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Ssc Napoli Story
Il Naples Football Club è la prima, vera, rappresentativa società di calcio fondata a Napoli, tra fine 1904 einizio 1905. In realtà ci furono molte riunioni in via S. Severino 43, a casa di un inglese, William Poths, e inpiazza Latilla 6 alla Pignasecca (oggi piazza D' Ovidio), dove era l'abitazione di un altro socio fondatore,Ernesto Bruschini. I colori sociali del Naples furono strisce blu mare e celeste. Il primo presidente l'ingegnereAmedeo Salsi, affiancato da Potts, Mister Bayon e dai calciatori dilettanti Conforti e Catterina. Un cennoparticolare merita mister Poths, un impiegato della Cunard Line, compagnia marittima commerciale che aveva gliuffici al porto. Poths vi era stato trasferito nel 1903. Con sè aveva portato molte delle sue abitudini inglesi euna passione straordinaria per il football che in madre patria giocavano dal 1847 e che oramai stava prendendo piegain tutta Europa e in Italia. A Napoli già esistevano l'aristocratica Open Air, fondata dal marchese Ruffo, daifratelli Costa, Verusio, D'Andria, i fratelli Panagia, Alfonso Parise e Alfredo Reiclin; l'Helios di MatteoGiovinetti con casacche a scacchi bianco-neri; l'Audace con maglie biancoverdi di Gustavo Romano, dei fratelli DeGiuli e di Pepèn Cangiullo, portiere apprezzato per i suoi tuffi.
Contro l'equipaggio inglese della nave "Arabik" il primo grande evento calcistico... internazionale.
Il Naples vinse nel 1913 il suo primo torneo campano, a spese dell'Internazionale che aveva vinto l'annoprima e che vincerà nelle successive due stagioni. La formazione che si impose sull'Internazionale era composta daCavalli, Del Pezzo, Garozzo, Paduli I, Hansen, Grieco, Argento, Paduli III, Toerstenson, Dodero, Imerigo.
Dopo la Prima Guerra Mondiale, grazie alla passione di gente come Garozzo e dei fratelli Bruschini,calciatori e dirigenti come molti altri,il naples riprese la sua attivita' in pieno. memorabile nel primissimodopoguerra una vittoria per 3 a 1 a Roma contro la fortissima Juventus. Nella formazione del Naples: Scandone,Garozzo, Pepe, Reiclin, Giordano, Tizzano, Laterza, Casabona, Dodero, Maisto, Sacchi.
Dopo Ninò Bruschini, Alfredo Reiclin, Mario Argento, Paolo e Michele Scarfoglio (figli di Edoardo e diMatilde Serao) anche Felice Scandone entrò nel calcio napoletano incrementando la schiera deigiornalisti-calciatori, bravi come calciatori ma molto di più come giornalisti.
Nel 1921 la fusione con l'Internazionale per dare vita all' Internaples, da cui originerà l'Associazione Calcio Napoli.
L’AssociazioneCalcio Napoli venne alla luce il primo agosto del 1926. A quel’epoca esistevano anche altri club: Audace, Open Air,Juventus del Vasto.
L'atto costitutivo, scritto, riletto e formalizzato con il vino dei proprietari delristorante D'Angelo, trasformava non soltanto il nome di Internaples ma anche la sua ragione sociale, da società aresponsabilità limitata in società per azioni, secondo il nuovo dettato federale.
Il primo presidente dell' A.C. Napoli fu Giorgio Ascarelli, ricchissimo e giovanissimo commerciante napoletano diorigine ebraica.
Il secondo l'On. Giovanni Maresca di Serracapriola, in gioventù apprezzato calciatore del Naplese dell'U. S. Internazionale. Il terzo Gustavo Zinzaro. Poi di nuovo Giorgio Ascarelli, che però morì ad appenatrentaquattro anni, pochi mesi prima della fine del quarto campionato in A. Gli succedettero Giovanni Maresca edEugenio Coppola.
Nel 1936 entrò in società il Comandante Achille Lauro, uno dei più grandi imprenditoriitaliani, un uomo del sud, che aveva accumulato fortune eccezionali per l'epoca e che dunque poteva dare lo scudettoal Napoli. Non ci riuscì, o, come scrissero alcuni, non volle riuscirci. Forse non ci credeva. Da presidente restòin carica quattro anni, sostituito poi da Gaetano Del Pezzo di Caianello, il quale oltre a essere professore digeometria proiettiva all'Università era stato anche capitano e mentore dei bianco-celesti dell'U.S.Internazionale.
La prima striscia di Serie A durò ininterrottamente dal 1926 al 1941, quindici campionaticonsecutivi nella massima divisione, con un quinto posto nel 1929-30, un quarto nel 1932-33, un terzo nel campionato1933-34, che aprì al Napoli la strada dell'Europa.
