Correva l’anno 1969 quando Jim Steranko, storico rappresentante della migliore psychedelic art, decise di far morire Capitan America, l’eroe Marvel difensore degli States e dei suoi valori di liberta’ e democrazia, nel numero 111, appena prima che cominciasse ad assomigliare ai suoi nemici.
37 anni dopo, è il Club27, dopo 5 lustri di militanza nel sottobosco punk italiano più incontaminato, a gridare la propria morte, nel loro lavoro d’esordio, Terroristen, in uno dei pezzi più significativi (Tonite I Die, dedicato proprio all’indimenticato Steranko e titolo della citata miniserie Marvel), per non correre il rischio un giorno di non riconoscersi più.
Del resto, solo perché la famigerata lezione dei tre accordi è stata presa in prestito da migliaia di band col solo obiettivo di entrare nei Top 20, non vuol dire che il punk debba ridursi a un figlio di papa’ con la chitarra che arriva alle ginocchia.
I membri del Club sono tutt’uno con il loro messaggio, con il loro sistema di valori, e proprio ora che escono allo scoperto con “Terroristen†non vogliono perdersi di vista, a costo di morire (almeno commercialmente).
Il Club27 è un progetto politico, e chiunque reagisca con una risata sprezzante a questo aggettivo, o non ha mai preso le cose sul serio o le ha prese in maniera seriosa.
Certo il loro modo di fare politica non è quello a cui siamo abituati da troppo tempo: è politica che viene dal basso, e forse da ancora più giù (o da più lontano), è prassi quotidiana che viene proclamata attraverso pezzi di puro punk ‘77.
Per conoscere la “linea programmatica†rivolgetevi alle dodici tracce dell’album e - sforzandovi di non cominciare a saltare come dei forsennati – ascoltate i loro testi.
Non fatevi ingannare dall’incredibile carica positiva che i loro riff rudi e insistiti vi trasmetteranno: è possibile parlare di cose importanti senza intristirsi, anzi il messaggio semmai è diametralmente opposto: la rivoluzione rende euforici!
Ma chi la pensasse diversamente, non si dia troppa pena: il Club27 è gia’ morto!