Melodie dal sapore mediterraneo, forti elementi ritmici, influenze ispirate a varie tradizioni folkloriche nell’alveo della grande tradizione jazzistica: sono gli ingredienti principali dei concerti affidati a Capo Alpo 4et, gruppo formato da quattro artisti che pur collaborando insieme da breve tempo hanno già maturato l’intesa tipica di chi suona insieme da anni.
E’ dall’aspirazione verso la scoperta di nuovi scorci sul vivace panorama musicale del jazz italiano che nascono i Capo Alpo: con la consapevolezza e il convincimento dati da certa “professioneâ€, Marcello Allulli, Francesco Poeti, Francesco Ponticelli e Tommaso Cappellato, si incontrano un anno e mezzo fa per dar voce ad un suono che da subito è suono visivo.
“Laddove la tenera liricità di certi echi diventa corposità di carni mediterranee, così come le muscolose figure di Michelangelo sembravano non aver peso. Il tutto contribuisce a creare un diorama melodico dove la tradizione jazzistica viene affilata da incursioni di folklore che sembrano spingere le atmosfere verso frontiere all’apparenza sconosciute, ma profondamente intime e raccolteâ€, è forse il passo più significativo del suggestivo manifesto del quartetto.
Il risultato allora non solo convince ma conquista perché i quattro artisti – che non a caso vantano collaborazioni con personalità del calibro di Michel Godard, Pietro Tonolo, Enrico Rava e Tony Scott – cesellano il suono quel tanto che basta così da mantenere una armonia e omogeneità interiore.
L’attività del quartetto trova una preziosa corrispondenza nell’attento e preciso contributo visivo del pittore e fotografo Simone Settimo, quasi a confermare la consapevolezza dei Capo Alpo che l’espressione di una voce debba passare altre dimensioni oltre quella del suono. Ed è qui che si svela il motivo per cui il progetto dei Capo Alpo seduce. Perché la sua musica, di una semplicità filigranata, parla, arriva, descrive e commuove.
