About Me
Il gruppo nasce nell'autunno del 2003 dall’incontro tra Patrick e Cristian Altieri (rispettivamente piano e chitarra), Alessandro Biancani (batteria) e Alex Giatti (basso).
Da subito l’intento è stato quello di far convivere le diverse influenze provenienti dai background musicali di ciascuno ( rock psichedelico di fine anni 60, elettronica sperimentale a 360 gradi, post rock…).
I risultati attuali vedono come tratti salienti del sound del gruppo una ricerca accurata di sonorità distese e dilatate unite ad un’ elettronica minimale di concetto, voci senza tempo che ripercorrono realtà intimistiche.
I Camera 66 hanno all’attivo un album autoprodotto registrato al NHQ Studio di Ferrara nel 2004/2005 dal titolo “Nessuna fretta di partireâ€, e la partecipazione a due compilation: “HIGH FOUNDATION 2005â€( BZ Records) distrubuito da Audioglobe e “Natural Born Rockers 2006†(NHQ Rec.).
Tra il 2005 e il 2007 I Camera 66 hanno suonato a fianco di bands quali: Jennifer Gentle, Three In One Gentleman Suit, My Awesome Mixtape, Giorgio Canali & Rossofuoco, The Zen Circus, Le Luci della Centrale Elettrica.
All’inizio di gennaio 2008, è uscito il secondo disco autoprodotto “In Sospesoâ€.
An unexpected convergence between Patrick and Cristian Altieri on piano and guitar, Alessandro Biancani on drums and Alex Giatti on the bass, gave birth to Camera 66: it was the fall of 2003.
Since the beginning just one purpose: mixing together every single musician’s background (late 60’s psychedelic rock, the whole world of electronic music and post rock…).
Up to this time the sound is moving between a careful investigation of stretched out, dilated melodies and some minimal and conceptual electronics.
Sometime incidental voices come out from an inmost world.
“Nessuna fretta di partireâ€, is the first self production recorded at the NHQ studio in Ferrara between 2004/2005; two compilations: “HIGH FOUNDATION 2005â€( BZ Records) Audioglobe distribution and “Natural Born Rockers 2006†(NHQ Rec.).
So far Camera 66 played with several bans: Jennifer Gentle, Three In One Gentleman Suit, My Awesome Mixtape, Giorgio Canali & Rossofuoco, The Zen Circus, Le Luci della Centrale Elettrica.
“In Sospesoâ€, the second self production, is available from january 2008.
BLOW UP. Da Ferrara, al secondo album, un gruppo interessante che riprende il discorso lasciato in sospeso dagli Starfuckers aggiornandolo con un uso più spigliato dell’arrangiamento elettronico. La base è post rock al senso dei Gastr del Sol, il glitch c’è a giuste dosi e per capire la bravura di questo gruppo basta uno strumentale da poco più di un minuto, Respiro. Il cantato è sussurrato, a volte si inerpica quasi in forma di rap, e rimandi a sprazzi anche a Bachi da Pietra o Offlaga Disco Pax; ma la vera forza dei Camera 66 sta nella capacità di costruire crescendo strumentali insistiti senza mai apparire eccessivi, l’esempio migliore essendo la title track. Assurdo che non abbiano un distributore (il cd è in vendita sul loro sito a un prezzo ridicolo).
FUORI DAL MUCCHIO. Difficile inquadrare i ferraresi Camera 66 in un’area stilistica precisa. Il suono e la parola, letteralmente, hanno un ruolo preponderante, tanto più che in un’occasione sulle musiche scivola con agilità la voce dello scrittore padovano Marco Mancassola, e spesso le suddette musiche più che disegnare canzoni tradizionalmente intese colorano situazioni emotive con sovrapposizioni ed accostamenti cromatici – in bella evidenza batteria e piano elettrico – che rimandano a certe ipotesi di post rock, elaborate originariamente alcuni anni fa ma ancora funzionali. Il quartetto agisce su un ampio raggio di materiali emotivi e modalità espressive, riuscendo a confezionare un prodotto compatto eppure ricco di sfumature e variazioni. “Evoluzione della pioggia†è un’eccellente inseguirsi di ritmiche geometriche, sussurri e declamazioni (l’ospite vocale Stefano Marcolini, presente qua e la lungo la scaletta dell’album), “Come ali d’insettoâ€, il brano con Mancassola, è suggestivo, circolare e appena accennato, una apparizione dai bordi volutamente sfocati che però incide la carne della memoria, “Memorie dal sottosuolo†visita territori ambient con buon competenza, “Effetto di risonanza†disegna traiettorie melodiche su un tappeto ritmico-strumentale a base di tastiere e chitarre occasionalmente aggressive, con pennellate digitali non troppo intrusive. Disco che sfugge in più direzioni, ma senza perdersi nel viaggio, e con esiti decisamente interessanti (www.camera66.it).
