. Nello sport, ma anche in altri giochi contraddistinti da competitività e da rischio, vengono a istituzionalizzarsi e a neutralizzarsi componenti aggressive. Quando a ciò si associno condizionamenti commerciali legati allo spettacolo, il gioco perde l'autonomia peculiare dell'attività ludica: e se si considera che il gioco formalizzato è già una istituzionalizzazione del divertimento, si comprende come si abbia qui una doppia istituzionalizzazione, per cui l'attività ludica adulta finisce facilmente col perdere, in quanto diviene meccanica e ripetitiva evasione, ogni caratteristica di reale spontaneità e creatività. - (Enciclopedia Garzanti di Filosofia) Lo studio del nostro essere ci deve portare la soluzione dell' enigma. Dobbiamo giungere a un punto in cui potremo dirci: - Quì non siamo più solo Io, qui vi è qualcosa che è più di Io.- (La filosofia della libertà - Rudolf Steiner)

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Quando non si crede più in se stessi si smette di produrre o di combattere, si smette perfino di farsi delle domande e di rispondere, mentre dovrebbe succedere proprio il contrario, visto che è proprio dal quel momento che, liberi da legami, si è adatti a cogliere il vero, a discernere ciò che è reale da ciò che non lo è. Ma una volta esaurita la credenza nel proprio ruolo, o nella propria sorte, non si è più curiosi di niente, neppure della verità, benchè ad essa si sia più vicini che mai. (L' inconveniente di essere nati - E.M. Cioran)SIDDAHARTA - Samsara - Gia da lungo tempo ormai Sddaharta viveva la vita del mondo e dei piaceri, pur senza lasciarsene dominare. I suoi sensi che egli aveva ucciso negli aridi anni della vita da Samana, s' erano ridestati, egli aveva assaporato la ricchezza, la voluttà, la potenza: tuttavia per molto tempo era ancora rimasto in cuore un Samana, e di questo l'accorta Kamala s' era benissimo resa conto: Era ancor sempre l' arte del pensare, dell' attendere, del digiunare , quello che indirizzava la sua ita, e ancor sempre gli rimanevano estranei gli uomini del mondo, gli uomini-bambini, com' egli rimaneva estraneo a loro. Gli anni passavano, e Siddharta, circondato dal benessere, quasi non si accorgeva del loro corso. Era diventato ricco e già da tempo possedeva una casa propria con servitù e un giardiniere fuori della città lungo il fiume. Gli uomini lo stimavano, venivano da lui quando avevano bisogno di denaro o di consigli, ma nessuno gli era realmente vicino, a eccezione di Kamala. Quello stato nobile e luminosa chiaroveggenza che un tempo egli aveva sperimentato, nel fiore della sua giovinezza, nei giorni seguenti alla conoscenza della dottrina di Gotama, dopo la separazione di Govinda, quell 'attesa piena di tensione, quella orgogliosa solitudine senza dottrine e senza maestri, quella duttile prontezza ad ascoltare la voce divina nel proprio cuore, erano a poco a poco passati allo stato di ricordo, si erano dimostrati transitor; piano e lontano sussurrava la sacra fonte che un tempo gli era stata vicina, era fluita in lui stesso. Molto certo, ci cio ch' egli aveva appreso dai Samana, da Gotama, da suo padre il Brahmino, era ancora vissuto a lungo in lu: la vita sobria, il gusto di pensare, le ore di concentrazione, la segreta scienza di se stesso, dell' eterno io, che non è ne corpo ne spirito. Molto di ciò era rimasto in lui, ma una cosa dopo l' altra a poco apoco era scaduta e s' era coperta di polvere. Come la rotella del vasaio, una volta messa in moto, gira ancora a lungo, e solo lentamente il suo moto si affievolisce e si spegne, così nell 'anima di Siddharta la ruota dell' ascetismo , la ruota del pensiero, la ruota dell 'isolamento aveva ancora a lungo continuato a vibrare, vibrava ancora, ma lentamente indugiava ed era ormai prossima allo stato di quiete. Lentamente, come l' umidità pentra nel tronco dell' albero che muore, lo riempie a poco apoco e lo fa marcire, il mondo e la pigriziaerano penetrati nell 'anima di Siddharta, lentamente riempivano l' animo suo, lo rendevano pesante e stanco, lo addormentavano. Invece s' erano ravvivati i suoi sensi, molto avevano imparato, molto sperimentato. Siddaharta aveva imparato a condurre il commercio, a esercitare un potere sugli uomini, a compiacersi delle donne; aveva imparato a portare abiti eleganti,a comandare i servi, aprendere il bagn in acque profumate. Aveva imparato a mangiare cibi delicati e accuratamente cucinati, anche il pesce, anche la carne e gli uccelli, spezie e dolciumi, e aveva imparato a ber il vino, che rende pigri e obliosi. Aveva imparato a giocare a dadi e agli scacchi, ad ammirare danzatrici, a farsi portare in molli portantine, a dormire su un letto morbido...quello che farò adesso io...CONTINUERA' se mi andra!

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Pudore e passione...Un flipper di fantasie che non mi aiutano a trovare la risposta! Vorrei essere davvero pazzo ma il mio IO in questo posto me lo impedisce. "Lesciò"