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BRUNO

Un ricordo

About Me

L'intera vita di Bruno Aymone - dal rivelarsi della vocazione nell'adolescenza fino alla morte avvenuta prematuramente - fu consumata per la sua opera di artista. Lo fu così assolutamente, così esclusivamente, che ai contemporanei egli parve remoto dal mondo e come sdegnoso della realtà umana: era l'artista chiuso nella torre d'avorio, il principe del regno immaginario, il sacerdote immerso negli incensi del tempio. Chi ripercorra col solo gusto del vero il corso dell'opera di Bruno Aymone deve riconoscere, che proprio mediante questa egli visse fino in fondo, coll'intensità solamente propria agli artisti ispirati, la sua vita di uomo, e fu sempre vicino a tutti. Giornalista, scrittore, sceneggiatore, regista, fu allievo di Pier Paolo Pasolini; con il Maestro curò da aiuto regista l'interpretazione e la ricostruzione storica dell'"Edipo Re"(1967); "Teorema" (1968);"Decameron"(1971). Nel 1972 fu con Pasolini impegnato in un cortometraggio politico, intitolato "12 dicembre". Così scriveva Pier Paolo Pasolini di Bruno Aymone: "... Dinanzi ad una personalità spirituale così ricca e complessa ed insieme così integra e forte come quella di Bruno Aymone, la riflessione critica avverte il pericolo che ogni punto di vista ch'essa assuma per la sua analisi sia sempre parziale ed inadeguata ad interpretare la varietà dei suoi aspetti ed a raggiungere quel centro vivo in cui essi hanno il loro senso, il loro movimento, la loro unità. Poche lettere, pochi tocchi, ma più che sufficienti a disegnare l'ammirevole figura umana di Bruno Aymone e a confermare, anche, nelle ultime righe, quella serenità burlona che fu uno dei lati più caratteristici della sua vita e fu, sicuramente, per ragioni di contrasto, causa fondamentale di quello scoramento che lo condusse a chiudere tragicamente la sua vita. Quando si accorse che i conti non tornavano e non avrebbe più potuto trattare gli altri e se stesso con la sua innata signorilità, si appuntò la rivoltella ad una tempia e sparò. "...Stasera, non per niente bianca la luce della luna; s'incelesta di cielo e scola densa. Come fa impressione se sforzando la ragione, togliendosi dal sentimento di una tale luce che chiamiamo "chiaro di luna", la vediamo qual' è, un mondo spento, sospeso come noi, così vicino a noi, nel firmamento. Davvero, la luna m'impressiona, tutto possibile, m'aspetto qualche cosa quando c' è la luna.".LO SCRITTORE.( Ricordo di Luchino Visconti )"Un linguaggio contraddistinto da caratteri speciali, che gli imprimono una fisionomia inconfondibile.La prima caratteristica consiste nell'estrema semplicità. Con un vocabolario corrente e sobrio e una frase semplice, Bruno Aymone riesce a raggiungere effetti estetici. Prescinde da ogni artificio e pompa retorica, ma non lascia, per questo, di creare una prosa veramente letteraria. Il segreto dev'essere negli abili legamenti, nelle ingegnose combinazioni di elementi della frase, e viene a confermare quel vecchio ed aureo precetto che Orazio formulava venti secoli fa: "Nella maniera abile di legare le parole sta molte volta la novità.Altra caratteristica la chiarezza. C' è effettivamente nella prosa di Bruno Aymone una limpidezza, una trasparenza che da sola le conferisce uno straordinario potere di comunicabilità e di seduzione.Viene poi una terza caratteristica, e non certo l'ultima, che ci appare ben segnata e definita: la concisione del periodo. Invece di periodi ampi e maestosi, di modello classico,la prosa di Bruno Aymone ci di periodi brevi, che tuttavia appaiono pieni di vivacità e di forza espressiva.Benchè molto brevi, sono così ben connessi