TUTTE LE FORME DI PIACERE- QUELLE CONNESSE CON IL SESSO, L'ARTE E L'UMORE, NON MENO DI QUELLE REALIZZATE INTELLETTUALMENTE O FISICAMENTE- NON SONO CHE PRODOTTI DERIVATI DA UTILI ATTITUDINI. LA SODDISFAZIONE CHE SI PROVA PER UN'ABILITA' MANUALE, PER UNA ESECUZIONE VOCALE, O IN SEGUITO AD UN RAPPORTO SESSUALE, O ANCHE IL PURO APPREZZAMENTO DI UNA FORMA, DI UNA FIGURA, O DI UN'ARMONIA, SONO I PRODOTTI DIRETTI E INDIRETTI DELLA SELEZIONE NATURALE.
L'EVOLUZIONE NON SORGE DA UNA PROPRIETA' DI PROGRESSO O DI MIGLIORAMENTO INERENTE ALLA VITA. ESSA SORGE DAL MANIFESTARSI DI CAMBIAMENTI NELL'EREDITA' DOVUTI AL CASO. ESSA COLPISCE SOLO I DISCENDENTI DI UN INDIVIDUO TRA I QUALI LA SELEZIONE NATURALE CONVERTE IN UNA QUASI SICUREZZA CIO' CHE ERA UN CASO. TANTO L'ORGANIZZAZIONE, QUANTO LA SOPPRESSIONE DEL CAMBIAMENTO SONO ESSE STESSE SOGGETTE ALL'EREDITA'. E LA' DOVE IL CAMBIAMENTO E' SOPPRESSO, ANCHE L'EVOLUZIONE SI ARRESTA. SE NOI COLLOCHIAMO QUESTI PROCESSI NEL LORO GIUSTO ORDINE, VEDIAMO CHE L'EVOLUZIONE HA PRIMA LO SCOPO DI CREARE E POI DI DISSIPARE L'INSICUREZZA.IL NOSTRO PRIMO COMPITO E' DI VEDERE DOVE LE OSSERVAZIONI COMUNI E LE SEMPLICI ANALOGIE CONDUSSERO I NOSTRI ANTENATI, QUALI FURONO LE LE LORO CREDENZE INTORNO AI FENOMENI DELLA VITA E QUANTO TALI CREDENZE FOSSERO FALSATE DALL'INTERESSE E DAL PREGIUDIZIO, DALLA CONFUSIONE TRA LEGGE MORALE E LEGGE NATURALE E DALLE IMPERFEZIONI GENERALI DELLA RELIGIONE E DELLA SCIENZA.
NAZZARENO DE ANGELIS, ROMANO DI NASCITA. NATO DA GENITORI POVERISSIMI, SUO PADRE ERA SEGATORE DI LEGNA E SUA MADRE FACEVA LA DOMESTICA, EGLI EBBE EDUCAZIONE ADATTA ALLA SUA CONDIZIONE E DOVETTE RASSEGNARSI ALLA SCUOLA POPOLARE DI UN SODALIZIO RELIGIOSO DETTO "L'IGNORANTELLI". LA VOCAZIONE ALLA MUSICA DI NAZZARENO SI MANIFESTO' BEN PRESTO ED EGLI POTE' COSI' ESSERE AMMESSO A 14 ANNI , COME SOPRANO, FRA I CORI DELLA CAPPELLA SISTINA DOVE, CON VOCE DI FALSETTO,(ECCO PERCHE' NON TENORE) EGLI RAGGIUNGEVA I GRADI PIU' ALTI DELLA SCALA SINO AL SI B. LA CAPPELLA SISTINA PERO', SE DAVA QUALCHE SODDISFAZIONE ARTISTICA