Aria
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Add to My Profile | More VideosLa Sposa Cerca Lo Sposo"Sul mio giaciglio, lungo la notte, ho cercato l'amato del mio cuore; l'ho cercato, ma non l'ho trovato. - Mi alzerò e farò il giro della città ; per le strade e per le piazze; voglio cercare l'amato del mio cuore -. L'ho cercato, ma non l'ho trovato. Mi hanno incontrato le guardie che fanno la ronda: - Avete visto l'amato del mio cuore? -. Da poco le avevo oltrepassate, quando trovai l'amato del mio cuore. Lo strinsi fortemente e non lo lascerò finchè non l'abbia condotto in casa di mia madre, nella stanza della mia genitrice. Io vi scongiuro, figlie di Gerusalemme, per le gazzelle e per le cerve dei campi: non destate, non scuotete dal sonno l'amata finché essa non lo voglia. - Cantico Dei Cantici - La Sacra Bibbia"Quando tra estreme ombre profonda/
in aperti paesi l'estate/
rapisce il canto agli armenti/
e la memoria dei pastori e ovunque tace/
la segreta alacrità delle specie,
i nascituri avallano/
nella dolce volontà delle madri/
e preme i rami dei colli e le pianure/
aride il progressivo esser dei frutti.
Sulla terra accadono senza luogo/
senza perché le indelebili/
verità , in quel soffio ove affondan/
leggere il peso le fronde/
le navi inclinano il fianco/
e l'ansia de' naviganti a strane coste,
il suono d'ogni voce/
perde sé nel suo grembo, al mare al vento."Mario Luzi - L'Immensità dell'attimo" I VOLI DI FLY "
Articolo apparso sul "Mattino di Padova" di Sabato 25 Agosto 2007.- Lo aveva chiamato Fly il suo frugoletto meticcio di appena cinque mesi, un nome che ricorda la leggerezza di qualcosa che vola, ma purtroppo il suo proprietario, N.B., minorenne che vive solo in un appartamento di Sarmeola e ora denunciato alla magistratura per maltrattamenti, lo faceva letteralmente volare procurandogli continui traumi ai quali si aggiungevano calci e pugni. L’unica colpa del meticcio di taglia medio piccola era quella di sporcare, costretto a vivere sulla terrazza dell’appartamento dal mattino presto a tarda sera. Anche se aveva la possibilità di entrare in casa, il cucciolo non aveva alternativa: i suoi bisogni li faceva sul terrazzo. Una situazione che il ragazzo non sopportava e così al suo rientro se la prendeva con il cagnolino maltrattandolo, tempestando la bestiola di pugni e calci e spesso, sollevandola in aria per poi gettarla sul pavimento. I vicini di casa, non ce l’hanno più fatta ad assistere alle torture quotidiane che il povero cagnolino subiva. Stanchi di sentire i lamenti della bestiola, hanno avvisato le guardie zoofile che sono prontamente intervenute. Dopo aver raccolto le testimonianze dei vicini di casa le guardie si sono presentate da N.B. per contestargli i maltrattamenti. Secondo quanto riferisce la guardia zoofila che si è occupata del caso, il ragazzo si è dimostrato molto stupito delle contestazioni che gli sono state fatte, evidentemente credeva che maltrattare un cucciolo fosse un comportamento corretto o forse non si rendeva conto di avere a che fare con un essere vivente con dei sentimenti che soffre e gioisce come qualsiasi altro. Fly era molto impaurito, come intontito dal maltrattamento. Non si ribellava ai calci e ai pugni che il crudele padrone gli scaricava con rabbia sul suo piccolo corpicino. E restava fermo, tremante, sgranando due occhioni tristi. Il frugoletto peloso aspirava a ricevere coccole e carezze sempre pronto a festeggiare il ritorno del suo padrone con mugolii e scodinzolando ma, ogni sera vedeva insoddisfatta la sua sete di amore e dolcezza. Il cane è stato salvato dalle guardie zoofile che lo hanno posto sotto sequestro e affidato ad un custode, nello stesso tempo il ragazzo è stato denunciato e tutta la vicenda ora è in mano della magistratura che accerterà i fatti. Il piccolo Fly finalmente può essere dato in affidamento ad una famiglia che con tanto amore, tanta pazienza e coccole possa fargli trascorrere tranquillo e felice il resto della sua vita. Un’impresa non facile fargli superare e dimenticare quanto ha patito. Ma si tratta senza dubbio di un impegno che Fly sicuramente merita. Affinché capisca che l’uomo non è solamente violenza.
