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Albertina

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About Me


Sono nata a Villamar nel 1952 e qui sono sempre vissuta, a parte la parentesi dei miei anni di studio a Cagliari. Sono passata presto di ruolo nella scuola elementare; qualche anno di gavetta nei paesetti vicini e poi mi sono trasferita definitivamente al mio paese. La mia storia ruota intorno a una famiglia perennemente assorbita nei problemi dell’agricoltura, in una casa piena di gente impegnata in tutte le attività di vendita e lavorazione dei prodotti della terra e dell’allevamento del bestiame. Ho esperienza del lavoro di campi. Svincolata però dalla dipendenza economica, ho anteposto le esigenze contemplative alla necessità del lavoro manuale. Come quando da bambina nel lavoro del raccolto mi ero messa a osservare il colle tondeggiante di “Su Cuccuru de Su Casteddu” che sembrava si muovesse tra le nuvole bianche che le stavano dietro. E pensavo alle storie che si raccontavano a proposito di questa massa terra, dove si diceva ci fosse una grande pietra con un anello a cui si attraccavano le navi quando il mare sommergeva le terre; si diceva anche che vi abitasse un uomo selvaggio e poi si raccontava la storia del ricco avaro che aveva una massa di grano grande quanto quel colle e avesse negato a un poverello una manciata di grano. Dio lo aveva punito trasformando in terra quella massa di grano. E a queste si aggiungevano altre storie nella mia fantasia. Decisi di salirci; avevo un po’ di paura, certo, ma la curiosità era più forte. Da quell’altura cercavo legami con le antiche storie, che ancora non trovavo ed invece scoprivo la bellezza dei campi che si estendevano per quasi tutta la Marmilla. Mi dispiaceva lasciare questa visione e a malincuore mi ero incamminata nella tortuosa discesa ed è meglio non dire dei ruzzoloni che avevo fatto. Però in me rimase qualcosa, ancora me la conservo e il tempo mi aiuta vederla chiaramente, come quando ho avuto modo di curare la pubblicazione del libro “ Il nonno racconta, miti e leggende” catalogando i compiti di un concorso letterario riservato alle scuole. Più avanti, invece, una cosa che mi aveva colpito tantissimo era stata una mostra di fotografie, piante e frutti spontanei realizzata da Antonio Sanna, che ritraeva i siti del paese e quelle zone della campagna che a me piacevano tantissimo. Così aveva preso forma in me l’idea che quei luoghi della quotidianità potessero entrare nel mondo dell’arte. Come pure quel fatto tramandato dei due amanti di Samassi che erano stati giustiziati a Villamar “ in s’impiccu de ponti”. Racconto popolare entrato nell’arte con la commedia teatrale realizzata da Antonio e dal suo gruppo in occasione di una festa di Carnevale. Altra fonte di ispirazione è stata la poesia di Ersilia Caddeo, villamarese autentica, autrice di due libri di poesie. “Cielo Ignudo” e “Fiori sopra le rocce”, un grido altissimo il suo che purtroppo non ebbe alcuna risonanza nel nostro ambiente. Avevo proposto ad Antonio, nel 1988 in occasione della festività della Madonna d’Itria, di realizzare una mostra nel salone parrocchiale con le sue poesie scritte in grandi cartelloni murali corredate da altre poesie di villamaresi e foto d’archivio. Dopo quell’esperienza, con Antonio abbiamo proseguito la ricerca sul territorio e insieme abbiamo pubblicato tre libri: “Villamar fede, arte e tradizioni popolari” nel 1994; “ Il culto della Vergine d’Itria dall’Oriente ai paesi della Sardegna”nel 2001 e “ La Marmilla attraverso le sue storie e le sue leggende” nel 2006. Il mio primo libro però è quello di poesie “ Noi e la natura” che avevo realizzato con l'aiuto di Tina Lilliu, utilizzando il ciclostile che il parroco don Sergio ci aveva messo a disposizione. Anche nella scuola, grazie alle colleghe e al direttore didattico Mario Figus” avevamo portato avanti il discorso sul territorio e sulle tradizioni popolari con la realizzazione di tanti giornalini e la condivisione di un progetto con insegnanti norvegesi e catalane, che ci hanno accolto nelle rispettive terre e che abbiamo ospitato nella nostra. Con Internet tutto il mondo mi è entrato in casa e ho avuto modo di conoscere un’infinità di persone con le quali condivido idee, affetti, sentimenti, fede. Fra queste ce n’è una che abita proprio vicino alla Valle d’Itri, località a cui è legato il culto della nostra tradizione popolare della Madonna d’Itria. Si narra infatti che un povero pescatore che abitava in quella valle venne rapito dai pirati e venduto a un mercante tunisino. Da quella terra lontana il poveretto invocava la Madonna per partecipare alla festività che si teneva in suo onore, nella sua terra d’Itri. Il ricco mercante, che temeva la risposta a quella richiesta, la notte lo teneva prigioniero dentro una cassa e lui per sicurezza ci dormiva sopra, armato di scimitarra. La Madonna fece lo stesso il miracolo e la cassa tra un’onda e l’altra arrivò nelle spiagge pugliesi, col pescatore dentro e il mercante con la scimitarra sopra. Questo miracolo è suggellato in tutte le rappresentazioni della Madonna d’Itria presenti in Sardegna, che è sempre accompagnata appunto da questi due personaggi. Un giorno in Internet avevo letto una poesia sulla Valle d’Itri. L’aveva scritta Vincenzo Montanaro, la persona che oggi ha realizzato questo sito.
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