La stagione 1941-42 si concluse con un diciassettesimoposto in classifica e la retrocessione. Terzo in Serie B, la stagione successiva dietro Modena e Brescia, e terzonel girone Campano in quella 1944-45: il Campionato di Divisione Nazionale, la Serie A, era stato sospeso per ilsecondo conflitto mondiale. Le attività agonistiche ripresero nel 1945-46 con un campionato misto di Serie A e diSerie B, al quale prese parte anche la Salernitana.
Di nuovo in A nel 1946, vi restò soltanto una stagione,per poi ricadere nella Serie Cadetta (1948) e, dopo due campionati, ritornare nella massima divisione per restarviundici tornei. .Un altro anno di B, poi la promozione in A e la vittoria della prima Coppa Italia (1961-62) conl’argentino Bruno Pesaola, soprannominato ‘petisso’, che era stato un grande calciatore del Napoli.
Nuovaretrocessione, altri due anni di purgatorio, poi un terzo posto in A e la vittoria della Coppa delle Alpi (1965-66).
Il 25 giugno del 1964, però, l' A .C. Napoli si era trasformata per atto del notaio Monda in Società SportivaCalcio Napoli, con capitale di 120 milioni, ottanta dei quali interamente versati dai nuovi soci. Achille Lauro,sempre 'dentro', non versò una lira, ottenendo ugualmente il quaranta per cento delle azioni per i crediti vantati.Tra i nuovi entrati suo figlio Gioacchino. Il presidente fu Roberto Fiore eletto dopo una serie di incontri, scontrie tentativi di creare cordate alternative e,addirittura, un 'nuovo' Napoli. Un sodalizio nuovo, in effetti, furealmente fondato, su suggerimento di Gigino Scuotto, presidente azzurro l'anno prima, e si chiamò Napoli FootballClub: come presidente ebbe Giovanni Proto. Proto era consigliere comunale monarchico, e questo rendeva verosimileche stesse agendo d'accordo con il suo amico e compagno di partito Achille Lauro. Il quale, sulle prime, si mostròmolto interessato, al punto di far preparare in Federazione dal funzionario Perlasca le carte per il passaggio dellaproprietà, poi prese tempo e infine disertò l'incontro risolutivo. Giovanni Proto, quasi non avesse conosciuto ilcarattere del Comandante, se la prese al punto di strappare la tessera dell'unione monarchica e di dichiararsiindipendente nel Consiglio Comunale. E, a ulteriore dispetto, spostò gli interessi del neonato Napoli Football Clubsulla Cirio che, cambiando il nome in Internapoli, militò nel campionato di Serie D, prendendosi il gusto dilanciare in Serie A, nella Lazio, due calibri pesanti come Giorgio Chinaglia 'long John' e Pino Wilson.
Con Roberto Fiore i napoletani videro finalmente un gran bel Napoli. Fiore, negli anni Novanta presidentedella Juve Stabia in C 2, mise a segno, grazie anche alla furbizia di don Achille Lauro che restava presidenteonorario, due clamorosi colpi di mercato: a distanza di qualche settimana prese dalla Juventus prima Omar Sivoripoi Josè Altafini. Il tasso di qualità della squadra aumentò enormemente, in formazione azzurra c'erano il grandeTotonno Juliano, Faustinho Canè, Vincenzo Montefusco, Postiglione, Panzanato, Bean, eccetera. Quel Napoli siclassificò terzo, subito dopo Inter e Bologna, e prendendosi lo sfizio di rovinare la festa del decimo scudettoall'Inter. Proprio nell'ultima di campionato vinse sui nerazzurri al San Paolo per 3 a 1, con tripletta di Altarini.Prima di allora mai Napoli così vicino allo scudetto.
Fiore non si fermò, pensava a Nils Liedholm per ilsettore giovanile, e per rinforzare ancora di più la squadra, al granata Gigi Meroni, il cui acquisto fu ostacolato,praticamente impedito, da Lauro e dai dirigenti Tardugno e Corcione, probabilmente invidiosi dei successi di donRoberto, che aveva anche arruolato 69 mila abbonati. Fiore dovette comunque lasciare le redini a GioacchinoLauro.
Campionato 1967-68, secondo posto, primo il Milan. Tra i dirigenti spunta un giovane ingegnere conpoche azioni e poche parole, Corrado Ferlaino.
Un anno, per capire e studiare mosse e avversari, e dopol'interregno di Antonio Corcione, venezuelano, che morì prematuramente, e Corrado Ferlaino sale prepotentemente allaribalta impossessandosi del Napoli: per acquisire la maggioranza, comprò proprio le azioni della vedova Corcione,su suggerimento dell'eterno Achille Lauro.
