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Umberto Bindi

Rosa.

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Umberto Emilio Bindi nasce a Genova il 12 Maggio 1932, con il destino segnato di musicista.A 12 anni inizia lo studio del pianoforte sotto la guida del Maestro Tretti, arrivando dopo diversi anni a un livello medio; nello stesso tempo suona con la stessa passione la fisarmonica. Ha rapporti solo con Tenco e con Lauzi al quale si lega maggiormente, tanto da trovarlo al suo fianco negli anni '70. Bindi conosce Paoli negli anni '60, quando al Teatro Lirico di Milano viene presentato da Nanni Ricordi in una memorabile serata che aveva come ospiti l'intero cast di "Rocco e i suoi fratelli" di Luchino Visconti, antico estimatore. La prima canzone, "T'ho perduto", Bindi la scrive nel 1950, caratterizzata dalla tonalità insolita di Re minore. Bindi, però, fin dall'infanzia conobbe appieno l'opera lirica, e questa passione rimane in lui ancora oggi così forte da fargli possedere una invidiabile discoteca con le opere più strane di tutte le epoche. Ma Bindi é affascinato anche dal teatro leggero: musical, operetta e commedia musicale, e segue con attenzione le musiche dei film dei grandi maestri austriaci trapiantati in America. Nel 1952 compone "La passerella", uno dei pochi lavori non inseriti nel repertorio romantico e sinfonico. Nel 1954 scrive le musiche per una rivista rappresentata al Lido di Venezia con attori allora poco noti come Paolo Villaggio, Rosanna Schiaffino e la veterana Marisa Allasio. Di questo lavoro faceva parte una delle prime canzoni romantiche che, in seguito, diverrà famosa con il titolo di "Riviera". Nel 1955 nasce la canzone "Non so". Nel 1956 scrive le musiche per la commedia "I nodi al pettine" rappresentata al "Duse" di Genova. Anche i balletti qui presenti erano musica sua. Faceva parte di quest'opera la canzone "Piove a Roma". Il compositore Franco Mannino lo scopre e gli commissiona un valzer alla francese dal titolo "Il barcarolo della Senna", prima composizione pubblicata. Nello stesso periodo Bindi si esibisce nei salotti genovesi e milanesi insieme al poeta Pier Maria Virgilio che decantava le sue poesie e a Joe Sentieri, interprete di canzoni dello stesso Bindi come "Aimèz vous Paris?". Questo nel 1957: l'anno dopo Bindi scrive le musiche per la commedia goliardica "Oscar non ti spogliare" interpretata da giovani studenti universitari in un giro di trasformismi dal femminile al maschile. Il regista Silverio Blasi lo incarica di scrivere le musiche della commedia televisiva "Non te li puoi portare appresso" con Sergio Tofano, Germana Paolieri e Boselli. Nello stesso anno Joe Sentieri lo fa arrivare a Milano per proporlo all'editore Sonzogno che però non lo apprezza. Allora, grazie a Tony De Vita approda alla Ariston dove esordisce con la difficile canzone "Odio". All'inizio Bindi a Milano é spaesato e senza un sostegno economico di garanzia: lo aiuterà in questo Tony De Vita. Gli anni 1958 e 1959 sono decisivi. Bindi incontra Nanni Ricordi e Giampiero Boneschi. Marino Barreto jr. ascolta alcune canzoni di Bindi e sceglie, per un 45 giri della Philips, "Arrivederci" insieme alla già famosa "Angelitos negros". Ed é il vero successo per Umberto, e subito altri interpreti decidono di inciderla. Nel 1958 Alfredo Rossi della Ariston pensa di presentare una sua canzone a Sanremo ma la scelta di "I trulli di Alberobello" si rivelerà infelice. La canzone, interpretata dal Duo Fasano, dal Trio Joyce e da Aurelio Fierro (che cambia l'accentazione di alcune note) non entra in finale. Ma rimane per tre settimane tra i primi dieci nella hit-parade dei 45 giri del 1958. Marino Barreto jr. chiede a Bindi altre due canzoni, che sono "Nuvola per due" e "Non so", entrambe su testo di Giorgio Calabrese. Nanni