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Pietro Nardini (Fibbiana, 12 aprile 1722 - 7 maggio 1793) è stato un compositore e violinista italiano. Ci sono pervenute notizie che abbia compiuto i suoi studi con Giuseppe Tartini fin da 12 anni, ma nessuna testimonianza diretta ci è giunta sull’epoca di questo periodo di studi. Secondo altre notizie, rimase nel paese natale dal 1740 al 1760, dedicandosi alle esecuzioni musicali e all’insegnamento. Nel 1760 si trasferì a Vienna, per partecipare come esecutore alle feste musicali per le nozze del principe ereditario. Fece ritorno poi in Italia dopo una breve visita a Dresda; dalle lettere di Tartini a padre Martini sappiamo che nel tragitto di ritorno si soffermò a Padova, per visitare il maestro, e, per la via di Milano, ritornò nel paese natale nel maggio/giugno del 1761. Nell’ottobre del 1762 ricevette la nomina di musico da camera della corte di Stoccarda e dalla metà del 1763 si distinse come primo violino di quella celebre orchestra, diretta da Jommelli e formata dai più valenti suonatori dell’epoca. A Stoccarda si soffermò sino al marzo 1765, si trasferì quindi a Braunschweig e rientrando a Livorno nel maggio 1766. Successivamente Nardini trascorse molto tempo in Livorno, per lasciarla solo brevemente per brevi giri concertistici. Dalla corrispondenza di Giuseppe Tartini del 9 Giugno 1769, sempre con Padre Martini, si sa che a quella data Nardini era di nuovo a Padova: si dice che Pietro Nardini abbia assistito Tartini sul letto di morte; cosa però non certa, dal momento che Tartini morì quasi un anno dopo quella data.
Nello stesso 1769 aumentò le sue responsabilità musicali con l’accettazione dell’incarico di direttore della cappella granducale di Firenze, dove trascorse il resto della vita dedicandosi con passione alle sue mansioni, insegnando e partecipando ogni tanto ad esecuzioni in onore di celebri personaggi, tanta era la sua partecipazione alla vita musicale di Firenze, che rifiutò un invito a San Pietroburgo nel 1778.
Sia come compositore, sia come esecutore si deve considerare il più fedele e autentico continuatore della scuola tartiniana: aveva un dominio completo della tecnica violinistica, che era impiegata da Nardini per la realizzazione di una profonda espressività , soprattutto negli adagi e nei passaggi cantabili. Si sa che Leopold Mozart dice di non conoscere niente di più bello del suono e del “gusto cantabile†di Nardini.
Burney lo ritiene il più completo violinista italiano del tempo, infatti nel suo VIAGGIO MUSICALE IN ITALIA, nel suo soggiorno a Firenze dal 9 al 15 Settembre 1790 scrive:
Domenica 9 Settembre 1790:
“Nel pomeriggio ebbi il piacere di ascoltare il signor Nardini ed il suo piccolo allievo Linley in un grande concerto in casa di un inglese Mr. Hempson, dove era riunita molta gente. Questo signore suona il flauto in un modo tutto particolare che ne migliora assai il suono, inserendo un pezzetto di spugna nell’imboccatura in cui soffia l’aria. Eseguì assai bene due o te difficili concerti di Hasse e di Nardini. C’era anche un tale da Perugia che suonò un assolo sulla viola d’amore in modo assai gradevole; il signor Nardini suonò un assolo e un concerto, da lui composti, in modo perfetto; il suo suono è dolce ed uniforme, non molto forte ma chiaro e preciso, molto espressivo nei movimenti lenti, e simile in questo al suo grande maestro Tartini. Quanto all’esecuzione tende ad appagare e piacere piuttosto che a sorprendere: insomma penso che sia il violinista più perfetto che esista in Italia e, secondo il mio giudizio e la mia impressione, trovo il suo stile delicato, misurato ed assai raffinato. Chiunque abbia ascoltato la celebre signora Sirmen nelle sue eleganti esecuzioni può formarsi un’idea abbastanza esatta del modo di suonare del signor Nardini.
Tommasino Linley suonò due concerti, assai simili nella maniera a quelli del suo maestro. Il signor Nardini, com’era consuetudine anche del maestro Tartini, guida un gran numero di giovani professori tra cui il figlio di Mr. Angus che viene dall’Inghilterraâ€.
Nella produzione musicale di Nardini, gli elementi di struttura sono ancorati al passato, come dimostrano l’utilizzo del basso continuo e la consueta suddivisione nei tre movimenti (adagio, allegro, allegro) nelle sonate; anche nei concerti permane una suddivisione netta e precisa fra il solo e il tutti, con rapporto tematico che rievoca chiaramente il maestro Tartini.
Vi sono poi nelle composizioni di Nardini degli elementi che sono forieri dello sviluppo dello stile classico.
Altri elementi peculiari della scrittura di Pietro Nardini sono la cantabilità strumentale dei movimenti lenti e l’organizzazione del materiale tematico all’interno del secondo movimento delle sonate. Vicinissimo al primo Mozart è infine il linguaggio che Nardini utilizza nei quartetti.
Si è ritenuto che proprio nel periodo in cui il virtuosismo strumentale si sostituiva ai più autentici valori musicali, Nardini abbia sviluppato coerentemente lo stile di Tartini, impostando uno stile personale, che ebbe influenzò l’immediato futuro.COMPOSIZIONI:6 Concerti a 5 stromenti con Violino Principale a solo, Violino primo e secondo di Concerto, Alta Viola, Organo e Violoncello, due Corni da caccia ad libitum op. I (Amsterdam, Hummel, prima del 1770);
6 Sonatas à violon et Basse, op. 2 (ivi 1770 circa);
6 Sonatas or Duets for 2 Violins (Londra, J. Walsh, 1765 circa; solo le prime 2 sono di Nardini, le altre 4 di D. Ferrari);
6 Solos for the Violin with a Bass op. 5 (Londra, Fought, 1769 circa);
6 Solos for Violin with a Bass for the Harpsichord (Londra, Walsh, 1790 circa);
7 Sonates avec les Adagios brodés;
6 Sonatas for 2 German Flutes or 2 Violins and aBass (Londra, Bremner, 1770 circa);
14 New Italian Minuets for 2 Violino and a Bass (Londra, Cox, 1750 circa);
6 Duets for 2 Tenors (Londra, Thompson, 1775 circa);
Sonate énigmatique pour un Violon seul attribué a Nardini (1803);
Due Sonate (“Lessonsâ€) per clavicembalo (in “The Harpsichord Miscellany Book second†con altre sonate di Alberti e di Pasquali, Londra, Bremner, 1765 circa);
6 Quartetti per 2 Violini, Viola e Violoncello (Firenze, Poggiali, 1782)