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Nonna Gina

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About Me

Sono nata in campagna, in un vecchio podere che chiamavamo Risanellino. Fino all’età di 6 anni ho creduto che oltre le colline che vedevo dalla finestra non ci fosse altro e che la vita si fermasse giù in paese. Ho fatto la prima, la seconda e la terza elementare. E’ stata la mia Maestra che ci ha spiegato che l’Italia aveva la forma di un vecchio scarpone col tacco e che il mondo era “molto più grande”…ma quanto più grande non l’ho mai capito.Per anni ho fatto colazione con la scrematura del latte appena munto e ogni mattina sono andata nell’aia a prendere le uova delle galline. No, non sempre, a volte non le prendevo e aspettavo che nascessero i pulcini. Ho corso nei campi arati per riprendere un coniglio che era scappato e ho cercato i gattini appena nati nei tronchi cavi, sotto le querce. Ho raccolto radicchi e gramigna ai bordi dei sentieri. Ho imparato a riconoscere le ortiche dolci, per fare buoni i tortelli, da quelle amare. Sono andata ogni giorno giù in paese a vendere la verdura dell’orto di papà per tornare a casa con il pane fresco e un pezzo di sapone. Ho lavato veramente i panni con la cenere del camino, a volte nell’acqua del fiume, altre volte al lavatoio pubblico vicino alle mucche che bevevano. Per Natale mi regalavano sempre la stessa bambola di paglia, poi per l’Epifania la Befana se la riprendeva su e non la rivedevo fino al Natale successivo. In cambio mi lasciava un mandarino e io non lo mangiavo fino a che non ricominciava la scuola: me lo portavo per fare merenda così i miei compagni potevano vedere com’era stata buona la Befana con me. Un giorno, mi ricordo, avrò avuto 12 anni, si era radunata una piccola folla vicino a casa mia: tutti parlottavano e aspettavano di vedere una grande novità. Dicevano che sarebbe passato “un uomo a cavallo di due ruote”. E’ stata la prima volta che ho visto una bicicletta.Qualche anno dopo papà disse che non si riusciva ad andare avanti vendendo i prodotti dell’orto e il latte delle due mucche che avevamo. Quindi ci trasferimmo in paese. La casa era più piccola, ma era vicino a un filatoio, dove le mie sorelle andarono a lavorare. Io invece facevo le pulizie a casa di una ricca famiglia e badavo anche i loro due figli. Ogni tanto la Signora mi lasciava portare a casa il pane raffermo del giorno precedente e mia madre era contentissima. Poi, quando i loro figli crebbero, decisero che non avevano più bisogno di me e mio padre decise che dovevo sposarmi perché in casa non potevo più stare. Così nel 1943 sposai quello che fu il mio primo marito, ma dopo sei mesi di matrimonio partì per il fronte e non torno più. Allora la mia famiglia si accordò coi miei suoceri e dopo qualche anno, appena la guerra finì, io sposai il fratello del mio primo marito che era sopravvissuto. Sono stata molto bene con lui e gli ho dato tre belle bambine.Adesso le mie figlie sono tutte sposate e i miei nipoti sono tutti grandi. Sono bisnonna di due meravigliose creature che tento di vedere più possibile. Oggi mi piacerebbe portare i miei nipotini in quel vecchio podere di campagna dove sono cresciuta.Mi piacerebbe fargli sentire quant’è caldo il latte appena munto. Vorrei farli aspettare vicino a me finchè non si schiudono le uova e mostrargli che è così che nascono i pulcini, che all’inizio sono piccoli e gialli e poi diventano grandi e non devono per forza essere bianchi e vivere ammassati in una cassetta dentro a un enorme capannone senza luce.Vorrei che corressero nei campi arati per inseguire un coniglio o per andare a cercare i gattini appena nati nei tronchi cavi sotto le querce.Mi piacerebbe vederli sorridere se gli regalo un mandarino e gli farei accarezzare le mucche che bevono al lavatoio dopo aver comprato un pezzo di pane in cambio di 5 pomodori e 7 cipolle.So che è molto più comodo andare al supermercato, che lì c’è tutto quello che ci serve e che le loro uova trattate sono più sicure…ma ho paura che ci siano sensazioni che il cartone di latte del supermercato non sappia dargli e che nel comodo parcheggio lì di fronte non si possa rincorrere un coniglio. So che per una madre è più comodo che sia la tv a raccontare le favole ai loro figli. Ed è anche più facile usare un preparato per torte che sbattere le uova fino a che non montano bene. So che se oggi i miei nipoti si affacciano alla finestra non vedono i confini del mondo ma semplicemente qualche collina e loro, che hanno tre anni appena, hanno già visto più terra di quanta ne vedrò mai io, ma non hanno mai sentito quanto è calda d’estate e quanto può far freddo se ci si sdraia sopra d’inverno.

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fare tortelli, cappelletti e piadina fritta. giocare a carte con le mie amiche fino all'una di notte.

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Chiuque abbia bisogno di senili conigli, pardon CONSIGLI...o sconsigli.

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l'utimo che ho letto si intitolava "la brava donna cattolica"

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