Ricordi decide quindi di far incidere i primi 45 giri a Bindi stesso, il quale nel frattempo ha intrapreso lo studio della composizione sotto la guida di Orazio Fiume e Bruno Bettinelli. Sull'onda del successo di "Arrivederci" arriva il primo LP prodotto da Nanni Ricordi per la Ricordi: "Umberto Bindi e le sue canzoni", che raccoglie, oltre alla più famosa, diverse altre composizioni scritte da Bindi precedentemente e mai incise. Tra le quali il grande successo mondiale di “Il nostro concerto”, sempre con testi di Calabrese, e incisa anche questa da Marino Barreto jr. Questo pezzo, definito da alcuni, anche recentemente, “la più bella canzone mai scritta”, ebbe un successo complessivo superiore ad “Arrivederci” ed aveva un’introduzione strumentale di settanta secondi e una durata totale di 5 minuti e 40 secondi. Davvero una rivoluzione nella canzone, ma per i juke-box, come per l’altra, dovettero approntare versioni ridotte di minor durata… Dopo il 1960 Bindi passa dalla Ricordi alla RCA: con questa partecipa al Sanremo del 1964 con "Passo su passo", su testo di Migliacci, interpretata da Claudio Villa e Little Peggy March, ma non ottiene un grosso successo. Nel breve periodo con la RCA Bindi realizza quattro 45 giri con brani inediti: "Un ricordo d'amore" (Testo di Gino Paoli), "Vieni, andiamo" (Ofir-Bardotti), "Vacanze" (Rossi), "Ave Maria" (Siberna), "Un uomo che ti ama" e "Quello che c'era un giorno" (Rossi), "Il giorno della verità" (Paoli) e il grande successo di "Il mio mondo", su testo di Paoli, che diviene per Cilla Black "You're my world", rimanendo nella classifica inglese del 1964 al primo posto per 14 settimane. La canzone viene ripresa da Richard Antony divenendo prima nella classifica francese e belga: in seguito è interpretata da Dionne Warwick nel 1976 (arrangiata da Burt Bacharach) e rimane per diverso tempo prima nella classifica americana come in seguito fa Helen Reddy ottenendo lo stesso risultato. Infine è interpretata nel 1978 da Tom Jones. Nel 1965 Bindi è alla CGD di Sugar con il quale, per l'intervento di certe persone, non instaura un buon rapporto. Nello stesso anno Bindi scrive le musiche per "Turandot" di Carlo Gozzi diretto da Beppe Menegatti, con la partecipazione di Carla Fracci, Giulio Brogi, Ottavia Piccolo, Paolo Poli e dei ballerini del Maggio Musicale Fiorentino. Bindi è anche attore, partecipando alla tournée che dura tutta l'estate. E' accolto nuovamente alla Ariston in vesti di autore: scrive "Di fronte all'amore" (Simoni) portata a Sanremo nel 1965 da Gianni Mascolo e Dusty Springfield. La canzone è poi ripresa da Richard Antony con il titolo "Le temps de comprendre". E' nuovamente a Sanremo nel 1967 con il grande successo di "La musica è finita" (Nisa-Califano), interpretata da Mario Guarnera e Ornella Vanoni (per due settimane al primo posto in classifica) e a Sanremo 1968 con "Per vivere" (Nisa) cantata da Iva Zanicchi e Udo Jurgens. Fra "Umberto Bindi" del 1961 e "Con il passare del tempo" del 1972 trascorrono undici anni nei quali Bindi passa da grandi successi a scottanti delusioni: soprattutto gli viene a mancare quel pubblico entusiasta dei suoi lavori, indirizzato dalla stampa verso giovani stelle nascenti, pulite, certamente inferiori musicalmente al Nostro ma rassicuranti per quell'Italia degli anni '70 che vive nel moralismo, nel rispetto dei costumi. Bindi inizia a divenire scomodo: la televisione di Stato, chiusa nel suo perbenismo e nella esagerata "censura intellettuale", non dà certo spazio ad un artista diverso. Inizia il boicottaggio. Per vivere Umberto Bindi decide allora di accettare di suonare nei pianobar e nelle migliori crociere: una soluzione fortunata che gli permette di stare a casa ad ascoltare la sua amata lirica e a scrivere melanconiche melodie. Ed è certamente