Member Since: 9/15/2006
Band Website: myspace.com/iltorchio
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tequila amore mio
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Influences: Paolo Conte, Enzo Jannacci,
The Pogues, Bob Dylan,Louis Ferdinand Céline,Giorgio Caproni,Carlo Emilio Gadda ANCHE NIENTE DI TUTTO QUESTO Come non detto
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Sounds Like: buongiorno scrivo canzoni...parlano uno dell' empasse...quello che io chiamo teoria dell' elastico...due delle innumerevoli dualità della persona occidentale...maledetta congiura di raccontare se stessi...tre la moltitudine svilente e indegna di coppia...dannato mestiere...di questo umore sono le canzoni ed io di umore vivo...Balla SALAME balla!
scrivono di me:
rock it:
http://www.rockit.it/pub/r.php?x=00007324
Davvero inusuale di questi tempi, Stefano Amen! Cantastorie torinese dai testi al vetriolo e dal modo apparentemente scomposto di interpretare. Le canzoni sembrano quasi eseguite in base a sensazioni estemporanee altalenanti, spesso dilatate in chiave visionaria. Come dire…ti aspetti di vedere, oltre che sentire, la scena finale. Accade così in "Parassita". Una voce roca, talvolta stentata, talvolta dai toni bassi, impostata alla Buscaglione. Originale, coinvolge e tiene alta l'attenzione. Dichiaratamente ispirato a Bob Dylan e con riferimenti alla vecchia scena cantautoriale italiana: Gaber, Claudio Lolli, De Andrè. Pochi strumenti accostati in modo sui generis, del tutto imprevedibile. Stefano canta le sue storie borderline creando un racconto musicale immaginifico, che spesso tocca i toni della narrazione vera e propria. Insomma,si tratta di una piacevole constatazione di un modo genuino, passionale di fare musica e di voler comunicare qualcosa secondo parametri assolutamente personali. Ostico ma bello. (12-07-2007)http://www.bielle.org/2007/PrimiAscolti/Rece_Ame
n.htm
Blues sopra Torino, cantautore da invecchiamento
di Giorgio Maimone
E dopo tanto tempo sotto la paglia, Stefano Amen se ne esce con "Stravecchio". Sono le stesse canzoni del demo dello scorso anno, ma impaginate in una confezione con bollino Siae, copertina e crediti. In modo da saperne un po' di più. Quello che emerge ancora una volta è che a Torino si respira il blues. In questa città della Louisiana, adagiata sulle sponde non del Po, ma del Mississippi, da qualche anno in qua spira aria di canzone d'autore. L'elenco ormai tende all'infinito: da Giaccone e Lalli, a Carlo Pestelli, a Massimo Lajolo, Federico Sirianni, Gianluca Bargis, Mattia Donna e tanti tanti altri. Stefano Amen porta un piacevolissimo album sul tavolo delle novità e un altro ne prepara ("Terraterra!" ma ne parleremo alrove),Il primo riferimento, ascoltando "Tequila, amore mio" è Luigi Grechi. E già qui c'è stupore, perché non pensavo che il pur bravo fratello di De Gregori potesse fare scuola stilistica. Ma non è tutto qui. Anche Stefano Amen ha una bella personalità e un'ottima voce e i brani, per quanto accennati da pochissimi strumenti, non soffrono di nessuna fragilità . Il piacere più grosso è ascoltare le storie e la cultura di fondo che vi promana. Non solo perché un cantautore in grado di citare il Carracci è un animale raro, ma perché è sempre evidente una ricercatezza che non si ferma alla prima suggestione, peraltro già sentita. Gli accostamenti di Stefano sono nuovi. Poco consueti. Ogni tanto ricorda Lolli, specie nei brani ad andamento più lento come "Criminali" o "Crack" e soprattutto nel quasi recitato "Berlino, New York" ma non sono citazioni.Di citazione ricordiamo solo uno za-za-ra-zan di passaggio di omaggio al riconosciuto maestro Paolo Conte, ma peraltro se ne poteva fare a meno. Su My Space Stefano ricorda le sue fonti di