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SERGIO

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About Me

Sergio Soldano nasce in un paesino della Puglia, Spinazzola (BA), il 13 novembre 1977. La musica lo accompagna sin dai primi anni della sua vita, quando si divertiva a “suonare” con qualsiasi oggetto che trovasse in casa. Una passione forte trasmessagli dal padre lo ha portato, a soli 7 anni, ad iniziare privatamente lo studio del pianoforte fino a quando ha potuto iscriversi al conservatorio di Bari all’età di 13 anni. Sin da piccolino sentiva questa forte energia che lo spingeva verso la musica: ovunque ci fosse un pianoforte lo doveva aprire e, anche se era agli inizi e conosceva solo pochi accordi, doveva suonare. Dopo essersi diplomato in solfeggio ed aver studiato 3 anni di pianoforte, all’età di 17 anni Sergio Soldano sente la necessità di spostarsi dal paesino nel barese in cui era nato e viveva, per cercare una realtà che gli consentisse di fare musica nel vero senso della parola, dove la mentalità più aperta lo avrebbe aiutato nel fare di una passione un lavoro. Tutto ciò lo ha trovato a Milano. Persone del settore che Sergio Soldano ha potuto incontrare, hanno notato il suo stile, la sua dinamica musicale e la sua energia estremamente diversa da quella di altri colleghi, una forza che lo distingueva, che rendeva unici i suoi prodotti. Sergio Soldano dovendo arrangiare nuovamente una cover usa un colore diverso, perché la musica ha tanti colori: un passaggio di uno strumento suggerisce un colore, diverso da un altro passaggio, che solo il musicista sente. Il primo lavoro arriva nel 2001, quando a Sergio Soldano viene chiesto di collaborare dietro le quinte al progetto per la partecipazione di un giovane cantante al Festival di Sanremo, nella sezione giovani. Sergio Soldano si occupa della direzione artistica, curando arrangiamento e composizione del brano. La sua carriera prosegue, poi, come turnista programmatore: al fianco di pochi ma grandi cantanti italiani, calcando importanti palcoscenici a livello nazionale e occupandosi durante i tour della programmazione musicale. Nei vari concerti cui ha preso parte Sergio Soldano aveva anche la funzione di accompagnatore e persona di fiducia dell’ artista. Da 10 mesi a questa parte, avendo deciso di fermarsi con i tour, lavora come produttore musicale ed arrangiatore, funzioni che, peraltro, ha assolto nei periodi di riposo dai tour nei quali è stato impegnato negli scorsi anni. L’attività di un produttore musicale e arrangiatore può essere paragonata a quella di un sarto. Gli artisti, presentano una brano chitarra e voce, il compito di Sergio Soldano è di far loro una sorta di vestito musicale, modificandolo finché questo non si addice al personaggio ed al testo. Oltreoceano l’arrangiatore musicale è una figura che gode di maggiore visibilità, mentre in Italia rimane dietro le quinte. Questo succede perché la figura dell’arrangiatore non è considerata dagli italiani. Lo stile di lavoro di Sergio Soldano tiene in considerazione lo stato psicologico dell’artista, col quale instaura una buona intesa, cosa che aiuta al fine di realizzare un prodotto buono. Probabilmente vi chiederete come mai non ho menzionato nessun artista con il quale ho collaborato in progetti, semplice, io sono una persona che non ha mai voluto utilizzare i grandi nomi come biglietto da visita, a me piace farmi aprezzare per quello che sono, per quello che vivo e trasmetto quando compongo, saranno gli altri a parlare di me nel bene o nel male... ..ALCUNI VECCHI AMICI CANTANTI NON SI RITROVERANNO SUL MIO MYSPACE PERCHE" PRIMA DOVREBBERO IMPARARE AD ESSERE MENO OPPORTUNISTI E A NON APROFFITTARE E INTROMETTERSI NEL LAVORO DEGLI ALTRI. DEVONO RICORDARSI CHE CON QUESTO TIPO DI COMPORTAMENTO SARANNO SEMPRE ESCLUSI,POSSONO INIZIARE A INTRAPRENDERE UN PROGETTO MA QUANDO VERRANNO VALUTATE E CAPITE LE PROPRIE INTENZIONI E LE DOPPIE PERSONALITA" VERRANNO CONGEDATI. PER NON FARE DEL MALE AL PROSSIMO IMPARATE AD AMARE VOI STESSI. DICO A TE GUARDAMI A TE, SI A TE......