la tristezza che lo accompagna in questo lungo periodo. Per "Con il passare del tempo" Bindi ha a disposizione il maestro della musica da film Bill Conti, in quel momento ancora poco conosciuto in Italia, una buona orchestra composta da maestri del Teatro alla Scala di Milano con l'aggiunta di batteria, percussioni e soprattutto da chitarre caratterizzate dalla personale scrittura di Conti. Il disco viene realizzato da una piccola etichetta di proprietà di Aurelio Fierro, la West Record, che deve certamente la sua breve sopravvivenza proprio grazie a questo LP, prodotto da Bindi stesso.Musicalmente questo album è un vero capolavoro e contiene delle composizioni di vera maestria e di raffinato senso della scrittura. Anche i testi sono notevoli: Bruno Lauzi per la splendida "Io e la musica", canzone del ricordo, della solitudine, della citazione (di "Il nostro concerto"). Paoli per "Il mio mondo" che diventa subito un grande successo in questa riscrittura più raccolta della prima, di parecchi anni prima, ma molto incisiva. I testi di Caravaglios e Marengo in "Scusa" sono uno degli esempi di come Bindi stesso abbia più volte influenzato le parole delle sue canzoni. L'inconsueta "Per un piccolo eroe" è in realtà un vecchio pezzo con testo di Franca Mazzola: è raro trovare ancora adesso una canzone come questa nel panorama della musica leggera italiana.Anche i testi di Calabrese per le splendide "Un uomo solo" e "Due come noi" sono autobiografici, la prima con un arpeggiante pianoforte e la seconda un insolito samba che si trasforma in una dolce saudade interpretata da una sottile voce dell'autore. Canzone dell'invettiva e della ribellione a un rapporto passivo con una donna che non sa comprendere è "Invece no", quasi una introduzione alla canzone più complessa e particolare della produzione di Bindi che è "Con il passar del tempo", triste, sconsolata e comunque dignitosa nella rivendicazione di una vita finalmente tranquilla e serena. Versione ripensata e consona al disco è "Il nostro concerto" introdotta da un tema scarno al pianoforte, che si chiude con un coro femminile e l'intera orchestra senza più parole ma solo musica.Grazie a questo disco Bindi riesce a conquistare o meglio a rientrare nel cuore dei suoi non pochi estimatori che lo seguono acquistando il disco… Nel 1975 Amilcare Rambaldi lo propone per la Targa Tenco che sarà poi lui stesso a consegnare, lo stesso anno, con la madre al suo fianco. La Durium nel 1976 decide di realizzare il nuovo lavoro di Bindi, diverso dagli altri perché estremamente sinfonico e - unico nella storia della produzione discografica di allora - a contenere ben quattro pezzi solo orchestrali Per "Io e il mare" Bindi avrebbe voluto Ennio Morricone ma il compositore, preso da altre partiture, consiglia al cantautore il nome del giovane chitarrista Bruno Battisti D'Amario, il quale lavora con impegno e professionalità, realizzando un album ricco di spunti e di ricerche sonore. Il lavoro è significativo perché Bindi è preso dalla tragica e controversa morte della madre, alla quale dedica il lavoro. Il cantautore, da sempre innamorato del mare, decide di confezionare l'intero disco come omaggio alla sua terra e alle sensazioni dell'acqua creando così un secondo album a tema, dopo "Con il passare del tempo". Anche per "Io e il mare" Bindi ricorre ai testi ispirati di Bruno Lauzi, ricchi di assorta poesia contemplativa e di nostalgia. "Albatros", di Pallavicini, è una canzone incantata e sognante, il cui protagonista volante è l'oggetto delle riflessioni esistenziali dell'autore. Tutte le composizioni comunque si distinguono per l'arrangiamento d'archi e per un unico, lungo, ricorrente tema d'amore per il mare e per le sensazioni semplici e genuine. Passano ancora gli anni e Bindi viene ricordato da pochi