AL PICCOLO E APPASSIONATO CANTORE, NON RENDEVA NESSUN BENEFICIO MATERIALE AI VECCHI GENITORI DEL DE ANGELIS. QUESTI, DA BUON FIGLIUOLO, SENTI' PERTANTO IL BISOGNO DI RENDERSI UTILE E PRESE POSTO COME OPERAIO IN UNA TIPOGRAFIA. DOTATO DI ATTITUDINI SVARIATISSIME, NAZZARENO ARRIVO' BEN PRESTO A GUADAGNARSI LE 10 E 12 LIRE AL GIORNO, ALLORA PIU'CHE SUFFICIENTE ALLA VITA D'UNA FAMIGLIA. FU IN QUEL PERIODO CHE SI MANIFESTO' IL FENOMENO VOCALE CHE CONDUSSE IL DE ANGELIS DAGLI SGABELLI DELLA TIPOGRAFIA ALLE TAVOLE DEL PALCOSCENICO. DILETTANDOSI DI CANTARE PER PROPRIO CONTO EGLI SI ACCORSE CHE LA SUA VOCE AVEVA ACQUISTATA UNA DENSITA' E ROBUSTEZZA DI SUONI MOLTO DIVERSI DA QUELLI SCIALBI E SOTTILI DELL'EX SOPRANO CANTORE DELLA CAPPELLA. E NON FU SOLO IL DE ANGELIS AD ACCORGERSI DI QUESTO CAMBIAMENTO, MA SE NE ACCORSE ALTRESI' IL MAESTRO DI CANTO FABERI, CHE, AVENDO PER CASO UDITO LA VOCE DEL DE ANGELIS, NE RIMASE SORPRESO AL PUNTO DA VOLERLO CON SE' NELLA SCUOLA. UN CONSIMILE FENOMENO DI TRASFORMAZIONE IMPROVVISA DI REGISTRO EBBE A VERIFICARSI NEL CELEBRE BASSO ROSSINIANO LUIGI LABLACHE. ALLA MORTE DI HAYDN FU CANTATA A NAPOLI UNA MESSA FUNEBRE E LABLACHE QUINDICENNE VENNE AGGIUNTO AI CONTRALTI DEL CORO: QUESTA FAZIONE ERA DEBOLE E IL GIOVINETTO FECE SFORZI GRAVI PER SOSTENERLA. QUESTA FATICA AFFIEVOLI' TALMENTE LA SUA VOCE DI ADOLESCENTE CHE FU COSTRETTO A RIMANERE DUE MESI SENZA QUASI POTER PARLARE, FINCHE' UNA MATTINA, COME NARRA EGLI STESSO, SI ALZO' TOSSENDO, PARLANDO E CANTANDO CON UNA VOCE DI BASSO SONORA VIBRATA E STRAORDINARIAMENTE ROBUSTA.PRECISAMENTE COSI' COME ACCADDE AL DE ANGELIS. QUESTO PUNTO CASUALE DI CONTATTO CON IL PIU' GRANDE BASSO DEL SECOLO XIX NON E' SENZA SIGNIFICATO. ESSO RIUNISCE ANCORA MEGLIO L'ANALOGIA FRA I DUE CELEBRI CANTANTI. NAZZARENO DE ANGELIS, NELL'ARTE DEL CANTO E SULLA SCENA HA RAPPRESENTATO QUELLO CHE ERA LUIGI LABLACHE CENTO ANNI PRIMA. AMBEDUE GLORIE SCHIETTAMENTE ITALIANE TANTO PER NASCITA QUANTO PER SENTIMENTO, EFFICACIA RAPPRESENTATIVA, CLASSICITA' DI STILE E VIRTU' DI VOCE E DI CANTO.
