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I pianoforti a coda odierni sono i diretti discendenti
degli arpicordi costruiti nel sedicesimo e
diciasettesimo secolo.
Attorno al 1700, Bartolomeo Cristofori
(che all'epoca dei fatti in questione si trovava
a Firenze, al servizio di Ferdinando dei Medici come
"conservatore degli strumenti musicali") creò
un arpicordo che si distingueva dai precedenti
per essere riuscito in qualche maniera, ad essere
musicalmente più espressivo.
Egli ideo' un innovativa azione meccanica, la quale
colpiva le corde con dei martelli, differentemente
dall' arpicordo che invece, pizzicava le corde per
mezzo di appositi plettri. L'applicazione dei martelletti
permetteva di regolare l'intensita' del suono
relazionandolo alla forza e alla dolcezza del
proprio tocco.
L'altra grande e innovativa caratteristica del suo
giovane piano era la particolare progettazione
del meccanismo che conteneva il martelletto,
il quale permetteva a quest'ultimo di 'staccare'
una volta che la nota era stata emessa e lo rendeva
pronto per un ulteriore pressione, anche a differente
velocità , in modo da permettere una maggiore
potenzialità espressiva delle note (si trattava del
meccanismo noto come 'scappamento'). Cio'
permetteva anche lo 'smorzo' della corda che
rimaneva libera di vibrare solo fin quando il tasto
restava premuto.
Il primordiale piano di Cristofori conservava, però,
l'originale disposizione della cordiera del vecchio
arpicordo e ciò implicava un pressochè identico
suono fra i due strumenti musicali, i quali
presentavano però, come gia' evidenziato,
un enorme differenza di 'espressività musicale'
che era regalata al piano di Cristofori dalla sua
particolare risposta al tocco.
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La Sonata in si minore di Franz Liszt
rappresenta un vero monumento
della letteratura ottocentesca per
pianoforte: è generalmente considerata
un autentico compendio delle
possibilità idiomatiche e tecniche
del pianismo tardoromantico, pur se
a farne un indiscusso capolavoro
concorre il senso di intima, necessaria
unità formale a cui il maestro ungherese
riconduce la sua estrema varietÃ
di registri stilistici. Maceranti modulazioni
tonali, caratteristiche del linguaggio più
visionario e anticipatore di Liszt, si
intrecciano a sezioni fugate che, se in
composizioni dello stesso periodo
suonano spesso come “omaggi†un
po' devitalizzati all'antica tradizione
barocca, qui assumono una funzione
strutturale precisa, divaricata fra il
rigore del modello oggettivo dell'edificio
usicale barocco e un nuovo senso di
vertigine individuale; il che anticipa
vertiginose inquietudini novecentesche,
in un asse ideale che da Listz e Wagner
giunge fino a Reger e Hindemith, dove
la notazione musicale si fa carico di
una tensione irrisolta fra due poli
inconciliabili,
da un lato la rigidità riesibita del
contrappunto,
dall'altro i nuovi orizzonti di una
sensibilitÃ
individuale quasi patologica.
Franz Liszt
La storia della critica e
dell’interpretazione lisztiana,
di fronte a quest’opera gigantesca
e anomala,
si è lungamente interrogata,
sin dalla prima
generazione di esecutori, sulla
presenza a
monte di un programma predefinito,
o comunque
di un corpo articolato di suggestioni
extramusicali.
In particolar modo, alcuni studiosi
hanno posto
l’accento sulle qualità narrative
intrinseche ricavabili
dalla stessa struttura dell’opera,
se non addirittura
sull’ascendenza diretta dal modello
letterario di
Goethe (Marta Grabocz 1987);
Rossana Dalmonte
chiama in causa la qualità particolare
di tutta l’opera
lisztiana, per quel che riguarda la
“fiducia illimitata
nelle facoltà evocative e rappresentative
della
musicaâ€. [1983] Possono soccorrere
in questo senso,
pur mancando esplicite testimonianze
su indicazioni
interpretative di pugno dell’autore,
le prove di
una tradizione esecutiva diffusa
fra i suoi allievi,
di cui tra l’altro parla il pianista
argentino Arrau,
che consideravano naturale riferirsi
a uno scenario
di derivazione faustiana. Sappiamo
del resto che il
compositore ricorreva spesso a
paragoni
extramusicali quando insegnava
(ne fanno fede i
diari di Göllerich e di Lachmund)
forgiando addirittura
titoli per i singoli brani delle
Variazioni su un Tema
di Paganini di Brahms.
Un elemento fondamentale risiede
nella particolare
accezione listziana della “forma-sonataâ€,
in cui a
due elementi tematici fortemente
contrastanti segue
di solito una vera e propria catarsi finale,
che
oltrepassa il modello di derivazione
beethoveniana,
per assumere carattere ultraterreno,
contrastivamente
sospeso tra divino e diabolico.
Ne farebbe fede anche la
derivazione del materiale tematico,
col tema del
Crux fidelis gregoriano contrapposto
al tritono
(o “diabulus in musicaâ€, appunto),
e l’elemento umano
affidato, in una contrapposizione
maschile-femminile
(Faust-Margherita oppure Dante-Beatrice),
ai due
temi restanti, in quadro d’insieme
intimamente
connesso alle suggestioni misticheggianti
e sensuali
proprie della vita del compositore.
Sounds Like:
durante LA SONATA IN Bm DI LISZT
Record Label: Hdemia
Type of Label: Major