ispirazione: oltre a Paolo Conte troviamo Enzo Jannacci, The Pogues, Bob Dylan, Louis Ferdinand Céline, Giorgio Caproni, Carlo Emilio Gadda. Un gran bell'insieme, che mette già in chiaro con chi abbiamo a che fare."Stravecchio" è, in fondo, solo il sesto cd scritto, autoprodotto e non pubblicato da Stefano. "Terraterra!" è già il settimo. Ed è forse per questo che si è deciso a costituire Ordigno, studio di registrazione a domicilio, per abbattere drasticamente il prezzo di produzione di un cd, ma anche per dare mixing, mastering di demo, preproduzioni o produzioni di alto livello.I singoli brani: "Tequila, amore mio" è tex-mex, come promette il titolo. Ritmi lenti e spazi desertici: non a caso abbiamo anche i Caleixo tra gli "amici" sia di Amen che di Bargis. Il clima è analogo e la canzone funziona appieno. Un ottimo biglietto da visita per chi accede a un cd di un autore ignoto. Molto Luigi Grechi, come si è detto, ma perché i riferimenti di partenza sono gli stessi per entrambi. Resta una delle mie preferite."Criminali" è un lento assassino. come pure la "Crack" che segue poco dopo e che, in qualche modo possono richiamare il De Gregori degli inizi, quello della Pecora, tanto per intenderci.Il titolo wertmulleriano Berlino, New York, Città del Messico nel lento quasi recitato, può richiamare i reading di Claudio Lolli, ma forse non volontariamente. Gli altri titoli seguono con buona lena, confermando l'ottima tenuta di Stefano alla lunga distanza.Non convince invece la finale Tequila Blues dal contenuto alcolico superiore alla media, ma questo non inficia il giudizio globale che è più che positivo e che viene confermato dai primi ascolti di "TerraTerra!", l'inedito del 2007, che sarà oggetto di esame su queste pagine nelle prossime settimane. Aria buona su Torino. Anche se profuma di un euro di Stravecchio.
http://federicosirianni.splinder.com/archive/2007-04
Note sul mio amico StefanoApprofitto dello spazio per parlare di un mio amico che scrive, suona e canta. Lo si direbbe un cantautore, anzi probabilmente è un cantautore, ma è talmente sghembo che assomiglia più a un personaggio uscito da Totem, di quelli disegnati da Pazienza o da Edika, lui e i suoi millilitri precisi di tequila per rendere al meglio nell'arco delle ventiquattrore - contandone almeno quattro per dormire - lui che abita in un viale col suo cognome frequentato da stupidi, vigliacchi e traditori, lui e i suoi ritmi country torinesi, la sua voce che sembra uscire dal fondo di una bottiglia in cui vivacchia ancora l'anima del vino, lui che ubriaco incontra sulle scale il suo alterego sobrio che se la fa con sua moglie, le sue visioni e le sue storie a metà fra la strada e il cielo. Si chiama Stefano Amen, si muove con una compagnia poco raccomandabile, una darklady bellissima, compagni di musica con la pistola nelle tasche dei pantaloni, lo trovate nei circoli mArci torinesi, nei centri sociali ad arringare folle armato solo di chitarra acustica, appoggiato ai ponti della città quando la luna dà il benvenuto all'aurora. Qualche volta suona insieme a me, più spesso insieme beviamo, ma è come se fosse la stessa cosa. Ve lo consiglio. Se sentite il suo nome in qualche locale dei bassifondi andate ad ascoltarlo, se lo incontrate - lui e la sua cricca - per le strade che costeggiano la Dora, cambiate direzione. Mai fidarsi di un cantautore col cappello da guerrigliero e il portafoglio che lamenta anni di solitudine.
http://www.sullof.com/mooffa/mooffanka/?doc=227
http://www.sullof.com/mooffa/mooffanka/?doc=233
http://bomoll.blogspot.com/search?q=stefano+amen
amen bargis SCOLARI
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adoratelo dategli tutto è il mio amico MATTEO CASTELLANO
Record Label: ORDIGNO studio
Type of Label: Indie