LA MIA TELEVISIONE PREFERITA: GLI OCCHI NEL SOLE. ============================RIVENDICARE LA LIBERTA' DEL DUBBIO E DEL DIBATTITO, CREDERE NELLE DOTTRINE PIU' DIVERSE.BATTERSI PER LA LEGITTIMITA' DEL DUBITARE E CONTRO LA REPRESSIONE DEI DIBATTITI, PERCHE' SOLO ATTRAVERSO QUESTI DAVVERO FIORISCE IL PENSIERO.QUANDO INVECE SI CERCA L'ACCORDO NELLA ELIMINAZIONE DI QUANTO E' CONTROVERSO, L'OGGETTO LEGITTIMO DEL PENSIERO SI FA SEMPRE PIU' ESIGUO, E RISPETTO AD ESSO, COMUNQUE, CONTINUA A FARSI VALERE UN'ESIGENZA DOGMATICA. IL RISULTATO E', DA UN LATO, L'IMPOVERIMENTO DELLE IDEE, DALL'ALTRO LA PERSISTENZA DEL PRINCIPIO D'AUTORITA'.AFFINCHE' LA LIBERTA' E LA TOLLERANZA SIANO VERAMENTE RAGGIUNTE, OCCORRE CHE OBBLIGATORIO NON SIA NESSUN ELEMENTO DI DOTTRINA, MA SOLO IL RICONOSCIMENTO DEL DIRITTO DI DISCUTERE QUALUNQUE DOTTRINA, E DEL DOVERE DI CAPIRE PERCHE' GLI ALTRI NON LA PENSANO COME NOI.MAI UN UNITARISTICO CERCATORE DI ACCORDI, BENSI' UN PLURALISTICO DIFENSORE DELLA LIBERTA' DI ESSERE DIVERSI.ALLA INTRINSECA E PERENNE LIBERTA' DEL VEDERE DIVERSAMENTE DEVE CORRISPONDERE QUELLA DEL COMUNICARE TALE VISIONE.NON ASCOLTARE CHI TI ORDINA DI CHIUDERE GLI OCCHI, MA SOLO CHI TI ESORTA AD APRIRLI IL PIU' POSSIBILE. E CONTRO CHI LODI LO STAR FERMO A QUANTO UNA VOLTA SI SIA ACCETTATO COME VERO, E PROIBISCA I DIBATTITI PERSINO PER LEGGE.QUESTA E' UNA REGOLA BUONA PER ANIMALI DOMESTICI, DAGLI ASINI ALLE PECORE E DAI MULI AI BUOI:NOI DOBBIAMO INVECE NON ESSERE DA MENO DELLE AQUILE, CHE EDUCANO I PICCOLI A GUARDARE DRITTI NEL SOLE.
QUELLA MIRABILE SINFONIAChe cos' è il passato? Bagaglio pesante, che conviene obliare per rinascere a nuova vita in cima ad un poggio, sopra alla pianura, sopra al mare.Che cos'è il tempo? La quarta dimensione che l'uomo ignora, come la tartaruga ignora la terza, la profondità dello spazio; per un angelo, che vede dall'alto tutta una esistenza, un attimo e mille anni sono la stessa cosa; cosa Dante dalla "Rosa Mistica" vedeva raccolto in un volume ciò che per l'universo si squaderna.A quale foce sboccheranno tutti questi rivi di singole esistenze? Alla morte, che trasfigurazione e accrescimento di vita. Morire, rinnovarsi: ogni atto che ci avvicina alla morte ci dà una sensazione di libertà un ragazzo tenta di suicidarsi, si salva, e allora gli pare cosa facile ricominciare a vivere; un tale vende una casetta, unica sua proprietà , e si sente miracolosamente più leggero, come sopra una barca che ha rotto gli ormeggi e prende il largo. Addio, addio! Partire; ricominciare.E l'amore? Anch'esso avrò una significazione nuova, una verità completa nell'altra vita. Bruno, complicato ed appassionato, che ama disperatamente la sua donna e piangendo lacrime cocenti e torturandosi in una alternativa vana, non potrà mai piegarsi alla realtà dell'amore terreno, trova finalmente il perchè del suo strazio presso il letto di morte di quella donna tanto adorata. "E Bruno, chiusole le palpebre, guardò a lungo, con sereno dolore, il caro viso. E pensò che tra poco la sua carne tornava, in gocce e brandelli alla terra, e il suo spirito liberato saliva. E pianse, soddisfatto sapendo che anche ciò che a lui restava di vita terrestre era breve".Si, l'amore che la luce più splendida dell'universo, solo fra le stelle potrò fiorire così integro e puro come nacque! E nella visione del firmamento notturno, in una serena pace cosmica, l'anima di Bruno si placa e si trasumana sentendo sorgere dalle viscere della terra oscura e fermentante di vita un canto ineffabile che sale su e si perde nelle soavi plaghe stellari.E' notte, la notte di un autunno singolarmente placido e lungo una notte senza nubi e senza luna. Tutti dormono: tutto tace all'intorno. La voce delle creature, che per gli altri senza suono, giunge formidabile al cavo cuore di Bruno, ne risveglia gli echi sonori."Credevo fra l'ombre antiche del giardino di distinguere l'ombra nuova del susino americano. Più in là intravedevo il profilo dell'acacia uccisa. Udivo di tanto in tanto l'acqua dello zampillo, sviata dalla brezza, percuotere con un tocco argentino la ghiaia... E anche le stelle di tanti colori, ciascuna al suo posto nel cielo immutabile; le piccole, le grandi, quelle che tremano e quelle che, se uno le guarda più a lungo, fanno tremare".Una stella filante s'accende e cade. Cade come una goccia di luce, come lo strilletto della talpa morente. Con questi due tocchi distaccati, martellati, solenni, la "mirabile sinfonia" si chiude.