Ferlaino venne eletto presidente il 18 gennaio del 1969. Aveva 37anni.Con lui si apre un'era ricca di momenti esaltanti. Risana il bilancio, suo pallino fisso, e riceve poi perquesto anche la Stella al Merito Sportivo del CONI. Salvo brevissime interruzioni (una volta si dimise per appenaotto giorni), conduce il Napoli agli Anni d'Oro.
Manca d'un soffio lo scudetto nel 1970-71 e nel 1973-74, vincela seconda Coppa Italia (1975-76) e la Coppa di Lega Italo-Inglese (1976). Nel 1974-75 – allenatore Luis De MenezesVinicio, altro ex grandissimo fuoriclasse del Napoli - sfiora per la seconda volta lo scudetto.
Ma il primo colpoa sensazione de “l’ingegnere” arriva nell’estate del 1975 e si chiama Beppe Savoldi. Un acquisto che già al tempofece clamore per l’esborso economico: 2 miliardi. Ma Beppe-gol segnò un’epoca. “Mister 2 miliardi”, come vennesoprannominato con malcelato moralismo, segnò 14 gol in campionato e trascinò gli azzurri alla vittoria della CoppaItalia. La seconda della storia partenopea.
Quella squadra con alterne fortune traghettò verso l’inizio delnuovo decennio: gli anni 80. Che si aprono con un altro blitz di Ferlaino, in sinergia con il suo direttocollaboratore, Antonio Juliano, ex bandiera assurto a ruolo di direttore generale. Con Juliano arriva l’acquisto diRuud Krol, l’obelisco e il mentore della favolosa Olanda del gioco totale. Con “Rudy” il Napoli sfiora di un nullalo scudetto. Sogno che si infrange il 26 aprile 1981 in uno sfortunato Napoli-Perugia – con gli umbri già retrocessi– finito 0-1 con un autogol di Ferrario.
Ma il tempo è galantuomo. Da lì a poco si arriva verso quello che aNapoli chiamano ancora “’o miracolo”. Il direttore generale Antonio Juliano, indimenticabile capitano perdiciassette anni del ‘cuore’ azzurro - prende Diego Armando Maradona dal Barcellona, ingaggia due grandi managerItalo Allodi e Pier Paolo Marino, e con loro vince il primo Scudetto e la terza Coppa Italia (1986-87). Inoltre,ingaggiato Luciano Moggi e sempre con Ottavio Bianchi (ex mediano di spinta azzurro degli anni Sessanta) la CoppaUefa (1988-89). Il secondo Scudetto (1989-90), la Supercoppa contro la Juventus (1990-91) le vince con AlbertinoBigon sulla panchina.
Corrado Ferlaino esce di scena nel 1993, ma lascia la maggioranza delle azioni l'annodopo, nel 1994: inizialmente c'è una tripartizione, fra i Gallo, Ellenio vecchio ex consigliere del Napoli e ilfiglio Luis, Mario Moxedano costruttore di Mugnano, e Setten, imprenditore friulano, quello delle Cucine Record.Mario Moxedano, però, si dimette poco dopo preoccupato per un probabile 'ritorno' di Ferlaino. E c'è una massadebitoria imponente. Le azioni vengono così divise, i Gallo e Setten con quote paritarie del 46,5 per cento. Ilrestante 7 per cento a soci minori, tra i quali lo stesso Ferlaino.
Per effetto di un'ordinanza del tribunalecivile, che annulla in sostanza alcune delibere del CdA del Napoli tra le quali quella che sanciva il passaggiodelle azioni, viene restituito a Ferlaino il pacchetto azionario e, di conseguenza, il Napoli, con la sua storia econ il suo peso di debiti.
Nella stagione 1997-98, diciottesimo in Serie A, con appena 11 punti, il Napoliprecipita in B. Due anni e, nel Duemila, alla guida di Walter Novellino, ritorna in Serie A.Poco prima della finedel campionato, nel Napoli è entrato un nuovo socio, Giorgio Corbelli, romagnolo di nascita bresciano di adozione,re delle televendite in quanto padrone di Telemarket 1 e 2. Corbelli ha versato 100 miliardi di lire al TribunaleCivile - sezione fallimentare per avere il cinquanta per cento del Napoli. Giorgio Corbelli diventa presidente delclub azzurro. Amministratore delegato Corrado Ferlaino. Corbelli impone a Ferlaino l’ingaggio di Zednek Zeman e lasoluzione dell’impegno con Novellino, che pure aveva riportato la squadra in A. Dopo il fallimento dell’esperimentoZeman, Mondonico, e la seconda retrocessione in tre anni.
