description
Any of numerous invertebrate animals of the phylum Arthropoda, including the insects, crustaceans, arachnids, and myriapods, that are characterized by a chitinous exoskeleton and a segmented body to which jointed appendages are articulated in pairs.
[From New Latin Arthropoda, phylum name : ARTHRO– + New Latin -poda, -pod.]
ar'thro·pod adj.
ar·throp'o·dan (är-throp'?-d?n) or ar·throp'o·dal (-d?l) adj.discography
Get Through The High-Frequencies Kingdom (bap 2004)
01 . Hybrid Hydra
02 . Get Through The High-Frequencies Kingdom
03 . The Evil I Met
04 . My Life Is A Warped Video-tape
05 . Cut Down On Me
06 . Up In The Air
opinions --
Musicaroma.it
Davvero gradito il viaggio attraverso il reame delle alte frequenze nel quale ci traghetta l’artropode mutilatore, misterioso terrorista sonoro dell’underground capitolino. Sei brani che sono altrettanti assalti di clamorosa violenza contrappuntata da sperimentali divagazioni digital-rumoriste: un concentrato di abominevoli e smascellanti sonorità industriali, che colpisce con un’estetica spartana e radicale, tutta “simple waves & basic patternsâ€, creata dal clangore di primordiali drum-machines, dalla brutale semplicità timbrica del synth, da laceranti urla disumane, appropriatamente pitchate e distorte. Rispetto al precedente “Set the noise upâ€, recensito su queste stesse pagine, il nuovo lavoro si caratterizza per una maggiore concisione ed una migliore messa a fuoco delle seducenti ispirazioni che dominano il progetto alieno e nichilista di Arthropodz. Una pasticca di doloroso industrial-core, riservata ai puri di cuore che non temono il Rumore.
Bonanza
Set the noise up
opinions --
Musicaroma.it
Cosa posso dire? "Set the noise up" è un lavoro estremo nella sostanza e nella forma. Industrial-noise obliquo ai limiti dell'inascoltabilità , duro come pietra e urticante come ortica, spigoloso e violento. O, se preferite, composizioni per campionatore, chitarra e urla distorte, che non hanno comunque nulla a che vedere col free poiché sono brani e, anche se ostici, sono ritmicamente ordinati. Il sound è perdutamente low-fi, le batterie elettroniche combinano campioni microtagliuzzati e saltellanti dal timbro vintage in strutture proto-chitarristiche, a cui la grida isteriche vengono aggiunte con un disumanizzante click and cut. Le prime sinapsi che riesco ad afferrare mi suggeriscono come riferimenti più immediati i Suicide tritati da Trent Reznor e rincollati da Aphex Twin. Ma trattando di musica estrema e sperimentale i paragoni non valgono a molto, sono solo congetture. La verità è che non saprei esattamente a quali coordinate ricondurre un discorso di questo tipo. Asperità di un linguaggio che non è umano, incubi industriali a bocconi gettati in un tritacarne che vomita tribalismi primitivi ed oltraggiosi, suoni disturbanti e sguaiati. Il discorso si evolve, e per qualche motivo a me ignoto i brani più interessanti sono raggruppati nella seconda metà del cd. L'apice del delirio viene raggiunto nella settima, blasfema, traccia, intitolata "Pregnant Christ", dove fa la sua comparsa persino un piano bontempi. "We know" è un j-pop che apre una digressione inattesa, mentre viene preparata la successiva violenta scossa hardcore di "Fregene is far", brano che si fa notare per l'oscura ironia del dialogo in essa campionato e per il fatto che le urla sembrano articolare un linguaggio umano anche se non riconoscibile. L'affascinante "Hammond" è un inserto chill-out in paragone al resto, una sorta di dissonante passeggiata lunare; sembra il risultato di un esperimento compiuto da scienziati alieni che cercano di ricostruire un brano dei Giardini di Mirò partendo dal dna estratto dai cadaveri fossilizzati della band , e comunque sbagliando tutto. "The flaming flowers" contiene qualcosa che indubbiamente è canto, strumenti a corda e atmosfere tribali, spezzate da urla lancinanti: è il commento sonoro di un rituale di sangue. Con l'ultima "Do you reprise the noise-up", intesa come ghost track, ci muoviamo in situazioni un po' più braindance, seppure molto ostiche e sporcate di noise. E' un brutale racconto dell'evoluzione umana dagli albori della vita, dal brodo primordiale all'articolazione del linguaggio, dove tutto è susseguirsi di caccia, nutrimento, decomposizione, violenza. Radicale e distruttivo, per poche orecchie molto molto aperte. Vogliamo definirla etnomusicologia archeofuturistica?