"In questi anni ancora quanti stormi di sonnambuli hanno fracassato l'orecchio del cielo, alla guida dei loro cacciabombardieri" Roberta De Monticelli - Nulla Appare Invano"Notte senza stelle, di feltro e d’inchiostro; una tempesta estiva s’era andata per tutto il giorno addensando sulle alture a nord della città in nembi sempre più neri, così che il tramonto s’era concluso tragicamente in un cielo gonfio e tetro e la notte era caduta prima del tempo, soffocante come una grossa coperta che qualcheduno laggiù in fondo all’orizzonte avesse tirato per coprirsi gli occhi." Alberto Moravia - Il Ladro Curioso
"I campi portano grano e costano denaro, sono insidiati i prati dal filo spinato, bisogno e avidità hanno allignato, tutto appare murato e corrotto. Ma qui nei miei occhi alberga un ordine diverso di ogni cosa, si estingue il violetto, la porpora troneggia, di lei io canto la canzone innocua. Giallo su giallo, e giallo unito a rosso, fresco azzurrino velato di rossore / luce e colore balza di mondo in mondo, s'inarca e risuona in onde d'amore. Regna lo spirito che ogni morbo guarisce, risuona verde da rinata sorgente, nuovo e ricco di senso il mondo si spartisce e il cuore si fa lieto e lucente." Hermann Hesse - Gioia del Pittore"La polvere è natura che si è fatta sottile, volatile, birichina e dispettosa e che si rifiuta di assumere una forma, perchè intende preservare la propria libertà vagabonda: per questo essa esiste in complicità con coloro che vanno errando." Pierre Sansot - Passeggiate"Per un punto passano infinite rette. Per due punti passa una e una sola retta. E due rette parallele non hanno nessun punto in comune.""Mi piace immaginare la nostra psiche come una pensione piena di ospiti. Ci sono quelli che si presentano puntuali e seguono le regole della casa, e altri, anch'essi ospiti fissi, che se ne stanno chiusi in camera o si fanno vedere solo di notte; e può darsi che questi e quelli non si siano mai incrociati." James Hillman - La Forza del Carattere"Ora la metamorfosi sarebbe migrata nell'invisibile, nel regno sigillato della mente. Sarebbe divenuta conoscenza. E quella conoscenza metaforica si sarebbe addensata in un luogo, che era insieme una fonte, un serpente e una Ninfa". Roberto Calasso - La Follia che viene dalle NinfeVorrei che tu venissi da me in una sera d’inverno e, stretti insieme dietro i vetri, guardando la solitudine delle strade buie e gelate, ricordassimo gli inverni delle favole, dove si visse insieme senza saperlo. Per gli stessi sentieri fatati passammo infatti tu ed io, con passi timidi, insieme andammo attraverso le foreste piene di lupi, e i medesimi genii ci spiavano dai ciuffi di muschio sospesi alle torri, tra svolazzare di corvi. Insieme, senza saperlo, di là forse guardammo entrambi verso la vita misteriosa, che ci aspettava. Ivi palpitarono in noi per la prima volta pazzi e teneri desideri. "Ti ricordi?" ci diremo l’un l’altro, stringendoci dolcemente, nella calda stanza, e tu mi sorriderai fiduciosa mentre fuori daran tetro suono le lamiere scosse dal vento. Ma tu - ora mi ricordo - non conosci le favole antiche dei re senza nome, degli orchi e dei giardini stregati. Mai passasti, rapita, sotto gli alberi magici che parlano con voce umana, né battesti mai alla porta del castello deserto, né camminasti nella notte verso il lume lontano lontano, né ti addormentasti sotto le stelle d’Oriente, cullata da pioggia sacra. Dietro i vetri, nella sera d’inverno, probabilmente noi rimarremo muti, io perdendomi nelle favole morte, tu in altre cure a me ignote. Io chiederei "Ti ricordi?", ma tu non ricorderesti.Vorrei con te passeggiare, un giorno di primavera, col cielo di color grigio e ancora qualche vecchia foglia dell’anno prima trascinata per le strade dal vento, nei quartieri della periferia; e che fosse domenica. In tali contrade sorgono spesso pensieri malinconici e grandi; e in date ore vaga la poesia, congiungendo i cuori di quelli che si vogliono bene. Nascono inoltre speranze che non si sanno dire, favorite dagli orizzonti sterminati dietro le case, dai treni fuggenti, dalle nuvole del settentrione. Ci terremo semplicemente per mano e andremo con passo leggero, dicendo cose insensate, stupide e care. Fino a che si accenderanno i lampioni e dai casamenti squallidi usciranno le storie sinistre della città , le avventure, i vagheggiati romanzi. E allora noi taceremo, sempre tenendoci per mano, poiché le anime