Hai un sangue, un respiro. Sei fatta di carne di capelli di sguardi anche tu. Terra e piante, cielo di marzo, luce, vibrano e ti somigliano ; il tuo riso e il tuo passo come acque che sussultano ; la tua ruga fra gli occhi come nubi raccolte ; il tuo tenero corpo una zolla nel sole.  Hai un sangue, un respiro. Vivi su questa terra. Ne conosci i sapori le stagioni i risvegli, hai giocato nel sole, hai parlato con noi. Acqua chiara, virgulto primaverile, terra, germogliante silenzio, tu hai giocato bambina sotto un cielo diverso, ne hai negli occhi il silenzio, una nube, che sgorga come polla dal fondo. Ora ridi e sussulti sopra questo silenzio. Dolce frutto che vivi sotto il cielo chiaro, che respiri e vivi questa nostra stagione, nel tuo chiuso silenzio è la tua forza. Come erba viva nell'aria rabbrividisci e ridi, ma tu, tu sei terra. Sei radice feroce. Sei la terra che aspetta.
Judica me, Deus, et discerne causam meam de gente non sancta: ab homine iniquo et doloso erue me. M. Quia tu es, Deus, fortitudo mea: quare me repulisti, et quare tristis incedo, dum affligit me inimicus? S. Emitte lucem tuam et veritatem tuam: ipsa me deduxerunt et adduxerunt in montem sanctum tuum, et in tabernacula tua. M. Et introibo ad altare Dei: ad Deum qui lætificat juventutem meam. S. Confitebor tibi in cithara, Deus, Deus meus: quare tristis es anima mea, et quare conturbas me? M. Spera in Deo, quoniam adhuc confitebor illi: salutare vultus mei, et Deus meus. S. Gloria Patri, et Filio, et Spiritui Sancto. M. Sicut erat in principo, et nunc, et semper: et in sæcula sæculorum. Amen. V. Adjutorium nostrum in nomine Domini. R. Qui fecit cælum et terram. V. Deus, tu conversus vivificabis nos. R. Et plebs tua lætabitur in te. V. Ostende nobis Domine, misericordiam tuam. R. Et salutare tuum da nobis. V. Domine, exuadi orationem meam. R. Et clamor meus ad te veniat. V. Dominus vobiscum. R. Et cum spiritu tuo. (...) Amen.
Io sont la morte che porto corona Sonte signora de ognia persona Et cossi son fiera forte et dura Che trapaso le porte et ultra le mura Et son quela che fa tremare el mondo Revolgendo mia falze atondo atondo O vero l'archo col mio strale Sapienza beleza forteza niente vale Non e Signor madona ne vassallo Bisogna che lor entri in questo ballo Mia figura o peccator contemplerai Simile a mi tu vegnirai No offendere a Dio per tal sorte Che al transire no temi la morte Che più oltre no me impazo in be ne male Che l'anima lasso al judicio eternale E come tu averai lavorato Cossi bene sarai pagato
Poi che gli ultimi fili di tabacco al tuo gesto si spengono nel piattodi cristallo, al soffitto lenta sale la spirale del fumo che gli alfieri e i cavalli degli scacchi guardano stupefatti; e nuovi anelli la seguono, piu' mobili di quelli delle tue dita.La morgana in cielo liberava torri e ponti e' sparita al primo soffio; s'apre la finestra non vista e il fumo s'agita. La' in fondo, altro stormo si muove: una tregenda d'uomini che non sa questo tuo incenso, nella scacchiera di cui puoi tu sola comporre il senso.Il mio dubbio d'un tempo era se forse tu stessa ignori il giuoco che si svolge sul quadrato e ora e' nembo alle tue porte: follia di morte non si placa a poco prezzo, se poco e' il lampo del tuo sguardo ma domanda altri fuochi, oltre le fitte cortine che per te fomenta il dio del caso, quando assiste.Oggi so che vuoi; batte il suo fioco tocco la Martinella ed impaura le sagome d'avorio in una luce spettrale di nevaio. Ma resiste e vince il premio della solitaria veglia chi puo' con te allo specchio ustorio che accieca le pedine oppure i tuoiocchi d'acciaio.