My Interests

PRODUZIONE MUSICALE Senza ombra di dubbio, se esistesse un prontuario per l’acquisizione matematica del successo a tutto tondo l’autore del libro sarebbe da tempo rinchiuso in una stanza a pareti morbide con la compagnia di un’altra persona che afferma con forza di essere Napoleone Bonaparte. Spesso il termine “successo” viene utilizzato abusandone, senza soprattutto approfondire che cosa sia realmente il successo… E’ del tutto consequenziale che il successo personale di un produttore si rifletta in modo determinante sul successo di un artista: se ci fermiamo un attimo a riflettere, possiamo facilmente ricordare l’unicità di una certa impronta sulle diverse produzioni di un buon “addetto ai lavori”. Tuttavia, soprattutto nel nostro paese, tale successo nella produzione non ottiene un riscontro altrettanto evidente come quello che può investire un frontman. Al di là delle unicità culturali di ogni paese (il nostro tradizionalmente difetta in termini di riconoscibilità del credito), questo fenomeno accade perché il termine “successo” non viene definito correttamente, anche e soprattutto a scapito della salute del nostro ego.DEFINIZIONE DEL SUCCESSOIniziamo questo percorso con un piccolo test: chiudete gli occhi per un attimo ed immaginatevi proiettati in una situazione di successo personale conclamato. Non credo di sbagliare di molto affermando che il 70% di voi ha ricostruito un’immagine ove fossero presenti applausi, un palco ben illuminato, una folla di buona entità, qualche milione di copie vendute, un conto in banca di tutto rispetto e, perché no, un piccolo manipolo di “groupies” compiacenti e dall’animo particolarmente generoso. Se l’avete fatto, siete incappati fra il più comune fraintendimento che affligge la nostra cultura, ovvero l’equazione: SUCCESSO=NOTORIETA’. Non è un caso che questo accada così frequentemente; oggi siamo passivamente investiti da una sorta di attività di marketing comportamentale, sociale ed emozionale senza precedenti: l’adagio “se non appari in tv, non esisti” ha malauguratamente un triste fondamento. Il concetto che si è ormai radicato nella massa è che sia possibile, anzi oltre modo desiderabile, diventare famosi ed avere successo senza saper fare un beato niente. Attenzione però: ho volutamente affiancato in termini ”successo” e “famoso” perché è proprio qui il problema. Il successo, per come andrebbe inteso, dovrebbe essere quello stato mentale di totale appagamento del lavoro svolto secondo modalità e criteri nei quali riusciamo a rispecchiarci integralmente; tale stato, che per fortuna grazie alla complessa fisiologia umana si traduce anche in un evidente benessere fisico/emotivo oltre che mentale, prescinde per sua natura dalla riconoscibilità e dall’attestazione di tale riconoscimento da parte di terzi. Tradotto in “produttorese” non importa quante copie si siano vendute in un progetto, l’importante è che esso sia stato in grado di renderci orgogliosi perché rappresenta la compiuta esemplificazione di un nostro stato d’animo, di un nostro pensiero, di una nostra intuizione.La notorietà invece altro non è che una proiezione dell’altrui appagato indirizzato come un occhio di bue verso la persona che ne viene investita; in questo caso non è assolutamente necessario che il destinatario di tali attenzioni riesca a considerarsi come una persona di reale successo. Pensiamo ai cantanti: quanti, per ottenere il beneficio della altrui riconoscibilità, si sono lanciati in progetti assolutamente discutibili? Che cosa rappresenta questa scelta se non una vera e propria ricerca del successo oltre la notorietà? E ancora: cosa spinge una persona a scegliere di rinunciare ad una parte della propria riconoscibilità pubblica se