si parleranno senza parola. Ma tu - adesso mi ricordo - mai mi dicesti cose insensate, stupide e care. Né puoi quindi amare quelle domeniche che dico, né l’anima tua sa parlare alla mia in silenzio, né riconosci all’ora giusta l’incantesimo delle città , né le speranze che scendono dal settentrione. Tu preferisci le luci, la folla, gli uomini che ti guardano, le vie dove dicono si possa incontrar la fortuna. Tu sei diversa da me e se venissi quel giorno a passeggiare, ti lamenteresti di essere stanca; solo questo e nient’altro.Vorrei anche andare con te d’estate in una valle solitaria, continuamente ridendo per le cose più semplici, ad esplorare i segreti dei boschi, delle strade bianche, di certe case abbandonate. Fermarci sul ponte di legno a guardare l’acqua che passa, ascoltare nei pali del telegrafo quella lunga storia senza fine che viene da un capo del mondo e chissà dove andrà mai. E strappare i fiori dei prati e qui, distesi sull’erba, nel silenzio del sole, contemplare gli abissi del cielo e le bianche nuvolette che passano e le cime delle montagne. Tu diresti "Che bello". Niente altro diresti perché noi saremmo felici; avendo il nostro corpo perduto il peso degli anni, le anime divenute fresche, come se fossero nate allora. Ma tu - ora che ci penso - tu ti guarderesti attorno senza capire, ho paura, e ti fermeresti preoccupata a esaminare una calza, mi chiederesti un’altra sigaretta, impaziente di fare ritorno. E non diresti "Che bello!", ma altre povere cose che a me non importano. Perché purtroppo sei fatta così. E non saremmo neppure per un istante felici.Vorrei pure - lasciami dire - vorrei con te sottobraccio attraversare le grandi vie della città in un tramonto di novembre, quando il cielo è di puro cristallo. Quando i fantasmi della vita corrono sopra le cupole e sfiorano la gente nera, in fondo alla fossa delle strade, già colme di inquietudini. Quando memorie di età beate e nuovi presagi passano sopra la terra, lasciando dietro di sè una specie di musica. Con la candida superbia dei bambini guarderemo le facce degli altri, migliaia e migliaia, che a fiumi ci trascorrono accanto. Noi manderemo senza saperlo luce di gioia e tutti saran costretti a guardarci, non per invidia e malanimo; bensì sorridendo un poco, con sentimento di bontà , per via della sera che guarisce le debolezze dell’uomo. Ma tu - lo capisco bene - invece di guardare il cielo di cristallo e gli aerei colonnati battuti dall’estremo sole, vorrai fermarti a guardare le vetrine, gli ori, le ricchezze, le sete, quelle cose meschine. E non ti accorgerai quindi dei fantasmi, né dei presentimenti che passano, né ti sentirai, come me, chiamata a sorte orgogliosa. Né udresti quella specie di musica, né capiresti perché la gente ci guardi con occhi buoni. Tu penseresti al tuo povero domani e inutilmente sopra di te le statue d’oro sulle guglie alzeranno le spade agli ultimi raggi. Ed io sarei solo.È inutile. Forse tutte queste sono sciocchezze, e tu migliore di me, non presumendo tanto dalla vita. Forse hai ragione tu e sarebbe stupido tentare. Ma almeno, questo sì almeno, vorrei rivederti. Sia quel che sia, noi staremo insieme in qualche modo, e troveremo la gioia. Non importa se di giorno o di notte, d’estate o d’autunno, in un paese sconosciuto, in una casa disadorna, in una squallida locanda. Mi basterà averti vicina. Io non starò qui ad ascoltare - ti prometto - gli scricchiolii misteriosi del tetto, né guarderò le nubi, né darò retta alle musiche o al vento. Rinuncerò a queste cose inutili, che pure io amo. Avrò pazienza se non capirai ciò che ti dico, se parlerai di fatti a me strani, se ti lamenterai dei vestiti vecchi e dei soldi. Non ci saranno la cosiddetta poesia, le comuni speranze, le mestizie così amiche all’amore. Ma io ti avrò vicina. E riusciremo, vedrai, a essere abbastanza felici, con molta semplicità , uomo con donna solamente, come suole accadere in ogni parte del mondo.Ma tu - adesso ci penso - sei troppo lontana, centinaia e centinaia di chilometri difficili a valicare. Tu sei dentro a una vita che ignoro, e gli altri uomini ti sono accanto, a cui probabilmente sorridi, come a me nei tempi passati. Ed è bastato poco tempo perché ti dimenticassi di me. Probabilmente non riesci più a ricordare il mio nome. Io sono ormai uscito da te, confuso fra le innumerevoli ombre. Eppure non so pensare che a te, e mi piace dirti queste cose."Inviti Superflui" Dino Buzzati