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Peppe

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Non posso non ritenermi piu’ che fortunato quando nel lontano 1973 fui presente alla rappresentazione di Palepoli; non un concerto, ma una vera e propria opera teatrale i cui protagonisti erano Napoli e il suo popolo. Quella esperienza e’ stata per me qualcosa che ha lasciato un segno indelebile e che oggi, nel provare a descrivere i soli contenuti musicali, rivive in tutta la sua intensita’. Palepoli e’ un viaggio fatto all’interno di una citta’ attraversando le contraddizioni e gli splendori di una cultura fatta dal popolo. E’ un viaggio attraverso i desideri e le consapevolezze, le tristezze e le impetuosita’, attraverso l’amore della gente. Un viaggio artistico che mette a nudo forza e dolcezza. Una Napoli primigenia, terra promessa per una riscoperta dei valori umani e la liberazione da ogni tirannia o imposizione: celebrare il desiderio di liberazione dalla tecnocrazia e da ogni forma di forzatura che costringe in stretti ambiti la creativita’ e la cultura. L'opera si svolge percorrendo i secoli e si articola intorno ad un teatro sperimentale, spesso realizzato in maniera primitiva, che trova il suo riscontro musicale in imperfezioni tecniche volute, che trasmettono una splendida immediatezza che mai si banalizza, nella sfasatura dei cori e nel missaggio che a volte appare imperfetto. Tutto questo e’ il presupposto di Palepoli, che e’ tanto di piu’ della musica che oggi si puo’ ascoltare da un LP ormai consumato dagli innumerevoli ascolti. Ora non mi occupero’ di quello che e’ stato il “vedere” , ma mi concentrero’ sugli aspetti musicali, grandi e comunque riduttivi viste le premesse.Musicalmente non c’e’ una vera e propria corrispondenza con il periodo storico e non c’e’ neanche il compiacimento nel folklore napoletano; solamente nello stupendo inizio ci si trova in una Napoli popolare, tra il vociare del mercato, un flauto di ispirazione orientale, le “voci” dei venditori ambulanti, che si sviluppano successivamente in un tempo di tarantella, cantata in napoletano (Fuje 'a chistu paese, fuje 'a chistu paese. Parole, penziere, perzone nun vanno ddaccordo nemmanco nu mese. Fuje 'a chistu paese, fuje 'a chistu paese. L'ammore, 'na casa, nu munno, so 'ccose luntane a 'sta ggente djuna); a questa introduzione seguono splendidi spunti del flauto di Elio D'Anna, che ricordano danze popolari. Oro Caldo prosegue con la sua descrizione sonora, che viaggia tra il folk nostrano e il prog piu’ profondo, con ampie aperture sinfoniche, il tutto condito da ritmi coinvolgenti e da un testo pungente che affronta le contraddizioni della vita. Tutta la prima facciata, Oro Caldo (18 minuti di forti sensazioni) e Stanza Citta’, e’ quanto di meglio un gruppo italiano ha saputo realizzare in quel periodo. La strumentazione e’ quella tipica di un quintetto con ampio uso di fiati e di tastiere; la frammentarieta’ delle immagini sonore e’ spesso interrotta con l’impiego di tutti gli strumenti in un insieme che rivela uno spettacolare affiatamento e coesione; in questo gli Osanna sono stati grandi maestri dal vivo, perseguendo un discorso unitario e completo. La seconda facciata, interamente occupata da Animale Senza Respiro, e’ un escursus tra le sonorita’ piu’ tipiche del prog (dai Genesis nella forma sinfonica ai King Crimson di stile jazzistico), piu’ di 21 minuti che realizzano una suite in cui viene fuori, evidente e prorompente, tutto il valore artistico e tecnico di questi ragazzi.In Palepoli il gruppo ha saputo conciliare la musica con l'immagine, senza condizionare l'una in funzione dell'altra, ma in ogni caso l’autentica compresione dell'opera puo’ avvenire solo vivendola dal vivo, in un teatro. Notevole l'uso del mellotron e dei sintetizzatori, precise le chitarre di Danilo Rustici, un devoto discepolo di John McLaughlin e uno dei più originali strumentisti italiani, su tutti, i fiati di Elio, distribuiti con precisione e parsimonia, tutto amalgamato dai testi, intelligenti e provocanti, inseriti al meglio negli spazi musicali, senza rappresentare alcun momento di rottura nello svolgimento e nello sviluppo musicale. Tutto questo fa di Palepoli qualcosa di estremamente importante nel panorama musicale italiano; il riviverlo nello scrivere mi ha fatto comprendere ancora di piu’ quanto innovativa fosse stata questa prima “opera rock” nostrana.

“Gli Osanna dicono con le parole, con la musica: andiamo a cercare Palepoli, citta’ antica, in anitesi a Neapoli, Napoli, citta’ nuova, andiamo a cercare quello che esiste nel profondo, in valori ancestrali, eterni, per salvarci dalla corrosione, dalla alienazione, dalla distruzione che portiamo avanti con le nostre mani………….dicono andiamo “a cercare”.. non dicono “torniamo indietro”…a Palepoli……….ma andiamo avanti…” (Vincendo Buonassisi)
(by Peppe)

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....Anekdoten - Stazione Birra - Roma - 17/05/2008 (by Peppe)..Arena - Stazione Birra - Roma - 08/04/2008 Part 3 (by Peppe)Peter Gabriel - Napoli - 07/07/2004 (by Peppe)

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Porcelain Heart
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