L’8 maggio 2008, dalle ore 19:00, presso gli spazi del magazzino “le Gallinelle – ex conventoâ€, L'UNION arte contemporanea, in coproduzione con la Fondazione VOLUME! presentano l'intervento di Jessica Iapino bring me back_high, prima tappa del progetto ad alta digeribilità a cura di Alessandro Facente.ad alta digeribilità è una teoria che discute gli stati di limite del corpo e le sue reazioni psichiche tramite le metafore dell’alimentazione, il doping, connessi alle grandi contraddizioni attuali legate soprattutto allo sforzo fisico e sociale dell’uomo come volontà migliorativa e necessità reattiva per un “corretto†e “ortodosso†modus vivendi.
All’interno del progetto curatoriale, come prima tappa, bring me back_high gioca sull’impotenza del fisico, la menomazione, la malattia, il dolore e l’immobilità come lenta stasi paradossalmente connessa alla morte e prima reazione riparativa della mente quale super-reazione del organismo.
Lo spazio viene selezionato, coscientemente scelto. Un magazzino di un ex convento, un evidente base di religiosità e quindi un lettino come sepolcro. Il sepolcro di oggi, di tutti.
Vuoto.
Un Magazzino, il basement, una sorta di camera mortuaria o obitorio con delle figure che sono nei muri come spettri. Situazioni in loop da secoli; anime intrappolate dentro se stesse, nelle loro nevrosi: il battere del pugno o il dondolarsi avanti e indietro.
Un confine tra spiritualità , psiche e corpo. Una “chiesa-non chiesa†metafora di vita-non vita proprio perché luogo che in passato ne conservava il cibo, simbolo cosmico di sopravvivenza.
La fede. La preghiera.
L’intervento nasce dall’idea di interpretare gli stati mentale e fisico di impotenza nel preciso istante (lungo o breve) del distacco dal corpo, interpretando o immaginando una parte di vita o dopo vita.
Tutto questo in senso più ampio può ritrarre anche un qualsiasi stato mentale vegetativo o momento di pazzia o schizofrenia.
Per questo motivo la scelta dello sdoppiamento dall’uomo alla donna e viceversa, fino al totale e graduale decesso con la fredda ma sfrontata installazione fisica dell’oggetto dove è accaduto il distacco, fino all’assoluta smaterializzazione sonora della voce oltre il corpo.
Un conflitto psicologico, un’indecisione, una strada che davanti a noi si sdoppia.
Una preghiera.
Bring me BACK, riportami indietro, HIGH in alto…
Create your own visitor map!