o, meglio, pochi sono gli addetti ali lavori che lo ricordano, perché il pubblico che ha la fortuna di ascoltarlo è sempre pronto a tributargli il giusto plauso. Il 30 maggio 1979 Umberto partecipa alla trasmissione televisiva "Secondo me" condotto da Ric e Gian, su Antenna Tre. Finalmente, però, la piccola etichetta milanese "Targa Italiana", passata al grande pubblico con le incisioni dei primi lavori di Vasco Rossi, nel 1982 decide di pubblicare "D'ora in poi": tra i più convinti sostenitori di Bindi è il poeta Sergio Bardotti, che scrive i testi dell'album, lo realizza e lo produce. E' un disco quasi "pop", perché manca una grande orchestra a dare respiro alle composizioni del nostro. "Le voci della sera" è una delicata melodia molto soft e contenuta, in cui Umberto Bindi canta solo "sera", sostenuto da un'altra voce maschile. "Caro qualcuno" è un altro capolavoro della nostalgia e del pacato passare degli anni, dei bilanci nonostante tutto positivi e della mancanza di rancore. "Signora di una sera" è la leggera canzone di un incontro di una signora con uno gigolo: ironia e ammiccamento. "L'impossibile idea" della libertà, della "nave pirata", "l'aria e la libertà" giocate sul dipanarsi della melodia sul forte della voce di Bindi. Il disco si chiude con un brevissimo strumentale di "Le voci del mattino" mentre di seguito il cantante intona il tema di "Caro qualcuno" per chiudere con un altro frammento. Nel 1985 Alfredo Rossi, il primo vero editore di Bindi, decide di rilanciarne la produzione in barba alla sfiducia che gli aveva dimostrato negli anni '60. E così decide di rendere uno dei primi omaggi discografici ad un artista ancora vivente: nasce così il long playng "Bindi" al quale partecipano Loredana Bertè, Antonella Ruggiero dei Matia Bazar, Anna Identici, Fiorella Mannoia, Ornella Vanoni, Celeste, Sonia Braga e Gruppo Vocale Kappy Y Nerey. E in quell’occasione Bindi ricompare a sorpresa alla RAI ed esegue l’incredibile versione de “Il nostro concerto”, presente nel disco. Bindi apre con una versione senza fronzoli di "Il nostro concerto", che ha però un particolare e accattivante arrangiamento. Duetta con Anna Identici in "Se ci sei", canta da solo "Lasciatemi sognare", da una versione pop di "Nuvola per due" con il gruppo vocale, di cui si sono poi perse le tracce. Loredana Bertè da una straordinaria interpretazione di "Il mio mondo" mentre un po' improbabile appare "Arrivederci" con Bindi e Sonia Braga. Suadente la voce di Bindi in "E' vero", duettando con Celeste. Di nuovo solo in "Amare te", con una bravissima Antonella Ruggiero in "Chiedimi l'impossibile e un arrangiamento accattivante, di nuovo solo nella lapidaria "Un ricordo d'amore". La particolare voce della Mannoia interpreta "Un giorno, un mese, un anno", Bindi da vita alla pessimistica "Il confine", a suo tempo incompresa, mentre chiude con Ornella Vanoni, quasi simbolicamente, con "La musica è finita". A ulteriore chiusura un frammento de "Il nostro concerto". Da questo disco i tentativi di rientrare nel giro, almeno come veterano, sono difficoltosi. Da Sanremo viene escluso diverse volte e giudicato dal pluri-indagato Aragozzini come "non interessante"! Al "Maurizio Costanzo Show" Bindi si lascia andare alle lacrime dopo aver rivelato quella diversità che lo aveva così condannato per anni. Nel 1991 viene invitato al festival della canzone d'autore di Recanati e inizia lentamente una certa risalita o, meglio, la riscoperta da parte dei "critici" delle testate nazionali. Proprio a Recanati incontra il giornalista Ernesto Bassignano con cui collaborerà successivamente ai testi. Nel 1992 viene realizzato un omaggio a Umberto Bindi: in un quaderno vengono raccolte testimonianze dei maggiori critici e storici della canzone in Italia. Nel 1993 Umberto Bindi intraprende