Si racconta che un giorno si riunirono in un luogo della terra tutti i sentimenti e le qualità degli uomini. Quando la noia si fu presentata per la terza volta, la pazzia come sempre un po' folle propose: "giochiamo a nascondino!". L'interesse alzò un sopracciglio e la curiosità senza potersi contenere chiese: "a nascondino? di che si tratta?" "é un gioco -spiegò la pazzia - in cui io mi copro gli occhi e mi metto a contare fino a 1000000 mentre voi vi nascondete, quando avrò terminato di contare il primo di voi che scopro prenderà il mio posto per continuare il gioco". L'entusiasmo si mise a ballare, accompagnato dall'euforia. L'allegria fece tanti salti che finì per convincere il dubbio e persino l'apatia, alla quale non interessava mai niente.... però non tutti vollero partecipare. La verità preferì non nascondersi. Perché se poi tutti alla fine la scoprono? La superbia pensò che fosse un gioco molto sciocco (in fondo ciò che le dava fastidio era che non fosse stata una sua idea) e la codardia preferì non arricchirsi. "UNO,DUE,TRE..." -cominciò a contare la pazzia. La prima a nascondersi fu la pigrizia che si lasciò cadere dietro la prima pietra che trovò sul percorso. La fede volò in cielo e l'invidia si nascose all'ombra del trionfo che con le proprie forze era riuscito a salire sull'albero più alto. La generosità quasi non riusciva a nascondersi. Ogni posto che trovava le sembrava meraviglioso per qualcuno dei suoi amici. Che dire di un lago cristallino? Ideale per la bellezza. Le fronde di un albero? Perfetto per la timidezza. Le ali di una farfalla? Il migliore per la voluttà . Una folata di vento? Magnifico per la libertà . Così la generosità finì per nascondersi in un raggio di sole. L'egoismo, al contrario trovò subito un buon nascondiglio, ventilato, confortevole e tutto per sé. La menzogna si nascose sul fondale degli oceani (non e' vero, si nascose dietro l'arcobaleno!). La passione e il desiderio al centro dei vulcani. L'oblio....non mi ricordo...dove? Quando la pazzia arrivò a contare 999999 l'amore non aveva ancora trovato un posto dove nascondersi poiché li trovava tutti occupati; finché scorse un cespuglio di rose e alla fine decise di nascondersi tra i suoi fiori. "un milione!" - contò la pazzia. E cominciò a cercare. La prima a comparire fu la pigrizia, solo a tre passi da una pietra. Poi udì la fede, che stava discutendo con Dio su questioni di teologia, e sentì vibrare la passione e il desiderio dal fondo dei vulcani. Per caso trovò l'invidia e poté dedurre dove fosse il trionfo. L'egoismo non riuscì a trovarlo: era fuggito dal suo nascondiglio essendosi accorto che c'era un nido di vespe. Dopo tanto camminare, la pazzia ebbe sete e nel raggiungere il lago scoprì la bellezza. Con il dubbio le risultò ancora più facile, giacché lo trovò seduto su uno steccato senza avere ancora deciso da che lato nascondersi.Alla fine trovò un po' tutti: il talento nell'erba fresca, l'angoscia in una grotta buia, la menzogna dietro l'arcobaleno e infine l'oblio che si era già dimenticato che stava giocando a nascondino. Solo l'amore non le appariva da nessuna parte. La Pazzia cercò dietro ogni albero, dietro ogni pietra, sulla cima delle montagne e quando stava per darsi per vinta scorse il cespuglio di rose e cominciò a muovere i rami. Quando, all'improvviso, si udì un grido di dolore: le spine avevano ferito gli occhi dell'amore! La pazzia non sapeva più che cosa fare per discolparsi; pianse, pregò, implorò, domandò perdono e alla fine gli promise che sarebbe diventata la sua guida. Da allora, da quando per la prima volta si giocò a nascondino sulla terra, l'amore e' cieco e la pazzia sempre lo accompagna....
E il re cortese, il sinistro alfiere la regina irriducibile, la rigida torre, l'accorto pedone sopra questo spazio bianco e nero si cercano e si scelgono in una muta accanita battaglia.Non sanno che la mano precisa di un giocatore governa quel destino non sanno che una legge ineluttabile decide il loro prigioniero capriccio. Ma anche il giocatore (Omar Khayyam lo ricorda) e' prigioniero di un'altra scacchiera di notti nere e di accecanti giorni.Dio muove il giocatore che muove il pezzo. Ma quale dio, dietro Dio, questa trama ordisce di polvere e di tempo, di sogno e di agonia?Â
Pater Noster qui es in caelis: sanctificétur Nomen Tuum; advéniat Regnum Tuum; fiat volúntas Tua, sicut in caelo, et in terra. Panem nostrum cotidiánum da nobis hódie; et dimÃtte nobis débita nostra, sicut et nos dimittimus debitóribus nostris; et ne nos indúcas in tentatiónem; sed lÃbera nos a Malo. Amen.