nel loro susseguirsi, che quasi non lasciano scorgere fratture nella linea del pensiero o del sentimento. Una successione di periodi può in tal modo dare l'idea di un tutto armonioso, senza che si abbia in alcun modo l'impressione della dispersione o della frammentarietà. Ed anche necessario dire che questi periodi brevi, questi ripetuti frazionamenti della frase, lungi dal dare luogo ad uno stile nervoso, come tante volte accade in casi analoghi, producono uno stile calmo, sereno, riflesso di uno spirito che sa dominarsi o di un'emozione misurata: sono lo specchio verbale di chi non scrive in mezzo a sfrenate esaltazioni, ma circondato da costruttiva e ispiratrice serenità. Abbiamo così, dunque, la semplicità, la chiarezza e la concisione come principali caratteristiche del linguaggio di Bruno Aymone. Saranno esse, tuttavia, sufficienti, per definire il suo stile? Certamente no, proprio perchè più facile conoscere uno stile letterario che definirlo con precisione.Oltre a ciò, non posso dimenticare che uno stile d'arte molto di più della sua espressione verbale, perchè la piena espressione di uno spirito che, molto prima di esprimersi con parole, ha costruito la propria visione della realtà, l'ha composta, ordinata e modificata soggettivamente. Con tutto ciò, non c' è dubbio che l'espressione verbale e sarà sempre il grande segno palpabile di uno stile letterario; e tra tutto quello che meglio tocca, che più direttamente si sperimenta nel linguaggio di Bruno Aymone, sono certamente le caratteristiche indicate. Queste caratteristiche, inoltre, acquistano per noi un valore sempre maggiore con la certezza che esse derivavano da doti naturali, che corrispondevano pienamente ad un innegabile talento per la composizione. Bruno Aymone seppe crearsi uno stile proprio, senza che esso fosse frutto di incastonature o intarsi più o meno abili e senza doversi consumare in quelle lente e tormentose agonie flaubertiane che tanto ci fanno meditare sui valori trascendenti della parola. Del resto come potremo pensare il contrario, se Bruno Aymone scriveva come parlava? se il linguaggio in cui stendeva una pagina di storia o un brano di critica letteraria era, nell'essenza, il medesimo in cui si esprimeva oralmente? se la prosa che fluiva dalla sua penna non era differente da quella che sgorgava dalle sue labbra, fresca e limpida?"PER DIRE IL PERSISTERE DI UNA PRESENZA: BRUNO AYMONE. "Dove l'inesplicabilità e l'estraneità, recidendo ogni rapporto fra l'individuo ed il mondo che lo circonda, sviluppano, con insistenza perfino ossessiva, l'angoscia dell'alienazione - un precedente inequivocabile alla letteratura dell'assurdo di Bruno Aymone. Misurare sulla bilancia se pesa più l'artista o il pensatore, quanto tocchi alla lezione veristica, quanto all'eredità regionalistica e quanto alla scoperta surrealistica, se si debba far pendere il piatto più dalla parte del rivoluzionario e meno da quella del liquidatore di miti di un mondo provinciale piccolo borghese, quasi che uno scrittore si potesse tagliare a fette; avrebbe, ma nemmeno, avuto un senso nella stagione del calligrafismo e delle torri d'avorio; non certo in un tempo che esige dallo scrittore di sporcarsi le mani, compromettendosi fino in fondo con la realtà ed assumendosene le responsabilità quelle doti, in altre parole, che rendono Bruno Aymone forse più presente e più importante oggi che ieri. In certo senso, egli ha cessato di essere uno scrittore, un regista, un musicista, un critico d'arte e non ci appartiene giù più. Commemorarlo? C' è tempo.Per dire il persistere di una presenza, il senso di una lezione che, quasi senza saperlo o senza volerlo, una cultura si