Anubi

Nell’estate del 1966, S. Francisco una delle città americane munite di quello smalto europeo inconfondibile, seguendo un po’ la scia del clima liberale già evidente nel Regno Unito (determinato nel svincolarsi definitivamente dal notevole peso ancora esercitato dalla monarchia, questione tutt'ora opinabilissima!..ovvio), diventò il centro nevralgico del nuovo movimento hippie. Nacque come controcultura rafforzata dagli ideali del pacifismo, della tolleranza razziale e un modo d’intendere la vita come una sorta di nomadismo fraterno, sulla scia delle ideologie propinate da poeti, artisti e pittori beatnik. Sinceramente considero questo spaccato di storia giovanile come una una sorta di immatura utopia adolescenziale, provvista di ridicoli pretesti da “mamma, oggi non vado a scuola perché non mi sento troppo bene" fasulle prediche proposte da (auto)proclamati santoni della nuova era, salvatori adagiati negli allori del consenso comune, mentre menti particolarmente psicolabili o sprovviste di una minima educazione scolastica, venivano ipnotizzate e indotte a credere in queste barzellette orali. Molti di quest’individui, forse i manipolatori, i burattinai delle menti altrui, conducevano uno stile di vita adattato completamente ai ritmi e alle leggi di madre natura, un metodo efficace per acquisire nuovi proseliti e rafforzare quella mascherata fame d’onnipotenza. Come la storia racconta conseguentemente tutto si sfasciò e si confuse con la pittoresca ed esagerata fase modaiola, gli adagiati, i ricchi di famiglia, si tolsero i panni sporchi rimettendosi in carreggiata per poi diventare i nuovi padroni del capitalismo più intollerante e meschino. Molta gente pensa che negli anni 60 esisteva solo quel tipo di religione, mentre molte altre scene con connotati similari, ma per molti aspetti con differenti prospettive, forse più realistiche o peggio ancora concentrate esclusivamente nello "studio" e nell’uso delle droghe psichedeliche (osannate come pozioni essenziali per la restaurazione del pensiero e conseguente evoluzione mentale, ma anche vettori per un'autoriflessione costruttiva/distruttiva/fatale) venivano assaggiate, consumate, digerite in fretta, espulse. Le favole sono delle belle cantilene che cullano i sogni di chi vuole evadere da contesti indigesti, fantasticare troppo su arazzi dispersi e ritrovarsi d’accordo con una collocazione temporale presumibilmente ideale per colmare le lacune del proprio ego, significa avere una scarsa consapevolezza della propria personalità e dell’indipendenza di pensiero.vomito d'inchiostro libero. Anubi 2007pe