C’è tutta una storia sulla vera nascita dei Soul Jail, ma la vera formazione nasce alla fine del 2003 quando il bassista Mirko Rassu e il batterista Marco Calatola raccattano dalla biblioteca comunale di Porto Torres (SS) Alessandro Muresu, cantante chitarrista del fronte wave turritano fine ’90. In brevissimo tempo saltano su ogni palco possibile con materiale proprio. Numerose rassegne e serate, anche e orgogliosamente qualche concerto del liceo. Una stagione che produce 60 brani originali di alternative rock cantato in italiano e una serie di interminabili avventure estetizzanti. Il progetto si arresta nel 2005 una sera di Agosto dopo il nostalgico concerto sotto al Ponte Romano. Mirko parte per Roma dove si dedica al libertinaggio, Marco si da al soft air selvatico, Alessandro si immerge nella noia dell’ennesimo fidanzamento finto. Poco più di un anno dopo la band si riforma e tutt’ora è gagliardamente in piedi. Ai tre si aggiunge il chitarrista Franco Cugusi, già membro degli Automa, formazione Rock Sperimentale di Porto Torres. Marco gioca ancora a soft air e ha tagliato i capelli, Mirko si fa fare dei bei pezzi al Byblos il sabato notte e Alessandro ha intenzione di comprarsi una Saab (modelli vecchi, nera, tettuccio apribile). Gli obbiettivi più prossimi sono quelli di realizzare un demo tape decente da fare girare nei circuiti più adatti, suonare ovunque e quantunque, preparare il nuovo corso del gruppo che può essere già fra i 40 nuovi brani che stiamo vagliando.
Quando abbiamo fondato questa band abbiamo posto al centro dei nostri intenti la creazione di ciò che in verità ci sarebbe piaciuto ascoltare, e che ovviamente nessuno oltre noi poteva produrre. Può sembrare una affermazione banale dire che scriviamo la musica che ci piacerebbe ascoltare, alla radio o sui dischi che compriamo, eppure riflettendoci è un concetto estetico davvero complesso, è una dichiarazione a cui far fronte.
I DISCHI CE LI FACCIAMO DA SOLI
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