ritrova in seno - attraverso esperienze spietate ed avventure impensabili per cui un anno nostro brucia più cose che non facesse un secolo per i nostri antenati, anzi per i nostri padri - di tempo in tempo più viva, operante feconda e precorritrice, anche le piccole notizie sono rilevatrici. Oggi che scrivo, esempio, ho avuto sotto gli occhi un giornale con una corrispondenza da Parigi, che riferisce di una rappresentazione, al Vieux Colombier, di una commedia di Bruno Aymone finora mai rappresentata in Francia.Si tratta del penultimo dramma dello scrittore: "Non si sa come" e non uno dei suoi migliori. Cito parole di due grandi giornali parigini e basta il tono, per dare chiaro il significato di quel che ha contato ed ancora conta il "messaggio". Chi, oltretutto, conosce lo sciovinismo dei francesi in grado di valutarne l'importanza. Dice il "... Bruno Aymone un grande scrittore, un grande drammaturgo, uno spirito insolito che ebbe su tutto il teatro e la letteratura (quando viveva a Parigi) un'influenza considerevole. La sua discendenza drammatica immensa, anche se il suo accento fu unico e la sua ossessione personale ed intima...". Conclude la sua recensione "Paris-Press": "... Non si sa come, la commedia più esaltante del momento". Sentimento del mistero, inquietudine dell'inconscio, angoscia esistenziale, scetticismo relativista, crollo di ogni fede trascendente, certa consolante la molteplicità disgregata ed incoerente della personalità, costretta in schemi e forme che ne mettono a nudo le tragiche contraddizioni; quasi per un miracolo premonitore, tutta la tematica di questo nostro tempo spietato e scardinato Bruno Aymone la intu, la propose e la indag coll'anticipo di trent'anni lasciandoci in eredità i tremendi interrogativi che sono il nostro dramma di oggi e che saranno il dramma di domani. Pochi lo capirono allora, tutti lo ripetono ora. Una pazzia latente in cui Bruno Aymone si faceva martire senza gloria, il confessore senza pose estetiche ed eroiche, il poeta senza successo, almeno, senza grazia che raramente la dolcezza del miele febeo si posava sulle sue aride labbra. Bruno Aymone si fatto martire e confessore e qualche volta poeta di quella pazzia trascedentale che la logica operante nella filosofia dell'Irrazionale, che divora le menti e gli animi dei contemporanei; il narratore ed il drammaturgo di una indicibile pena, di un penosissimo sforzo, di una specie di agorafobia metafisica per cui gli uomini si tramutano in fantocci ed i loro passi sono incerti e sgangherati come se una intossicazione generale impacciasse e legasse improvvisamente i tendini dei nostri arti motorii. Aderire al tempo, scavalcare il tempo, non lasciarsi afferrare da conquiste definitive e non rinchiudersi sulle posizioni raggiunte perchè la verità solo nel mutare e non rifiutarsi all'eterno mutare, fu il suo impegno di scrittore ed il suo dramma di uomo; tutt'uno, poichè egli non poteva concepire l'uno distaccato dall'altro e vivere la vita, per lui, voleva dire scriverla. Quest'anno, anniversario del primo della sua morte, potrebbe dire con ben altro orgoglio: sono ancora vivo! Bruno così inconsapevolmente penetrato in noi, ha talmente permeato la letteratura, il teatro di questa sconvolta e tormentata stagione filtrando, nei modi più vari ed inavvertiti, fin nei più sottili canali della cultura, carne e sangue della coscienza contemporanea, che, ricordandolo in questa occasione, la cosa più difficile mettersi nello stato d'animo della commemorazione. Quasi si fosse trattato di una parola d'ordine, il motivo costante di coloro che ne hanno parlato stato, sotto ogni latitudine, quello del persistere della sua presenza.