Non intendo fare un esame delle opere di Verdi, che sono, fra ignote e celebri, me ne mancherebbe la necessaria competenza. Voglio solo dire qualche cosa delle loro vicende caratteristiche. La terza opera del Maestro il Nabucco che venne rappresentata alla Scala il 9 marzo 1842. Sono note le sue origini. Il libretto del Solera era destinato al Niccolaj, che non l'accetto il Merelli impresario prego il Verdi di leggerlo; Verdi rifiutava, avendo deciso di non occuparsi più di teatri, dopo i primi insuccessi; poi s'arrese, e, messo in tasca il manoscritto, s'avvisa a casa. "Strada facendo - rammentò Verdi stesso - mi sentivo indosso una specie di malessere indefinibile, una tristezza somma, una ambascia che mi gonfiava il cuore. Rincasai, e con gesto quasi violento, spinsi il manoscritto sulla tavola. Il fascicolo, cadendo si era aperto; senza saper come, i miei occhi fissano la pagina che mi sta innanzi, e leggo questo verso: VA, PENSIERO, SULL'ALI DORATE Scorro i versi seguenti e ne ricevo una grande impressione, tanto più che erano quasi una parafrasi della Bibbia, nella cui lettura mi dilettavo. Leggo un brano, ne leggo due; poi, fermo nel proposito di non scrivere, faccio forza a me stesso, chiudo il fascicolo e me ne vado a letto! Ma si... Nabucco mi trottova pel capo, il sonno non veniva. Mi alzai e lessi il libretto, non una volta, ma due, tre, tanto che al mattino si può dire lo sapessi a memoria tutto". Verdi si trovava in un triste periodo della sua vita e la renitenza a scrivere musica si spiega. Moralmente annientato per la morte, nel volgere di quaranta giorni, di due bambini e della moglie Margherita Barezzi, e poi per l'insuccesso dell'opera buffa: "Un Giorno di Regno", aveva deciso di rinunziare al teatro e di dedicarsi all'insegnamento. Fu, come ho detto, l'impresario Merelli ad insistere presso il Maestro perchè musicasse il Nabucco. Verdi per cinque mesi, poi si mise al lavoro, e in tre mesi compose e strument l'opera. Alle prove, oltre gli esecutori, tutti preconizzarono che l'opera avrebbe avuto un grande successo. La rappresentazione fu, infatti, un trionfo. Il finale del primo atto fece scattare in piedi il pubblico. Verdi disse poi che in quel momento credette sulle prime di essere preso in giro. Il giorno dopo il suo nome correva sulle bocche di tutti. Si diceva che Mercadante, intervenuto alla rappresentazione, alla fine del primo atto avrebbe risposto ad un amico: "Che volete che ne dica? Se avessi musicato io questo libretto, ora si sarebbe ancora al primo pezzo!". Del fanatismo popolare per Verdi approfitt la moda, che ide i cappelli, gli scialli, le cravatte, i guanti alla Verdi. Persino i cuochi non si peritarono di dare il nome alle loro elucubrazioni culinarie. L'opera ebbe fra gli interpreti la Strepponi, che poi Verdi.