Tutto ebbe inizio quando Robert Evans, il capo della Paramount Pictures alla fine degli anni sessanta ricevette un "trattamento" di trenta pagine intitolato "Mafia" scritto dall'allora sconosciuto Mario Puzo, ove si descrivevano i riti del gangsterismo mafioso che dalla Sicilia sbarcò negli Stati Uniti durante gli anni trenta.
Evans ne acquistò i diritti per la modica cifra di 35.000 dollari e quando il "trattamento" venne trasformato e rimodellato dallo stesso Puzo in un libro reintitolato "Il Padrino", che diventò nel giro di poche settimane un best seller, subito si mosse per trasformarlo in un film di successo e cominciò a partorire subito una bozza di sceneggiatura.Don Vito Corleone è il potente boss di una famiglia mafiosa residente a New York, che si è sempre limitata ad alcune attività tra le quali il gioco d'azzardo. Quando il gangster sostenuto da un'altra famiglia rivale, i Sollozzo, annuncia di voler intraprendere lo spaccio di droga su tutta New York, Don Vito si oppone al loro tentativo di ascesa e sarà l'inizio di una lunga serie di vendette che porterà all'ascesa della famiglia, il giovane Michael Corleone, sposatosi con una giovane ragazza siciliana.
La scelta di affidare la regia a Francis Ford Coppola ( allora appena trentaduenne e reduce da un paio di titoli di scarso rilievo, ma anche un premio Oscar vinto nel 1970 per la co-sceneggiatura di "Patton generale d'acciaio" con George C. Scott ) fu motivata dal fatto che un regista poco famoso sarebbe stato più facilmente "plasmabile": invece il giovane talento cresciuto alla scuola di Roger Corman ( come Joe Dante, John Landis e William Friedkin ) aveva le idee molto chiare in proposito e riuscì a convincere Evans a moltiplicare il budget previsto per realizzare una saga epica di proporzioni colossali, fin dalla scelta del cast.
E così tutte le riviste specializzate cominciarono a riportare i nomi degli attori che avrebbero potuto incarnare la famiglia dei Corleone, dal boss Don Vito ai suoi tre figli, agli esponenti del suo clan: per il grande patriarca si parlò di Ernest Borgnine ( "Marty: vita di un timido", "1997: fuga da New York" ), di Burt Lancaster, di Orson Welles, del già citato George C. Scott ( già visto ne "Il dottor Stranamore" ) ma Mario Puzo e Coppola, autori della sceneggiatura, avevano solo due nomi in mente: o Laurence Olivier ( che si proclamò però indisponibile ) o Marlon Brando, che però non suscitava molto l'entusiasmo dei dirigenti della Paramount.Fino al provino: il "selvaggio" di "Fronte del porto" aveva all'epoca quarantasette anni e appariva quasi irriconoscibile con i capelli ingrigiti e le gote rigonfie, imbottite di cotone idrofilo ma del tutto credibile nella parte di un "mammasantissima" di origini siciliane, dalla voce roca e dai toni pacati, quasi indolenti. Brandò accettò la parte.
In quanto agli altri attori, sebbene la Paramount avesse gradito un volto noto ( si parlò di Warren Beatty, di Jack Nicholson o di Dustin Hoffman ) per il ruolo di Micheal Corleone, Coppola riuscì ad imporre alla produzione il nevrotico e promettente Al Pacino già visto in "Panico a Needle Park" e che rivedremo, pochi anni dopo, nel ruolo che lo consacrerà definitivamente in "Quel pomeriggio di un giorno da cani" di Lumet.
Per gli altri ruoli affiancò vecchie glorie ( come lo Sterling Hayden del "Dottor Stranamore" ) a esordienti di belle speranze come il bravissimo ma poco coerente James Caan ( che ebbe la parte del violento Sonny Corleone ) e la bellissima e bravissima Diane Keaton.Con la prodigiosa e romantica musica firmata da Nino Rota ( peraltro un autoplagio da "Fortunella" di Eduardo de Filippo ), "Il padrino" si impose come il "Via col vento" dei gangster-movie, scalzando il film di Fleming ( risalente al 1939 ) dalla postazione numero uno degli incassi di sempre.
Su dieci nomination, vinse soltanto tre Oscar: miglior film, miglior attore protagonista ( Brando ) e migliore sceneggiatura.
Alla cerimonia di premiazione suscitò un enorme clamore il fatto che Brando, assente dalla manifestazione, delegò una giovane apache a rappresentarlo, nel tentativo di colpire al cuore il tanto odiato "star system" hollywoodiano"Ti faccio una proposta che non puoi rifiutare..."
Myspace Layouts