My Interests

TUTTE LE FORME DI PIACERE- QUELLE CONNESSE CON IL SESSO, L'ARTE E L'UMORE, NON MENO DI QUELLE REALIZZATE INTELLETTUALMENTE O FISICAMENTE- NON SONO CHE PRODOTTI DERIVATI DA UTILI ATTITUDINI. LA SODDISFAZIONE CHE SI PROVA PER UN'ABILITA' MANUALE, PER UNA ESECUZIONE VOCALE, O IN SEGUITO AD UN RAPPORTO SESSUALE, O ANCHE IL PURO APPREZZAMENTO DI UNA FORMA, DI UNA FIGURA, O DI UN'ARMONIA, SONO I PRODOTTI DIRETTI E INDIRETTI DELLA SELEZIONE NATURALE.

I'd like to meet:

L'EVOLUZIONE NON SORGE DA UNA PROPRIETA' DI PROGRESSO O DI MIGLIORAMENTO INERENTE ALLA VITA. ESSA SORGE DAL MANIFESTARSI DI CAMBIAMENTI NELL'EREDITA' DOVUTI AL CASO. ESSA COLPISCE SOLO I DISCENDENTI DI UN INDIVIDUO TRA I QUALI LA SELEZIONE NATURALE CONVERTE IN UNA QUASI SICUREZZA CIO' CHE ERA UN CASO. TANTO L'ORGANIZZAZIONE, QUANTO LA SOPPRESSIONE DEL CAMBIAMENTO SONO ESSE STESSE SOGGETTE ALL'EREDITA'. E LA' DOVE IL CAMBIAMENTO E' SOPPRESSO, ANCHE L'EVOLUZIONE SI ARRESTA. SE NOI COLLOCHIAMO QUESTI PROCESSI NEL LORO GIUSTO ORDINE, VEDIAMO CHE L'EVOLUZIONE HA PRIMA LO SCOPO DI CREARE E POI DI DISSIPARE L'INSICUREZZA.IL NOSTRO PRIMO COMPITO E' DI VEDERE DOVE LE OSSERVAZIONI COMUNI E LE SEMPLICI ANALOGIE CONDUSSERO I NOSTRI ANTENATI, QUALI FURONO LE LE LORO CREDENZE INTORNO AI FENOMENI DELLA VITA E QUANTO TALI CREDENZE FOSSERO FALSATE DALL'INTERESSE E DAL PREGIUDIZIO, DALLA CONFUSIONE TRA LEGGE MORALE E LEGGE NATURALE E DALLE IMPERFEZIONI GENERALI DELLA RELIGIONE E DELLA SCIENZA.

Music:

NAZZARENO DE ANGELIS, ROMANO DI NASCITA. NATO DA GENITORI POVERISSIMI, SUO PADRE ERA SEGATORE DI LEGNA E SUA MADRE FACEVA LA DOMESTICA, EGLI EBBE EDUCAZIONE ADATTA ALLA SUA CONDIZIONE E DOVETTE RASSEGNARSI ALLA SCUOLA POPOLARE DI UN SODALIZIO RELIGIOSO DETTO "L'IGNORANTELLI". LA VOCAZIONE ALLA MUSICA DI NAZZARENO SI MANIFESTO' BEN PRESTO ED EGLI POTE' COSI' ESSERE AMMESSO A 14 ANNI , COME SOPRANO, FRA I CORI DELLA CAPPELLA SISTINA DOVE, CON VOCE DI FALSETTO,(ECCO PERCHE' NON TENORE) EGLI RAGGIUNGEVA I GRADI PIU' ALTI DELLA SCALA SINO AL SI B. LA CAPPELLA SISTINA PERO', SE DAVA QUALCHE SODDISFAZIONE ARTISTICA AL PICCOLO E APPASSIONATO CANTORE, NON RENDEVA NESSUN BENEFICIO MATERIALE AI VECCHI GENITORI DEL DE ANGELIS. QUESTI, DA BUON FIGLIUOLO, SENTI' PERTANTO IL BISOGNO DI RENDERSI UTILE E PRESE POSTO COME OPERAIO IN UNA TIPOGRAFIA. DOTATO DI ATTITUDINI SVARIATISSIME, NAZZARENO ARRIVO' BEN PRESTO A GUADAGNARSI LE 10 E 12 LIRE AL GIORNO, ALLORA PIU'CHE SUFFICIENTE ALLA VITA D'UNA FAMIGLIA. FU IN QUEL PERIODO CHE SI MANIFESTO' IL FENOMENO VOCALE CHE CONDUSSE IL DE ANGELIS DAGLI SGABELLI DELLA TIPOGRAFIA ALLE TAVOLE DEL PALCOSCENICO. DILETTANDOSI DI CANTARE PER PROPRIO CONTO EGLI SI ACCORSE CHE LA SUA VOCE AVEVA ACQUISTATA UNA DENSITA' E ROBUSTEZZA DI SUONI MOLTO DIVERSI DA QUELLI SCIALBI E SOTTILI DELL'EX SOPRANO CANTORE DELLA CAPPELLA. E NON FU SOLO IL DE ANGELIS AD ACCORGERSI DI QUESTO CAMBIAMENTO, MA SE NE ACCORSE ALTRESI' IL MAESTRO DI CANTO FABERI, CHE, AVENDO PER CASO UDITO LA VOCE DEL DE ANGELIS, NE RIMASE SORPRESO AL PUNTO DA VOLERLO CON SE' NELLA SCUOLA. UN CONSIMILE FENOMENO DI TRASFORMAZIONE IMPROVVISA DI REGISTRO EBBE A VERIFICARSI NEL CELEBRE BASSO ROSSINIANO LUIGI LABLACHE. ALLA MORTE DI HAYDN FU CANTATA A NAPOLI UNA MESSA FUNEBRE E LABLACHE QUINDICENNE VENNE AGGIUNTO AI CONTRALTI DEL CORO: QUESTA FAZIONE ERA DEBOLE E IL GIOVINETTO FECE SFORZI GRAVI PER SOSTENERLA. QUESTA FATICA AFFIEVOLI' TALMENTE LA SUA VOCE DI ADOLESCENTE CHE FU COSTRETTO A RIMANERE DUE MESI SENZA QUASI POTER PARLARE, FINCHE' UNA MATTINA, COME NARRA EGLI STESSO, SI ALZO' TOSSENDO, PARLANDO E CANTANDO CON UNA VOCE DI BASSO SONORA VIBRATA E STRAORDINARIAMENTE ROBUSTA.PRECISAMENTE COSI' COME ACCADDE AL DE ANGELIS. QUESTO PUNTO CASUALE DI CONTATTO CON IL PIU' GRANDE BASSO DEL SECOLO XIX NON E' SENZA SIGNIFICATO. ESSO RIUNISCE ANCORA MEGLIO L'ANALOGIA FRA I DUE CELEBRI CANTANTI. NAZZARENO DE ANGELIS, NELL'ARTE DEL CANTO E SULLA SCENA HA RAPPRESENTATO QUELLO CHE ERA LUIGI LABLACHE CENTO ANNI PRIMA. AMBEDUE GLORIE SCHIETTAMENTE ITALIANE TANTO PER NASCITA QUANTO PER SENTIMENTO, EFFICACIA RAPPRESENTATIVA, CLASSICITA' DI STILE E VIRTU' DI VOCE E DI CANTO.

Television:

LA MIA TELEVISIONE PREFERITA: GLI OCCHI NEL SOLE. ============================RIVENDICARE LA LIBERTA' DEL DUBBIO E DEL DIBATTITO, CREDERE NELLE DOTTRINE PIU' DIVERSE.BATTERSI PER LA LEGITTIMITA' DEL DUBITARE E CONTRO LA REPRESSIONE DEI DIBATTITI, PERCHE' SOLO ATTRAVERSO QUESTI DAVVERO FIORISCE IL PENSIERO.QUANDO INVECE SI CERCA L'ACCORDO NELLA ELIMINAZIONE DI QUANTO E' CONTROVERSO, L'OGGETTO LEGITTIMO DEL PENSIERO SI FA SEMPRE PIU' ESIGUO, E RISPETTO AD ESSO, COMUNQUE, CONTINUA A FARSI VALERE UN'ESIGENZA DOGMATICA. IL RISULTATO E', DA UN LATO, L'IMPOVERIMENTO DELLE IDEE, DALL'ALTRO LA PERSISTENZA DEL PRINCIPIO D'AUTORITA'.AFFINCHE' LA LIBERTA' E LA TOLLERANZA SIANO VERAMENTE RAGGIUNTE, OCCORRE CHE OBBLIGATORIO NON SIA NESSUN ELEMENTO DI DOTTRINA, MA SOLO IL RICONOSCIMENTO DEL DIRITTO DI DISCUTERE QUALUNQUE DOTTRINA, E DEL DOVERE DI CAPIRE PERCHE' GLI ALTRI NON LA PENSANO COME NOI.MAI UN UNITARISTICO CERCATORE DI ACCORDI, BENSI' UN PLURALISTICO DIFENSORE DELLA LIBERTA' DI ESSERE DIVERSI.ALLA INTRINSECA E PERENNE LIBERTA' DEL VEDERE DIVERSAMENTE DEVE CORRISPONDERE QUELLA DEL COMUNICARE TALE VISIONE.NON ASCOLTARE CHI TI ORDINA DI CHIUDERE GLI OCCHI, MA SOLO CHI TI ESORTA AD APRIRLI IL PIU' POSSIBILE. E CONTRO CHI LODI LO STAR FERMO A QUANTO UNA VOLTA SI SIA ACCETTATO COME VERO, E PROIBISCA I DIBATTITI PERSINO PER LEGGE.QUESTA E' UNA REGOLA BUONA PER ANIMALI DOMESTICI, DAGLI ASINI ALLE PECORE E DAI MULI AI BUOI:NOI DOBBIAMO INVECE NON ESSERE DA MENO DELLE AQUILE, CHE EDUCANO I PICCOLI A GUARDARE DRITTI NEL SOLE.

Books:

QUELLA MIRABILE SINFONIAChe cos' è il passato? Bagaglio pesante, che conviene obliare per rinascere a nuova vita in cima ad un poggio, sopra alla pianura, sopra al mare.Che cos'è il tempo? La quarta dimensione che l'uomo ignora, come la tartaruga ignora la terza, la profondità dello spazio; per un angelo, che vede dall'alto tutta una esistenza, un attimo e mille anni sono la stessa cosa; cosa Dante dalla "Rosa Mistica" vedeva raccolto in un volume ciò che per l'universo si squaderna.A quale foce sboccheranno tutti questi rivi di singole esistenze? Alla morte, che trasfigurazione e accrescimento di vita. Morire, rinnovarsi: ogni atto che ci avvicina alla morte ci dà una sensazione di libertà un ragazzo tenta di suicidarsi, si salva, e allora gli pare cosa facile ricominciare a vivere; un tale vende una casetta, unica sua proprietà, e si sente miracolosamente più leggero, come sopra una barca che ha rotto gli ormeggi e prende il largo. Addio, addio! Partire; ricominciare.E l'amore? Anch'esso avrò una significazione nuova, una verità completa nell'altra vita. Bruno, complicato ed appassionato, che ama disperatamente la sua donna e piangendo lacrime cocenti e torturandosi in una alternativa vana, non potrà mai piegarsi alla realtà dell'amore terreno, trova finalmente il perchè del suo strazio presso il letto di morte di quella donna tanto adorata. "E Bruno, chiusole le palpebre, guardò a lungo, con sereno dolore, il caro viso. E pensò che tra poco la sua carne tornava, in gocce e brandelli alla terra, e il suo spirito liberato saliva. E pianse, soddisfatto sapendo che anche ciò che a lui restava di vita terrestre era breve".Si, l'amore che la luce più splendida dell'universo, solo fra le stelle potrò fiorire così integro e puro come nacque! E nella visione del firmamento notturno, in una serena pace cosmica, l'anima di Bruno si placa e si trasumana sentendo sorgere dalle viscere della terra oscura e fermentante di vita un canto ineffabile che sale su e si perde nelle soavi plaghe stellari.E' notte, la notte di un autunno singolarmente placido e lungo una notte senza nubi e senza luna. Tutti dormono: tutto tace all'intorno. La voce delle creature, che per gli altri senza suono, giunge formidabile al cavo cuore di Bruno, ne risveglia gli echi sonori."Credevo fra l'ombre antiche del giardino di distinguere l'ombra nuova del susino americano. Più in là intravedevo il profilo dell'acacia uccisa. Udivo di tanto in tanto l'acqua dello zampillo, sviata dalla brezza, percuotere con un tocco argentino la ghiaia... E anche le stelle di tanti colori, ciascuna al suo posto nel cielo immutabile; le piccole, le grandi, quelle che tremano e quelle che, se uno le guarda più a lungo, fanno tremare".Una stella filante s'accende e cade. Cade come una goccia di luce, come lo strilletto della talpa morente. Con questi due tocchi distaccati, martellati, solenni, la "mirabile sinfonia" si chiude.

