Member Since: 3/3/2007
Band Website: aldoascolese.it
Band Members: DICONO DI ME.......Se Jean Jacques Rousseau, prima di scrivere l’Emile, avesse conosciuto Aldo Ascolese avrebbe preso lui a modello. Perché Aldo, classe 1964, incarna in pieno la teoria del ‘buon selvaggio’. Non nella forma, ché la bandana nera che indossa fors’anche mentre dorme in fin dei conti è solo una cosetta esteriore. Aldo è buon selvaggio nella sostanza: gentile nei modi, pacato, disponibile all’ascolto più che alla loquela, uno che prima di parlare ti dice ‘scusa se ti interrompo…’ e prima di interromperti ci pensa le canoniche dieci volte. Uno di quelli che sembra non s’incazzino mai, e forse è vero, non s’incazza mai. E, quando lo fa, (raramente) è peggio di Chernobyl e Bhopal insieme.
Aldo non legge, non ha mai letto, dice, perché non ha tempo, dice, non ne ha mai avuto: famiglia operaia alle spalle, nel 1978, a 14 anni lascia gli studi e comincia a lavorare in porto, settore ‘demolizione caldaie marine’. Giusto da un paio d’anni era entrato in possesso della prima chitarra (usata) e aveva cominciato a suonarla sotto la guida d’un altro grande genovese, Bambi Fossati. Più o meno nello stesso periodo inizia a farsi sentire, oltre alla musica, l’altra ‘scimmia’, la fotografia: anche qui, prima macchina comprata usata (una Canon) e da quel momento via con foto che ci si stupisce più a non vederle che a vederle nelle gallerie d’arte. Non a caso Aldo Ascolese si aggiudica un premio Newton come miglior ritrattista e sparge l’Italia di suoi ritratti, fino ad arrivare più volte sulla home page di Photosig, bibbia internettiana della fotografia.
Ma Aldo, prima di tutto, suona la chitarra, la suona bene, la suona a orecchio, lottando contro le sue mani: “Lavorando fin da ragazzo, con queste mani qui – spiega – non sono mai riuscito a trattare le corde con grazia, non l’ho mai suonata delicatamente, la chitarra. Ma va bene cosìâ€. Va bene così, anche perché grazie a quella chitarra maltrattata, Aldo comincia a scrivere canzoni (ne ha scritte quasi 500) dai testi intrisi di quotidianità e poesia. E le canta, fin da subito: nel ’78 vince il suo primo concorso, al Teatro Margherita di Genova. Vince con una canzone che parlava di un barbone, manifestando l’attenzione per un mondo di emarginati, di drop out, di ‘non integrati’ che, tra Dickens e Hugo, Aldo non abbandonerà mai più.
La stessa cosa succede con la fotografia: â€Nelle mie foto lo sguardo della gente è sempre triste. Preferisco fotografare un barbone che Ornella Muti. Sono un ladro di anime: catturo le persone che hanno dolori dentroâ€.
Sarà che la cognizione del dolore fa parte della vita di Aldo: nel 1992 si sposa con Giorgia che gli dà due figli, Luna e Daniel e poi, nel 2002, muore di un male incurabile, dopo anni di cure e interventi chirurgici.
Per dieci anni Aldo abbandona almeno una delle sue compagne, la chitarra: la fotografia no, quella continua a frequentarla, sfogando la sua voglia di ‘rubare’ altri sguardi tristi come il suo. Non ha più voglia di cantare, Aldo, preferisce intorcinarsi su se stesso e continuare a guardare il resto del mondo, in attesa di altri tempi. Tempi che arriveranno nel 2004 sotto forma di una nuova donna, Angela, e di una nuova voglia di vivere e osservare la vita.
Perché Aldo Ascolese osserva e ascolta. E lavora, sempre, uno che non smette mai di farsi le ossa: negli anni passa da idraulico a muratore a operaio sulle impalcature e nel frattempo suona, e canta, e fotografa e osserva e compone. “Quello che sento dire lo fotografo dentro e poi lo scrivoâ€, dice, sbattendosene dei riferimenti e con un’ispirazione per sentito dire, visto che anche le canzoni le scrive a orecchio, qualcosa che si materializza a posteriori in Bob Dylan, James Taylor, Tom Waits, come gli dicono gli amici, dopo. Perché questa è tutta gente in cui Aldo si riconosce ma che non ascolta, che non conosce, impegnato com’è a lavorare, vivere, osservare, farsi le ossa. All’inizio degli anni ’80 è in tournee col genovese (sestrese, anzi) Michele, a cui rimarrà legato per anni: “Quella con lui è stata una grande palestra – dice Aldo – lo ringrazierò sempre per l’opportunità che mi ha datoâ€. Negli anni successivi si alterna sui palcoscenici a far da supporter a nomi del calibro di Pierangelo Bertoli, Andrea Mingardi, Roberto Vecchioni, Francesco De Gregori, Francesco Guccini, Fabrizio De Andrè, Claudio Baglioni. Nel 1987 vince una rassegna di canzoni natalizie a Lugano: con Fausto Cigliano, grande chitarrista e autore di canzoni anni ’60, compone il pezzo ‘Natale d’oggi’ e batte la concorrenza di autori del calibro di Enrica Bonaccorti, Maurizio Costanzo, Mogol e Franco Bracardi. Nel 1988 partecipa alla prima edizione dell’Isola in collina, la rassegna di Ricaldone che ogni anno commemora Luigi Tenco: un appuntamento che Aldo non mancherà più nei vent’anni successivi. Vent’anni in cui Aldo lavora, lavora duro, come al solito e fotografa e suona e canta, con una voce così profonda che sembra un contrabbasso che batte il tempo al tempo, un jazz bello caldo che si fa beffe di quelli che dicono che la sua voce è uguale a quella di Fabrizio De Andrè. Aldo fa spallucce, si prende il complimento, se lo porta a casa. E si mette a scrivere un’altra canzone, di notte: “Arrivo a casa dal lavoro e comincio scrivere – racconta Aldo – Scrivo tutta la notte e poi finisce che mi accorgo che è arrivata l’ora di andare a lavorare, di nuovo. E’ sempre stato così, ma va beneâ€.................Franco Canevesio
Influences: milonga-tango-country-folk
Sounds Like:
Semplicità .
Tra essere e apparire io preferisco
apparire. Apparire come sono
Record Label: unsigned
Type of Label: None