Per tentare di ritornare in Serie A si punta su DeCanio, ma la nuova promozione è solamente sfiorata.
Nel Napoli arriva anche Salvatore Naldi, napoletano,interessi nel settore alberghiero. Naldi e Corbelli – dopo una serie di polemiche, ricorsi e contro ricorsi –liquidano Corrado Ferlaino e riprendono il controllo totale della società. Le cose non vanno nel verso giusto,perché Giorgio Corbelli viene arrestato per lo scandalo delle televendite. Naldi acquisisce a maggio 2002 il 98 %delle azioni da Corbelli.
Naldi rimane solo al comando, e cerca di far risalire le quotazioni del Napoli, privodi risorse economiche e di calciatori di un certo talento.
Napoli sempre in B nel biennio successivo, 2002-2004,nonostante il cambio di allenatori. I nodi finanziari vengono però al pettine, e la società fnisce in tribunale sotto istanza d fallimento. Il 2 agosto 2004, per sentenza della settima sezione falimentare del Tribnale Cvile di Napoli, la Società SportivaCalcio Napoli viene decretata fallita. Il debito sfiora i 79 milioni di euro.
La iscrizione al campionato diB è impossibile; per effetto delle Leggi sportive, rimane percorribile la strada della Serie C uno ma occorre unnuovo management, soprattutto occorrono ingenti somme.
Si fa avanti Luciano Gaucci, patron del Perugia.Arriva al Napoli e c’è chi lo acclama, ma non ha i mezzi necessari per accedere al Lodo Petrucci e ridare dignitàalle speranza dei napoletani che quotidianamente affollano Piazza Municipio. Sono ore di ricorsi e di tensioniforti. I calendari non vengono compilati, saranno poi diramati con delle ‘x’ e molte incognite: il presidente dellaFigc, Franco Carraro, viene convocato a Napoli: in discussione è se il titolo della B possa o no essere revocatodal Palazzo del Calcio o non costituisca invece patrimonio della società in fallimento, e, quindi, nelladisponibilità del curatore. Il problema di fondo, al di là delle disquisizioni giuridiche, è che il calcio starischiando di scomparire a Napoli.
Riflettori e attenzione sono puntati sulla ‘piazza’, sulle polemiche,anche politiche, che il ‘caso Napoli’ suscita e alimenta. In questo scenario compare all’improvviso il produttorecinematografico Aurelio de Laurentis. Aveva già tentato qualche anno prima di rilevare il Napoli da Ferlaino, conun’offerta disattesa di cento miliardi. Ora ritorna alla carica, forte di un progetto risolutivo e decisivo. Lasituazione va risolta in tempi sretissimi. In Svizzera si è incontrato con il direttore generale e consiglieredell’Udinese Pier Paolo Marino, e con lui ha stretto un patto di ferro, per riportare il calcio a Napoli, anzi perrestituire il Napoli al grande calcio. Per Marino è un ritorno tra applausi, lui era nel Napoli nella stagione delprimo scudetto. Lascia una Udinese lanciata bene ed economicamente molto ben assestatata per ritentare l’avventuraNapoli. Per de Laurentiis è l’esordio nel calcio, una grande scommessa. Aurelio De Laurentiis, figlio d’arte, ècampano Ha fondato nel 1975 la FilmAuro nei cui listini, tra produzione e distribuzione, figurano più di 300titoli. Ideatore di cicli di film che si sono rivelati autentici “blockbuster”, classificandosi tra i primi cinquemaggiori incassi di ogni anno. Azionista di Cinecittà, presidente dei Produttori cinematografici italiani. E’ luil’uomo nuovo del Napolii, l’Uomo della Provvidenza. Gli bastano pochi giorni per risolvere un ‘caso’ che da mesi fabollire la piazza. Versa 30 milioni di euro in tribunale, fonda Napoli Soccer, ne presenta l’ambizioso progetto e neaffida l’esecutività a Pier Paolo Marino, iscrive la squadra, completata nel giro di qualche giorno, al campionatodi Serie C uno, chiama in panchina Edy Reja. E’ cominciato un nuovo ciclo nella Storia del più grande club delSud.
Ritorna il Napoli. Primo campionato, finale ai play off con l’Avellino, promozione sfiorata già al primotentativo. Conquistata al secondo, con una formazione che avrebbe meritato ben altre platee.
Nuovi e importantiacquisti, un potenziamento continuo con l’ingaggio dei migliori calciatori sul mercato. Il Napoli si ripresentanella stagione, 2006-2007, ai nastri di partenza, stavolta con il suo vecchio nome, Società Sportiva Calcio Napoli,e con un obiettivo più prestigioso, la Serie A.


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Posted by SSC NAPOLI on Mon, 08 Oct 2007 06:40:00 PST