ROCKIT. Figure in prospettiva appese a un filo tra cielo e mare, e sul retro una natura selvaggia degna di un quadro di Turner. Emblematico fin dalla copertina il secondo disco dei Camera 66, "In sospeso" , come già l'artwork lascia intendere, tra post-rock e ambient minimalista, che trova le sue radici tra Slint e Radiohead. Testi sussurrati e recitati, colmi di una pervasività quasi lacerante, riempiono sonorità , rumori, e melodie in crescendo, lasciando anche spazio ad ampi pezzi strumentali e d'atmosfera. L'incipit "6 millimetri" è ascendente nei suoni e nelle taglienti parole dei testi che man mano acquistano intensità , è come un sipario che si apre mostrando attraverso immagini sonore stati d'animo e ricordi, per poi richiudersi con "L'equilibrio" finale. In tutto ciò l' unione tra batteria e pianoforte crea un mix delicato ma struggente al contempo; tra respiri, ali d'insetto, risonanze e memorie dal sottosuolo, non si può che apprezzare ogni sfumatura di un lavoro sicuramente interessante e degno di attenzione.
BEAT MAGAZINE. "In sospeso" è un pugno nello stomaco attraverso un racconto intenso e aggraziato della penombra, ricco di poesia, filtrato dal rock psichedelico di fine anni '60, dall'elettronica sperimentale a 360 gradi e dal post rock (Slint e Radiohead). Il gruppo ferrarese Camera 66 è dotato di grande talento, sa creare musica d'atmosfera su cui piombano i testi sussurrati di Alex Giatti, introspettivi (Evoluzione della Pioggia) e diretti allo stesso tempo. Ogni singolo episodio sembra poter vivere di vita propria e sviluppa sensazioni differenti ad ogni ascolto. Un progetto ambizioso e toccante, che altalena le emozioni grazie ai crescendo e alle esplosioni di chitarra e voce.
RUMORE. Un disco italiano che non cerca di scimmiottare Afterhours, Baustelle e Marlene Kuntz. Una notizia già solo questa. Da Ferrara arrivano i Camera 66, al secondo disco. Da una zona musicalmente fertile, dato che fra lì e Ravenna abbiamo ascoltato progetti ottimi come Le Luci Della Centrale Elettrica e Comaneci. Bravi, i Camera 66, il cui unico vero limite, diciamolo subito (già sapendo di non essere originali e che la cosa gliel’avranno rimproverata, si fa per dire, in molti) è quello di assomigliare un bel po’ ai Massimo Volume, visto l’incrocio di recitato e musica evocativa (confinante col post-rock di Luisville). Eppure il gruppo sa guardare avanti grazie ad un accorto uso dell’elettronica (sentite Tutto è bene quel che finisce, ma anche L’equilibrio, col suo imperiale finale alla Notwist; e che dire dei passaggi glitch di In sospeso?) Meno Club Privè (nel senso dell’album di Clementi e soci) e ancora più coraggio oltre a quello già presente, che poco non è, credeteci, e potrebbe venirne fuori un disco da comodino.
Anzi, da camer(ett)a.
IL MANIFESTO"Alias". In sospeso, è esattamente questo il senso di questo disco, secondo su lunga durata degli italiani Camera 66. La loro musica sembra infatti librarsi nell’aria, sospesa com’è tra sonorità elettroniche, minimali, da “ambienteâ€, e una attitudine post rock cupa e intima, ben supportata da una voce “recitante†e testi che creano visioni non certo luminose. Una piacevole scoperta, non c’è che dire.
ROCK STAR. Seconda, ispiratissima autoproduzione per i Camera 66 da Ferrara, autori di un post rock personale e raffinato, che sembra procedere per immagini tanto nelle liriche (davvero bello il recitato di “Come ali d’insettoâ€) quanto nelle ampie sezioni strumentali (“In sospeso†ricorda il miglior progressive italiano). Disagi esistenziali sussurrati (“Tutto è bene quel che finisceâ€), lasciano spazio a ritmiche irregolari e ai contrappunti di un Fender Rhodes che ci descrive “L’evoluzione della pioggiaâ€. Tutto il disco è pervaso da una malinconia implosa, che tocca i suoi vertici nelle splendide note di “Piano (per distorto)â€. Un lavoro che merita grande attenzione.