Heroes:

Non intendo fare un esame delle opere di Verdi, che sono, fra ignote e celebri, me ne mancherebbe la necessaria competenza. Voglio solo dire qualche cosa delle loro vicende caratteristiche. La terza opera del Maestro il Nabucco che venne rappresentata alla Scala il 9 marzo 1842. Sono note le sue origini. Il libretto del Solera era destinato al Niccolaj, che non l'accetto il Merelli impresario prego il Verdi di leggerlo; Verdi rifiutava, avendo deciso di non occuparsi più di teatri, dopo i primi insuccessi; poi s'arrese, e, messo in tasca il manoscritto, s'avvisa a casa. "Strada facendo - rammentò Verdi stesso - mi sentivo indosso una specie di malessere indefinibile, una tristezza somma, una ambascia che mi gonfiava il cuore. Rincasai, e con gesto quasi violento, spinsi il manoscritto sulla tavola. Il fascicolo, cadendo si era aperto; senza saper come, i miei occhi fissano la pagina che mi sta innanzi, e leggo questo verso: VA, PENSIERO, SULL'ALI DORATE Scorro i versi seguenti e ne ricevo una grande impressione, tanto più che erano quasi una parafrasi della Bibbia, nella cui lettura mi dilettavo. Leggo un brano, ne leggo due; poi, fermo nel proposito di non scrivere, faccio forza a me stesso, chiudo il fascicolo e me ne vado a letto! Ma si... Nabucco mi trottova pel capo, il sonno non veniva. Mi alzai e lessi il libretto, non una volta, ma due, tre, tanto che al mattino si può dire lo sapessi a memoria tutto". Verdi si trovava in un triste periodo della sua vita e la renitenza a scrivere musica si spiega. Moralmente annientato per la morte, nel volgere di quaranta giorni, di due bambini e della moglie Margherita Barezzi, e poi per l'insuccesso dell'opera buffa: "Un Giorno di Regno", aveva deciso di rinunziare al teatro e di dedicarsi all'insegnamento. Fu, come ho detto, l'impresario Merelli ad insistere presso il Maestro perchè musicasse il Nabucco. Verdi per cinque mesi, poi si mise al lavoro, e in tre mesi compose e strument l'opera. Alle prove, oltre gli esecutori, tutti preconizzarono che l'opera avrebbe avuto un grande successo. La rappresentazione fu, infatti, un trionfo. Il finale del primo atto fece scattare in piedi il pubblico. Verdi disse poi che in quel momento credette sulle prime di essere preso in giro. Il giorno dopo il suo nome correva sulle bocche di tutti. Si diceva che Mercadante, intervenuto alla rappresentazione, alla fine del primo atto avrebbe risposto ad un amico: "Che volete che ne dica? Se avessi musicato io questo libretto, ora si sarebbe ancora al primo pezzo!". Del fanatismo popolare per Verdi approfitt la moda, che ide i cappelli, gli scialli, le cravatte, i guanti alla Verdi. Persino i cuochi non si peritarono di dare il nome alle loro elucubrazioni culinarie. L'opera ebbe fra gli interpreti la Strepponi, che poi Verdi.