non un naturale processo di maturazione personale? Se ci riflettete un attimino, scoprirete facilmente come un percorso di questa natura non sia affatto esclusivo degli artisti ma del tutto proprio della natura umana. Quando si è ragazzini si cerca a tutti i costi di piacere all’universo femminile, utilizzando ogni genere di artificio (notorietà): quando poi si cresce e si matura le esigenze cambiano in modo profondo e ci si mette alla ricerca di una persona che sappia esserti vicino anche nei momenti di difficoltà e che ti riconosca come riferimento primario per ogni necessità (successo)… I COMPITI DEL PRODUTTOREFinora abbiamo approfondito la differenza radicale fra successo notorietà contestualizzando i concetti all’interno del perimetro di competenza dell’artista in senso stretto. Ma quale dovrebbe essere l’obiettivo primario di un buon produttore in questo ambito? Sappiamo bene per averlo provato sulla nostra pelle che all’artista è concesso tutto, perché la condizione di massima libertà consente alla persona di esprimere il proprio talento in modo incondizionato, sotto l’egida del principio secondo il quale l’artista ha (o dovrebbe avere) il diritto/dovere di essere sé stesso come condizione primaria del proprio appagamento emotivo. Tuttavia è bene ricordare che il compito principale di un buon produttore è quello di avere e sviluppare alla massima potenza la capacità di ottenere il meglio dalla materia “grezza” che gli viene offerta mantenendo una lucidità totale che l’artista, per propria natura, non può permettersi. So perfettamente che un produttore, posto di fronte alla scelta di una produzione particolare ed artisticamente appagante (ma probabilmente poco vendibile) è un progetto che già sulla carta si configura come una sorta di assegno circolare, possa essere più incline alla seconda opportunità professionale: non c’è nulla di cui vergognarsi. La cosiddetta “marchetta” è scelta unicamente dettata dalla tangibilità del profitto a bene termine ed è del tutto umano cedervi. Se ipotizzate che nel ’95 io possa aver pensato di ricevere un qualche appagamento artistico scegliendo di lavorare su un disco di Flavio Daddato in arte “dj Dado”, vi sbagliate di grosso: dovevo semplicemente cambiare la macchina e fare un disco di un qualche nome in quel momento altisonante per guadagnare in immagine, quindi credetemi quando vi dico che posso comprendervi appieno… E’ bene però riflettere con attenzione sulle proprie scelte, ed è altrettanto bene (non sempre, giusto ogni tanto) prendersi del tempo per guardarsi dentro e cercare di comprendere a che cosa possa portare il nostro processo di ricerca, quali possono essere le tappe intermedie e che cosa sia davvero in grado di renderci appagati, ovvero di avere successo. Pur contemplando la professione del Produttore una forte componente artistica, non è affatto stupido ragionare in modo concreto circa il proprio concetto di carriera; è inutile nascondere che è, a parte qualche raro caso, il vero succeso di un produttore abbia avuto l’opportunità di concretizzarsi passando attraverso fasi molto differenti fra di loro. Non vorremo certo lasciare al destino il compito di organizzarci il nostro lavoro vero?PAROLA D’ORDINE: STRATEGIADa liberi professionisti, bisogna abituarsi a pensare come un’azienda commerciale: il minimo comune denominatore non è presentato solamente dall’esistenza di una partita IVA, ma da moltissimi altri componenti. Così come una società che offre al pubblico beni di largo consumo, l’azienda “Produttore” è soggetta a fasi solitamente tipiche:  Ingresso sul mercato  Campagna di Marketing per ampliare la riconoscibilità del brand e il fatturato  Promozioni  Effettivo aumento del fatturato complessivo  