una tournée teatrale con l'antico amico Bruno Martino, co-autore di "Storia al mare". Al concerto di Roma Bindi di nuovo si commuove ricordando l'amicizia che Bruno gli ha sempre riservato. Viene realizzato un CD, in vendita solo ai concerti, dal titolo, guarda caso, di "Il 'nostro' concerto". Nel 1995 viene realizzata una pubblicazione con l’analisi di tutte le canzoni di Bindi, con note di Marco Rambaldi: “Umberto Bindi – Un sogno in una nuvola”. Nel 1996 esce l'antologia "Il mio mondo", secondo noi troppo incentrata sulla prima produzione del cantautore: manca infatti tutta la produzione dal capolavoro "Con il passare del tempo" in poi. Nello stesso anno partecipa a Sanremo con "Letti", con testi di Renato Zero, cantata con i New Trolls: su venti finaliste la canzone finisce 20°. Nello stesso periodo torna al “Maurizio Costanzo Show” cantando, da solo, “Letti” e dicendo che non prova rancore per il male che gli hanno fatto e che, sostanzialmente, ha “dimenticato”, e per questo riscuote sinceri applausi. Amedeo Minghi, in quell’occasione, difende il Sanremo di Pippo Baudo e la RAI di quel periodo che avrebbero avuto il coraggio di riproporre Bindi, ancora scomodo e ostracizzato. Sempre in quell'anno Renato Zero produce per la sua Fonopoli un nuovo lavoro di Bindi: "Di coraggio non si muore". Notevoli le canzoni: purtroppo Renato Zero interpreta da solo "E' tutto qua" e non se capisce il motivo. E' vero che abbiamo sempre detestato Zero: ma un motivo in più sarebbe anche il fatto che nella successiva e noiosissima sua trasmissione televisiva questo Zero, in mezzo a tanti ospiti, si sia ben guardato dall'invitare Bindi.....Nel 2000 BMG Ricordi e Ricordi pubblicano "Umberto Bindi", un doppio CD per la serie "Flashback: I grandi successi originali". L'album, inizialmente, è venduto nei cataloghi per corrispondenza poi, dopo la scomparsa del musicista, compare anche in qualche negozio ma contiene, ancora una volta, solo la prima produzione.Dopo la morte di Bindi Pippo Baudo annuncia che il CD celebrativo che aveva pensato di realizzare per aiutare il musicista malato verrà realizzato nell'autunno del 2002. Sono passati mesi, è passato l'autunno, è passato anche il Natale del 2002 e, per puro caso, il doppio CD è stato visto, nel gennaio 2003 (!), in qualche negozio di dischi. E' un doppio CD dal titolo "Umberto Bindi", è prodotto da BMG Italy-BMG Ricordi spa, ha il numero di catalogo 74321948922 e contiene, ancora una volta (!), la prima produzione e i cosiddetti "classici". Le uniche novità sono "Ave Maria", un'originale composizione che, per noi, è purtroppo da cancellare per il testo ultracattolico; "Flash", "Estasi", "Io e il mare" e "Albatros" da "Io e il mare". "Saltati" a pie' pari, di nuovo, "Con il passare del tempo", "D'ora in poi" e "Di coraggio non si muore". Da notare, invece, che sono state inserite canzoni opinabili o sdolcinate o mal riuscite come "Girotondo per i grandi" e "Ninna nanna di Natale". Coraggiosa la scelta, invece, di includere la difficile, anche musicalmente, "Odio": una canzone controcorrente per quell'epoca e, non a caso, difficilmente sentita e inclusa soltanto nell'antologia "Il mio mondo". Ora che il suo concerto è finito avevamo purtroppo visto giusto. La sorte di Bindi non era delle più rosee: inseguito perennemente dai debiti e dall'ostracismo, da una salute sempre più precaria e dal disinteresse dei più, riesce però ora e, speriamo, anche in futuro ad essere nel cuore di chi ha amato le sue canzoni e di chi, come noi, ancorché lontanissimi dalle sue convinzioni religiose e dai suoi gusti musicali per l’opera lirica e la musica classica, riesce a trovare veramente notevoli la musica e il testo della canzone, suonata nei concerti del 1994 e 1995.
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