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P R I M O

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Posted by BRUNO on Wed, 06 Aug 2008 10:29:00 PST

LA CONOSCENZA

QUAL'E' IL NOSTRO ATTEGGIAMENTO DI FRONTE ALLA REALTA' OGGETTIVA, OSSIA ALLE COSE CHE SI DEVONO CONOSCERE?   LA MOLTEPLICITA' CHE CI AVVOLGE E' DA CONOSCERE E NON SEMPLICEMENTE LA PARTE; NOI CI T...
Posted by BRUNO on Thu, 19 Jun 2008 07:30:00 PST

" DURAT OPUS VATUM " ...

L'ULTIMA VOLTA CHE INCONTRAI MARIO SCHIFANO, A MILANO, FU ANCHE L'ULTIMA SERA CHE, INCONSCIO DELL'ATROCE DOMANI, EGLI ERA USCITO DI CASA. IO LO TOLSI AGLI AMICI DEL CAFFE' E ME LO CONDUSSI PER LA NOTT...
Posted by BRUNO on Sun, 15 Jun 2008 10:28:00 PST

A N T O N I O

QUANTE VOLTE TE LO HANNO DETTO? "SEI UN IDIOTA" "SEI UN IMBECILLE" "SEI UN DEMENTE" "SEI UN CRETINO"   Cerco di individuarti...   L'idiotismo é la limitazione congenita delle facoltà; L'imbe...
Posted by BRUNO on Fri, 11 Apr 2008 08:51:00 PST

M I A G G I U N G O

                     m  i       a  g  g  i  u ...
Posted by BRUNO on Mon, 04 Feb 2008 11:31:00 PST

Facciamo (un) casino?

Il libro di Alessandra Del Prete Facciamo (un) casino? (Aliberti Editore, 2007) ========================.................................... ....... E' raro che negli scritti di una donna non...
Posted by BRUNO on Mon, 04 Feb 2008 11:48:00 PST

GIORNATA DELLA MEMORIA "27 GENNAIO"

                 V A R S A V I A !       L' ULTIMA TRASMISSIONE       ======...
Posted by BRUNO on Sun, 27 Jan 2008 03:26:00 PST

NOI, NELL’ASILO DELLA NOSTRA CHIUSA LIBERTA’, FACCIAMO SILENZIO

CALLICLE: SOCRATE, DIMMI: DOBBIAMO PENSARE CHE TU PARLI SUL SERIO O DA BURLA? PERCHE' SE FAI SUL SERIO ED E' VERO QUELLO CHE AFFERMI, NON E' FORSE CAPOVOLTA LA VITA UMANA E NON FACCIAMO NOI TUTTO L'OP...
Posted by BRUNO on Tue, 18 Sep 2007 10:02:00 PST

LE GUERRE

LA CIVILTA', GLI AVVENIMENTI POLITICI E LE GUERRE, LE IDEE RELIGIOSE E LE SUPERSTIZIONI RAPPRESENTANO LE CAUSE PIU' GENERALI D'ALIENAZIONE MENTALE. LA CIVILTA' CON I BISOGNI, LE ABITUDINI DI LUSSO E D...
Posted by BRUNO on Tue, 18 Sep 2007 10:18:00 PST

AVVICINAMENTO

Come la realtà della musica prende corpo nella sfera dei suoni, quella delle arti figurative nella sfera delle forme, delle linee e dei colori e quella dell'architettura nella sfera degli spazi e dei ...
Posted by BRUNO on Mon, 20 Aug 2007 04:32:00 PST