Diminuizione dei margini operativi  Necessità di costruire un’immagine migliore del marchio con prodotti di gamma più alta  Aumento della renditività (mercato meno competitivo in fascia alta) e consolidamento della quota di mercato e della ricoscibilità del brand. Questi sono concetti del tutto consolidati nel settore del commercio e del marketing (si tratta in estrema sintesi di un tipico ciclo quinquennale di bilancio) e forse non riuscite a capire immediatamente la pertinenza col settore discografico. Ma basta cambiare la terminologia ed ecco che lo stesso elenco assume ai vostri occhi una forma decisamente più famigliare:  Inizio delle prime produzioni dopo anni di gavetta nelle cantine con gli amici  Acquisizione di ogni lavoro proposto per cercare di farsi un nome  Aumento della propria riconoscibilità = Notorietà  La propria riconoscibilità viene troppo spesso ricondotta a produzioni di dubbia caratura artistica, con conseguente calo delle offerte  Si cerca di scremare le proposte orientando la propria scelta verso produzioni di spessore maggiore  Aumento del fatturato, il nostro mone comincia girare in ambienti giusti e che più ci piacciono, veniamo scelti nuovamente sulla base di uno storico importante senza che nessuno riesca a ricordare le “Marchette” = successo!Ora si che riuscite a considerare questo elenco come pertinente, vero? Eppure ho solamente modificato i termini, non i concetti… Questo esempio serve a farvi comprendere l’importanza del saper essere calcolatori anche per sé stessi; siamo chiamati ad essere lucidi ed avere una visione prospettica quando ci viene richiesto di interessarci di un artista: perché mai non dovremmo esserlo anche per quanto concerne la nostra professionalità? Non c’è assolutamente nulla di sbagliato in tutto questo, tutt’altro. Imparare a sviluppare questo genere di capacità non potrà che migliorare il nostro storico di esperienze, a tutto vantaggio di quei “clienti” che se ne vorranno approvvigionare. Inoltre non posso non invitarmi a riflettere su un aspetto a mio avviso non proprio marginale: se riusciamo ad acquisire le competenze per poter essere in grado a medio termine di approcciare con successo progetti importanti e di indubbio valore ( anche e soprattutto sulla scorta delle esperienze passate, di qualsiasi natura esse siano), oltre che fare un favore al nostro business personale lo faremmo al mercato nella sua globalità. Ricordiamoci sempre che le “Marchette” si possono scaricare allegramente da internet in modo del tutto gratuito, mentre le buone produzioni vengono vendute davvero (in parte anche tramite web, ma vendute) perché si rivolgono ad un pubblico del tutto differente, ancora in grado di apprezzare un talento e di investire con piacere del denaro per ricavare la soddisfazione di possedere e condividere un progetto che non possa risentire del trascorrere del tempo. Senza queste persone, il mercato non starebbe in piedi: e senza soldi che girano potreste prima poi trovarvi nella condizione di sentirvi proporre una produzione senza che sia previsto alcun pagamento a vostro favore… Se per Sergio Soldano senza musica non ci si diverte, figuratevi come potreste divertirvi senza progetti o peggio ancora senza produttori…

I'd like to meet:

MI PIACEREBBE CONOSCERE TUTTE LE PERSONE CHE VORREBBERO COMUNICARE ATTRAVERSO LA MUSICA PERCHE' LA MUSICA E' L'ARTE DEI SUONI E MOLTE VOLTE I SUONI COLORANO LA NOSTRA ANIMA TRA QUALCHE GIORNO LA MIA PRESENTAZIONE SARA' CONPLETA.

Music:

E" LA MIA VITA E IL MIO LAVORO

Movies:

UN PO' DI TUTTO

Television:

IMMONDIZIA

Books:

ORMAI SONO ANNI CHE NON LEGGO UN LIBRO IL MIO LIBRO E' LA VITA NEL BENE E NEL MALE

Heroes:

IOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO OO